Ottocaro II di Boemia

re di Boemia (r. 1253-1278)
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Ottocaro II di Boemia o, seguendo la tradizione storiografica ceca, Premislao Ottocaro II di Boemia (in ceco Přemysl Otakar II; Městec Králové, 1233 circa – Dürnkrut, 26 agosto 1278) fu re di Boemia dal 1253 al 1278, duca d'Austria dal 1251 al 1278, duca di Stiria dal 1247 al 1276 e duca di Carinzia e margravio di Carniola dal 1269 al 1276.

Ottocaro II di Boemia
Re Ottocaro II di Boemia in una miniatura del Liber fundationum monasterii Zwettlensis, XIV secolo
Re di Boemia
Stemma
Stemma
In carica23 settembre 1253 –
26 agosto 1278
Incoronazione25 dicembre 1261, Praga
PredecessoreVenceslao I di Boemia
SuccessoreVenceslao II di Boemia
Duca d'Austria e di Stiria
In carica1251 –
1276
PredecessoreFederico I di Baden-Baden
SuccessoreRodolfo I d'Asburgo
Duca di Carinzia
Margravio di Carniola
In carica1269 –
1276
PredecessoreUlrico III di Carinzia
SuccessoreRodolfo I d'Asburgo
Altri titolimargravio di Moravia (1247-1278)
signore di Chen (1266-1276)
NascitaMěstec Králové, 1233 circa
MorteDürnkrut, 26 agosto 1278
Luogo di sepolturaCattedrale di San Vito, Praga
Casa realePřemyslidi
PadreVenceslao I di Boemia
MadreCunegonda di Svevia
ConiugiMargherita di Babenberg
Cunegonda di Slavonia
FigliCunegonda
Agnese
Venceslao
Margherita
altri (vedi Discendenza)
ReligioneCattolicesimo

Appartenente alla famiglia dei Přemyslidi, era figlio di Venceslao I di Boemia e di Cunegonda di Svevia, legata alla dinastia degli Hohenstaufen. Inizialmente avviato alla carriera ecclesiastica, divenne margravio di Moravia nel 1247 e, dopo una breve ribellione contro il padre Venceslao I, consolidò la propria posizione politica. Nel 1251 fu eletto duca d'Austria e, sposando Margherita di Babenberg, tentò di estendere il dominio boemo sulla Stiria, entrando in conflitto con il re ungherese Béla IV. Divenuto re di Boemia nel 1253, partecipò a crociate in Prussia e, dopo la vittoria su Béla nella battaglia di Kressenbrunn (1260), si impose definitivamente la Stiria. Annullato il matrimonio con Margherita, sposò Cunegonda di Slavonia, da cui ebbe Venceslao II. Tra il 1260 e il 1270 ampliò i suoi domini conquistando Carinzia, Carniola, il Friuli e Cheb, ma entrò in contrasto con il nuovo monarca ungherese Stefano V e poi con l'imperatore tedesco Rodolfo I d'Asburgo, che lo sconfisse nel 1278 nella battaglia di Marchfeld, dove Ottocaro trovò la morte. Il suo regno, contraddistinto da un vasto programma di fondazioni urbane, castelli e monasteri, rappresentò l'apice dell'espansione e della potenza boema nel Medioevo. Viene ricordato anche col soprannome di re di Ferro e d'Oro (in latino rex ferreus et aureus; in ceco král železný a zlatý).

 
Ottocaro II. Chronicon Aulae regiae

In Boemia, così come nella moderna Repubblica Ceca, è conosciuto principalmente come Premislao (Přemysl), mentre altrove quasi esclusivamente come Ottocaro, dal latino Otocarus.[1] Prima della sua ascesa al trono e del suo primo matrimonio, nei documenti era menzionato solo con il nome Přemysl (o Premizl);[2] Dopo il suo matrimonio con Margherita di Babenberg, il giovane monarca si presentò principalmente come «Ottocaro, detto anche Premislao».[1] Nella seconda metà del suo regno, il nome Ottocaro viene adoperato più spesso.[3] Sebbene Josef Kalousek abbia ritenuto più corretto utilizzare solo il nome Premislao,[4] la storiografia ceca contemporanea predilige solitamente adoperare la formula estesa "Premislao Ottocaro II",[1] mentre in Europa occidentale continua a prevalere la versione "Ottocaro II".

Biografia

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Origini

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Ottocaro II era il secondogenito del re di Boemia Venceslao I, della dinastia premyslide e di sua moglie Cunegonda di Svevia, legata agli Hohenstaufen; benché si creda nacque probabilmente nel 1233, la data esatta è sconosciuta.[5][6] Nella loro monografia intitolata Přemyslovci. Budování českého státu ("I Přemyslidi. La costruzione dello Stato ceco"), gli autori hanno affermato che Ottocaro nacque forse il 1° agosto 1233.[7] Il suo padrino era il duca sassone Alberto I.[7] Václav Novotný ha creduto che la nascita di Ottocaro vada individuata tra la fine del 1232 o l'inizio del 1233.[6] Josef Pekař indica come data di nascita di Ottocaro l'anno 1230.[8] Secondo la leggenda, riportata dallo scrittore Jan František Beckovský ne Il messaggero dei vecchi racconti boemi, Ottocaro nacque a Městec Králové:

«La regina Cunegonda, consorte del re Venceslao I, tornando lungo la strada di Glatz da Červený Hradec verso Praga, diede alla luce a Městec un figlio, Premislao, il futuro re. Premislao Ottocaro II onorò poi la sua città natale concedendole lo stemma con il leone e numerosi privilegi in quanto città della camera reale.»

Rivolta contro il padre (1247-1249)

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Venceslao I di Boemia, padre di Ottocaro II, in una miniatura tratta dal Gelhausenův kodex di Jan z Gelnhausenu, XV secolo

Verso la fine della sua vita il padre di Ottocaro, re Venceslao I, si circondò di un ristretto gruppo di suoi favoriti, isolandosi sempre più dalla vita pubblica e iniziando a mostrare lati nascosti del suo carattere. Il motivo principale di questo cambio di comportamento era legato alla morte del suo figlio primogenito, il margravio moravo e duca austriaco Vladislao nel gennaio del 1247,[10][11] al quale il sovrano, in quanto erede al trono, prestò grande attenzione. Meno cura riservò al più giovane ma ambizioso Ottocaro, che, insieme al cugino Filippo di Carinzia, si stava apparentemente preparando alla carriera ecclesiastica, benché non si conosca alcuna informazione precisa sulla sua nascita e sulla sua infanzia.[8]

Nel 1247, Ottocaro ricevette la Moravia da suo padre e il titolo di margravio, benché non mostrò per questo gratitudine.[12][13] I nobili, insoddisfatti del governo di Venceslao I, decisero di rifugiarsi sotto l'ala protettrice del giovane Ottocaro, finendo per nominarlo "re minore" (rex iunior) il 31 luglio 1248. Una volta appresa la situazione, Venceslao sembrò fingere di rassegnarsi, lasciando a Ottocaro un'influenza predominante sull'amministrazione del regno, ma in segreto si preparò a compiere una rappresaglia. Quando nel febbraio del 1248 il tentativo di Venceslao e delle sue truppe morave di riconquistare Praga, occupata da Ottocaro, fallì, si trasferì nella Boemia nord-occidentale e invocò il sostegno di papa Innocenzo IV e degli alleati di alcune aree della Germania settentrionale. I fedelissimi di Ottocaro, dal canto loro, chiesero aiuto all'imperatore del Sacro Romano Impero Corrado IV e al duca di Baviera Ottone II.[14] Nell'autunno del 1248, Ottocaro si impadronì di quasi tutto il paese e iniziò a farsi chiamare re di Boemia, mentre Venceslao I fu costretto a fuggire a Meißen. I combattimenti si trascinarono nella sola Boemia nord-occidentale, finché il nobile Boris di Riesenburg sconfisse le truppe di Ottocaro con l'assedio di Most del novembre del 1248. Fu concluso un accordo ai sensi del quale Ottocaro si sarebbe dovuto accontentare nuovamente del titolo di re minore, mentre il territorio del regno fu spartito tra padre e figlio. Nel gennaio del 1249, Ottocaro donò Mikulov a Enrico I del Liechtenstein, che i Lichtenstein detennero fino al XVI secolo ufficialmente per la sua lealtà, ma anche per mantenere buoni rapporti sul confine tra Moravia e Austria. Ciò gettò le basi finanziarie dell'attuale famiglia regnante in Liechtenstein.

 
Ottocaro margravio di Moravia. Codice di Gelnhausen, XIV-XV secolo

Nell'estate del 1249, Venceslao si recò a Litoměřice, da dove si spostò a Praga, che era nelle mani di Ottocaro. Il 5 agosto, Venceslao, probabilmente grazie al tradimento di alcuni cittadini, conquistò la capitale. Ottocaro rimase in possesso esclusivamente del castello di Praga, ceduto dopo l'assedio e la conclusione della pace, così come il titolo di re minore. Venceslao lasciò al figlio solo il titolo di margravio di Moravia. A settembre, Venceslao invitò Ottocaro e i suoi seguaci, prima ribelli, a visitare il castello di Týřov. A sorpresa, li arrestò e li imprigionò immediatamente al loro arrivo. Ottocaro fu presto rilasciato, ma i principali istigatori della rivolta rimasero a lungo nelle prigioni e alcuni furono giustiziati. Ottocaro dovette rimpiazzare i suoi vecchi confidenti con persone fedeli a Venceslao e tornò in Moravia, rassegnandosi alla cessazione della cospirazione.[15][16] Václav Novotný ha considerato la resa di Ottocaro una vittoria per i simpatizzanti guelfi attivi in Boemia e ha iscritto l'intero conflitto a un ciclo di lotte tra guelfi e ghibellini.[17] Josef Žemlička ha rintracciato le cause della rivolta nello scontro tra i beneficiari, funzionari di grado inferiore del sistema amministrativo del castello e l'emergente nobiltà terriera.[18] L'opinione di Žemlička è stata tuttavia respinta da Robert Antonín,[19][20] secondo cui la rivolta di esponenti boemi e moravi fu un tentativo di allontanare dalla cerchia di Venceslao un ristretto gruppo di nobili che si era impossessata del potere.[20]

Acquisizione dell'Austria (1250-1253)

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Nell'ottobre del 1250, il duca Ermanno VI di Baden morì, aprendo una crisi successoria in Austria e Stiria. Il duca di Baviera Ottone II desiderava impadronirsi dell'Austria con suo figlio Ludovico, ma venne ostacolato da Venceslao e Ottocaro, che decisero di dare adito a una serrata lotta. I Přemyslidi avevano già tentato di acquisire l'Austria nel 1246, dopo l'estinzione della famiglia regnante locale dei Babenberg. Il fratello maggiore di Ottocaro, Vladislao, era divenuto duca austriaco, ma morì inaspettatamente pochi mesi dopo, circostanza alla quale seguì l'allontanamento dei Přemyslidi dall'Austria.[21][22] Nell'ottobre del 1250, l'Austria fu invasa dalle truppe del duca bavarese Ottone II e del re ungherese Béla IV, che saccheggiarono in maniera spietata la regione. Le truppe magiare si ritirarono dall'Austria soltanto dopo l'intervento militare di Venceslao I.[21] Nel gennaio del 1251, Venceslao I aggredì la Baviera con un esercito, ma poco dopo tornò a Praga e lasciò la guida della guerra a Ottocaro, che ripeté l'invasione.[23][24] La maggioranza dei nobili austriaci si schierò con i Přemyslidi e, nell'autunno del 1251, le truppe di Ottocaro II attraversarono il confine boemo-austriaco. L'occupazione di quest'ultima terra si svolse senza problemi e Ottocaro venne nominato duca d'Austria, come confermò una dieta svoltasi nel dicembre 1251. Consolidò la sua posizione sposando la figlia cinquantenne del defunto Leopoldo VI, Margherita di Babenberg, l'11 febbraio 1252 a Hainburg.[25][26] Nell'aprile dello stesso anno, Ottocaro ricevette in feudo la diocesi di Ratisbona per volontà del vescovo Alberto di Pietengau.[27]

«Così Margherita si sposa e l'Austria è in festa. Anche la Stiria gioisce, sperando che, sposata al re, lei possa dare alla luce un sovrano che superi in grandezza i suoi illustri predecessori.»
 
Margherita di Babenberg, prima moglie di Ottocaro. Miniatura tratta dal Liber fundationum monasterii Zwettlensis

Il monarca ungherese Béla IV non rinunciò alle proprie pretese sull'Austria e formò una potente coalizione contro i Přemyslidi, la quale comprendeva il duca bavarese Ottone II, il duca di Cracovia Boleslao V il Timido, il duca di Opole Ladislao e il principe di Galizia Danilo Romanovič.[29][30] L'iniziativa felicitò anche papa Innocenzo IV e la vedova di Ermanno di Baden ed erede dei ducati austriaco e stiriano, Gertrude di Babenberg.[nota 1][31] Nel giugno del 1252, ebbe luogo il primo infruttuoso attacco ungherese ai domini dei Přemyslidi. Nell'estate del 1253, un'armata polacco-rus', guidata da Danilo di Galizia e da suo figlio Leone, Ladislao di Opole e Boleslao il Timido, colpì Opava. L'attacco colse di sorpresa i Přemyslidi, che si aspettavano un'offensiva in direzione degli austriaci. Dopo due assalti inconcludenti a Opava e uno a Głubczyce, gli aggressori stranieri cominciarono un efferato saccheggio del regno, al termine del quale catturarono diversi prigionieri. Nel frattempo, dei guerrieri cumani attaccarono la Moravia e gli ungheresi penetrarono nella Stiria meridionale. Le truppe boeme furono sconfitte il 25 giugno 1253 nella battaglia di Olomouc, dopo la quale l'esercito principale di Béla giunse in Moravia. Mentre la Moravia veniva colpita, Ottocaro tentò una controffensiva, ma le truppe di Béla erano notevolmente superiori di numero. Venceslao I non sostenne il figlio e i boemi dovettero confidare nel ritiro magiaro per propria iniziativa.[32][33] In quel frangente, il pontefice decise di intervenire e, nonostante avesse precedentemente sostenuto Béla, sollecitò ambo le parti a cessare i combattimenti, proponendosi come mediatore per i negoziati di pace. Alla fine, le armate ungheresi e polacche dovettero ritirarsi dalla Moravia.[34][35] Ottocaro si affrettò quindi a insediarsi in Stiria, dove parte dell'aristocrazia locale lo riconobbe alla stregua di legittimo duca.[36][37]

«Anche i Cumani, irrompendo dall'Ungheria, o altri ladri con loro, uccisero il 25 giugno in Moravia, vicino a Olomouc, molte migliaia di cristiani e un numero imprecisato di persone in fuga da loro annegò. Pure il re d'Ungheria, giunto nello stesso periodo con un numero incalcolabile di uomini del suo popolo e di altri popoli, arrecò gravi danni alla Moravia; alcuni li trafisse con la spada, altri li catturò e li portò via dal paese, senza risparmiare nessuno, né per sesso né per età, e devastò quasi tutta la Moravia con saccheggi e incendi. Inoltre, essi distrussero e incendiarono molte fortificazioni che poterono. Rubarono e portarono via con sé le campane delle chiese e i resti degli altari distrutti; riducendo le chiese in cenere, profanarono i sacramenti e crocifissero molte persone in segno di scherno al Crocifisso. Nel frattempo, un legato pontificio giunse dal re d'Ungheria, lo fece ragionare e lo costrinse a tornare a casa.»

