Necropoli di Anghelu Ruju

Sito archeologico in Alghero, Italia

La necropoli di Anghelu Ruju è un sito archeologico prenuragico situato a nord della città di Alghero, in località I Piani, a lato della strada provinciale 42 dei Due Mari al km 21+390. Nel 2025 il sito è stato inserito, assieme ad altri siti prenuragici presenti nell'isola, nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.[1]

Necropoli di Anghelu Ruju
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Comune Alghero
Altitudine20 m s.l.m.
Dimensioni
Superficie13 000 
Amministrazione
Visitatori16 047 (2022)
Sito webwww.coopsilt.it
Mappa di localizzazione
Map
 Bene protetto dall'UNESCO
Tradizioni funerarie nella Preistoria della Sardegna: le domus de janas
 Patrimonio dell'umanità
Criterio(III)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2025
Scheda UNESCO(EN) Funerary Tradition in the Prehistory of Sardinia – The domus de janas
(FR) Scheda

Origini del nome

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Il nome, Angelo Ruju, è quello del proprietario della tenuta in cui furono scoperte. Anghelu Ruju è anche il nome di un vino prodotto dalla cantina di Sella&Mosca, che si trova nelle immediate vicinanze del sito. Ha circa 18 gradi alcolici e rientra nella categoria dei vini rossi liquorosi.[2]

Nel 1904 l'archeologo Antonio Taramelli aveva condotto uno scavo che è considerato il primo di ampio respiro e che aveva prodotto esiti apprezzabili, in particolare si poté provare che la tomba era attribuibile alla Cultura di san Michele[3], pubblicati nel 1909[4].

Descrizione

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Si tratta della più vasta necropoli della Sardegna prenuragica[5].

La necropoli fu scoperta casualmente nel 1903 durante gli scavi per la costruzione di una casa colonica nell'area della azienda vinicola di Sella&Mosca. Furono in quell'occasione trovati un cranio umano e un vaso tripode.

In seguito a questi ritrovamenti l'archeologo Antonio Taramelli effettuò, l'anno seguente, i primi scavi del sito su dieci domus de janas. In seguito ne vennero alla luce altre 21 ed ulteriori lavori di ricerca portarono a 38 le domus scoperte; i picchi di pietra utilizzati per scavarle furono ritrovati numerosi all'interno delle tombe.

 
Una statuetta prenuragica della Dea madre.

I numerosi ritrovamenti (vasi, statuette di dea madre, armi, vaghi di collana ed altro ancora) permettono di ascrivere la necropoli al Neolitico finale (cultura di Ozieri 3200-2800 a.C.) e attestano il suo utilizzo fino all'età del Rame e del Bronzo (culture di Abealzu-Filigosa, di Monte Claro, del Vaso campaniforme, di Bonnanaro: tra il 2800 e il 1600 a.C.).

La necropoli è costituita da due gruppi, di 7 e 31 unità, di domus de janas ipogee; una soltanto è monocellulare mentre le altre hanno planimetrie più articolate e una di esse contiene fino a undici vani. Sono del tipo "a proiezione verticale e orizzontale", ossia accessibili attraverso un pozzetto verticale oppure un dromos discendente, quasi sempre provvisto di gradini, che immettono nel vestibolo.

Elementi decorativi-cultuali

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Tomba XXVIII

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All'interno della tomba sono presenti elementi decorativi cultuali. L'ipogeo è costituito da sette ambienti e da un ingresso a pozzetto, da qui si accede ad un locale a pianta ellissoidale: sulla parete di fondo, ai lati del portello, sono scolpite a bassorilievo due protomi. Quella di destra si compone di doppie corna ad arco che sovrastano la testa rettangolare e, all'interno della testa, sono scolpiti a martellina due cerchi concentrici[6].

Antropologia fisica

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Vaso campaniforme

Studi antropologici effettuati sui resti umani rinvenuti nella necropoli e appartenenti alla cultura del vaso campaniforme e di Bonnanaro, hanno rilevato la presenza di due tipi umani principali: uno maggioritario dolicomorfo (84%) indigeno e uno minoritario brachimorfo (16%) tipico dei portatori del vaso campaniforme, l'altezza media maschile era di 1,62 m con un'oscillazione fra il 1,42 m e il 1,72 m[7].

