Operazione Himmler

operazione sotto falsa bandiera pianificata dai nazisti nel 1939 per giustificare l'invasione polacca

L'operazione Himmler (o Konserve) fu l'operazione sotto falsa bandiera pianificata dai nazisti nel 1939 per dare l'impressione di un'aggressione della Polonia contro la Germania. La propaganda degli eventi giocò un ruolo chiave per giustificare l'invasione della Polonia, iniziata il 1º settembre 1939.

Da sinistra a destra: Franz Josef Huber, Arthur Nebe e i tre pianificatori della maggior parte dell'operazione Himmler: Heinrich Himmler, Reinhard Heydrich e Heinrich Müller

L'operazione Himmler prevedeva la messa in scena di falsi attacchi contro i tedeschi, contro persone innocenti o contro i prigionieri dei campi di concentramento. Fu a tutti gli effetti il primo atto della seconda guerra mondiale in Europa.[1]

Pianificazione

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Prima dell'invasione del 1939 sia i giornali che i politici tedeschi, come lo stesso Adolf Hitler, condussero una campagna di propaganda nazionale e internazionale, accusando le autorità polacche di aver organizzato o tollerato la pulizia etnica nei confronti dei tedeschi etnici che vivevano in Polonia.[2][3]

Il piano prende il nome dal suo ideatore, Heinrich Himmler.[1] Fu supervisionato da Reinhard Heydrich[4] e gestito[5] da Heinrich Müller.[1][4] L'obiettivo fu quello di far sembrare che la Polonia avesse attaccato la Germania, per giustificare l'invasione della Polonia e confondere il Regno Unito e la Francia, che così avrebbero rinviato o evitato la dichiarazione di guerra alla Germania.[6]

Realizzazione

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Le azioni ebbero luogo per lo più il 31 agosto.[7] L'operazione, così come la principale offensiva tedesca, era prevista per il 26 agosto, ma la mutevole situazione diplomatica la fece slittare al 31 agosto e al 1º settembre. Le operazioni sul campo furono effettuate da agenti delle SS[7] e dell'SD:[8] le truppe tedesche, con indosso uniformi polacche, assaltarono vari edifici al confine, spaventando gli abitanti con colpi di arma da fuoco imprecisi e con atti di vandalismo. Quando si ritirarono, lasciarono dei cadaveri con uniformi polacche.[8] Erano in realtà i prigionieri dei campi di concentramento, uccisi con iniezione letale e solo in apparenza fucilati. Nei piani erano definiti Konserve, cioè prodotti in scatola, da cui il nome informale dell'operazione.[1][7][9][10]

Ci furono diverse azioni separate, tra cui attacchi contro alcuni obiettivi specifici:

  • la ferrovia strategica al Passo Jablunka (incidente di Jabłonków), al confine tra Polonia e Cecoslovacchia;[11]
  • la stazione radio tedesca Sender Gleiwitz (Gliwice); l'incidente di Gleiwitz è forse il più noto degli eventi dell'operazione Himmler;[9]
  • la stazione doganale tedesca di Hochlinden (ora parte di Rybnik - Stodoły);[8][9]
  • la stazione di servizio forestale di Pitschen, oggi Byczyna;[8]
  • la stazione di comunicazione a Neubersteich, Nieborowitzer Hammer prima del 12 febbraio 1936, ora Kuznia Nieborowska;
  • la stazione ferroviaria di Alt-Eiche (Smolniki), nel distretto di Rosenberg in Westpreußen;
  • una donna e il suo compagno a Katowice.

Incidente di Gleiwitz

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Incidente di Gleiwitz.
 
Alfred Naujocks
 
La torre radiofonica di Gliwice oggi. È la struttura in legno più alta d'Europa.

Nella notte del 31 agosto un piccolo gruppo di agenti tedeschi, vestiti con uniformi polacche e guidati da Alfred Naujocks, si impadronì della stazione radio di Gleiwitz e trasmise un breve messaggio anti-tedesco in polacco.[12] Diversi prigionieri (molto probabilmente del campo di concentramento di Dachau) e un attivista polacco-slesiano locale (arrestato il giorno prima) furono lasciati morti sul posto in uniformi polacche.[9][13]

Conseguenze

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Nel suo discorso al Reichstag del 1º settembre, in cui annunciò la guerra, Hitler citò i 21 incidenti al confine come giustificazione per l'azione "difensiva" della Germania contro la Polonia:

«Non riesco più a trovare alcuna disponibilità da parte del governo polacco a condurre seri negoziati con noi. Queste proposte di mediazione sono fallite perché nel frattempo è arrivata prima di tutto come risposta l'improvvisa mobilitazione generale polacca, seguita da altre atrocità polacche. Questi fatti sono stati nuovamente ripetuti ieri sera. Di recente si sono verificati ben ventuno incidenti alla frontiera: la notte scorsa sono stati quattordici, di cui tre piuttosto gravi. Ho, quindi, deciso di parlare alla Polonia nella stessa lingua che la Polonia nei mesi scorsi ha usato nei nostri confronti... Questa notte per la prima volta dei soldati regolari polacchi hanno sparato sul nostro stesso territorio. Dalle 5:45, stiamo rispondendo al fuoco... Continuerò questa lotta, non importa contro chi, finché la sicurezza del Reich e i suoi diritti non saranno garantiti.[2]»