Il 17 settembre 1253 a Krems, Ottocaro giurò fedeltà alla Chiesa e al Sacro Romano imperatore Guglielmo II d'Olanda. Promise inoltre di comparire dinanzi a Guglielmo per ricevere dalle sue mani le sue terre in feudo.[39][40] Nel frattempo, ebbe luogo un'altra invasione ungherese e bavarese dell'Austria, stavolta però respinta da Ottocaro.[40][41]

Ascesa al trono di Boemia (1253-1254)

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Statua di Ottocaro II a Marchegg, in Austria

Il 22 settembre 1253, Venceslao I morì improvvisamente e il figlio ricevette la notizia mentre si trovava in Austria, facendo ritorno in Boemia soltanto un mese dopo.[42][43][44] La sua ascesa al trono boemo avvenne senza essere contestata da nessuno.[45][46] L'8 novembre 1253, Ottocaro eseguì un giuramento di fedeltà nei confronti della Chiesa e dell'imperatore Guglielmo, al cospetto del legato pontificio.[nota 2][47][48][49] È interessante notare che in quel frangente non ebbe luogo un'incoronazione, avvenuta soltanto nel 1261, e che, salvo un documento del 1254,[50] Ottocaro non si definì nei suoi documenti re, ma signore o erede del regno boemo[45][50] (in latino dominus regni Boemie).[51] All'inizio del suo regno, la cerchia di fedelissimi di Ottocaro si componeva principalmente di antichi sostenitori di Venceslao I, che mantennero le cariche ricoperte in passato.[45][52] Nel gennaio 1254, Boris di Riesenburg fu imprigionato e presto rilasciato,[53][54] forse per lanciare un avvertimento nei confronti di quei nobili che stavano considerarlo l'idea di cospirare ai suoi danni, come ha ipotizzato lo storico Vratislav Vaníček.[55]

I principali alleati stranieri del nuovo re erano il Brandeburgo e il Margraviato di Meissen,[nota 3] i Piast di Slesia e i cugini di Ottocaro di Sponheim, il duca di Carinzia e Carniola Ulrico III e l'arcivescovo di Salisburgo Filippo. Ottocaro protesse i suoi cugini, nonostante Filippo conducesse uno stile di vita licenzioso e mondano, avesse accettato l'incarico senza un'ordinazione superiore e la sua posizione a Salisburgo si reggesse su basi altamente discutibili.[56] Infine, ma non meno importante, il giovane re trovò sostenitori nel papa e nei vescovi di Passavia, Ratisbona e altri ecclesiastici.[56]

Dopo l'ascesa al trono di Boemia di Ottocaro, ebbero inizio dei negoziati con re Béla d'Ungheria. Entrambi i monarchi delegarono dei propri emissari ai negoziati di pace a Buda, giungendo a un accordo che fu poi ratificato il 3 maggio 1254 a Bratislava. Ottocaro rinunciò alla Stiria in favore di Béla e la controparte, invece, dimenticò ogni aspirazione sull'Austria. La parte settentrionale della Stiria rimase in capo al boemo, seppur avesse ormai perso il titolo di duca di Stiria. La cosiddetta pace di Buda non trascurò Gertrude e Margherita di Babenberg, la cui eredità fu definita con precisione.[57][58]

Nel 1254, Ottocaro approvò nuove norme di diritto territoriale e di pace per l'Austria, raccolte nel landfrieden noto come Pax Austriatica. Scopo del documento era quello di garantire protezione contro l'abuso dei diritti dei baglivi. I ministeriali potevano rivolgersi ai più alti tribunali territoriali. Furono inoltre introdotte le funzioni dei consiliares (consiglieri), che costituivano un organo consultivo del sovrano con carattere istituzionale e personale. Al contempo, fu istituito l'ufficio dei giudici territoriali, i quali, nelle controversie più disparate, esercitavano funzioni giudiziarie in nome della corona.[59]

Prima crociata in Prussia (1254-1255)

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Ottocaro II in battaglia, Codice di Gelnhausen

Nel 1254-1255, Ottocaro prese parte a una campagna condotta nell'ambito della crociata prussiana, organizzata dal vescovo di Olomouc, Bruno di Schauenburg, fautore della politica estera del re. Lo scopo della spedizione era quello di sostenere la fazione cristiana nella pagana Lituania minore, ma, allo stesso tempo, Ottocaro cercava di annoverarsi tra i principali sovrani dell'Europa centro-orientale, scongiurando così il rischio che Béla potesse attirare a sé maggior sostegno in chiave anti-boema.[nota 4] La spedizione comprendeva contingenti arruolati in Boemia, Moravia, Slesia e Austria. Ottocaro festeggiò il Natale del 1254 in Slesia, rinsaldando i legami con i suoi parenti. Alla campagna si unì anche il margravio di Brandeburgo Ottone III con un proprio esercito. A metà gennaio del 1255, le armate crociate raggiunsero a Elbląg i commilitoni del Gran maestro dell'Ordine teutonico, Poppo von Osterna.[nota 5][60][61] Una delle prime operazioni compiute dal re boemo gli consentì di impossessarsi della fortificazione di Rudava, in Sambia, con un attacco a sorpresa.[62] Dopo il battesimo simbolico dei capi prussiani, l'esercito crociato conquistò gran parte della penisola della Sambia. Ottocaro consolidò il suo potere nella regione fondando la fortezza strategica di Königsberg (l'odierna Kaliningrad). Tuttavia, non partecipò alla costruzione della struttura vera e propria, in quanto mentre i lavori avvenivano egli stava tornando in Boemia.[63][64]

«Intanto i potenti e anziani capi della terra prussiana, intimoriti – come crediamo – da un timore divino e avendo udito il nome del principe boemo, si recarono con grande umiltà presso lo stesso principe e si sottomisero a lui e alla fede cristiana con tutti i loro. Il piissimo principe, accogliendoli benevolmente, li invitò alla grazia del battesimo; uno dei più eminenti fra loro fu sollevato dalle acque del sacro fonte dallo stesso principe, che gli impose il proprio nome, chiamandolo Ottocaro; un altro fu sollevato dal fonte dal margravio di Brandeburgo, che lo chiamò col suo nome. Poi furono sollevati dal grembo della madre Chiesa altri nobili, ai quali vennero dati i nomi dei loro padrini e che furono insigniti delle loro vesti, per quanto preziose esse fossero. In seguito, giunti a un monte che chiamarono Monte del Re, vi edificarono una rocca a maggiore conferma della fede cristiana.»

Crisi elettiva nel Sacro Romano Impero (1255-1258)

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Alfonso X di Castiglia, Libro de los Juegos)

Secondo documenti poco attendibili redatti presso la cancelleria della diocesi di Bamberga, nella primavera del 1255, Ottocaro ricevette da alcuni principi imperiali, principalmente dalla contessa Margherita II di Fiandra, un invito a candidarsi per il ruolo di Sacro Romano imperatore. La situazione in Germania era instabile da tempo e i nobili locali stavano cercando disperatamente una figura forte che potesse ristabilire l'ordine nella regione. Ottocaro era favorevole a questa idea, ma appose come condizioni l'appoggio di papa Alessandro IV e la rinuncia del sovrano tedesco Guglielmo. Né l'una né l'altra cosa avvennero, e nel frattempo i Wittelsbach si schierarono con Guglielmo, stabilizzando così la situazione nell'impero. Constatata la situazione, Ottocaro smise di considerare la propria candidatura.[66][67]

Il regno di Guglielmo d'Olanda finì già nel gennaio 1256, quando cadde in battaglia contro i Frisoni. I due principali contendenti al trono divennero il re di Castiglia e León, Alfonso X, e il fratello del re d'Inghilterra, Riccardo di Cornovaglia. Più sullo sfondo apparve la candidatura di Corradino, figlio del defunto Corrado IV di Svevia, in quanto il pontefice la proibì espressamente. Fallimentari si rivelarono poi i tentativi di porre Ottone III di Brandeburgo sul trono tedesco. In siffatto contesto, Ottocaro rimase in disparte. Il 13 gennaio 1258, Riccardo di Cornovaglia fu proclamato sovrano del Sacro Romano Impero davanti alle mura di Francoforte, ricevendo in seguito il riconoscimento di Ottocaro tramite dei suoi ambasciatori. Tuttavia, poco dopo, il 1° aprile 1258, si svolse una seconda elezione, nel corso della quale fu nominato re Alfonso X di Castiglia, sostenuto dal margravio Ottone III di Brandeburgo, dal duca di Sassonia Alberto e dall'arcivescovo di Treviri, Arnoldo. Il re di Boemia, attraverso il proprio messo (probabilmente Enrico, vescovo di Spira) accolse sorprendentemente anche l'elezione del secondo candidato. Le intenzioni ambivalenti di Ottocaro non ebbero comunque alcun impatto sulle sorti del Sacro Romano Impero, paralizzato da una situazione di interregno sino al 1273.[68][69]

Disfatta contro i Wittelsbach (1256-1257)

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Dopo la conclusione della pace con Béla nel 1254, fu il turno dei duchi bavaresi. Per quanto riguarda quella regione, Ottocaro poteva contare sul sostegno del cugino, il già citato arcivescovo di Salisburgo Filippo di Sponheim, e dei vescovi di Ratisbona e Passavia. Nel 1256, Filippo fu respinto dalla maggioranza dei canonici a causa dei suoi deprecabili atteggiamenti, tanto che papa Alessandro avviò un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Come nuovo arcivescovo di Salisburgo fu eletto Ulrico di Seckau, che tuttavia non riuscì a esercitare in concreto la propria autorità, conservando soltanto il titolo de iure. Filippo, il quale sapeva che avrebbe trovato un sostenitore in Ottocaro, convinse il re boemo a recarsi a Vienna nell'aprile del 1256, dove fu firmato per iscritto un patto di alleanza anche con il vescovo di Passavia Ottone di Lonsdorf e con il vescovo di Ratisbona Alberto I di Pietengau, in chiave contraria ai Wittelsbach di Baviera.[70][71]

Nell'agosto del 1257, le truppe boeme invasero la Baviera, approfittando del fatto che il conte Ludovico II del Palatinato si trovava in Renania. L'esercito austro-boemo avanzò nell'entroterra, compiendo svariati saccheggi, fino a presentarsi alle porte di Landshut. Il fratello maggiore di Ludovico, il duca della Bassa Baviera Enrico XIII, tuttavia, non si fece sorprendere, e il precipitoso ritorno di Ludovico forzò Ottocaro a ripiegare verso Salisburgo. Nei pressi di Mühldorf, mentre lo attraversava l'esercito boemo, il ponte sull'Inn crollò per via del peso e in molti annegarono. Altri 400 uomini sarebbero morti bruciati in una torre dove cercavano rifugio. I sopravvissuti in ritirata si rifugiarono a Mühldorf, assediata per diversi giorni. Ottocaro difese la città e poi tornò in Boemia con i superstiti che lo seguivano, concludendo una campagna d'invasione rivelatasi catastrofica.[72][73] Nel novembre del 1257, si tenne a Cham un incontro tra i principali consiglieri di Ottocaro e i due Wittelsbach. Il risultato delle trattative fu che entrambe le parti accettarono una soluzione pacifica e Ottocaro dovette rinunciare ad alcune zone di confine.[74][75]

Seconda guerra boemo-ungherese (1258-1260)

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Kressenbrunn.
 
Sigillo di Ottocaro II

Alla fine del 1258 fallì il tentativo dell'arcivescovo titolare di Salisburgo Ulrico e del duca Stefano, figlio del re ungherese Béla IV, di impadronirsi di Salisburgo, che si trovava nelle mani di Filippo di Sponheim. Alla loro sconfitta contribuì anche Ottocaro, che in seguito catturò proprio Ulrico. Infuriato, Stefano invase la Carinzia nel 1259 e la saccheggiò, violando la pace di Buda del 1254, valida anche per gli Sponheim. Quando la nobiltà stiriana offrì a Ottocaro il trono ducale nel 1260 e lo invitò in Stiria, che era in possesso degli ungheresi, egli non esitò. Fu così che scacciò le truppe magiare e assunse nuovamente il titolo di duca di Stiria, rendendo la guerra con l'Ungheria inevitabile.[76][77]

«Ma anche suo figlio, il re Stefano, che cercava con crudeltà e omicidi perpetrati sul gregge innocente di Cristo di superare persino i propri antenati, marciò con un esercito di Cumani – popolo infedele e disumano – contro l'illustre duca di Carinzia Ulrico e suo fratello Filippo, già designato arcivescovo di Salisburgo, cugini del suddetto re di Boemia, che erano stati inclusi in quella pace. E lasciando che il suo esercito, senza pietà né distinzione, uccidesse monaci, ecclesiastici e semplici laici con i loro bambini, rapisse e violentasse monache e nobildonne, deportasse fanciulli da convertire a un'altra fede, incendiasse monasteri e chiese e il grosso della Carinzia, commise crimini orrendi e inauditi.»

L'inizio del 1260 fu segnato da frenetici preparativi bellici in Ungheria e Boleslao radunò un esercito particolarmente numeroso; le sue truppe includevano i guerrieri del principe di Galizia Danilo Romanovič, del duca di Cracovia Boleslao V il Timido e di Leszek II il Nero. Agli eserciti ungherese e polacco si unirono elementi cumani, croati, valacchi, serbi, bosniaci, bulgari e finanche tartari. L'esercito di Ottocaro era composto da guerrieri provenienti dalla Boemia e dalla Moravia, ma dell'aiuto arrivò anche dalla Stiria, da alcuni Piast di Slesia, da Ottone III del Brandeburgo e dai fratelli Sponheim. Entrambi i Wittelsbach preferirono rimanere neutrali.[nota 6][79][80]

 
Béla IV d'Ungheria in battaglia con Ottocaro. Miniatura tratta dalla Chronica Picta

La campagna non cominciò con i migliori auspici per i boemi. Mentre gli ungheresi avevano già raggiunto il fiume Morava, Ottocaro rimase a Laa mentre radunava il suo esercito, dove concesse la contea di Raabs, in Austria, «in via ereditaria e per sempre» al signore boemo Vok I di Rožmberk. Nella prima grande scaramuccia, un distaccamento austriaco cadde vittima di un'imboscata e nel massacro persero la vita più di 400 soldati. Malgrado i mugugni di chi aveva allora cominciato a invocare la fine della spedizione, Ottocaro non si scoraggiò e marciò con il suo esercito lungo la riva austriaca della Morava fino a un luogo chiamato Kresenbrunn, vicino a Engelhartstetten, dove si trovò di fronte alle armate ungheresi. Béla e Stefano conquistarono l'altra sponda del fiume. Poiché i due eserciti erano separati dalla Morava, non restava altro che attendere. Dopo diverso tempo, i comandanti di entrambe le parti concordarono che Ottocaro avrebbe consentito a Stefano di guadare il corso d'acqua, affinché a mezzogiorno del giorno successivo potesse avere luogo la battaglia decisiva. Stefano, però, non rispettò il patto e il 12 luglio, subito dopo l'attraversamento, ordinò ai suoi uomini di attaccare. Le cronache ungheresi ricostruiscono le vicende in maniera alternativa, sostenendo che a violare il patto sarebbe stato Ottocaro.[81] La cavalleria leggera ungherese si trovò presto in difficoltà contro la carica della cavalleria pesante boema, la quale venne via via supportata da altri reparti. Presto la confusione dilagò tra le file magiare e si precipitò in una fuga disordinata. Le perdite ungheresi furono enormi e l'inseguimento dei soldati in fuga continuò il giorno successivo. Lo scontro, uno dei più brillanti vinti da Ottocaro, passò alla storia come battaglia di Kressenbrunn. In quell'occasione, un'ingente quantità di bottino finì nelle mani dei boemi.[82][83]

Le truppe di Ottocaro braccarono gli ungheresi fino a Bratislava, che fu poi occupata. Béla si dichiarò immediatamente disponibile a giungere a una pace, proposta che Ottocaro accettò volentieri. Il sovrano sconfitto rinunciò a ogni pretesa sulla Stiria e, per suggellare l'accordo, fu combinato un matrimonio tra il suo figlio minore Béla e la nipote di Ottocaro, Cunegonda, figlia del margravio Ottone III di Brandeburgo. Nell'agosto del 1260, Ottocaro tornò a Praga in trionfo e nel dicembre dello stesso anno visitò la Stiria per consolidare il suo dominio. Durante questa visita, ringraziò Vok di Rožmberk per i suoi leali servigi, che nominò governatore della Stiria. Alla fine di marzo del 1261, i dettagli del trattato di pace furono concordati a Vienna. I vescovi di Passavia, Olomouc e Praga giurarono che se Ottocaro avesse violato l'accordo, lo avrebbero colpito con una scomunica.[84][85]

Cambio di consorte (1260-1261)

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Cunegonda regina di Boemia. Chronicon Aulae regiae

Subito dopo la vittoria di Kressenbrunn, Ottocaro si dedicò ad altre questioni urgenti. L'anziana Margherita non poteva dare al marito ciò che desiderava, ovvero un erede. Ottocaro aveva avuto soltanto discendenti illegittimi con la dama di compagnia della regina Margherita, Agnese di Kuenring, ossia un figlio di nome Nicola e due figlie, Agnese ed Elisabetta. Ottocaro cercò di far riconoscere dal pontefice il diritto ereditario di Nicola e di entrambe le figlie al trono boemo. In un paio di documenti del 6 e del 7 ottobre 1260, papa Alessandro dichiarò che l'origine illegittima di Nicola e delle sue due figlie non poteva costituire ostacolo al conseguimento di qualsiasi dignità secolare. Tuttavia, a due settimane di distanza, il 21 ottobre, inviò un inviò una precisazione aggiuntiva, affermando che i figli illegittimi di Ottocaro non avrebbero potuto vantare diritti sul trono boemo.[86][87]

«Benché la suddetta Margherita fosse sterile, attribuiva la vergogna della sterilità al re, sostenendo che fosse lui l'infecondo, poiché nato nel giorno di san Pietro. Ma il re replicò: «Concedimi una delle tue fanciulle e in un anno avrò da lei un figlio maschio», al che la regina acconsentì. Il re allora scelse [...] una di esse [...] e nel giro di un anno generò con lei un figlio, di nome Nicola, e successivamente alcune figlie.»