Archeogenetica

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Uno studio del 2020 ha analizzato il DNA antico di diversi individui sepolti nella necropoli dal neolitico all'età del bronzo. Le componenti ancestrali riportano ai cacciatori-raccoglitori occidentali e ai primi agricoltori europei; di rilievo la presenza di un singolo individuo (outlier) di epoca calcolitica con un profilo genetico di tipo nord africano, simile nella composizione ancestrale all'individuo iberico approssimativamente contemporaneo dal sito spagnolo di Camino de las Yeseras. Se confermato, il dato sarebbe rappresentativo di un flusso genico da africano a europeo diffuso nel Mediterraneo ben prima del periodo classico, quando tali flussi genici divennero intensi e le ascendenze ebbero un impatto demografico maggiore[8].

Galleria d'immagini

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  1. ^ (EN) UNESCO World Heritage Centre, Funerary Tradition in the Prehistory of Sardinia – The domus de janas, su UNESCO World Heritage Centre. URL consultato il 14 luglio 2025.
  2. ^ Sella & Mosca, Scheda del vino Anghelu Ruju, su sellaemosca.com. URL consultato il 31/05/2019.
  3. ^ G. Tanda, J. Mangold, L'arte delle Domus de Janas, Sassari, 1985, p.15
  4. ^ A. Taramelli, Alghero: nuovi scavi nella necropoli preistorica di Anghelu Ruju, in Monumenti Antichi dei Lincei, XIX, 1909
  5. ^ Alghero, Necropoli di Anghelu Ruju, su sardegnacultura.it. URL consultato l'8 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2015).
  6. ^ G. Tanda, J. Mangold, L'arte delle Domus de Janas, Sassari, 1985, p.190
  7. ^ Sardegna Archeologica - Giovanna Maria Demartis - La necropoli di Anghelu Ruju Archiviato il 16 dicembre 2007 in Internet Archive.
  8. ^ (EN) Fernandes DM, Mittnik A, Olalde I, Lazaridis I, Cheronet O, Rohland N, Mallick S, Bernardos R, Broomandkhoshbacht N, Carlsson J, Culleton BJ, Ferry M, Gamarra B, Lari M, Mah M, Michel M, Modi A, Novak M, Oppenheimer J, Sirak KA, Stewardson K, Mandl K, Schattke C, Özdoğan KT, Lucci M, Gasperetti G, Candilio F, Salis G, Vai S, Camarós E, Calò C, Catalano G, Cueto M, Forgia V, Lozano M, Marini E, Micheletti M, Miccichè RM, Palombo MR, Ramis D, Schimmenti V, Sureda P, Teira L, Teschler-Nicola M, Kennett DJ, Lalueza-Fox C, Patterson N, Sineo L, Coppa A, Caramelli D, Pinhasi R e Reich D, The spread of steppe and Iranian-related ancestry in the islands of the western Mediterranean, in Nature Ecology & Evolution, vol. 4, n. 3, marzo 2020, pp. 334–345, Bibcode:2020NatEE...4..334F, DOI:10.1038/s41559-020-1102-0, PMC 7080320, PMID 32094539. URL consultato l'11 maggio 2025.

Bibliografia

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  • A. Taramelli, Scavi nella necropoli a grotte artificiali di Anghelu Ruju, in Notizie degli Scavi di Antichità, 1904, pp. 301–351;
  • A. Taramelli, Alghero: nuovi scavi nella necropoli preistorica di Anghelu Ruju, in Monumenti Antichi dei Lincei, XIX, 1909, coll. 397-540;
  • Doro Levi, La necropoli di Angelu Ruju e la civiltà eneolitica della Sardegna, in Studi Sardi, X-XI, 1952, pp. 5–51;
  • Jacques Audibert, Préhistoire de la Sardaigne-Résultats de mission archéologique, in Bulletin di Musée d'Anthropologie préhistorique de Monaco, 5, 1958, pp. 189–246;
  • Ercole Contu, Notiziario Sardegna, in Rivista di Scienze Preistoriche, 1968, pp. 421–430;
  • Giuseppa Tanda, Jngeborg Mangold, L'arte delle Domus de Janas, Chiarella, Sassari, 1985

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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