Obelisco di Luxor

Obelisco egizio di Parigi, Francia
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L'obelisco di Luxor (obélisque de Louxor in francese) è un obelisco egizio situato al centro di place de la Concorde a Parigi, in Francia.

L'obelisco di Luxor

All’inizio del 1830 Mehmet Ali, Wali e Chedivè dell'Egitto, offrì a Carlo X e alla Francia i due obelischi eretti di fronte al tempio di Luxor, in segno di riconoscimento verso il ruolo di Jean-François Champollion per il deciframento dei geroglifici egizi. Dei due obelischi, solo quello posto a destra rispetto al tempio fu rimosso dalla sua base e trasferito in Francia; il secondo obelisco rimase invece in loco. Il 26 settembre 1981, il presidente François Mitterrand annunciò ufficialmente la rinuncia definitiva della Francia al possesso di questo secondo monumento, restituendone la proprietà all’Egitto.[1][2]

In cambio degli obelischi, Luigi Filippo I offrì nel 1845 un orologio in rame, attualmente collocato nella Cittadella del Cairo, sebbene, secondo quanto riferito dai residenti locali, l’orologio abbia funzionato raramente, presumibilmente a causa di danni subiti durante il trasporto. Tale meccanismo è stato infine riparato nel 2021.[3]

Il trasporto verso Parigi

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I piani per lo smantellamento dell’obelisco a Luxor furono predisposti da Armand Florimond Mimerel, ingegnere della Marina. Nel 1830 lo scoppio della rivoluzione di luglio minacciò di compromettere l’intera operazione; Mehmet Ali, tuttavia, confermò la sua donazione nel novembre dello stesso anno. Fu Jean-François Champollion a ricevere dal re l’incarico di scegliere quale dei due obelischi sarebbe stato trasportato in Francia. Lo studioso si espresse nei seguenti termini:

(francese)
«[...] le plus occidental, celui de droite en entrant dans le palais. Le pyramidion a un peu souffert, il est vrai, mais le corps entier de cet obélisque est intact, et d'une admirable conservation, tandis que l'obélisque de gauche, comme je m'en suis convaincu par des fouilles, a éprouvé une grande fracture vers la base»
(italiano)
«[...] quello più occidentale, situato a destra entrando nel palazzo. Il pyramidion ha subito alcuni danni, è vero, ma il corpo dell’obelisco è intatto e in ottimo stato di conservazione, mentre quello di sinistra, come ho potuto constatare durante gli scavi, presenta una grave frattura alla base»
 
Incisione raffigurante l'abbattimento dell'obelisco.
 
L'ingresso del tempio di Luxor; in primo piano, il vuoto creatosi dopo la rimozione dell'obelisco per Parigi.

Una nave appositamente costruita per questo scopo, la Louxor, comandata da Raymond de Verninac Saint-Maur, salpò da Tolone nell’aprile 1831 e risalì il Nilo in agosto.[5] Si trattava di una chiatta a fondo piatto, monouso, caratterizzata da una struttura insolita con cinque chiglie e una prua rimovibile, progettata in modo da poter superare i ponti lungo la Senna. Dopo aver raggiunto l’obelisco tramite lo scavo di un canale, realizzato da circa 300 lavoratori locali, la nave imbarcò il monolite il 19 dicembre. Occorsero otto mesi prima che le acque del Nilo, in piena, consentissero alla chiatta di galleggiare il 18 agosto. La Louxor lasciò Tebe il 25 agosto 1832 e il 2 ottobre raggiunse Rosetta, nel delta del Nilo, dove rimase temporaneamente bloccata da banchi di sabbia. Il 2 gennaio 1833, grazie ai venti locali che spostarono gli accumuli sabbiosi, la nave poté raggiungere Alessandria. L’equipaggio dovette attendere la fine delle tempeste invernali per lasciare il porto il 1° aprile 1833 con il prezioso carico.[6] La chiatta fu quindi rimorchiata dalla corvetta a vapore e vela Sphinx lungo la rotta Alessandria-Rouen. Giunta a Tolone nella notte tra il 10 e l’11 maggio 1833, la nave proseguì verso Parigi, che raggiunse il 23 dicembre dopo aver circumnavigato la Spagna e risalito la Senna da Rouen, con una sosta a Cherbourg.[7] L’obelisco fu infine deposto disteso sul molo all’inizio del Cours-la-Reine.

Luigi Filippo I decise di collocare l’obelisco al centro della place de la Concorde a Parigi, sostituendo una statua equestre dedicata a Luigi XVI, decapitato proprio in quel luogo durante la Rivoluzione francese ma distrutta nel 1830.[8][9] La scelta di un monumento estraneo alla storia nazionale, dalla simbologia imperiale ma neutro in quanto legato a un passato troppo remoto, mirava a evitare controversie sulla memoria storica della piazza e a prevenire così il tentativo di appropriazione di questo luogo emblematico della Rivoluzione francese da parte di diverse fazioni.