L'evolversi degli eventi portò inevitabilmente al divorzio da Margherita. Ottocaro si servì del mancato rispetto, da parte di lei, del voto di castità che aveva pronunciato quando, alla morte del suo primo marito, Enrico VII di Hohenstaufen, aveva inteso ritirarsi in un convento a Treviri. Margherita non si oppose alla separazione e il vincolo matrimoniale fu sciolto, circostanza che spinse la nobildonna a recarsi in Austria il 18 ottobre 1261. Questo passo fu compiuto senza il consenso del clero e il neo-eletto papa Urbano IV venne a conoscenza della situazione soltanto quando i fatti erano ormai già avvenuti. Seguì il secondo matrimonio di Ottocaro con la nipote diciassettenne di Béla, Cunegonda, figlia del principe rjurikide di Galizia Rostislav Michajlovič. Le nozze si celebrarono il 25 ottobre 1261 a Bratislava.[nota 7][89][90] La Curia romana riconobbe il divorzio e il secondo matrimonio di Ottocaro per dispensa papale esclusivamente il 20 aprile 1262.[91]

Dopo le nozze, Ottocaro si recò in fretta a Praga, dove sarebbe stato incoronato re di Boemia. Egli non era stato infatti incoronato fino al 1261, avendo fino ad allora adottato il titolo di signore o erede del regno boemo. L'incoronazione ebbe luogo nella Cattedrale di San Vito alla presenza dei vescovi di Praga, Olomouc, Passavia e di due vescovi prussiani. Era presente anche l'arcivescovo Guarniero II di Magonza, che unse Ottocaro re e dalle cui mani il giovane ricevette la corona.[92] Anche la nuova consorte, Cunegonda, fu incoronata insieme al marito e la cerimonia fu seguita da un banchetto di due giorni.[93][94] In quest'occasione, Ottocaro confermò il diritto dell'arcivescovo di Magonza di incoronare i monarchi boemi, coprendo al contempo tutte le spese relative al viaggio e promettendo protezione contro l'eventuale disapprovazione della Santa Sede.[95]

Relazioni con Riccardo di Cornovaglia (1262-1265)

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Il Grande Interregno fu un periodo durante il quale in Germania il potere fu conteso da più imperatori. Dal 1258, come detto, si contendevano il titolo Alfonso X di Castiglia, che non mostrò alcun interesse per gli eventi tedeschi, e Riccardo di Cornovaglia, che pur sperando di dedicarsi all'impero era troppo gravato dalle questioni inglesi. Inizialmente, Ottocaro non aveva contestato l'ascesa di nessuno dei due, ma in un secondo momento sciolse ogni riserva e si pronunciò a favore di Riccardo nell'estate del 1262.[96] Ben presto ricevette ricompensa: con un documento promulgato ad Aquisgrana il 9 agosto 1262, Riccardo, in qualità di re dei Romani, gli concesse in feudo il regno di Boemia, il margraviato di Moravia e i ducati d'Austria e di Stiria, forse su richiesta dello stesso Ottocaro. L'improvviso interesse per la politica imperiale da parte del boemo si inserì nel contesto della rinnovata candidatura di Corradino. Ultimo degli Hohenstaufen e figlio del defunto Corrado IV, costui stava crescendo sotto la tutela dei suoi zii, i duchi bavaresi Ludovico ed Enrico. Il giovane avrebbe dovuto diventare lo strumento attraverso cui i Wittelsbach intendevano assumere posizioni preminenti nell'impero. Poiché l'ascesa dei Wittelsbach avrebbe immediatamente riacceso la contesa per l'eredità dei Babenberg, ossia Austria e Stiria, motivo per cui Ottocaro non avrebbe mai potuto caldeggiare la nomina di Corradino.[97][98]

Nel frattempo, Federico I di Baden-Baden, erede d'Austria e Stiria, fuggì dalla corte di Ottocaro presso i Wittelsbach nella seconda metà del 1261, iniziando a fregiarsi del titolo di Austria e di Stiria e stabilendo relazioni amichevoli con Corradino. Sebbene Ottocaro avesse cercato di preservare buoni rapporti con la madre Gertrude, lei si schierò dalla parte del figlio.[97][99] Dalla corrispondenza tra Ottocaro e Riccardo, che all'epoca si trovava in Inghilterra, è chiaro che Ottocaro promise di convincere gli elettori di Brandeburgo e Sassonia a schierarsi dalla parte di Riccardo. Inoltre, Ottocaro lo mise in guardia sul fatto che i beni imperiali venivano progressivamente saccheggiati. Perciò, nel 1265, Riccardo conferì a Ottocaro il titolo di custode del patrimonio della corona a oriente del Reno;[100][101] tali informazioni, però, non sono confermate da una fonte sicura.[100] Nello stesso periodo, forse Riccardo concesse anche un privilegio circa la successione femminile al trono boemo, ma persino sull'esistenza di questo documento gli storici sono divisi.[102][103]

Il rebus di Salisburgo e nuova guerra con la Baviera (1262-1267)

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Enrico XIII di Bassa Baviera. Liber Fundatorum Zwetlensis

Quando era vescovo di Sickau, Ulrico, aspirando all'arcivescovado di Salisburgo, fu liberato dalla prigionia boema e ottenne l'aiuto del duca bavarese Enrico, che nel 1262 guidò due invasioni nel Salisburghese. Ottocaro si schierò invece con il suo rivale Filippo, sostenendone la posizione con un intervento militare. Tuttavia, poiché Filippo continuò a dimostrarsi inetto irritando la Chiesa, Ottocaro cessò di appoggiarlo, e nel 1263 Filippo rinunciò alla carica, ritirandosi in Carinzia. L'anno seguente, Enrico di Bassa Baviera e Ulrico di Seckau conquistarono per un po' Salisburgo, ma poco dopo Ulrico rinunciò all'arcivescovado; papa Urbano IV affidò allora la protezione dei domini salisburghesi a Ottocaro, che ne riprese così il controllo.[104] Nel frattempo, alla morte del vescovo di Passavia Ottone di Lonsdorf, il cugino di Ottocaro Ladislao di Salisburgo, figlio di Anna di Boemia e di Enrico II il Pio, fu designato alla sede di Passavia, ma scelse invece di assumere quella vacante di Salisburgo. Ottocaro mantenne ottimi rapporti con lui, garantendo così la permanenza di Salisburgo in orbita boema; per consolidare i legami, gli concesse la prepositura del Vyšehrad, connessa alla carica di cancelliere reale. Alla fine, il nuovo vescovo di Passavia divenne un fedele di Ottocaro, Pietro, canonico di Breslavia.[105][106] Dal 1266, dopo la morte di suo fratello, il duca di Breslavia Enrico III il Bianco, Ladislao di Salisburgo funse da tutore del giovane erede Enrico IV, divenendo di fatto signore di Breslavia.[107] Nel 1268, papa Clemente IV nominò Ladislao vicario del vescovado di Breslavia, all'epoca vacante.[108][109]

Il 5 ottobre 1264 si celebrò sfarzosamente nei pressi di Bratislava il matrimonio del principe ungherese Béla con Cunegonda di Brandeburgo, nipote di Ottocaro. I festeggiamenti perseguivano altresì lo scopo di confermare alle potenze straniere l'amicizia boemo-ungherese e l'opulenza di entrambi i re.[110][111] Nel maggio del 1266 le truppe di Ottocaro occuparono la regione di Cheb (in tedesco Eger), che egli considerava inclusa nella dote di sua madre.[112][113] Alcune fortezze locali furono probabilmente acquisite da Ottocaro sborsando del denaro.[112] Successivamente, confermò ai cittadini locali i vecchi privilegi e ne concesse di nuovi.[112][114] Occupando Cheb, Ottocaro si assicurò un solido punto d'appoggio per una nuova guerra con la Baviera e cominciò a intitolarsi signore di Cheb.[112]

 
Corradino di Svevia. Codex Manesse

Gli scontri con i bavaresi perduravano già dal 1265.[115][116] Nel novembre dello stesso anno, Ottocaro concluse un trattato di alleanza con il vescovo di Passavia Pietro, il capitolo, i cittadini e i ministeriali passaviensi.[117] Nel luglio del 1266, il re boemo interagì a Domažlice con i cittadini di Ratisbona, che aspiravano a emanciparsi sia dai vescovi sia dai duchi bavaresi. Dal negoziato nacque un'alleanza tra Ratisbona e la Boemia contro i Wittelsbach, ma stavolta la campagna militare di Ottocaro in Baviera fu preparata con grande cura. All'inizio di agosto del 1266, l'esercito boemo-polacco intraprese la strada per Ratisbona, espugnando lungo il percorso Regenstauf, Nittenau e altri castelli. Nel frattempo, i guerrieri stiriano-carinziani guidati dal vescovo di Olomouc e il nuovo signore della Stiria, Bruno di Schauenburg, attaccarono la Baviera da est. Ottocaro controllò per breve tempo Ratisbona, ma per mancanza di vettovaglie il suo esercito fu costretto a ritirarsi nella regione di Cheb. Neppure Bruno ebbe miglior sorte, con i suoi uomini ricacciati da Enrico di Bassa Baviera verso Salisburgo. Dopo che in autunno le operazioni militari si placarono, alla fine di novembre Enrico attaccò Passavia. Seguì, nello stesso anno, una seconda incursione boema in Baviera, durante la quale le truppe boeme conquistarono Ried. Le ostilità cessarono soltanto in inverno, con una pace siglata nel 1267 in circostanze poco chiare.[118][119]

All'inizio della primavera del 1267, giunse a Vienna il legato pontificio Guido, che vi convocò un concilio della provincia ecclesiastica salisburghese.[nota 8][120][121] Dopo l'invito al vescovo di Praga, l'incontro si trasformò di fatto in un'assemblea di prelati dei territori sotto influenza boema. Oltre a questioni strettamente ecclesiastiche, si discusse la preparazione di una nuova crociata in Prussia, dove la situazione stava rapidamente peggiorando dopo la morte di Mindaugas (1263) e Danilo di Galizia (1264).[122] La pace con i Wittelsbach non era gradita alla Curia romana, da sempre ostile verso la fazione svevo-wittelsbachiana. Dopo che il papa stroncò ogni sostenitore al trono di Corradino, costui rivendicò i suoi diritti sul regno di Sicilia e, con l'aiuto dei due Wittelsbach, di Federico di Baden e del conte del Tirolo e di Gorizia Mainardo II, diresse un esercito contro Carlo I d'Angiò, che occupava la Sicilia. In caso di vittoria, la posizione di Ottocaro in Austria e Stiria sarebbe stata messa a repentaglio, considerata la probabile riemersione di vecchie ruggini. Nondimeno, Ottocaro non si lasciò trascinare nella coalizione anti-sveva.[123][124]

Seconda crociata in Prussia (1267-1268)

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Statua di Ottocaro II sulla Porta delle polveri, a Praga

Nel 1257, Ottocaro giurò alla Chiesa che avrebbe condotto un'altra crociata contro i pagani nella regione prussiana. Già Alessandro IV gli ricordò la sua promessa nel 1260, ma la spedizione fu infine annullata quell'anno, perché il pontefice non voleva concedere al sovrano boemo il diritto di dirigere l'intera spedizione. Sebbene la situazione in Prussia continuasse a peggiorare per i cristiani, la prospettiva di una guerra santa non fu più discussa. Nell'estate del 1264, papa Urbano IV esortò Ottocaro ad avviare i preparativi bellici una seconda volta. Nel settembre del 1267 fu firmato un trattato tra i Cavalieri teutonici e il re di Boemia, ai sensi del quale quest'ultimo riconosceva i diritti dell'ordine su Chełmno, la Sambia, la Varmia e la Natangia, mentre i primi si impegnavano a contribuire all'acquisizione di Galindia, Jatvingia e Lituania, le quali avrebbero adottato il cristianesimo e si sarebbero arrese a Ottocaro.[125] Ciò era legato al progetto di elevare la diocesi di Olomouc a sede metropolitana e di assoggettare ad essa le diocesi delle suddette regioni.[126] In letteratura, si è spesso ritenuto che Ottocaro desiderasse sottrarre i suoi domini all'influenza di Magonza e subordinare all'arcidiocesi di Olomouc anche la Boemia e le terre alpine, cioè quelle dislocate in Austria. Václav Novotný, tuttavia, ha ipotizzato che l'intento di Ottocaro fosse quello di porre sotto Olomouc soltanto i nuovi territori prussiani e lituani conquistati. Secondo il piano, Magonza avrebbe potuto al tempo stesso conservare la propria supremazia su Olomouc.[127]

La crociata ebbe luogo a cavallo tra il 1267 e il 1268. L'esercito partì nel novembre del 1267, ancora una volta prima dei suoi comandanti, tanto che Ottocaro si trovava ancora a Praga a dicembre.[128][129] Già all'inizio di gennaio stava negoziando la pace a Chełmno tra il duca di Pomerania Barnim e il Gran maestro dell'ordine Anno von Sangershausen. Il repentino scioglimento del ghiaccio ai guadi della Vistola e il rifiuto pontificio dei piani di Ottocaro di accrescere il peso ecclesiastico boemo in Prussia e Lituania minarono irrimediabilmente il prosieguo della crociata.[130][131] Secondo gli Annali di Cracovia, il re boemo non saccheggiò i pagani durante la spedizione, ma i cristiani. Gli Annali del Capitolo di Cracovia specificano altresì che Ottocaro imperversò nelle terre di Boleslao V, con il quale era in contrasto.[132] Già a metà febbraio, è sicuro che il re fosse ritornato a Praga.[132][133]

Nonostante la crociata, con la quale Ottocaro avrebbe dovuto ampliare il proprio potere in Polonia e in Prussia, fosse terminata con un fallimento, egli mantenne comunque una considerevole influenza in quelle regioni. Ottocaro aveva infatti stretto dei rapporti di protezione militare con i duchi polacchi e, in particolare, con quelli della Slesia. Tuttavia, tale politica non poteva incontrare il consenso degli ungheresi. Mentre la Slesia (Breslavia, Opole, Głogów, Legnica e altrove) preferì avvicinarsi al re boemo, come dimostrano, tra l'altro, i frequenti soggiorni dei duchi slesiani alla corte di Praga,[134] dalla parte del re ungherese si schierarono soprattutto la Grande Polonia, la Piccola Polonia (Cracovia), la Cuiavia e altre realtà.[135][136] L'apice della cooperazione polacco-boema coincise con la canonizzazione di Edvige di Andechs sotto il patrocinio di Ottocaro nel 1267, nonna della maggioranza dei principi della Bassa Slesia, e con la traslazione delle sue spoglie all'abbazia di Trzebnica.[137][138]

Manovre politiche in Germania e in Stiria (1268-1269)

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Federico I di Meißen su una lapide a Eisenach

Il tentativo di Corradino di strappare la Sicilia dalle mani di Carlo I d'Angiò fallì e, di lì a poco, Corradino fu giustiziato insieme a Federico di Baden. A quel punto, il papa suggerì un matrimonio tra la primogenita di Ottocaro, Cunegonda, e il figlio di Carlo. Tuttavia, il sovrano boemo rifiutò, in quanto Cunegonda era stata già promessa a Federico I di Meißen, figlio del langravio di Turingia Alberto II, della dinastia dei Wettin. Essendo Federico di Meißen nipote di Federico II di Svevia, Ottocaro pensò di insediarlo sul trono tedesco e su quello siciliano. Tuttavia, questa proposta non solo fu fermamente osteggiata da Roma e da Carlo d'Angiò, ma pure da Riccardo di Cornovaglia, improvvisamente risvegliatosi da una lunga inattività. Dopo la morte di Corradino, a Riccardo si unirono i Wittelsbach, che avevano ereditato tutti i suoi beni. La proposta di eleggere Federico di Meißen quale guida di Germania e di Sicilia fu invece accolta con favore dai ghibellini italiani. Si cominciò a parlare di una nuova spedizione in Sicilia, e Federico iniziò persino a fregiarsi del titolo di re di Sicilia. Ottocaro, che ancora non aveva un erede maschio, vedeva in Federico anche un potenziale successore al trono boemo. Tuttavia, né il matrimonio di Federico con Cunegonda né la sua elezione a re dei Romani ebbero luogo, in parte a causa della goffa politica del langravio Alberto, in parte per la nascita del figlio di Ottocaro, Venceslao II, nel 1271. In tal modo, naufragarono entrambi i propositi di rilanciare l'eredità sveva.[139][140]

«Quando si accorse che il fato l'aiuta,
scatenò una guerra, una contesa, una disputa,
contro coloro che in quell'istante
rivendicavan diritto regnante
in Austria, in Stiria, e mosso così
da impulso non diverso, infine
la nobile duchessa Gertrudina
scacciò dai beni aviti e dal confine.»

