Quattro Novissimi
Nella teologia cattolica, i quattro Novissimi sono letteralmente le «cose ultime»[1][2][3] (in latino novissima, in greco antico ἔσχατα?, éschata)[1] alle quali l'uomo va incontro al termine della vita:
- la morte,
- il giudizio particolare,
- l'inferno o
- il paradiso.

Nella Bibbia, l'espressione in latino novissima compare nell'Ecclesiastico[2], nella traduzione della Vulgata (7,40)[4]: «In omnibus operibus tuis memorare novissima tua, et in æternum non peccabis».
Dal nome in greco antico ἔσχατα deriva invece il termine escatologia, il quale si applica soprattutto al destino ultimo dell'umanità nel suo complesso.[1]
Negli anni che seguirono il Concilio Vaticano II, il tema dei Novissimi fu accennato da papa Paolo VI, nell'udienza generale di mercoledì 8 settembre 1971, lamentando che di essi «pochi parlano e poco».[5][6]
Note
modifica- ^ a b c Treccani.it.
- ^ a b Bellarmino, pag. 181.
- ^ Catechismo di Pio X.
- ^ (LA) Ecclesiasticus, 7:40.
- ^ Vian.
- ^ Papa Paolo VI, Udienza generale, su vatican.va, 8 settembre 1971.
Bibliografia
modifica- Roberto Bellarmino, Dei quattro Novissimi, in Dichiarazione più copiosa della dottrina cristiana, Padova, Stamperia del Seminario, 1770 [1598], pp. 181–183.
- Papa Pio X, Dei Novissimi e di altri mezzi principali per evitare il peccato, in Compendio della dottrina cristiana, 1905.
- Giovanni Maria Vian, Morte, giudizio, inferno e paradiso, le quattro (ultime) cose dimenticate, in Domani, 26 novembre 2023.
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Collegamenti esterni
modifica- Novissimi, quattro, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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