Palazzo d'Azeglio
Il Palazzo Tapparelli (o Taparelli) d'Azeglio, o semplicemente Palazzo d'Azeglio, è un palazzo di Torino costruito tra il 1679 e il 1689 su progetto dell'architetto Michelangelo Garove in via del teatro d'Angennes, l'attuale via Principe Amedeo.
Palazzo Tapparelli d'Azeglio | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | Piemonte |
Località | Torino |
Indirizzo | Via Principe Amedeo 34, quartiere Centro |
Informazioni generali | |
Condizioni | attivo |
Costruzione | 1679 |
Inaugurazione | 1689 |
Stile | entre cour et jardin |
Uso | sede della Fondazione Luigi Einaudi |
Altezza |
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Realizzazione | |
Architetto | Michelangelo Garove |
Committente | Giuseppe de Mesmes, marchese di Marolles |
Tra i nobili, i politici e i letterati che nacquero nel palazzo si annovera, nel 1798, Massimo d'Azeglio.
Dal 1970 il palazzo ospita la Fondazione Luigi Einaudi e dal 1990 al 2015 ha ospitato la Fondazione dedicata allo storico torinese Luigi Firpo[1].
Storia
modificaIl palazzo fu commissionato nel 1679 da Giuseppe de Mesmes, marchese di Marolles e conte di Chiavazza (che l'aveva ricevuto in dono dalla reggente Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours) [2], all'architetto di corte Michelangelo Garove che lo iniziò nel 1683 e lo concluse nel 1689. La sua prima denominazione fu quindi quella di Palazzo Mesmes de Marolles.[3]
Venne quindi venduto una prima volta nel 1697 dalle sorelle del Mesmes al conte Baldassarre Filippo Roero di Sciolze, il cui erede Francesco Amedeo Roero di San Severino e di Sciolze lo vendette a sua volta nel 1778 a Ludovico Arborio Gattinara dei Marchesi di Breme, conte di Sartirana e ricco feudatario. Questi si trasferì con la moglie Marianna Dal Pozzo della Cisterna e i suoi 14 figli, tra cui Ludovico di Breme (che nel palazzo morì nel 1820),[4] e procedette ad una prima profonda ristrutturazione e a un ingrandimento nel 1788, ad opera dell'architetto Filippo Castelli[5] che ne introdusse anche la decorazione neoclassica a stucco. Nell'abbellimento intervennero anche artisti già attivi nelle residenze reali, come Giuseppe Bolina e Giovanni Battista Sanbartolomeo, che utilizzarono eleganti toni Luigi XVI.
L'attuale denominazione è dovuta al passaggio di proprietà, avvenuta nel 1789, dal marchese di Breme al marchese Cesare Taparelli d'Azeglio,[6] padre dello scrittore Massimo. Quest'ultimo nomina la casa di famiglia e la camera gialla del primo piano nel suo libro I miei Ricordi. Nel 1845 l'altro suo figlio Roberto Taparelli d'Azeglio, già senatore del Regno di Sardegna, divenutone erede in quanto primogenito, commissiona all’architetto Barnaba Panizza il rifacimento e la sopraelevazione della facciata meridionale.
Nel 1816 nasce nel palazzo Vittorio Emanuele Taparelli d'Azeglio, figlio di Roberto d'Azeglio e in seguito destinato a diventare diplomatico e senatore. Sua madre, la scrittrice Costanza Alfieri di Sostegno (cugina di Vittorio Alfieri), anima nel palazzo un salotto letterario e patriottico frequentato da diversi personaggi illustri, quali Cavour e Silvio Pellico [7]. Dopo la morte di Costanza e di Roberto, nel 1862, Vittorio Emanuele vende il palazzo alla Banca d'Italia[8].
Nel complesso residenziale vengono nel tempo aggiunte preziose decorazioni, come ad esempio il dipinto a tempera sul soffitto del salone a pianterreno aggiunto da Francesco Gonin nel 1872.
Dopo brevi passaggi di proprietà al banchiere Vincenzo Ceriana e alla famiglia Casana, nel 1919 il complesso viene acquistato dal senatore Giovanni Agnelli per la figlia Caterina Aniceta, detta Tina e il marito Carlo Nasi.
Nel 1953 la vecchia scala dell’ala nord viene sostituita con uno scenografico scalone formato dall’intreccio di due rampe a spirale, opera dell’architetto Tomaso Buzzi.
Nel luglio 1970 vengono commissionati all’architetto Amedeo Albertini importanti lavori di restauro, sistemazione e decorazione del palazzo, dove la Fondazione Luigi Einaudi, ricevuto in prestito lo stabile dalla Fiat che ne era divenuta proprietaria due anni prima, ha intenzione di trasferire la sua sede e la sua grande biblioteca[9].
Dal 2023, Palazzo d'Azeglio è di proprietà della società REAM SGR S.p.A.
Descrizione
modificaLa particolarità del palazzo sta nell'essere stato progettato secondo lo schema "entre cour et jardin", cioè arretrato rispetto alla via e preceduto dalla corte d'onore[10].
È ben riconoscibile per le finestre inginocchiate, strutture di tipo monumentale tipiche del periodo manierista e del barocco toscano, usate specialmente al pian terreno in cui il davanzale poggia su sostegni sporgenti che assomigliano a quelli di un banco di inginocchiatoio.
Note
modifica- ^ https://fondazionefirpo.it/la-fondazione/chi-siamo/
- ^ La Stampa 18 luglio 1972, http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0144_01_1972_0157_0003_4688264/
- ^ https://archive.is/20130413043950/http://www.lavenaria.it/web/it/consorzio-la-venaria-reale/centro-studi/pubblicazioni/item/711-michelangelo-garove-1648-1713-un-architetto-per-vittorio-amedeo-ii.html#selection-1743.630-1743.656
- ^ Luigi Firpo, file:///C:/Users/HP/Downloads/palazzo-dazeglio-storia-completa.pdf
- ^ https://www.museotorino.it/view/s/64c1071d3be14ca7a96bf0c050cb6f6a
- ^ http://sguardisutorino.blogspot.com/2019/01/scoprite-le-meraviglie-segrete-di.html
- ^ https://www.lecceoggi.com/le-donne-nella-storia-costanza-alfieri-sostegno-dazeglio/
- ^ https://gestione.fondazionetorinomusei.it/media/2023/05/maritano_articolo-dazeglio.pdf
- ^ https://www.fondazioneeinaudi.it/scopri/palazzo-d-azeglio
- ^ https://www.ravarestauro.it/galleries/facciata-palazzoazeglio/
Bibliografia
modifica- Massimo d'Azeglio, I miei ricordi (a cura di Francesco Zublena), Società Editrice Internazionale, Torino 1923
- Luigi Firpo, Palazzo d'Azeglio: una dimora signorile della vecchia Torino, Fondazione Luigi Einaudi, Torino 1972
- A.A.V.V., Palazzo d'Azeglio in Torino. L'edificio e le istituzioni culturali, Fabbri, Milano 1991
- Piergiorgio Dragone, Palazzo d'Azeglio in Torino. Passeggiate nel tempo, tra ricordi e scoperte, in Agosti, Giovanni [et al.] (a cura di), Per Giovanni Romano. Scritti di amici, L'Artistica, Savigliano 2009, pp. 72-73
- Cecilia Castiglioni, Michelangelo Garove 1648-1713. Ingegnere militare nella capitale sabauda, Celid, Torino 2010