L'ortogenesi o progressionismo[1] è il termine con cui si indica una ipotesi, ormai obsoleta, che vuole, in biologia, un'evoluzione rettilinea, vale a dire che un organismo ha una innata tendenza ad evolvere in una ben precisa direzione e questo sulla base di una concezione teleologica del fenomeno[2].

Il termine fu coniato da Wilhelm Haacke nel 1893 e reso popolare, pochi anni dopo, da Theodor Eimer. I proponenti questa teoria rigettavano il concetto di selezione naturale.[3] Questa concezione della successione delle forme di vita sulla Terra, infatti, suggeriva «una progressione manifesta nella successione delle forme animali nel tempo», tanto che si ripartiva, ad esempio, tra "era dei pesci", "era dei rettili" ed era dei mammiferi".[1] Il semplice riscontro di fenomeni di estinzione, quindi, non spingeva gli studiosi a interrogarsi su quali fossero le cause, poiché queste ultime non erano osservabili e venivano dunque ritenute al di fuori del campo di analisi scientifica.[1]

  1. ^ a b c Antonello La Vergata, L'Ottocento: biologia. Da Lamarck a Darwin, su Storia della Scienza, Treccani, 2003. URL consultato il 15 settembre 2025.
  2. ^ Ernst Mayr, Toward a New Philosophy of Biology: Observations of an Evolutionist, Harvard University Press, 1988, p. 499, ISBN 978-0-674-89666-6.
  3. ^ Mark A. Ulett, Making the case for orthogenesis: The popularization of definitely directed evolution (1890–1926), in Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, vol. 45, 2014, pp. 124-132, DOI:10.1016/j.shpsc.2013.11.009, PMID 24368232.

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