Nell'ottobre del 1268, Ottocaro si trovava di nuovo a Trzebnica, in Slesia, dove aveva convocato i più autorevoli esponenti della nobiltà stiriana. Subito dopo li fece imprigionare, accusandoli di tradimento e pretendendo la consegna o la distruzione di alcuni castelli. Pur negando le accuse, vari aristocratici stiriani, tra cui Ulrico von Liechtenstein, finirono reclusi. Al contempo Gertrude fu espulsa dalla Stiria dalla prepositura di Brno e si rifugiò in un monastero in Meißen. Ottocaro liberò i nobili prigionieri solo il 17 marzo 1269, dopo che essi ebbero acconsentito a che alcuni loro castelli fossero occupati o demoliti. Per eseguire tale ordine Ottocaro incaricò il vescovo Bruno di Olomouc.[142][143] Questi, però, nello stesso anno rinunciò alla carica, e con lui lasciò la Stiria anche il suo vicario personale. Le ragioni della dimissioni di questi due importanti alleati di Ottocaro in Stiria non sono note, forse riconducibili a uno scetticismo dell'élite locale verso le nuove politiche boeme. In seguito, venne inviato nella regione il giudice Ottone di Haslau e, più tardi, Ulrico di Liechtenstein, che riuscirono a riportare la calma in zona.[144][145]

Acquisizione della Carinzia e della Carniola (1268-1270)

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Sigillo dell'arcivescovo Filippo di Sponheim

All'inizio di dicembre del 1268, giunse a Poděbrady il cugino del re, il duca di Carinzia e margravio della Carniola Ulrico di Sponheim. Facendo riferimento alla sua mancanza di figli e facendo salvo il caso in cui avesse generato un erede entro la sua morte, decise di nominare Ottocaro II successore universale dei suoi possedimenti. Nell'intesa che fu siglata non si compieva alcun accenno a un qualche placet che avrebbe dovuto garantire l'imperatore tedesco Riccardo o Alfonso, circostanza che spinse il legittimo erede di Ulrico, suo fratello e già arcivescovo di Salisburgo Filippo, a ritenerlo invalido, per timore di finire diseredato.[146][147]

Nel giugno del 1269, il re di Boemia ospitò i vescovi bavaresi a Znojmo. Nel settembre del medesimo anno morì il patriarca di Aquileia Gregorio da Montelongo, più volte difeso da Ottocaro contro i conti del Tirolo e di Gorizia e dal quale, nel 1264, aveva ricevuto la funzione onorifica di coppiere della chiesa di Aquileia. Alla morte di Gregorio approfittò Ulrico di Sponheim, che si impadronì immediatamente del Friuli e assunse la tutela dei diritti aquileiesi. Sotto la pressione del re di Boemia e del duca di Carinzia, il capitolo di Aquileia elesse Filippo di Sponheim quale nuovo patriarca.[148][149]

Il 27 ottobre 1269, Ulrico di Sponheim morì e Ottocaro si impadronì della Carinzia e della Carniola, adducendo come base giuridica il trattato di Poděbrady. Tuttavia, Filippo, eletto patriarca di Aquileia ma non ancora confermato a causa della sedisvacanza papale, si considerava il vero erede e signore delle terre di Ulrico. Nel suo ruolo di difensore della chiesa aquileiese, Ottocaro assunse la supervisione del Friuli e del circondario di Pordenone, fregiandosi del titolo di signore di Pordenone. Alla fine del 1269, Filippo si dichiarò duca di Carinzia a Lubiana e, per ottenere un sostegno concreto contro il nemico, si avvicinò diplomaticamente al principe ungherese Stefano. Per tutta risposta, all'inizio di febbraio del 1270, Ottocaro ottenne in feudo dai vescovi di Frisinga e Bressanone i propri possedimenti diocesani in Carinzia e Carniola e, a maggio, concluse un'alleanza con il capitolo di Aquileia. Una crepa nel suo piano, tuttavia, fu il tradimento del preposto di Brno, Corrado, che Ottocaro aveva scelto come suo rappresentante in Carinzia e che lo boicottò all'improvviso, finendo per venire rimpiazzato da altri candidati.[150][151]

Terza guerra boemo-ungherese (1270-1272)

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Incoronazione di re Stefano. Miniatura tratta dalla Chronica Picta

Nella primavera del 1270, Ottocaro subì due gravi perdite: la morte del cugino Ladislao, che gli garantiva influenza a Salisburgo e in Slesia, lo privò del controllo sull'arcivescovado salisburghese, anche se mantenne un'influenza su Breslavia tramite il giovane duca Enrico IV il Probo.[152][153][154] Poco dopo morì anche Béla IV d'Ungheria, e il suo successore Stefano V, di temperamento aggressivo, divenne presto un acerrimo rivale del re boemo.[155] Dopo la morte di Béla, molti nobili magiari (tra cui il potente Enrico I Kőszegi) si rifugiarono sotto l'ala protettrice Anna, madre della regina Cunegonda, portando a Praga i gioielli della corona ungherese, gesto che indignò il regno magiaro e fece presagire una nuova guerra.[nota 9][156] Nell'ottobre 1270, Ottocaro incontrò Stefano sul Danubio e stipulò una tregua biennale.[157][158] Subito dopo consolidò il potere in Carinzia e Carniola, occupando Lubiana, mentre Stefano violò la tregua invadendo Austria e Stiria.

 
I domini di Ottocaro II nel 1272

Nell'aprile 1271, Ottocaro contrattaccò con un esercito imponente, sostenuto da Alberto I di Brunswick-Lüneburg, dai margravi di Brandeburgo, da duchi slesiani e da cavalieri svevi. Dopo alcune conquiste in Slovacchia, la campagna si concluse con un ritiro boemo, forse per difficoltà logistiche, seguito da controffensive magiare.[159][160] Il 3 luglio 1271 fu stipulata la pace tra Ottocaro e Stefano V: il re ungherese rinunciò a sostenere Filippo di Sponheim e i ribelli carinziani, riconobbe i diritti di Ottocaro su Carinzia, Carniola, Stiria e Friuli, e abbandonò ogni pretesa sui gioielli della corona; in cambio, Ottocaro promise di non appoggiare Stefano il Postumo.[161][162]

Poco dopo, il 1° settembre 1271, fu eletto papa Gregorio X, profondo sostenitore della necessità di una crociata,[163][164] e il 27 settembre nacque l'erede Venceslao II.[165] In seguito, Ottocaro rafforzò il dominio in Carinzia e sui feudi salisburghesi; Filippo di Sponheim rinunciò alle sue pretese, ricevendo in cambio il titolo di amministratore della Carinzia e dei possedimenti austriaci. In tale frangente storico, Ottocaro raggiunse l'apice del suo potere.[166][167] Tuttavia, tra il 1271 e il 1272, su suo ordine, Sigfrido di Mahrenberg, antico sostenitore di Gertrude e Stefano, fu catturato e torturato senza processo.[168][169]

Quarta guerra boemo-ungherese (1272-1273)

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Sigillo di Ottocaro II del 1270

La già molto difficile situazione in Ungheria fu complicata dalla morte di Stefano nell'agosto del 1272. Il figlio decenne di Stefano, Ladislao IV, salì al trono ed esplosero sanguinosi conflitti di potere, nei quali ebbe un ruolo decisivo la vedova di Stefano, Elisabetta la Cumana. In Boemia giunse presto un'ulteriore ondata di emigrati ungheresi, ma le rivalità interne tra gli esuli magiari portarono all'omicidio di un cognato di Ottocaro ed esasperarono i rapporti bilaterali. Il re boemo iniziò ad allestire i preparativi per una campagna in Ungheria sfruttando l'increscioso assassinio come pretesto. Per proteggere i confini occidentali, aveva concluso un trattato di pace con Enrico di Bassa Baviera all'inizio di gennaio del 1273. L'accordo risolse anche alcune questioni relative al confine boemo-bavarese.[170][171]

La campagna fu preceduta da devastanti incursioni reciproche nelle zone di confine, durante le quali i Cumani saccheggiarono la Moravia e le terre alpine, tra Austria e Italia; poco dopo, le truppe di Ottocaro razziarono Nitra e mantennero per qualche tempo Giavarino. La campagna vera e propria iniziò nell'estate del 1273. Bratislava, Jur, Trnava e altre città caddero nuovamente in mano boema, prima che l'esercito attraversasse il Danubio. Nonostante le pesanti perdite riportate, i successi dello schieramento boemo furono considerevoli. I crudeli combattimenti, accompagnati da devastazioni e incendi, migrarono successivamente verso il confine austriaco, dove si riaccendevano i combattimenti per Giavarino. Ottocaro desiderava concludere la spedizione espugnando Sopron, ma durante l'assedio venne a sapere una notizia che lo spinse a ritirarsi anzitempo. In quel frangente, infatti, Rodolfo I d'Asburgo era stato eletto Sacro Romano imperatore, motivo per cui il re di Boemia preferì rientrare il 14 ottobre a Krems.[172][173]

Intronizzazione di Rodolfo d'Asburgo (1272-1273)

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Lapide di Rodolfo I nel duomo di Spira

Dopo la morte di Riccardo di Cornovaglia nel 1272, aumentarono le pressioni del papa Gregorio X e dei principi tedeschi affinché terminasse l'interregno e fosse eletto un nuovo sovrano rispettato e forte. Restava ancora in gioco l'altro re dei Romani, Alfonso X di Castiglia, che però non mostrava interesse per l'impero ed era ignorato dalla Curia romana. Poca fiducia suscitava per il clero anche un altro possibile candidato, il conte palatino Ludovico di Alta Baviera. Mentre questi era caldeggiato dall'arcivescovo Guarniero di Magonza, Carlo d'Angiò propose suo nipote, il re di Francia Filippo III, a partecipare alla corsa. Qualcuno aveva anche considerato la candidatura di Ottocaro, un nome non sgradito al clero e la cui posizione era relativamente solida, poiché egli stesso aveva diritto di voto e poteva esercitare pressioni sugli elettori del Brandeburgo e della Sassonia.[96] I Continuatores Cosmae riferiscono che l'arcivescovo di Colonia visitò Praga nel 1271 e offrì a Ottocaro la corona del Sacro Romano Impero, ma il monarca presumibilmente rifiutò. Tuttavia, la maggioranza degli storici ha screditato una simile ricostruzione.[174][175] Mentre si affastellavano le discussioni e l'impazienza di Gregorio cresceva, il re di Boemia si trovava infatti impegnato in guerra in Ungheria e aveva altri pensieri.

Sotto la pressione del pontefice, che minacciava che se gli elettori avessero fallito, avrebbe nominato lui stesso un nuovo re con i cardinali, l'arcivescovo Guarniero di Magonza fissò la data delle elezioni nel settembre del 1273, mentre al contempo si caldeggiava la figura di Rodolfo d'Asburgo.[176] Il 29 settembre, sei dei sette elettori si riunirono a Francoforte e l'unico assente fu Ottocaro, il cui voto fu ceduto a due duchi bavaresi, malgrado l'opposizione del delegato boemo che ne faceva le veci, il quale ricordò la legittimità della nomina di Alfonso di Castiglia. Alla fine, tutti i voti convogliarono verso Rodolfo d'Asburgo, incoronato in maniera sontuosa il 24 ottobre.[177] Legato all'antica famiglia comitale degli Asburgo, Rodolfo non apparteneva all'élite principesca imperiale, ma non era certo un uomo dalle risorse limitate, come spesso viene descritto in letteratura, bensì uno dei più potenti e ricchi personaggi del sud-ovest imperiale. Gli elettori lo scelsero principalmente per il suo carattere vigoroso, le sue capacità militari e i suoi possedimenti terrieri, doti grazie alle quali si sperava avrebbe ristabilito l'ordine nell'impero.[178]

Rivalità diplomatica con Rodolfo d'Asburgo (1273-1275)

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Rodolfo I d'Asburgo in un affresco

Ottocaro, colto di sorpresa dall'elezione di Rodolfo d'Asburgo, contestò subito le decisioni di Francoforte e si appellò a papa Gregorio X, lamentando che i principi avessero scelto «un conte di poco conto, oppresso dal peso della povertà».[179][180] Le sue proteste caddero nel vuoto, salvo l'appoggio di Enrico di Bassa Baviera, con cui stabilì rapporti amichevoli a Domažlice nel marzo 1274.[181][182] Nel dicembre 1273, alla dieta di Spira, Rodolfo reclamò all'impero le terre usurpate durante l’interregno, chiedendo a Ottocaro la restituzione di Austria, Stiria, Cheb, Carinzia e Carniola. Il re boemo sostenne che Austria e Stiria gli erano state infeudate da Riccardo di Cornovaglia, ma la legittimità di Carinzia, Carniola e Cheb restava dubbia.[183][184] La propaganda asburgica lo descrisse come un superbo slavo dominatore di terre tedesche e colpevole di avarizia, mentre i suoi diritti giuridici furono messi in discussione.Vaníček (2002), pp. 152-153.[185]

