Mirtilo
Mirtilo (in greco antico: Μυρτίλος?, Myrtilos) è un personaggio della mitologia greca. Fu un auriga umano divenuto immortale.[1]
Mirtilo | |
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Nome orig. | Μυρτίλος |
Caratteristiche immaginarie | |
Specie | umano divenuto immortale |
Sesso | maschio |
Professione | auriga |
Genealogia
modificaFiglio di Ermes[2] (che il latino Igino chiama Mercurio)[1] e dell'amazzone Mirto,[3] o della danaide Fetusa,[4] o di Clizia,[5] o di Climene,[6] o Cleobule,[7] o Teobule.[1]
Mitologia
modificaLe corse con i carri dell'antica grecia si svolgevano con un carro a due ruote trainato da due cavalli e su cui salivano il partecipante ed il suo auriga e quest'ultimo era colui che teneva le redini ed incitava i cavalli.
Mirtilo fu l'auriga di Enomao e Mirtilo, innamorato di sua figlia Ippodamia, non ebbe il coraggio di sfidarlo in una corsa e preferì divenirne l'auriga. Enomao, dal canto suo (e che non voleva dare la figlia in moglie a nessuno), si serviva di lui per condurre il suo carro e poi uccidere i pretendenti di lei durante la corsa dove Mirtilo doveva lasciare che lo sfidante si avvantaggiasse cosicché Enomao lo colpisse alle spalle con una lancia.[7]
Mirtilo però, si fece convincere da Ippodamia di favorire Pelope (il pretendente di cui era innamorata) nei confronti di suo padre e così Mirtilo tolse i perni inseriti nei mozzi delle ruote del carro di Enomao cosicché il carro si sfasciasse e che questi morisse perdendo la corsa.[8]
Ma Enomano prima di morire strozzato dalle redinì del carro riuscì a maledirlo e ad augurargli che morisse a sua volta per mano del vincitore (Pelope) e questo avvenne dopo che Mirtilo ancora innamorato di Ippodamia cercò di insidiarla e fu scoperto. Così Pelope lo uccise e lo gettò nel mare (che prese il nome di Mare di Mirto e che oggi circonda l'isola di Eubea).[9]
Secondo Giovanni Tzetzes Mirtilo non tolse i perni dai mozzi del carro di Enomao ma li sostituì con perni di cera.[7] Sempre secondo Tzetzes i cavalli del carro che conduceva si chiamavano Psilla ed Arpinna.[10]
Secondo Pausania, Pelope promise a Mirtilo che se lo avesse favorito durante la corsa gli avrebbe permesso di stare con Ippodamia per una notte e dopo aver vinto la corsa lo portò con loro in un piccolo viaggio in nave tra Alfeo ed il porto di Elide ma, quando fu fatta presente la promessa, Pelope reagì gettando Mirtilo dalla nave ed il suo corpo esamine fu riportato a riva dalla marea, dove fu trovato e seppellito.[2] Sempre secondo Pausania nell'allora città di Feneos esisteva la tomba di Mirtilo.[2]
Igino sostiene che Mirtilo fu poi messo tra le stelle del cielo.[5]
Note
modifica- ^ a b c Igino, Fabulae 224
- ^ a b c Pausania, Periegesi della Grecia, 8.14.10 e seguenti
- ^ Scholia ad Apollonio Rodio, 1.752
- ^ Pherecydes, fr. 37a
- ^ a b Igino, Astronomica 2.13.4
- ^ Scholia a Apollonio Rodio, 1.752
- ^ a b c Giovanni Tzetzes su Licofrone, 157
- ^ Apollodoro, Biblioteca, Epitome 2.6 e 2.7
- ^ Apollodoro, Biblioteca, Epitome 2.8
- ^ Giovanni Tzetzes su Licofrone, 165
Bibliografia
modifica- Lugi Rocchetti, MIRTILO, in Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1963. URL consultato il 1º marzo 2023.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mirtilo
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Myrtilus, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 316449887 · BNF (FR) cb16549782z (data) |
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