Entro la metà del 1939, migliaia di Volksdeutsche polacchi furono preparati in segreto dall'Abwehr a fare il sabotaggio e la guerriglia allo scopo di provocare provvedimenti anti-tedeschi da rivendicare come provocazioni.[14]

Gli agenti tedeschi infatti cooperarono con le forze tedesche durante l'invasione della Polonia, il che portò ad alcune rappresaglie esasperate dalla propaganda tedesca.[14][15][16] Secondo quanto riferito, uno dei casi più notevoli di tale scenario fu realizzato durante la domenica di sangue di Bydgoszcz. Un'istruzione emessa dal Ministero della Propaganda affermò che la stampa:

«deve mostrare notizie sulla barbarie dei polacchi a Bromberg (l'attuale Bydgoszcz). L'espressione "domenica di sangue" deve entrare come termine permanente nel dizionario e circumnavigare il globo. Per questo motivo, questo termine deve essere continuamente sottolineato.[17]»

L'operazione convinse pochissimo l'opinione internazionale sulle affermazioni tedesche.[6]

  1. ^ a b c d Manvell, Fraenkel, p .76.
  2. ^ a b Address by Adolf Hitler - September 1, 1939, su fcit.usf.edu.; retrieved from the archives of the Avalon Project at the Yale Law School.
  3. ^ Nazi Conspiracy and Aggression, Volume VI (PDF), United States Government Printing Office: Washington, Office of United States Chief of Counsel For Prosecution of Axis Criminality, 1946, p. 188.
  4. ^ a b 20 Nuremberg Trial Proceedings Volume 4; Thursday, 20 December 1945, su yale.edu, The Avalon Project. URL consultato il 4 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2008).
  5. ^ Gerald Reitlinger, The SS, Alibi of a Nation, 1922-1945[collegamento interrotto], Da Capo Press, 1989, p. 122, ISBN 0-306-80351-8.
  6. ^ a b Steven J. Zaloga, Poland 1939: The Birth of Blitzkrieg[collegamento interrotto], Osprey Publishing, 2002, p. 39, ISBN 1-84176-408-6.
  7. ^ a b c James J. Wirtz e Roy Godson, Strategic Denial and Deception: The Twenty-First Century Challenge, Transaction Publishers, 2002, p. 100, ISBN 0-7658-0898-6.
  8. ^ a b c d Martin Allen, Himmler's Secret War: The Covert Peace Negotiations of Heinrich Himmler[collegamento interrotto], Carroll & Graf Publishers, 2005, p. 51, ISBN 0-7867-1708-4.
  9. ^ a b c d Christopher J. Ailsby, The Third Reich Day by Day[collegamento interrotto], Zenith Imprint, 2001, p. 112, ISBN 0-7603-1167-6.
  10. ^ John S. Craig, Peculiar Liaisons in War, Espionage, and Terrorism of the Twentieth Century, Algora Publishing, 2005, p. 180, ISBN 0-87586-331-0.
  11. ^ Christer Jorgensen, Hitler's Espionage Machine, Spellmount Ltd., 2004, ISBN 1-86227-244-1.
  12. ^ Le fonti variano sul contenuto del messaggio.
  13. ^ Museum in Gliwice: WHAT HAPPENED HERE?, su muzeum.gliwice.pl. URL consultato il 5 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2008).
  14. ^ a b Perry Biddiscombe e Alexander Perry, Werwolf!: The History of the National Socialist Guerrilla Movement, 1944-1946, University of Toronto Press, 1998, p. 207, ISBN 0-8020-0862-3.
  15. ^ Per un esempio di documento di propaganda nazista Hans Schadewaldt, The Polish Atrocities Against the German Minority in Poland, Berlin, German Foreign Office, 1940, pp. 35–54, cases 1–15.. signed testimony of Herbert Matthes, Bromberg furniture maker
  16. ^ Richard Blanke, The American Historical Review, vol. 97, n. 2, aprile 1992, pp. 580–582.. Recensione di: Włodzimierz Jastrzębski, Der Bromberger Blutsonntag: Legende und Wirklichkeit. e Andrzej Brożek, Niemcy zagraniczni w polityce kolonizacji pruskich prowincji wschodnich (1886-1918).
  17. ^ A. K. Kunert e Z. Walkowski, Kronika kampanii wrześniowej 1939, Warszawa, Wydawnictwo Edipresse Polska, 2005, p. 35, ISBN 83-60160-99-6.

Bibliografia

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Approfondimenti

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Voci correlate

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