 
Statua di Ottocaro a Vienna

Al secondo concilio di Lione, la Chiesa doveva decidere sulla validità dell’elezione imperiale. Gli interessi boemi furono difesi dai vescovi Bruno di Olomouc e Bernardo di Marsbach, e Alfonso di Castiglia si schierò con Ottocaro. Tuttavia, Gregorio X finì per riconoscere Rodolfo, chiedendo a Ottocaro di accettarlo come re dei Romani in cambio di una mediazione; costui rifiutò cortesemente il 12 luglio 1274.[186] Il 26 settembre 1274, il papa confermò ufficialmente il titolo di Rodolfo.[187][188] Mentre Ottocaro rafforzava l'alleanza con Enrico di Baviera a Písek, Rodolfo radunò contro di lui l’arcivescovo Federico di Salisburgo, i conti Mainardo II e Alberto I di Tirolo-Gorizia, e il patriarca Raimondo della Torre. Alla dieta di Norimberga (novembre 1274), Ottocaro fu accusato di disobbedienza per non aver pagato tributi né ricevuto concessioni feudali, e convocato nuovamente a Würzburg e poi ad Augusta, dove non si presentò.[189][190] Nel febbraio 1275, Rodolfo incoraggiò la ribellione in Carinzia e Carniola, affidandole in feudo a Filippo di Sponheim; Ottocaro reagì con dure repressioni. Scrisse poi a Gregorio il 9 marzo 1275 denunciando Rodolfo e offrendosi di promuovere una crociata, ma il papa respinse la proposta.[191][192] Alla dieta di Augusta del maggio 1275, il suo emissario Bernardo di Marsbach tentò invano di far annullare l’elezione di Francoforte. Rodolfo reagì confiscando ad Ottocaro le terre alpine, Cheb, la Boemia e la Moravia, dichiarandolo nemico pubblico dell'impero e ponendolo sotto interdetto. Fu poi scomunicato dall'arcivescovo di Magonza. Nello stesso periodo, Alfonso di Castiglia rinunciò formalmente al titolo imperiale, e in autunno il potente Gioacchino Gutkeled assunse il controllo dell'Ungheria, cercando di formare una coalizione anti-boema.[193][194]

L'implosione dello Stato přemyslide (1276)

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Dopo la morte di papa Gregorio nel gennaio del 1276, Rodolfo iniziò a preparare una campagna contro il re di Boemia. Allo stesso tempo, cercò di riconciliare i fratelli bavaresi Ludovico ed Enrico, poiché quest'ultimo, a differenza di Ludovico, era alleato di Ottocaro. Nel giugno del 1276, le forze imperiali iniziarono a radunarsi a Norimberga con l'intenzione di attaccare la Boemia da ovest. Tuttavia, Ottocaro non rimase inerte, in quanto appoggiò gli oppositori di Rodolfo in Germania, fortificò Vienna, cedette i castelli austriaci a uomini fidati ed estorse ostaggi in età infantile alla nobiltà e alla popolazione cittadina per guadagnarsi un sicuro appoggio. Pur godendo di diversi simpatizzanti in Stiria, Carniola, Carinzia, Austria e a Magonza, il suo esercito era ancora relativamente piccolo. Il piano di Rodolfo era di invadere prima la Boemia, ma nel settembre del 1276 convogliò il suo esercito verso l'Austria. Ciò fu facilitato dal fatto che Enrico di Bassa Baviera, fino ad allora alleato di Ottocaro, fu tentato dall'offerta di Rodolfo di ricevere l'Alta Austria in cambio del suo aiuto nella campagna contro il nemico.[195][196] Nel frattempo, Ottocaro aveva perso la maggioranza dei suoi alleati polacchi e il suo unico sostegno in Slesia coincideva con il duca Enrico IV il Probo di Breslavia.[197]

 
Monumento dedicato a Ottocaro II a České Budějovice, da lui fondata

Nell'agosto del 1276, i fratelli e conti del Tirolo-Gorizia Mainardo e Alberto attaccarono Ottocaro da sud. Alberto invase la Carniola con l'aiuto del patriarcato di Aquileia e incontrò la resistenza del governatore di Ottocaro, Ulrico d'Asburgo, che causò gravi danni al suo esercito insieme alle truppe del vescovo di Bamberga. Tuttavia, Ulrico d'Asburgo perse la vita durante una di queste battaglie. Nello stesso momento, il fratello di Alberto, Mainardo, attaccò la Carniola, forte di un buon sostegno militare garantito da alcuni vecchi sostenitori della Boemia che avevano scelto di cambiare bandiera. Dopo aver preso il controllo della Carinzia e della Carniola, venne invasa la Stiria, compresa Judenburg, distintasi per la coriacea resistenza dimostrata dai suoi abitanti. All'inizio di ottobre del 1276, le truppe di Rodolfo attraversarono il confine bavarese e invasero l'Alta Austria. Già nei primi giorni della campagna, Rodolfo conquistò Linz e, gradualmente, Enns, Ybbs e Tulln gli aprirono le proprie porte. Il dominio nelle aree alpine per Ottocaro sembrava ormai segnato, così come gradualmente fu spianata la strada per Vienna, rimasta fedele al re boemo e assediata da Rodolfo. Nello stesso momento, Ottocaro in persona giunse con un esercito sulle rive del Danubio, composto anche da rinforzi giunti dalla Germania, ma non si fidò di dirigersi verso Vienna e non fornì assistenza all'assediata città.[198][199]

Le ragioni per cui i nobili austriaci, stiriani, carniolani e carinziani tradirono Ottocaro dopo l'attacco di Mainardo e Alberto sono probabilmente molteplici. Infatti, sin dal 1260, i rapporti tra la nobiltà austriaca e Ottocaro si erano notevolmente deteriorati, anche a causa dei severi provvedimenti di Ottocaro, come la prigionia dei capi stiriani nel 1268 o il brutale assassinio del potente ministeriale stiriano Sigfrido di Mahrenberg tra il 1272 e il 1273. Il re boemo non seppe inoltre mantenere le simpatie dei suoi antichi sostenitori. Dopo il 1270, quando ripresero le guerre con l'Ungheria, le aree di confine con Austria e Stiria tornarono a soffrire, nonostante fossero sottoposte alla protezione di Ottocaro. Con le nuove guerre magiare crebbe anche la pressione sulla riscossione delle materie prime e delle rendite ducali. In sostanza, il comportamento di Ottocaro nelle terre occidentali, caratterizzato da inflessibilità e scarsa considerazione delle usanze locali, emerse in maniera plastica con il tempo, finendo per cristallizzarsi in un tradimento aperto nel 1276.[200]

Ottocaro ricevette un'ennesima spiacevole notizia prima di raggiungere il Danubio, relativa allo scoppio di una rivolta nobiliare in Boemia. Sarebbe stato impossibile contrastare quindi Rodolfo con una rivolta interna, soprattutto considerando che gli ungheresi si stavano precipitando in aiuto degli Asburgo. Ottocaro accettò dunque di intavolare dei negoziati di pace, conclusisi il 21 novembre con la rinuncia boema su Austria, Stiria, Carniola, Carinzia, Cheb, Marca vindica e Friuli. In cambio, Rodolfo avrebbe concesso a Ottocaro il feudo di Boemia e Moravia. Ottocaro riconobbe così Rodolfo come legittimo sovrano del Sacro Romano Impero e Rodolfo revocò l'interdetto imperiale relativo al sovrano boemo. Per suggellare la pace, si convenne che il figlio di Rodolfo Artmanno sarebbe stato promesso in sposa alla figlia di Ottocaro, Cunegonda, e il giovane Venceslao II a una figlia degli Asburgo. Il 25 novembre 1276, Rodolfo concesse ufficialmente a Ottocaro il feudo della Boemia e della Moravia.[185] Il trattato comportò la perdita completa di tutti i precedenti guadagni dello Stato boemo, sia pur con un'importante eccezione. Al re sconfitto fu infatti concesso, a titolo di dote, l'intero territorio austriaco da Hohenau a Marchegg, ad eccezione di Krems e Stein an der Donau.[201][202]

Rivolta della nobiltà boema (1276-1278)

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Záviš di Falkenstein, ritratto immaginario del XIX secolo

I principali istigatori dell'insurrezione dei nobili del 1276 e 1277 contro Ottocaro furono i Vitkovci, un'importante famiglia boema, e il già citato Boris di Riesenburg, altrettanto potente.[203] Le ragioni che li spinsero a insorgere non sono chiare, forse connesse alla volontà di strappare vantaggiosi accordi feudali o giuridici.[204] Stando a Josef Žemlička, invece, i Vitkovci si sarebbero ribellati perché le politiche della corona ponevano dei limiti alle loro ambizioni territoriali, complice la fondazione di numerose città regie in diverse aree della Boemia.[205] Non si è poi esclusa la possibilità che l'iniziativa di Boris fosse stata causata dai soprusi compiuti nei suoi confronti da Ottocaro quando salì sul trono boemo nel 1254.[206][207] A capo della ribellione dei Vitkovci si pose il carismatico signore di Krumlov Záviš di Falkenstein, che trascinò con sé l'intera famiglia.[207][208] Non è noto come concretamente si diramarono le attività dei rivoltosi. Secondo Josef Žemliček, sarebbe tutto partito dagli attacchi alla vulnerabile Zlatá Koruna e poi successivamente l'insurrezione si sarebbe propagata altrove. Non è nemmeno certo se i Vitkovci avessero coordinato le loro azioni con Boris, così come resta oscuro se tutti i partecipanti di maggiore spicco siano stati individuati dagli studiosi.[209]

Dopo aver stretto un'intesa con Rodolfo d'Asburgo nel novembre del 1276 e aver così accettato la perdita di ogni possedimento alpino, Ottocaro poté concentrarsi sulla questione dei Vitkovci. Già nella primavera del 1277 intraprese una campagna di rappresaglia ai loro danni nella Boemia meridionale, sostenuto dalle guarnigioni di Písek, Zvíkov e České Budějovice. Il suo esercito si impadronì in modo rapido delle principali roccaforti di potere dei Vitkovci, come Jindřichův Hradec o Český Krumlov. A quel punto, Záviš di Falkenstein preferí fuggire oltre confine. La famiglia dei Vitkovci si rivolse a Rodolfo d'Asburgo per chiedere aiuto. Nel 1277, la tardiva difesa di Cheb e della riva sinistra dell'Austria da parte di Přemysl o gli scontri militari in Moravia, dove Drnholec e Martinice caddero nelle mani degli alleati di Rodolfo. Nel febbraio del 1277, Ottocaro incluse addirittura per breve tempo nella propria titolatura le terre di cui si era dovuto privare dopo le trattative di Vienna, in sfregio ai patti prima siglati.[210][211] Nel frattempo, erano scoppiati disordini anche in Slesia. Il duca Enrico IV il Probo, importante alleato di Ottocaro, era stato catturato dai sostenitori di Rodolfo e da suo zio Boleslao II il Calvo. Dopo la liberazione del giovane duca, Boleslao aveva sconfitto le sue truppe nella battaglia di Procen il 24 aprile.[212][213]

Le discussioni sulle rivendicazioni dei Vitkovci e sulla disputa feudale iniziarono nella primavera del 1277. Nel cosiddetto primo trattato integrativo di Vienna del 6 maggio 1277, si prevedeva una clausola secondo cui Ottocaro avrebbe dovuto cedere tutti i castelli e le città da lui posseduti in Austria e, allo stesso tempo, restituire ai Vitkovci ogni bene confiscato nella Boemia meridionale.[214][215] Anche dopo il primo trattato supplementare, i Vitkovci continuarono a non arrendersi, costringendo il re di Boemia a cercare protezione esterna.[212][216] In quel contesto, il primogenito di Rodolfo, Alberto I d'Asburgo, visitò Praga nel settembre del 1277 e le discussioni che ne seguirono portarono a un secondo trattato integrativo del 12 settembre. Ai sensi dello stesso, Ottocaro avrebbe dovuto assistere militarmente l'imperatore in future campagne militari, oppure perlomeno inviare sostegno bellico. Un punto cruciale dell'accordo riguardò il riconoscimento della sovranità di Ottocaro sui ribelli. Il sovrano avrebbe dovuto perdonarli, ma se essi avessero continuato a resistere, avrebbe potuto intraprendere delle rappresaglie contro di loro. Il patto imponeva infine all'imperatore tedesco di difendere il regno boemo da ogni minaccia e nemico.[217][218]

Nonostante le grandi speranze riposte nell'accordo di settembre, i rapporti bilaterali tra Boemia e Germania non si sbloccarono e, allo stesso tempo, le controversie con i Vitkovci, che si appellarono nuovamente a Rodolfo, non si appianarono.[219][220] A settembre, la principessa Cunegonda entrò nel convento di Sant'Agnese di Praga, annullando così il suo fidanzamento con Artmanno d'Asburgo.[220][221] Nel frattempo, si verificò un riavvicinamento tra Sacro Romano Impero e Ungheria, mentre Rodolfo non smise di incoraggiare i Vitkovci a combattere, fornendo verosimilmente pure sostegno concreto. Ottocaro decise dunque di assumere un atteggiamento intransigente, deciso a non tollerare più i tumulti e adottando dunque misure repressive. In primo luogo, intervenne contro Boris, che fu sconfitto, catturato, condannato e giustiziato. Anche Záviš dovette fuggire nuovamente dalla Boemia, ma Ottocaro volle perdonarne i fratelli Enrico e Vito, con il risultato che, all'inizio del 1278, ogni bacino di resistenza poteva dirsi esaurito.[222][223]

Battaglia di Marchfeld (1278)

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Marchfeld.
 
Monumento alla battaglia di Marchfeld

All'inizio del 1278, era divenuto ampiamente prevedibile il rischio di un altro ampio scontro tra Boemia e Sacro Romano Impero. Ottocaro convinse nuovamente Enrico di Bassa Baviera a unirsi alla sua coalizione, deluso dalla lentezza con cui le promesse di Rodolfo venivano mantenute. I margravi di Brandeburgo Ottone V il Lungo, Ottone IV con la Freccia, Giovanni II di Brandeburgo-Stendal e Alberto III di Brandeburgo-Salzwedel, il duca di Breslavia Enrico IV il Probo e il margravio di Meißen Enrico III e con suo figlio, il langravio Alberto II. Al contrario, la popolarità di Rodolfo stava diminuendo, l'episcopato tedesco si stava allontanando da lui e, nella disputa con Ottocaro, solo il conte Mainardo del Tirolo, l'arcivescovo Federico di Salisburgo e il burgravio Federico di Norimberga lo sostenevano.[224][225] Nel luglio del 1277, la diplomazia boema riuscì a convincere Boleslao V il Timido, duca di Cracovia, a schierarsi dalla sua parte, con il quale Ottocaro concluse un trattato a Opava in palese chiave contraria a Rodolfo.[226]

Alla fine di giugno del 1278, Ottocaro intraprese una campagna militare contro Rodolfo. Stavolta la loro disputa assunse i tratti di una forte rivalità personale, ed è per questo che la partecipazione degli alleati di entrambe le parti fu relativamente ridotta. Il luogo di incontro delle truppe boeme coincise con Brno, dove si radunarono progressivamente i vari contingenti. È possibile che anche alcuni duchi polacchi e margravi del Brandeburgo si fossero precipitati in aiuto di Ottocaro.[227][228] Nel frattempo, il governo di Rodolfo in Austria stava affrontando i primi conflitti con l'élite locale. Presto scoppiò una ribellione, la cosiddetta fronda anti-asburgica, guidata dal capo della nobiltà provinciale austriaca, Enrico di Kuenring, e sostenuta tra gli altri da Enrico di Bassa Baviera.[229][230] Alla fine di luglio, Ottocaro attaccò gli austriaci, ma anziché impedire agli uomini di Rodolfo di congiungersi con gli ungheresi, si concentrò sulla conquista di città e castelli lungo il confine austro-moravo. Rodolfo, ancora a Vienna in quel momento, attendeva rinforzi dalla Germania meridionale. L'assedio boemo di Drozdovic durò due settimane e anche Laa oppose una resistenza simile. Il 22 o 23 agosto, le truppe magiare si unirono a quelle di Rodolfo e Alberto di Tirolo e Gorizia giunsero in soccorso di Rodolfo, insieme a gruppi provenienti da altri passi alpini. Rodolfo si accampò alle porte di Jedenspeigen, mentre il re boemo era già arrivato il 20 agosto e si trovava a circa 5 chilometri da Rodolfo. Entrambi gli eserciti erano dislocati nella cosiddetta piana della Morava (Marchfeld) ed erano separati dal solo paese di Dürnkrut.[231][232]

