Pierluigi Deodato (Catania, 21 giugno 1899Billò Lechemptì, 5 giugno 1941) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2][3].

Pierluigi Deodato
NascitaCatania, 21 giugno 1899
MorteBillò Lechemptì, 5 giugno 1941
Cause della morteAssassinio
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio1918 - 1941
GradoMaggiore
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneOperazioni militari italiane in Libia (1922-1932)
Grandi operazioni di polizia coloniale in A.O.I.
Comandante diVI Battaglione della VII Brigata coloniale
Decorazionivedi qui
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere[1]
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Biografia

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Nacque a Catania il 21 giugno 1899, figlio di Giuseppe a Agata Consoli.[4][3] Arruolato nel Regio Esercito nel novembre 1918, verso la fine della prima guerra mondiale, come sottotenente di complemento, l'anno successivo partì per la Cirenaica in servizio nel VI Battaglione del 34º Reggimento fanteria "Livorno".[5] Promosso tenente nel maggio 1920 chiese, ed ottenne, di rimanere in servizio ed assegnato al Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica, prese parte alle operazioni di grande polizia coloniale per oltre cinque anni meritandosi il passaggio in servizio permanente effettivo.[5]

Rientrò in Italia nell’ottobre 1925, venne trasferito in servizio al 1º Reggimento alpini, e promosso capitano nel 1933 passò al 5º Reggimento alpini. Il 10 marzo 1935 si imbarcò a Napoli per l'Africa Orientale in vista dello scoppio della guerra d'Etiopia. Dopo la fine della guerra fu trasferito al Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea come comandante della compagnia mitraglieri dell'VIII Battaglione eritreo. Prese parte alle grandi operazioni di polizia coloniale in A.O.I..[5] Assunto il comando del VI Battaglione della VII Brigata coloniale nel novembre 1939, con l'entrata in guerra del Regno d'Italia fu subito mandato in zona di operazioni.[5] Nel febbraio 1941 fu promosso maggiore.[2] Catturato il 5 giugno 1941 a Billò Lechemptì venne assassinato subito dopo.[5] Già decorato di una medaglia di bronzo e tre croci di guerra al valor militare venne insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1][2]

Onorificenze

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«Comandante di un battaglione coloniale in un presidio isolato, attaccato da preponderanti forze ribelli, opponeva resistenza per più giorni e, benché ferito, non lasciava il comando del battaglione. Col reparto decimato e nella impossibilità di tenere la posizione, avendo avuto ordine di ripiegare per ricongiungersi alle altre forze, riusciva con abile manovra, a sfuggire alla stretta nemica. Attaccato durante la marcia opponeva disperata resistenza e, benché nuovamente e gravemente ferito, guidava arditamente i suoi uomini all’assalto. Travolto dall’avversario, venti volte superiore, veniva catturato, sottoposto a giudizio sommario e condannato a morte subiva stoicamente la barbara condanna. Billò Lechemptì (A.O.), 22 maggio-5 giugno 1941 .[6]»
— Decreto Provvisorio del Capo dello Stato del 15 aprile 1947.[7]
«Comandante di compagnia mitraglieri durante un'operazione di polizia coloniale, malgrado il fuoco avversario, si recava ininterrottamente alle diverse sezioni assegnate alla compagnie avanzate per dirigerne l'azione di fuoco. Addis Abeba, 29 giugno 1936
«Comandante di compagnia mitraglieri di un battaglione d'avanguardia, guidava e dirigeva il fuoco dei plotoni dipendenti con perizia costituendo davanti ai fucilieri avanzati un efficace tiro di accompagnamento ed infliggendo al nemico perdite sensibili. Esempio di capacità, sprezzo del pericolo ed alto senso del dovere. Bottà, 31 marzo 1937
«Comandante di compagnia mitraglieri, durante un attacco sferrato dal nemico contro le posizioni occupate dal battaglione, impossibilitato ad intervenire efficacemente dalla posizioni su cui trovavasi, col fuoco delle proprie armi, data la lotta ravvicinata e l'immediato assalto dei fucilieri, di iniziativa portava le mitragliatrici pesanti in avanti e sotto intense raffiche di mitragliatrici nemiche, apriva il fuoco infliggendo all'avversario perdite sensibili e contribuendo efficacemente a volgerlo in fuga disordinata. Gheldeia di Conta, 20 marzo 1937
«Durante aspro combattimento contro forze ribelli, conduceva con arditezza ed energia i propri uomini all'attacco esponendosi ove maggiore era il pericolo. Sucurrà-Becciò, 31 ottobre-11 novembre 1937
  1. ^ a b Bianchi, Cattaneo 2012, p. 88.
  2. ^ a b c Noi Alpini.
  3. ^ a b Istituto del Nastro Azzurro.
  4. ^ Combattenti Liberazione.
  5. ^ a b c d e Bianchi, Cattaneo 2012, p. 89.
  6. ^ Medaglie d'oro al valor militare sul sito della Presidenza della Repubblica
  7. ^ Registrato alla Corte dei conti il 14 maggio 1947, registro esercito 11, foglio 90.

Bibliografia

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  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 681.
  • Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale giugno 1940-novembre 1941. Vol.1 Narrazione, Roma, Edizioni Ufficio Storico SME, 1995.
  • Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale giugno 1940-novembre 1941. Vol.2 Documenti, Roma, Edizioni Ufficio Storico SME, 1995.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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