Matthew Iannello
Matthew Joseph Ianniello, detto Matty the Horse (New York, 18 giugno 1920 – Old Westbury, 15 agosto 2012), è stato un mafioso statunitense affiliato alla famiglia Genovese di New York, di cui fu anche boss ad interim.
Tra gli anni Settanta e Ottanta, Ianniello esercitò un ampio controllo sull’industria del sesso nella zona di Times Square, un settore estremamente redditizio all’epoca. Fu condannato per vari reati, tra cui manipolazione di appalti edilizi, appropriazione indebita di fondi sindacali e racket estorsivi ai danni di proprietari di bar, venditori di materiale pornografico e ballerine di locali a luci rosse, proprio mentre Times Square si riempiva di peep show e locali per adulti.[1]
Biografia
modificaIanniello nacque nel 1920 nel quartiere di Little Italy a Manhattan, uno di otto figli di immigrati italiani.[1][2]
Secondo quanto si racconta, il soprannome "Matty the Horse" gli fu attribuito durante una partita di baseball giovanile. In quell’occasione, il lanciatore avversario colpì in pieno volto un battitore con una palla veloce, scatenando una rissa. Ianniello, nonostante fosse più giovane e di corporatura inferiore, mise al tappeto il lanciatore. Un testimone, colpito dalla sua forza, commentò:
Quel ragazzo è forte come un cavallo.[3]
In gioventù lavorò come cameriere nel ristorante dello zio presso i cantieri navali di Brooklyn, poi come scaricatore di porto al Brooklyn Navy Yard. Nel 1943 si arruolò nell’esercito statunitense, prestando servizio nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale, dove ricevette la Purple Heart e la medaglia di bronzo al valore.
Dopo la guerra, insieme a uno zio, aprì un secondo ristorante, il Matty’s Towncrest Restaurant.[1][2]
Ianniello era sposato con Beatrice May, con la quale ebbe quattro figli.[1]
Nel 1951 fu arrestato per possesso di eroina, ma le accuse vennero successivamente ritirate.[1]
Nel 1960, divenne socio di Edward L. DeCurtis, un collaboratore di lunga data, nella gestione di locali notturni clandestini frequentati da uomini gay.[2] Ianniello arrivò infine a possedere una rete di club e locali notturni rivolti a questo pubblico, tra cui il celebre Gilded Grape e l’Hay Market.[1]
Carriera criminale
modificaNegli anni ’60, Ianniello entrò a far parte della famiglia criminale Genovese, allora guidata dal boss detenuto Vito Genovese. Il suo sponsor nell’organizzazione fu Frank “Funzi” Tieri, mafioso influente e futuro boss reggente.[2]
Ianniello conquistò gradualmente il controllo della sezione locale 1181 dell’Amalgamated Transit Union, il sindacato degli autisti di autobus scolastici di New York.[4] Questa posizione gli permise di estorcere denaro sia alle compagnie di trasporto scolastico sia agli stessi autisti iscritti al sindacato.
Il 2 febbraio 1965 fu incriminato per oltraggio alla corte per essersi rifiutato di testimoniare davanti a un gran giurì. Tuttavia, l’anno seguente le accuse furono archiviate.[5]
All’inizio degli anni ’70, Ianniello fu promosso caporegime.[6] A quel punto, controllava oltre 80 ristoranti e locali a luci rosse di New York, in particolare nella zona di Times Square.[2] Nonostante l'attività criminale, ufficialmente risultava ancora impiegato in un ruolo rispettabile all’interno del sindacato.
Nel 1985, insieme a Vincent Asaro, Ianniello fu accusato di aver richiesto fino a un milione di dollari quando alcune proprietà fatiscenti, precedentemente appartenute al gangster Michael Zaffarano, vennero vendute ad alcuni investitori attivi nel ramo immobiliare.[7]
Condanne
modificaIl 28 febbraio 1985, Matthew Ianniello fu incriminato da un tribunale federale di New York con l’accusa di racket legato alla gestione di diversi ristoranti, bar e aziende di smaltimento rifiuti.[8] Grazie ad alcune intercettazioni telefoniche effettuate nel suo ufficio, gli investigatori raccolsero prove che dimostravano come stesse sottraendo oltre 2 milioni di dollari da bar, ristoranti e un topless bar di cui possedeva delle quote.[9] Il 30 dicembre 1985 fu riconosciuto colpevole di numerosi capi d'accusa e il 16 febbraio 1986 il giudice Weinfeld lo condannò a sei anni di carcere federale.[10]
Tuttavia, il 13 maggio 1986, fu assolto da tutte le accuse in un altro procedimento federale per racket nell’industria dei rifiuti.[11] Solo quattro giorni dopo, il 17 maggio, fu nuovamente incriminato a New York per una serie di nuovi reati: racket sindacale, manipolazione di appalti edilizi, estorsione, gioco d'azzardo illegale e associazione per commettere omicidi.[12]
Il 18 maggio 1988, Ianniello fu ancora una volta incriminato, stavolta a Newark, New Jersey, per reati di racket legati all’acquisizione forzata nel 1984 di un’azienda di ghiaia a Edgewater da parte della famiglia Genovese.[13] Il 13 ottobre 1988, dopo essere stato condannato per le accuse di racket e manipolazione di appalti risalenti al 1986, venne condannato a 13 anni di prigione federale.[14]
Boss reggente
modificaNel 1995, Matthew Ianniello fu rilasciato dal carcere. Quando, nel 1997, il boss della famiglia Genovese Vincent “Chin” Gigante finì in prigione, Ianniello assunse il ruolo di boss reggente.[1]
Nel 1998, era ormai fortemente coinvolto nella gestione della sezione locale 1181 dell’Amalgamated Transit Union, il sindacato degli autisti di autobus.[15] Attraverso il controllo di tale sindacato, Ianniello riuscì a estorcere denaro a un centro medico: impose il pagamento di 100.000 dollari per il rinnovo del contratto di affitto e pretese poi versamenti in contanti regolari affinché potessero continuare a operare nella sede.[16]
Smaltimento dei rifiuti
modificaTra il 2001 e il 2005, Matthew Ianniello ricevette oltre 800.000 dollari in pagamenti estorsivi da aziende di gestione dei rifiuti del Connecticut, di proprietà dell’imprenditore James Galante.[17]
Il 27 luglio 2005 fu incriminato a New York per racket, in un caso che comprendeva accuse di estorsione e usura. Quando gli agenti si presentarono alla sua abitazione per arrestarlo, trovarono Ianniello intento a guardare il film Il Padrino - Parte III.[18][19][20]
Il 10 giugno 2006 fu poi incriminato anche in un tribunale federale di New Haven, Connecticut, per attività di racket legate allo smaltimento dei rifiuti nel sud-ovest dello stato.[21] Ianniello si dichiarò colpevole delle accuse mosse a New York e fu condannato a 18 mesi di carcere; si dichiarò colpevole anche per le accuse in Connecticut, ricevendo una pena di due anni da scontare in concomitanza con la condanna di New York.