Stimando il totale di soldati a disposizione di entrambi gli schieramenti, comprensivo di cavalieri e fanti, si contavano rispettivamente circa 30 000 soldati della coalizione tedesco-ungherese e 25 000 tra le file boeme. Nelle prime ore del mattino del 26 agosto, i Cumani armati di archi e frecce iniziarono a infastidire il nemico. La cavalleria pesante avanzò verso le ondate cumane e la loro formazione si disintegrò presto, ma gli ungheresi, protetti da una pioggia di frecce, ne approfittarono e avanzarono, sbaragliando l'esercito boemo. Con il passare del tempo, l'intero esercito di Ottocaro fu colto dal caos e si diede alla fuga, lasciando soltanto poche truppe sul campo ancora decise a proseguire la lotta. In questo nugolo di combattenti rientrava anche Ottocaro, che cadde in quelle circostanze. Privi del loro comandante, i sopravvissuti ripiegarono verso Laa, sebbene in molti annegarono nel fiume Morava. Rodolfo d'Asburgo congedò successivamente gli ungheresi dal suo esercito e marciò in Boemia.[233]

 
Ottocaro II cade durante la battaglia della piana della Morava. Illustrazione di Josef Mathauser

Diversi cronisti imputano la sconfitta in battaglia al tradimento di qualche nobile boemo prima della battaglia, ripreso da cronisti e storici rinascimentali. Tuttavia, studi di epoca successiva non hanno riscontrato alcuna prova di questa defezione, smentendo al contrario tale scenario. Anche sulle dinamiche relative alla morte di Ottocaro persistono incertezze. Tra le assai diversificate ipotesi rientrano la morte per mano di un cavaliere, il disarcionamento da cavallo, la morte per opera di più persone o addirittura un duello fatale con il re ungherese Ladislao. Tuttavia, la versione più diffusa è quella secondo cui il sovrano fu catturato da un «non nobile» e portato via ignominiosamente, prima di venire riconosciuto da un cavaliere e colpito da un'arma alla testa. Tale ricostruzione, quanto meno quella relativa alla causa della morte, è suffragata da un esame antropologico dei resti del re.[234][nota 10] A oggi si ritiene, sulla base delle cronache, che resosi conto della situazione disperata, Ottocaro volle comunque gettarsi nella mischia. Durante la battaglia fu disarcionato da cavallo, gli fu strappato l'elmo e gli fu successivamente rubata l'armatura. Mentre veniva condotto fuori dal campo di battaglia con una corda al collo, un gruppo di cavalieri lo scorse e uno di loro lo riconobbe, decidendo di trafiggerlo con una lancia perché nutriva astio nei suoi confronti. Il sovrano fu poi colpito alla testa dai presenti e, infine, il cadavere di Ottocaro fu spogliato e gettato sul campo. Lì fu trovato da un gruppo di nobili austriaci, che ne fecero pulire le spoglie e lo condussero a Marchegg, avvolto in un sudario. Questa scelta non giovò però alla reputazione di Rodolfo d'Asburgo, in quanto alcuni cronisti lo accusarono di aver ordinato la morte del nemico.

Sepoltura

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Scultura di Ottocaro II

I resti del re boemo furono dapprima esposti pubblicamente da Rodolfo d'Asburgo presso i benedettini scozzesi a Vienna e successivamente nella chiesa dei Minoriti della medesima città. Rodolfo voleva infatti che tutti potessero constatare che il re boemo era davvero caduto nella battaglia di Marchfeld. Le spoglie del re furono quindi imbalsamate. Secondo la testimonianza del borgomastro viennese Paltram Vatz, il corpo di Ottocaro venne tagliato a pezzi come un animale e poi eviscerato come un pesce. Le interiora furono probabilmente sepolte presso l'altare di San Giorgio. Nella primavera del 1279, su richiesta della regina Cunegonda, dopo la revoca della scomunica papale, le spoglie del defunto furono deposte nel monastero dei Minoriti di Znojmo. L'ubicazione esatta e l'architettura della tomba del re restano sconosciuti. Tuttavia, è anche possibile che il corpo di Přemysl non fosse stato nemmeno sepolto nel monastero di Znojmo.[235] Nel 1296, Venceslao II fece trasportare le spoglie del padre da Znojmo a Praga, dove gli furono tributati magnifici funerali nella Cattedrale di San Vito. Successivamente, i resti furono deposti nel convento di Sant'Agnese. Tuttavia, vi avrebbero riposato solo temporaneamente. Venceslao II stava progettando di costruire una nuova necropoli per la sua famiglia nel monastero cistercense di Zbraslav, da lui stesso fondato. Tuttavia, morì prima di assistere alla chiusura dei lavori.[236]

L'ultima volta che le spoglie di Ottocaro furono traslate fu per ordine di Carlo IV di Lussemburgo, affascinato dai risultati raggiunti dai suoi antenati Přemyslidi e, in particolare, di Ottocaro II. Furono collocati nella Cattedrale di San Vito nella cattedrale di San Vito al Castello di Praga, sotto una lastra tombale in pietra calcarea, con la statua di un cavaliere in armatura pesante, abito regale e corona in capo, opera di Peter Parler. La tomba di Ottocaro fu riaperta solo nel 1976, nell'ambito di una ricerca archeologica e medico-antropologica sui resti di personaggi storici, condotta dall'antropologo Emanuel Vlček. Vi fu ritrovata una piccola cassetta di piombo contenente poche ossa di Ottocaro, in cattivo stato, danneggiate dall'umidità risalente del fiume Moldava.[236]

 
La corona ritrovata nella tomba di Ottocaro nella Cattedrale di San Vito, a Praga

Nella sepoltura furono inoltre rinvenuti gioielli funerari in argento dorato: una corona con fascia iscritta lungo il bordo, un globo crucigero e lo scettro reale originario, non funerario, spezzato per poter essere collocato nella piccola cassetta insieme ai resti. I gioielli sono ora esposti nella mostra La storia del Castello di Praga (in ceco Příběh Pražského hradu), mentre le ossa sono state restituite alla tomba. La corona è alta 17 cm e ha un diametro anch'esso di 17 cm; è composta da otto lamelle unite da rivetti, sormontate alternativamente da una croce o da un giglio, ritagliate in lamina d'argento ornata da motivi vegetali e piccoli fiori incisi a sbalzo. Al cerchio sono fissate due archetti incrociati, nel cui punto d'incontro si trova un fiore a sei petali con centro granulato.[237] La corona funebre reca un'iscrizione latina incisa lungo la circonferenza: "HIC SUNT OSSA OTAKARI INGLITI REGIS BOHEMIAE QUINTI" ("Qui sono le ossa di Ottocaro il nobile, quinto re di Boemia"). Una simile identificazione non era abituale, venendo probabilmente imposta dall'orafo di corte di re Venceslao II. Lo scettro, la cui impugnatura non si è conservata, ha un fusto esagonale con un anello e termina in sei petali di giglio, alternativamente aperti o congiunti alle punte. In cima reca una pigna granulata e il globo crucigero è formato da due emisferi lisci, sormontati da una croce greca. Scettro e globo sono realizzati in argento di qualità superiore rispetto alla corona.[238] L'autenticità dei resti è ulteriormente confermata dal testo inciso dell'autenticità su una lastra di piombo, inserita nella cassa con i resti del re quando furono trasferiti nella nuova tomba nella cattedrale:[239]

«HIC IACET PRZEMISL ALIAS OTAKARUS REX BOHEMIA ET AUSTRIE STIRIE CARINTHIE DUX MARCHIO MORAVIE ET ​​​​DOMINUS PORTUS NAONIS FILIUS WENCESLAI REGIUS

Qui giace Premislao, detto altrimenti Ottocaro, re di Boemia e d'Austria, duca di Stiria e di Carinzia, margravio di Moravia e signore di Pordenone, figlio del re Venceslao[239]»

Sono stati inoltre conservati due decine di frammenti di due tessuti semisetosi, nei quali furono avvolte le spoglie di Ottocaro. Secondo la ricostruzione delle restauratrici, si trattava di stoffe lussuose e riccamente ornate. Il primo tessuto presentava, tessuto con fili d'oro, un motivo infinito di medaglioni circolari, il cui bordo era raddoppiato e riempito di foglioline. All'interno di ciascun medaglione erano raffigurati, disposti simmetricamente, due uccelli rivolti verso l'albero della vita. Il motivo dell'altro tessuto era invece costituito da alberi, ai lati dei quali si ergevano due leoni affrontati.[240]

Politica

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La corte di Ottocaro

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La corte di Ottocaro disponeva di un sistema ben sviluppato di ideologia regia, che si ispirava, ad esempio, al culto di Alessandro Magno, al quale Ottocaro era talvolta paragonato, o alle crociate promosse dal sovrano. Non mancava neppure il culto degli antenati della dinastia. Parte integrante della propaganda di corte era l'esaltazione di un insieme di virtù ideali del monarca, come la ricchezza, la munificenza, la generosità e il valore. Il re di Boemia veniva inoltre presentato come difensore e garante della pace.[241]

Un ruolo primario a corte fu permanentemente svolto dal vescovo di Olomouc, Bruno di Schauenburg, artefice della politica estera del sovrano, oltre che suo insostituibile consigliere più vicino, rappresentante e funzionario. Furono inoltre coinvolti numerosi aristocratici durante i processi decisionali.[242] Un'importanza essenziale rivestiva la cancelleria reale e i suoi membri curavano i rapporti con il sovrano itinerante, assecondando i suoi interessi diplomatici.[243] Il nucleo della corte reale era costituito dalla nobiltà boema e morava. Avevano inoltre una grande rilevanza il capo ciambellano e il giudice supremo, i cui ruoli furono ricoperti variamente da importanti figure aristocratiche.[244][245] Non mancavano inoltre burgravi e castellani, le cui funzioni amministrative venivano soprattutto svolte nelle città fondate da Ottocaro.[246]

Fondazione di città e fortezze

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České Budějovice

Durante il regno di Ottocaro II toccò l'apice il fenomeno medievale della fondazione di città regie, accompagnato dalla costruzione di castelli reali e di manství (feudi amministrativi).[247][248] In passato, si è affermato che tale prassi perseguiva l'obiettivo di relegare la nobiltà all'incarico di ministeriali, rafforzando così in maniera sensibile l'autorità politico-amministrativa della corona.[249] Più di recente, lo storico polacco Antoni Barciak ha fornito una chiave di lettura religiosa, sostenendo che il sovrano desiderasse abbellire e sviluppare la sua terra, in armonia con il disegno di Dio.[250] Gli autori tedeschi come Adolf Zycha hanno creduto che lo sviluppo delle città boeme nel XIII secolo fu in gran parte dovuto agli immigrati tedeschi e che il ruolo di Ottocaro II e di altri Přemyslidi non fu così indispensabile.[251] Jiří Kuthan ha sottolineato che Ottocaro non svolse un ruolo passivo nella fondazione delle città, canalizzando la spinta colonizzatrice e sfruttandola per i propri fini. Sebbene il numero delle costruzioni e delle fondazioni promosse da Ottocaro II risulti oltremodo elevato, la qualità dell'architettura restava piuttosto arretrata se paragonata ad altre realtà europee. L'intensa attività fondativa di Ottocaro fu così vasta e diversificata da svelare, in modo inequivocabile, la crescente potenza economica dello Stato e il grado d'efficienza amministrativa della corona. I neonati insediamenti e castelli costituivano una fonte nevralgica di rendite per il tesoro reale e, al tempo stesso, permettevano al re di consolidare il proprio potere, sia pur suscitando mugugni tra la nobiltà.[252]

 
Castello di Bezdez

Alla fondazione delle città regie, così come di fortificazioni difensive, contribuirono numerose personalità di spicco. In Moravia si distinse come grande colonizzatore e fondatore il vescovo di Olomouc, governatore di Stiria e braccio destro di Ottocaro, Bruno di Schauenburg, che prese parte, a quanto pare, anche alla fondazione della città di Bruck an der Mur, in Stiria. Alla fondazione di České Budějovice, del monastero di Zlatá Koruna e probabilmente anche di altre località in Boemia meridionale contribuirono burgravi o castellani; tra gli insediamenti più importanti si annoverano Polička, Bezděz (ormai disabitata), Čáslav, Chrudim, Nymburk e Havel.[253]

Il grande sviluppo delle città reali fu accompagnato dalla diffusione degli ordini mendicanti. Durante il regno di Ottocaro videro la luce monasteri domenicani a Chrudim, Nymburk, Klatovy, České Budějovice, Uherský Brod, a Písek e a Hradec Králové. A Cheb e Znojmo si insediarono gli agostiniani, mentre a Krnov, Stříbro e Bruck an der Muru ai Minoriti. Benché alcune di queste fondazioni non fossero state avviate direttamente dal re, la loro istituzione non sarebbe stata possibile senza la sua consapevolezza, approvazione e sostegno. Nel 1256 Ottocaro fondò nella Città Vecchia di Praga il convento dei crucigeri. La principale e maggiore opera ecclesiastica coincise con il monastero cistercense di Zlatá Koruna in Boemia meridionale, fondato nel 1263. Il re boemo apparentemente partecipò anche alla diffusione dei crocigeri della stella rossa fondata da Sant'Agnese, zia di Ottocaro, i cui monasteri furono costruiti a Cheb e Vienna. Allo stesso modo, durante il regno di Ottocaro, furono istituite anche sedi distaccate del monastero agostiniano di Agnese a Znojmo, Breslavia e Cheb.[254] Dopo la sua incoronazione, Ottocaro probabilmente tentò anche di realizzare un nuovo luogo di sepoltura per la dinastia regnante nel chiostro del monastero di Sant'Agnese.[255]

Società ed economia

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Amministrazione provinciale e tribunali

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Sotto Ottocaro II, si verificarono cambiamenti significativi nel campo del diritto. Il precedente diritto universale (generalmente diffuso) erose gradualmente e fu sostituito dal diritto feudale, che consentiva al sovrano di affermare la sua autorità territoriale, mentre nelle aree di nuova colonizzazione entrava in scena il diritto di Magdeburgo. In ambienti ecclesiastici, venivano applicati il ​​diritto romano e il diritto canonico, e anche i mercanti seguivano il proprio diritto. L'intera gamma di atti giuridici (dalle consuetudini processuali nei tribunali, agli atti di trasferimento dei beni, fino ai modi di istituzione delle proprietà terriere) era garantita dal diritto territoriale, che non aveva un ambito di applicazione precisamente definito.[256]

Dalla fine del XII secolo, rispettando lo Statuto di Corrado (in latino iura Conradi), erano operative due corti castellane, che si occupavano di determinati territori. Il vertice della burocrazia castellana era solitamente composto da un castellano, un ciambellano, un giudice e un vilik (amministratore dei beni della corona) con i loro assistenti. Le corti castellane erano di due generi, una destinata ai giudici e una ai vilik. Non vi è consenso tra gli storici su come differisse la giurisdizione dei due tipi di tribunali.[257] Tuttavia, la giurisdizione dei tribunali del castello si ridusse gradualmente nel XIII secolo a causa della frammentazione del diritto universale.[258]

Il quarto di secolo di Ottocaro portò all'istituzione dei tribunali provinciali, forse tra 1260 e 1270. Secondo František Palacký e altri storici, la sua creazione fu possibile grazie alle attività fondatrici e riformatrici di Ottocaro.[259] Si trovano anche opinioni secondo cui il tribunale territoriale si sarebbe distaccato dal tribunale curiale del sovrano o dai più antichi parlamenti, i cosiddetti colloquia.[260] Resta incerto se lo sviluppo del diritto provinciale venne favorito dalla nobiltà in maniera più o meno sensibile, ma di certo si trattò di un fenomeno storico complesso, basato su una serie di concause.[261] Vratislav Vaníček ha considerato invece la nascita del tribunale territoriale come il risultato della territorializzazione nobiliare. Resta indubbio che la presenza degli aristocratici favorì lo sviluppo del diritto territoriale.[262] Poiché la punizione dei criminali nei possedimenti secolari rientrava nella giurisdizione della nobiltà, la corte provinciale si occupava delle questioni penali, risolvendo altresì delle controversie su proprietà, confini e di altro genere.[263]