L’obelisco fu eretto con grande solennità il 25 ottobre 1836 dall’ingegnere Apollinaire Lebas, coadiuvato da macchinari elevatori e imponenti argani. L’orientamento originario del monolite rispetto ai punti cardinali non fu rispettato: all’obelisco venne infatti impresso un’inclinazione antioraria di circa 90°, facendo sì che la faccia originariamente rivolta a est si trovasse ora a nord.[10] Questo spostamento è alluso in modo metaforico da un medaglione sigillato nel terreno nel 1939, recante l’iscrizione: «Au levant de Thèbes surgit à Paris le Nord» [A est di Tebe sorge a Parigi il nord].

Il re Luigi Filippo di Francia, alla sua prima apparizione pubblica dopo l'attentato di Alibaud del 25 giugno 1836, evitò di esporsi direttamente per non rischiare di apparire ridicolo nel caso l'operazione si fosse conclusa in un insuccesso. Si sistemò pertanto in modo discreto, insieme alla famiglia reale, presso le finestre dell’Hôtel de la Marine. Nel momento esatto in cui l’obelisco fu eretto sul suo basamento, il re e i suoi familiari apparvero sul balcone, dando vita a una mise en scène attentamente orchestrata, e ricevettero l’ovazione della folla accorsa per assistere all’evento.

L’alto piedistallo dell’obelisco riporta iscrizioni e disegni che illustrano i metodi impiegati per il trasporto e l’erezione del monumento.

Descrizione

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Faccia ovest dell'obelisco
 
Iscrizione in latino sulla base dell'obelisco

Obelisco

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L’obelisco, risalente al XIII secolo a.C., misura 23 metri di altezza e pesa 222 tonnellate, cui si aggiungono le 240 tonnellate del piedistallo,[11] per un’altezza complessiva della sommità pari a 33,37 metri. È realizzato in sienite, una roccia eruttiva di colore rosa simile al granito ma caratterizzata da una scarsa presenza di quarzo; la roccia è stata estratta nelle cave dell'antica città egizia di Siene, l’odierna Assuan. Nelle stesse cave è stato rinvenuto un obelisco incompiuto, che ha suscitato grande interesse dagli archeologi.[12][13]

Un medaglione situato a circa dieci metri a nord del monumento, lungo la linea oraria di mezzogiorno, indica la posizione dell’estremità dell’ombra proiettata dall’obelisco a mezzogiorno nel giorno del solstizio d’estate (21 giugno), momento in cui l’ombra raggiunge la sua minima estensione.[14]

Base antica

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Originariamente, analogamente al suo gemello di Luxor, l’obelisco poggiava su una base quadrata ornata da sedici babbuini raffigurati in posizione eretta sulle zampe posteriori, con i genitali ben visibili. Un frammento di questo basamento fu trasportato dall’Egitto insieme al monolite. Per non perturbare la sensibilità della società francese del XIX secolo, il manufatto non fu installato in Place de la Concorde, ma fu esposto nella sezione delle antichità egizie del Museo del Louvre.[15][16]

Base contemporanea

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Il piedistallo odierno è composto da cinque blocchi di granito rosa provenienti dalle cave di Aber-Ildut, in Bretagna, dove è stata realizzata e installata nel porto una replica in scala 1:7. Il progetto del piedistallo, concepito nell’ambito della ristrutturazione generale di Place de la Concorde, è attribuito a Jakob Ignaz Hittorff. Due delle sue facce illustrano le fasi di prelievo, trasporto e montaggio dell’obelisco, mentre le altre due recano un’iscrizione che ricorda il patrocinio di Luigi Filippo al progetto e richiama l’impegno della Francia in Egitto sin dall’epoca di Napoleone I:[17]

(latino)
«LUDOVICUS PHILIPPUS I / FRANCORUM REX / <UT HOC ANTIQUISSIMUM ARTIS AEGYPTIACAE OPUS / IDEMQUE / RECENTIS GLORIAE AD NILUM ARMIS PARTAE / INSIGNE MONUMENTUM / FRANCIAE AB IPSA AEGYPTO DONATUM / POSTERITATI PROROGARET / OBELISCUM / DIE XXV AUG. A. M. D. CCC. XXX.II / THEBIS HECATOMPYLIS AVECTUM / NAVIA AD ID CONSTRUCTA / INTRA MENSES XIII IN GALLIAM PERDUCTUM / ERIGENDUM CURAVIT / DIE XXV. OCTOB. A. M. DCCC. XXX. VI / ANNO REGNI SEPTIMO»
(italiano)
«Il 25 ottobre 1836, / nel settimo anno del suo regno, / Luigi Filippo I / re dei Francesi, / fece erigere questo obelisco / trasportato da Tebe dalle cento porte / il 25 agosto 1832, / con una nave costruita a tal fine, / e portato in Francia in 13 mesi, / per trasmettere ai posteri / questa antichissima opera d'arte egiziana, / e altrettanto / illustre testimone / di una gloria recentemente conquistata con le armi sulle rive del Nilo, / donata alla Francia dall'Egitto stesso»

L’intero monumento è circondato da una recinzione composta da 323 punte di metallo dorato.