Rilascio anticipato
modificaIl suo avvocato chiese clemenza, dichiarando che il cliente soffriva di cancro e versava in condizioni di salute precarie.[22] Il 3 aprile 2009, dopo aver scontato due anni di detenzione, Ianniello fu rilasciato dal Federal Medical Center di Butner.[23]
Morte
modificaIl 15 agosto 2012, Matthew Ianniello morì all’età di 92 anni nella sua abitazione di Old Westbury, New York, a causa di complicazioni legate a problemi cardiaci e ad altre patologie, tra cui un tumore alla prostata.[1]
Nella cultura popolare
modificaMatthew Ianniello è interpretato dall’attore Garry Pastore nella serie HBO del 2017 The Deuce.[24]
Note
modifica- ^ a b c d e f g h (EN) Paul Vitello, Matthew Ianniello, the Mafia Boss Known as ‘Matty the Horse,’ Dies at 92, in The New York Times, 23 agosto 2012. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ a b c d e Thomas R. Collins, Newswalker: A Story for Sweeney, RavensYard Publishing, Ltd, 2002, ISBN 9781928928034.
- ^ Tony Castro, DiMag & Mick, Rowman & Littlefield, 2016, ISBN 9781630761257.
- ^ James B. Jacobs e Kerry T. Cooperman, Breaking the devil's pact the battle to free the Teamsters from the mob, New York University Press, 2011, ISBN 9780814743669.
- ^ (EN) Study Shows Courts Lenient With Mafiosi; Racketeers Win Dismissal or Acquittal 5 Times as Often as Other Defendants Study Finds State Courts More Likely to Acquit Mafiosi Than Other Defendants, in The New York Times. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) Matthew Ianniello, su The Telegraph, 23 agosto 2012. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ Anthony M. DeStefano, LI mob figure benefited from Times Square redevelopment, according to court papers, in Newsday, 15 giugno 2015.
- ^ (EN) Arnold H. Lubasch, REPUTED CRIME BOSSES ARRAIGNED, in The New York Times, 1º marzo 1985. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) Arnold H. Lubasch, 9 OF 10 FOUND GUILTY IN SKIMMING TRIAL, in The New York Times, 31 dicembre 1985. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) Ianniello Is Sentenced In Racketeering Trial, in The New York Times, 16 febbraio 1986. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) Wolfgang Saxon, SIX DEFENDANTS ARE ACQUITTED IN A MOB TRIAL, in The New York Times, 14 maggio 1986. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) U.S. Attorney Reports Indictment of Ianniello, in The New York Times, 16 maggio 1986. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) Mark A. Uhlig, 8 Reputed Members Of Genovese Family Indicted by U.S. Jury, in The New York Times, 19 maggio 1988. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) The Associated Press, Salerno, Now Serving 100 Years, Gets 70 More in Bid-Rigging Case, in The New York Times, 14 ottobre 1988. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) Paul von Zielbauer, Two Accused of Extorting Bus Companies, in The New York Times, 4 giugno 2009. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ Matty 'The Horse' on His Last Ride, in The Oklahoman. Associated Press, 4 marzo 2007.
- ^ Dave Altimari, 24 MONTHS FOR "THE HORSE", in Hartford Courant, 10 maggio 2007.
- ^ (EN) William K. Rashbaum (NYT), Metro Briefing | New York: Manhattan: Reputed Mob Family Boss Indicted, in The New York Times, 29 luglio 2005. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ CNN.com - Reputed Genovese family members indicted - Jul 28, 2005, su edition.cnn.com. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ Tracy Connor, FEDS HOPE NEW RAP REINS IN MOB'S MATTY THE HORSE, in New York Daily News, 10 giugno 2006.
- ^ (EN) The Associated Press, Mob Figures Are Charged With Controlling Trash Hauling in Connecticut, in The New York Times, 10 giugno 2006. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) CARA RUBINSKY, Reputed Mob Boss Sentenced in Trash Case, 9 maggio 2007. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) John Johnson, Joel Selvin e Dick Cami, Peppermint Twist: The Mob, the Music, and the Most Famous Dance Club of the '60s, Macmillan, 13 novembre 2012, ISBN 978-1-250-01353-8. URL consultato il 19 giugno 2025.
- ^ (EN) Jackie Apoyan, When the Mafia ruled Times Square, su The Mob Museum, 26 settembre 2018. URL consultato il 19 giugno 2025.