Ai tribunali locali era strettamente connessa la creazione dei registri territoriali (in ceco Zemské desky). Benché in precedenza si fosse creduto che vennero realizzati per la prima volta nel 1280,[264] a oggi è stato dimostrato che esistettero già verso la fine del regno di Ottocaro. Dopo la battaglia della piana della Morava, i registri catastali servivano ad attestare le proprietà libere e le relative transazioni, ma non è certo se questo fosse realmente lo scopo originario. Con l'istituzione di questa sorta di registri catastali, Ottocaro avrebbe anche potuto mirare a una chiara distinzione tra proprietà private e proprietà feudali, concesse tramite feudo, al fine di impedirne l'alienazione e la privatizzazione. Era infatti pratica corrente quella secondo cui, in caso di assenza di chiarezza di un proprietario, i funzionari di grado inferiore del sistema amministrativo dei castelli, i cosiddetti beneficiari, si trasformavano gradualmente in nobili terrieri, sfavorendo la corona.[265]

Al regno di Ottocaro risale anche la graduale formazione di una nuova struttura territoriale di tipo distrettuale. I distretti erano parti giuridicamente emancipate del paese, che erano o soggette al tribunale territoriale, o restavano al livello delle province. Erano concentrate attorno ai vecchi uffici dei castelli e alle città e ai burgravi più recenti e importanti. Le loro sedute si svolgevano solitamente sul suolo reale e potevano essere presiedute sia dal monarca stesso, sia da una persona delegata alla loro direzione in via temporanea o permanente.[266]

Flussi stranieri e ruolo delle città

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Diritto tedesco applicato nell'Europa orientale. Lo Sachsenspiegel ("Specchio Sassone") raffigura la Ostsiedlung: il Locator (con un cappello speciale) riceve la carta di fondazione dal signore della terra. I coloni disboscano la foresta e costruiscono le case. Il locatore agiva in veste di giudice del paese

All'epoca di Ottocaro, si verificò un'intensa ondata di immigrazione tedesca nel regno boemo, riconducibile a un più ampio processo di colonizzazione in corso (Ostsiedlung) e che fu favorita dalla fondazione di città reali, castelli e manieri. Il fenomeno della colonizzazione riguardò anche le fasce di popolazione più anziane.[267] Secondo Walter Kuhn, circa 200 000 contadini lasciarono la Germania per cercare fortuna durante il XIII secolo. Ciò significherebbe che circa 2 000 coloni si sarebbero spostati ogni anno nelle terre slave, ovvero lo 0,02% della popolazione tedesca, un numero relativamente circoscritto.[268] Al momento dell'ascesa al trono di Ottocaro II, in Boemia e Moravia vivevano 1 200 000-1 300 000 persone, con una densità di popolazione di circa 15 abitanti per chilometro quadrato.[269] Diverse sono le ragioni per cui i tedeschi abbandonarono la loro terra natale, spesso legate a opportunità commerciali, interesse verso nuovi terreni o ricerca di condizioni di vita migliori. Le terre boeme furono colonizzate sia dai franchi che dagli abitanti della Germania centrale, così come dagli olandesi e dai fiamminghi. Anche i valloni giunsero in Slesia. I nuovi arrivati erano tenuti al rispetto del cosiddetto diritto di Magdeburgo.[270]

Gli spostamenti avvenivano perlopiù in gruppi e, una volta arrivati, i tedeschi si mescolarono spesso con la popolazione contadina locale, vincolata alla servitù della gleba. In molti luoghi, tedeschi e boemi vivevano anche in enclave adiacenti. I rapporti tra le due etnie erano solitamente più cordiali nelle terre boeme rispetto a quelli tra tedeschi e altri popoli slavi. Le famiglie di origine teutonica si stabilirono in modo più permanente nei luoghi in cui le aree precedentemente scarsamente popolate venivano colonizzate. A differenza dei ceti umili, le famiglie nobili di origine tedesca non avevano molto spazio per svilupparsi; il loro sostegno era principalmente il servizio al monarca o i matrimoni con l'élite del posto.[271]

Durante il regno di Ottocaro, la colonizzazione interessò l'area al confine tra Boemia e Moravia a Litomyšl e Lanškroun. La colonizzazione più antica di Pelhřimov fu interessata da un'ondata di immigrati tedeschi e l'intensa attività mineraria aprì la strada al paesaggio di Jihlava e di altre aree della Vysočina. Gli insediamenti aumentarono intorno a Zvíkov, Písek e Klatovy. Nella Selva Boema, il processo di colonizzazione fu attuato con l'aiuto di coloni provenienti dalla Baviera e dall'Austria. Nella Boemia meridionale, anche il monastero di Zlatá Koruna e di Vyšší Brod avevano contribuito notevolmente alla colonizzazione. Mentre i bavaresi di Strakonice popolavano Prácheň, i Vitkovci stabilirono i loro possedimenti nella Boemia meridionale, gli Schwabenitz si stabilirono nella zona di Trutnov e i Markwartinger si stabilirono nel Pojizeří. I benedettini di Břevnov presero l'insediamento nella zona di Broumov verso la metà del XIII secolo. Altre comunità si stanziarono poi a Poděbrady Kutná Hora, Zábřeh, Šumperk, sulle pendici meridionali dei Nízký Jeseník, a Nový Jičín, Příbor, in più angoli della Slesia e altrove.[272]

 
Modello storico della città di Uherské Hradiště

Il processo di colonizzazione era strettamente connesso alle locazioni, ovvero alla fondazione di una nuova città o di un nuovo villaggio. Le città di locazione erano regolarmente strutturate. Della nuova locazione si occupavano figure professioniste, i cosiddetti locator, i quali si assumevano la responsabilità di un eventuale fallimento dell'impresa e, dopo il successo della fondazione di un piccolo insediamento o di una città, solitamente ne diventavano scoltetti.[273] Secondo František Graus, i locatores nel XIII secolo erano più spesso di etnia tedesca che boema e vantavano nobili origini.[274] Il grosso delle città fondate sotto Ottocaro sorse in luoghi dove già esisteva un insediamento. Solo una netta minoranza di città nacque «sul prato verde», cioè in un luogo fino ad allora disabitato, come nel caso di České Budějovice.[275] Il numero di città e castelli fondati all'epoca dimostra chiaramente il crescente potere economico della Boemia e un'amministrazione terriera molto efficiente.[276]

Oltre ai tedeschi, anche gli ebrei, i mercanti occidentali e la popolazione locale giocarono un ruolo significativo negli agglomerati urbani. cresceva la tendenza alla chiusura della comunità cittadina. I borghesi divenivano sudditi del re e i nuovi arrivati dalla Germania e dai paesi romanici "si boemizzavano" progressivamente. La città era un'istituzione autonoma di cittadini liberi che, in maniera comprensibile, tendeva gradualmente all'emancipazione. Per tale ragione, ci si concentrava sulla necessità di controllare il territorio circostante, eliminare il castello cittadino, ridurre l'influenza della nobiltà, espandersi nelle campagne, fondare istituzioni ecclesiastiche proprie e sottoporre gli scoltetti al consiglio municipale.[277]

Camera reale

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La "camera reale" o erario reale comprendeva i beni e le rendite del sovrano, da cui si finanziavano esercito, corte, opere pubbliche e doni politici. In teoria amministrata dal gran ciambellano, questa carica assunse presto funzioni giudiziarie, mentre la gestione economica passò al viceciambellano, segnando la separazione tra i due ruoli. [278] Durante il regno, non esisteva una distinzione netta tra tesoro statale e patrimonio personale del re: molte antiche entrate (tasse di pace, multe, corvée, dazi) scomparvero o furono assorbite dalla nobiltà, sostituite da nuove imposte dette bernĕ e da tributi su moneta, miniere, giustizia, città e mercati.[279] Le regalie mineraria e monetaria restarono le principali fonti di potere economico del sovrano, mentre le città divennero il fulcro della nuova economia.[280][281] Le entrate di Ottocaro erano considerevoli — fino a 120 000 grivnie d'argento annue da Boemia e Moravia, più circa 53 000 dall'Austria e 14 000 grivnie dalla Stiria — ma gran parte di esse veniva trattenuta da funzionari o assorbita dal lusso della corte, lasciando al re solo una minima parte per le campagne militari.[282]

Miniere e monete

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La piazza centrale di Jihlava

L'autorità regia si estrinsecava anche in ambito minerario e monetario,[283] a maggior ragione nel XIII secolo, quando crebbe l'interesse sia per i metalli preziosi (oro, argento), sia per quelli più versatili (soprattutto ferro, rame e stagno).[284] È doveroso segnalare che all'epoca di Ottocaro si sviluppò l'estrazione dell'argento.[285]

I metalli preziosi venivano estratti non solo dalle miniere, ma anche setacciando i corsi d'acqua. La svolta nell'attività mineraria locale fu determinata principalmente dalla scoperta di giacimenti d'argento sulle alture boemo-morave.[286] Dopo la metà del Duecento, Jihlava raggiunse l'apice della sua fama come centro dell'estrazione argentifera sull'altopiano.[287] L'attività mineraria sulle alture boemo-morave si svolgeva secondo il cosiddetto diritto minerario di Jihlava, che distingueva il diritto sul giacimento minerario dalla proprietà fondiaria. Il sottosuolo apparteneva al re sotto forma di regalia, il quale trasferiva le sue competenze alla città e alla comunità mineraria. Il diritto minerario di Jihlava prevedeva inoltre la libertà d'intrapresa nell'attività estrattiva: il ritrovatore di una vena, se aveva adempiuto agli obblighi verso il proprietario del terreno, aveva secondo le norme la precedenza nello sfruttamento. Le disposizioni di Jihlava furono diffuse dal re anche in altre regioni. Al suo sviluppo l'estrazione dell'argento dovette, sotto Ottocaro, anche la città di Smilův Brod (odierna Havlíčkův Brod), che prendeva nome dal suo fondatore, il nobile Smilo di Liechtenburg. L'argento si estraeva però anche nei dintorni di altre città del massiccio boemo-moravo. Dalla metà del XIII secolo cominciarono a prevalere le miniere profonde, nelle quali i minatori dovettero confrontarsi con il problema delle acque sotterranee. Le attività estrattive nel XIII secolo appartenevano infatti alle mansioni straordinariamente difficili.[288]

 
Bratteato di Ottocaro II

Nel XIII secolo, nelle terre boeme si pagava contemporaneamente con oro e argento non coniati e con monete coniate. I mezzi di pagamento venivano spesso calcolati in marche o in grivne. A metà del XIII secolo aumentò il valore della cosiddetta grivna di Praga e si avvicinò a quello della grivna morava, che pesava 280 grammi. In virtù del suo titolo ducale, Ottocaro in Austria fece coniare gli pfennig. In Boemia si coniavano già dall'inizio del secolo i bratteati, che però non riuscivano a mantenere un valore stabile e venivano quindi spesso sostituiti da monete provenienti da paesi esterni alla Boemia. Nei suoi domini, Ottocaro II fece produrre bratteati medi (circa 27-28 millimetri) e piccoli (circa 18 millimetri). Quando fu margravio in Moravia, coniò piccoli bratteati, senza però cessare la produzione dei piccoli denari moravi che venivano coniati già dai tempi di Vladislao III Enrico di Boemia. Ottocaro riformò inoltre in maniera significativa il sistema monetario, in tre fasi: la sua prima riforma è datata intorno al 1253, la seconda tra il 1261 e il 1262 e la terza, la più importante, al 1268.[289] Il regno di Ottocaro coincise con lo sviluppo delle zecche in diverse città regie. I distretti minerari erano gestiti in nome del monarca da maestri di zecca, che supervisionavano anche la produzione e la distribuzione delle monete.[290]

Aristocrazia

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Il regno di Ottocaro per le terre boeme segnò il culmine del consolidamento e della concentrazione dei possedimenti nobiliari, circostanza la quale costrinse il monarca a ritirarsi da molte aree che aveva precedentemente controllato. Le famiglie aristocratiche si appropriarono di castelli e residenze che il re aveva affidato loro per l'amministrazione temporanea. In quel frangente storico, anche i nobili iniziarono a costruire i propri magnifici castelli. Si infiltrarono anche nelle aree di nuova colonizzazione, dove si impadronirono di terreni e vi crearono dei propri circoli, comprensivi di castelli, servitori e vassalli.[291]

All'inizio del suo regno, Ottocaro II continuò la prassi consolidata, ma in seguito cambiò tattica, cercando di limitare l'espansione della nobiltà e di smantellare le vaste proprietà feudali dei signori. Lo fece costruendo e modernizzando castelli e città reali nei latifondi dei nobili. Ottocaro cercò anche di restituire alla monarchia i castelli che il monarca aveva affidato ai signori per l'amministrazione temporanea, che col tempo se ne appropriarono. Tuttavia, il re offrì anche alla nobiltà boema una via di fuga da queste crescenti controversie. Le guerre continue con l'Ungheria e la Baviera inizialmente dirottarono le loro energie in eccesso su un altro canale. Ciononostante, la tensione tra il re e la nobiltà aumentò gradualmente e culminò nei tumulti provocati dai Vitkovci e da altri nel 1276, le cui già descritte cause sono state interpretate in modo diverso dagli storici.[292]

 
Cortile del monastero di Zlatá Koruna, fondato da Ottocaro

Sotto Ottocaro, la Boemia rientrava nella diocesi di Praga, mentre la Moravia nella diocesi di Olomouc ed entrambe le diocesi appartenevano a loro volta sotto la provincia ecclesiastica di Magonza. Tra 1265 e 1270, Ottocaro tentò di elevare Olomouc a metropoli e di subordinarle i territori lituano-prussiani, ma questi piani alla fine naufragarono. Austria, Stiria e Carinzia appartenevano alla provincia ecclesiastica di Salisburgo. L'Austria faceva parte della diocesi di Passavia e il grosso della Stiria e della Carinzia era accorpata direttamente sotto l'arcidiocesi di Salisburgo. Esistevano anche diversi piccoli vescovadi (Gurk, Seckau, Lavant, Chiemsee) e alcuni feudi erano posseduti anche dalla Bressanone, da Passavia e dalla diocesi di Bamberga. L'intera Carniola apparteneva alla diocesi di Trieste, che faceva capo all'unione del Patriarcato di Aquileia.[293]

Il periodo di Ottocaro non coincise con momenti drammatici o di svolta nella storia della Chiesa ceca. Si trattò piuttosto di una fase in cui idee più antiche si incontrarono e vennero messe a confronto. Sotto Ottocaro II, la coincidenza tra Boemia e Moravia e le rispettive diocesi (Praga e Olomouc) rafforzò il potere regio, poiché la Chiesa provinciale divenne un sostegno della corona. Il re mantenne stretti rapporti con i vescovi locali e stranieri, protesse e fondò monasteri, e nel 1255 concesse privilegi ai Cavalieri teutonici e agli ordini mendicanti. Pur intervenendo spesso negli affari ecclesiastici, favorì un’amministrazione più efficiente; tuttavia, nel tempo, la Chiesa boemo-morava perse autonomia, sostituendo la dipendenza dal sovrano con quella dalla curia papale. [294] Nella seconda metà del XIII secolo, la Chiesa nelle terre boeme faceva affidamento su una vasta rete parrocchiale che, secondo le stime di Petr Sommer, contava circa 2 000 unità parrocchiali in Boemia.[295] Il completamento delle parrocchie diede luogo a numerose e prolungate controversie sui loro limiti e sulle entrate derivanti dalle decime. Nella Chiesa si continuò anche a discutere di patronati e della loro eredità e vendibilità. Mentre cresceva il peso dell'episcopato e dei suoi organi, si sviluppò la carica degli arcidiaconi. Contemporaneamente, iniziarono a formarsi anche dei decanati nelle aree rurali. Tuttavia, numerose furono le rimostranze avanzate per le condotte inappropriate compiute da sacerdoti secolari e monaci. In una missiva del dicembre del 1273, il vescovo Bruno di Olomouc scrisse proprio a proposito degli ecclesiastici che compievano furti, che trascuravano i loro doveri o che violavano il voto del celibato.[296]

Minoranze ebraiche

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Gli Statuta Judaeorum, poi confermati nel 1356 da Carlo IV di Lussemburgo