Geroglifici

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Le iscrizioni geroglifiche presenti sul monumento, in modo più ampio, celebrano le imprese militari, politiche e religiose di Ramses II, sottolineando la sua figura di faraone vittorioso e garante dell’ordine cosmico e legittimandone il potere. Spicca in modo particolare il cartiglio di Ramses II, nel quale il sovrano è raffigurato mentre compie un’offerta rituale al dio Amon-Ra, divinità principale del pantheon egizio e simbolo di sovranità e potere divino.

Una prima traduzione delle iscrizioni geroglifiche fu proposta nel 1868 dall’egittologo francese François Chabas.[18]

Pyramidion

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Pyramidion.

La sommità dell’obelisco è coronata da un pyramidion alto 3,60 metri, realizzato in lamiera di bronzo laminato e rivestito in foglia d'oro di 23.5 carati[16] dagli atelier Gohard, con una tonalità studiata per richiamare quella dell’elettro impiegato nell’antico Egitto.[19] Questo rivestimento è stato installato nel maggio 1998 grazie al sostegno finanziario della fondazione Bergé-Saint Laurent e su sollecitazione dell’egittologa Christiane Desroches Noblecourt, che intendeva così sostituire un ornamento sommitale originario, rimosso durante le invasioni dell’Egitto nel VI secolo.

Il pyramidion installato nel 1998 non presentava una punta perfettamente appuntita e, col passare del tempo, ha subito danni causati dagli uccelli, a causa in particolare dalla corrosività delle loro deiezioni e all’usura causata dal continuo posarsi. Nel 2022 è stato avviato un nuovo intervento di restauro e, il 20 giugno 2023, è stata collocata sulla sommità una nuova punta in acciaio rivestita in foglia d’oro, realizzata dagli Ateliers d'art Saint-Jacques e dalla Fonderie de Coubertin, sotto la supervisione del Ministero della Cultura.[20]

  1. ^ (FR) L'Obélisque de Louxor fait peau neuve, su www.culture.gouv.fr. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  2. ^ (FR) De Louxor à la Concorde, la fabuleuse odyssée de l'Obélisque, su Franceinfo, 11 febbraio 2014. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  3. ^ Egypt’s first ticking clock ticks again, su Al-Monitor: The Pulse of the Middle East, 6 ottobre 2021. URL consultato l'8 marzo 2022.
  4. ^ Robert Solé, Il grande viaggio dell'obelisco, p. 33.
  5. ^ Jacques-Joseph Champollion-Figeac e Jean-François Champollion, L'Obélisque de Louqsor, transporté à Paris: notice historique, descriptive et archaéologique sur le monument, Paris, Firmin Didot frères, 1833, p. 3. URL consultato il 28 dicembre 2011.
  6. ^ Bernadette Menu, L'obélisque de la Concorde, éditions du Lunx, 1987, p. 74.
  7. ^ L'obélisque de Louxor à Cherbourg (PDF), su normannia.info.
  8. ^ L'affaire Louis XVI : le procès du roi des Français, su users.skynet.be.
  9. ^ Charles X, continuation de l'Ancien Régime, su histoire-image.org.
  10. ^ Champollion, Christian Jacq, Louqsor Madeleine, Changement d’orientation de l’obélisque de la place de la Concorde par rapport à sa position à Louqsor. - ppt télécharger, su slideplayer.fr. URL consultato il 17 novembre 2021.
  11. ^ Robert Solé, Le grand voyage de l'obélisque, éditions du Seuil, p. 256.
  12. ^ (EN) Dietrich D. Klemm, The building stones of ancient Egypt - a gift of its geology, in Journal of African Earth Sciences, n. 33, 2001, p. 631-642.
  13. ^ Louis Prud'homme, Cours pratique de construction, rédigé conformément au paragraphe 5 du programme officiel des connaissances pratiques exigées pour devenir ingénieur…, Baudry, 1870.
  14. ^ La place de la Concorde, su Sand’rions, 16 novembre 2015. URL consultato il 15 novembre 2021.
  15. ^ Philippe Krief, Paris en histoires, XIX-XX, C. Massin, 2007, p. 226.
  16. ^ a b L'obélisque de la Concorde, su egyptos.net.
  17. ^ L'Égypte à Paris : L'Obélisque de la place de la Concorde, su bubastis.be. URL consultato il 18 ottobre 2015.
  18. ^ François Chabas, Traduction complète des inscriptions hiéroglyphiques de l’obélisque de Louqsor, place de la Concorde à Paris, Maisonneuve, 1868. URL consultato il 5 aprile 2025.
  19. ^ Danielle Chadych e Dominique Leborgne, Paris pour les Nuls, collana Pour les Nuls, France, First Editions, marzo 2006, p. 192, ISBN 2-7540-0168-9.
  20. ^ L'obélisque de la place de la Concorde a retrouvé la pointe de son pyramidion, su lefigaro.fr, 20 giugno 2023. URL consultato il 9 luglio 2023.

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