Nella prima metà del XIII secolo, le tensioni tra la popolazione cristiana e la minoranza ebraica in Boemia stavano aumentando. Per provvedervi, papa Innocenzo IV emanò delle bolle papali nel 1247 e di nuovo nel 1253, le quali proibivano qualsiasi genere di violenza contro i semiti. Nel 1254, Ottocaro II confermò la validità delle bolle papali, promulgando nel medesimo anno (o forse nel 1262)[nota 11] emanò un ampio elenco di privilegi per gli ebrei composto da 32 articoli e denominato Statuta Judaeorum. Questo privilegio poneva gli ebrei nella posizione di servi camerae (servitori della camera), il che significava che il re li accettava sotto la propria giurisdizione e protezione, ma allo stesso tempo ne riceveva una porzione delle entrate. Grazie a lui, gli ebrei godettero spesso di pari dignità con i cristiani e potevano attraversare i confini del regno in qualsiasi momento, sia pur pagando la stessa tassa degli abitanti della città a cui appartenevano (l'eccezione era rappresentata dal trasporto dei defunti). Inoltre, nessuno aveva il diritto di costringerli a pagare una cauzione in tribunale nel giorno della loro festa. Se un ebreo veniva falsamente accusato di aver ucciso un cristiano e veniva riconosciuto innocente, il cristiano che lo accusava doveva essere punito. Il sovrano proibì anche la diffusione di superstizioni anti-ebraiche. In caso di omicidio di un semita, l'indagine doveva essere condotta dai membri stessi della comunità etnica. Ottocaro dichiarò inoltre che se la ricerca avesse portato a un sospettato, il monarca avrebbe contribuito a individuare il presunto responsabile. A un cristiano che avesse aggredito un ebreo era prevista l'amputazione della mano. Ottocaro ribadì questo privilegio nel 1268, allo scopo di arginare un aumento dei pregiudizi sugli ebrei.[297]

Aspetto fisico

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Un'encomiabile ricerca antropologica sui resti di Ottocaro II è stata condotta da Emanuel Vlček. In base alle conclusioni da lui raggiunte, il re aveva un'altezza media per la suo epoca, raggiungendo i circa 166-168 centimetri. Inoltre, aveva un fisico molto robusto e muscoloso e una leggera protrusione della mascella superiore. Doveva avere la fronte diritta, un volto piuttosto lungo, con orbite alte e naso di media altezza. La dentatura, giunta in ottimo stato fino a noi, risultava sorprendentemente sana.[298] La maggioranza delle cronache parla dell'aspetto gradevole del re e dal volto abbronzato.[299] La descrizione del re è fornita, ad esempio, dalla Cronaca di Kolmar:

«Era di portamento nobile, non troppo alto, dal viso bruno, valoroso e saggio, e di straordinaria eloquenza per la sua età.»

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Vladislao II di Boemia Vladislao I di Boemia  
 
Richeza di Berg  
Ottocaro I di Boemia  
Giuditta di Turingia Ludovico I di Turingia  
 
Edvige di Gudensberg  
Venceslao I di Boemia  
Béla III d'Ungheria Géza II d'Ungheria  
 
Efrosin'ja Mstislavna  
Costanza d'Ungheria  
Agnese d'Antiochia Rinaldo di Châtillon  
 
Costanza d'Antiochia  
Ottocaro II di Boemia  
Federico Barbarossa Federico II di Svevia  
 
Giuditta di Baviera  
Filippo di Svevia  
Beatrice di Borgogna Rinaldo III di Borgogna  
 
Agatha di Lorena  
Cunegonda di Svevia  
Isacco II Angelo Andronico Ducas Angelo  
 
Eufrosina Castamonitissa  
Irene Angela  
Herina  
 
 
 

Discendenza

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Ottocaro si sposò due volte, di cui la prima fu con Margherita di Babenberg (1204/1205-1266) nel 1251. Il secondo matrimonio, invece, avvenne nel 1261 con Cunegonda di Slavonia (1245-1285). In ordine cronologico, ebbe i seguenti figli:

Ottocaro ebbe anche diversi figli illegittimi con Agnese di Kuenring (1236 circa – ?):

  • Figlia sconosciuta (1) (prima del 1260 – ?) ∞ prima del 1273, Ulrico di Drnholec[302]
  • Figlia sconosciuta (2) (dopo il 21 ottobre 1260, al più tardi nel 1266 – ?) ∞ tra il 1273 e il 1278, Vok di Kravař e Benešov[302]
  • Nicola I di Troppau (1255 circa – luglio 1318)[302] duca di Troppau, ∞ 1285, Adelaide d'Asburgo
  • Agnese (prima del 1259 – dopo il 23 giugno 1306, prima del 5 novembre 1318)[302] ∞ prima del 1278, Bavor II di Strakonice

Gli altri suoi figli illegittimi hanno madre sconosciuta, ma non è escluso (ad eccezione di Elisabetta) che fossero altri discendenti avuti con Agnese di Kuenring:

  • Giovanni (dopo il 1255 – 26 agosto 1296)[303] prevosto di Vyšehrad, cancelliere del regno di Boemia
  • Elisabetta (prima del 1263 – 1296) ∞ 1275, Enrico V di Kuenring[303]
  • Elisabetta (prima del 1278 – dopo il 1315, prima del 1326) ∞ prima del 1303, Vikart di Polná[303]

Influenza culturale

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Statua di Ottocaro II a Vysoké Mýto

La personalità di Ottocaro fu enfatizzata in opere letterarie da molti poeti già mentre ancora in vita, probabilmente con lavori commissionati da lui stesso durante la sua vita (si pensi a Friedrich von Sonnenburg o a Ulrich von dem Türlin).[304] Il Chronicon Aulae regiae dipinge Ottocaro alla stregua di un uomo coraggioso e virtuoso.[305] Nella sua Cronaca rimata di Stiria, Ottocaro di Stiria descrive il re boemo come un sovrano tirannico.[306] Nella Cronaca di Dalimil, il personaggio di Ottocaro si trasforma gradualmente da giovane brillante e promettente a distruttore della nobiltà boema.[307] La biografia di Ottocaro fu ulteriormente descritta da altre cronache, ad esempio da Giovanni de' Marignolli o I continuatori di Cosma Praghese.[308][309] Anche la Cronaca ecclesiastica di Praga di Benesch di Veitmile discute il corso della sua vita, così come Enrico di Heimburg o la Cronaca di Colmar. Non mancano poi opere straniere dell'Europa centrale che forniscono qualche informazione a suo proposito.[310] Dante Alighieri colloca Ottocaro nel Purgatorio nella sua Divina Commedia.

«Ottacchero ebbe nome, e ne le fasce
fu meglio assai che Vincislao suo figlio
barbuto, cui lussuria e ozio pasce.»

Il drammaturgo e poeta spagnolo Lope de Vega dedicò l'opera teatrale La corona imperiale di Ottocaro al re boemo.[312] Nel 1825, il drammaturgo Franz Grillparzer portò sul palcoscenico viennese Felicità e fine di Krále Otakar (Konig Ottokars Glück und Ende), fornendo un ritratto di Ottocaro orgoglioso e tirannico.[312][313] Oltre a essere delineata da Sofie Podlipská nel romanzo Přemysl Otakar II, la figura del re boemo è altresì protagonista nei romanzi di diversi autori cechi novecenteschi e del terzo millennio.

Nel 2022, il regista Jan Svatoš ha realizzato un documentario su Ottocaro, intitolato Quando il leone ruggisce ("Až zařve lev"). Nella pellicola, la storia del re viene raccontata attraverso una sua conversazione fittizia con il monaco francescano e missionario Odorico da Pordenone, avvenuta nell'aldilà.[314]

Il 10 maggio 2002, lo Stato maggiore dell'Esercito della Repubblica Ceca ha istituito l'onorificenza di Ottocaro, Re di Ferro e d'Oro, che viene conferita dal Capo di Stato maggiore. La medaglia circolare raffigura il re con una spada in mano, mentre la legenda recita "PŘEMYSL OTAKAR II • RE DI FERRO E D'ORO". Il retro raffigura il leone ceco con due code e la scritta "ESERCITO DELLA REPUBBLICA CECA". Il nastro è viola con strisce laterali nere e una striscia centrale bianca.[315]

Giudizio storiografico

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Statua di Ottocaro di Ludwig Schwanthaler (1848), museo nazionale di Praga

Gli storici hanno avanzato giudizi misti sulle qualità e sul governo di Ottocaro. František Palacký lo ha descritto alla stregua di un sovrano fuori dal comune, dotato di saggezza, prontezza, abilità politica, coraggio e audacia, capacità di organizzazione, senso dell'ordine ed energia. Allo stesso tempo, tuttavia, gli ha rimproverato l'atteggiamento conciliante verso i tedeschi, che secondo Palacký costò infine la vita a Ottocaro, divenuto vittima del tradimento tedesco nella persona di Rodolfo d'Asburgo.[316] In un suo monumentale testo del 1866, il professore viennese Ottokar Lorenz ha valutato Ottocaro perlopiù negativamente, sostenendo che le sue fortune furono possibili soltanto per via di una fase tribolata vissuta dal Sacro Romano Impero e che il suo complesso di domini sarebbe stato un prodotto della politica papale e del favore curiale, interrotto solo dal concilio di Lione del 1274. Lorenz ha riconosciuto le capacità diplomatiche di Ottocaro, ma gli attribuì anche sfrontatezza e spirito predatorio.[317] Il ruolo di difensore del re fu assunto dallo storico ceco Josef Kalousek, che si ispirò a Palacký e cercò di condannare Lorenz per la sua visione preconcetta.[318]

Dopo il 1930, il regno di Ottocaro è stato sviscerato in maniera approfondita da Václav Novotný, Josef Šusta e Josef Vítězslav Šimák. Secondo Šusta, la causa della caduta di Ottocaro risiedeva nelle condizioni generali del Medioevo. La costruzione del potere monarchico da parte di Ottocaro si scontrava infatti con l'universalismo imperiale tedesco, che sebbene in declino, era ancora abbastanza forte da impedire la formazione di una compagine più ampia a est dei suoi confini.[319] Negli anni Novanta, Jiří Kuthan si è occupato del personaggio storico in esame, considerandolo un sovrano determinato, capace e straordinariamente dotato; tuttavia, ha creduto che la ragione del suo declino fosse il suo comportamento eccessivamente autoritario nei confronti della nobiltà e il suo tentativo di unire tutte le sue terre in un unico insieme, che, secondo Kuthan, condusse a un patriottismo e a una disomogeneità del conglomerato.[320] Le ricostruzioni secondo cui l'autorità di Ottocaro avesse assunto dei connotati dispotici o accentratori sono state fugate da Vratislav Vaníček. Costui ha sostenuto che l'ascesa di Ottocaro avvenne durante un'era di innovazioni e modernizzazione della società centro-europea. A suo dire, la crisi del variegato Stato di Ottocaro derivò da una certa conservatività, per così dire, del suo potere (limitazione della mobilità politica e restrizioni verso le libertà cittadine), dal suo duro approccio nei confronti dei propri sostenitori e dalla mancata comprensione delle esigenze nell'occidente dell'impero.[321] Uno dei più recenti tentativi di valutare la personalità e il governo di Ottocaro è stato compiuto nel 2011 da Josef Žemlička. Secondo lui, Ottocaro fu un uomo coraggioso, amante delle imprese grandiose e solenni. Si trattava di una figura carismatica, capace di comandare e di compiere un'efficacia gestione dei suoi domini. Tuttavia, era spesso soggetto a sbalzi d'umore e talvolta agiva in modo avventato e frettoloso. Secondo Žemlička, Ottocaro preferiva interventi drastici a soluzioni diplomatiche. Sebbene non fosse avverso a cambiamenti nella società, il suo stile di governo e i suoi rapporti con la nobiltà emularono il modello dei suoi antenati. Come Kuthan e Vaníček, Žemlička ha ritenuto che Ottocaro trattasse la nobiltà con eccessiva durezza. Nel complesso, tuttavia, lo ha giudicato un sovrano potente e sicuro di sé, tra i più grandi re boemi.[322]

«Fu uomo di costumi gentili, costante e schietto nel parlare, saggio e di mente ponderata, sempre intento a mantenersi sereno; sapeva mantenere la parola data e solo di rado pronunciava parole aspre o suoni volgari, né espressioni colme d'amarezza. Di rado era triste, poiché in questo mondo visse sempre in modo tale che, di giorno come di notte, coltivava la fede in Cristo e mai cessava di lodarlo.»
Esplicative
  1. ^ Già nel 1252, Gertrude celebrò il suo terzo matrimonio con Romano di Galizia, figlio di Danilo di Galizia e parente di Béla d'Ungheria. Questo matrimonio avrebbe dovuto servire a giustificare le pretese di Béla sull'Austria e sulla Stiria (Novotný (1928), p. 837; Žemlička (1998), p. 76). Nello stesso periodo, Romano iniziò a impiegare il titolo di duca d'Austria (Vaníček (2002), p. 38). Tuttavia, già nel 1253, Romano lasciò Gertrude e ne ignorò le sorti future (Novotný (1928), p. 840).
  2. ^ Il 16 marzo 1254, ricevette da papa Innocenzo IV la garanzia che nessuno avrebbe potuto scomunicarlo senza il consenso di Roma (Žemlička (2011), p. 95). Questo privilegio fu presto rinnovato da papa Alessandro IV (Žemlička (2011), p. 95; Vaníček (2002), p. 73). Innocenzo inviò contemporaneamente in Boemia un altro legato, Bernardo Caracciolo Rossi, vescovo di Napoli, che avrebbe dovuto rimuovere gli ostacoli che impedivano a Ottocaro di essere incoronato (colui che tradizionalmente incoronava i re boemi, l'arcivescovo di Magonza, era all'epoca scomunicato). Tuttavia, alla fine l'incoronazione del 1254 fu annullata (Žemlička (2011), p. 95; Novotný (1937), pp. 17-19).
  3. ^ Ottocaro era imparentato con gli Ascanidi di Brandeburgo e i Wettin di Meißen. Una delle sue sorelle, Beatrice, sposò il margravio di Brandeburgo Ottone III, mentre l'altra sua sorella Agnese sposò il margravio di Meißen, Enrico III (Žemlička (1998), p. 111).
  4. ^ Nel 1253, Ottocaro aveva voluto consolidare la sua influenza in Polonia interessandosi al santo polacco appena canonizzato Stanislao, le cui spoglie furono trasferite da Cracovia a Praga per volontà di Boleslao il Timido e del vescovo di Cracovia Giovanni I Prandota (Žemlička (2011), pp. 98-99; Novotný (1937), II/IV, pp. 27-28).
  5. ^ Poppo von Osterna delegò il ruolo di comandante supremo della spedizione a Ottocaro (Žemlička (2011), p. 99).
  6. ^ Tra i Piast di Slesia, Ottocaro ricevette aiuto dal duca di Breslavia Enrico III il Bianco e dal duca di Opole Ladislao I (Novotný (1937), II/IV, p. 84).
  7. ^ Secondo Václav Chaloupecký, Ottocaro intendeva all'inizio sposare la figlia più giovane di Béla Margherita, ma la proposta fu rifiutata (Chaloupecký (1930), p. 130). Tuttavia, tale affermazione è stata rigettata da Václav Novotný (Novotný (1937), II/IV, p. 106).
  8. ^ La scelta della sede sinodale era legata agli sforzi di Ottocaro di istituire una sede vescovile a Vienna (Žemlička (2011), p. 129).
  9. ^ Václav Chaloupecký ha ritenuto che Anna avesse preso i gioielli per suo figlio Béla di Macsó, ma l'ipotesi è stata respinta da Žemlička (Žemlička (2011), p. 147).
  10. ^ Nel 1976, dopo aver riesumato la tomba di Ottocaro nella Cattedrale di San Vito a Praga, Emanuel Vlček scoprì che al re era stata inflitta una ferita da taglio sulla fronte mentre giaceva supino, la quale gli aveva spaccato il cranio (Vlček (1999), p. 94).
  11. ^ Il testo pubblicato da Carlo IV di Lussemburgo indica il 1254 come data del documento originale, ma poiché il provvedimento compare nelle cancellerie ufficiali soltanto a partire dal 1262, vi è chi ha creduto che fosse stato promulgato in quell'anno.
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Bibliografia

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Fonti primarie
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Fonti secondarie

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