Pierre Benoît

romanziere francese
(Reindirizzamento da Pierre Benoit (scrittore))
Disambiguazione – "Pierre Benoit" rimanda qui. Se stai cercando altre persone omonime, vedi Pierre Benoit (disambigua).

Pierre Benoît (Albi, 16 luglio 1886Ciboure, 3 marzo 1962) è stato un romanziere francese, membro dell'Académie française dal 1931. Scrittore prolifico, i suoi romanzi d'avventura, tra cui anzitutto L'Atlantide, conobbero un successo considerevole nella prima metà del Novecento, venendo tradotti in varie lingue e trasposti in numerosi film.

Pierre Benoît intorno agli anni venti. Cartolina postale, foto di Henri Manuel

Fu un grande viaggiatore e i suoi romanzi hanno spesso come cornice Paesi esteri, talvolta «esotici» per i lettori della sua epoca, dall'Africa all'Asia e alle Americhe.[1]

Nazionalista e conservatore, talvolta qualificato come «reazionario»,[2] Benoît riflette un aspetto del mondo intellettuale del periodo tra prima e seconda guerra mondiale, che ha segnato con la sua opera romanzesca; mescolando avventura e un certo erotismo, creò un nuovo tipo di eroina perturbante, che egli stesso definiva «baccante» o «amazzone», capace di ipnotizzare i personaggi maschili e spingerli al crimine o alla rovina.[3]

Biografia

modifica

Anni della gioventù

modifica
 
Organo della Cattedrale di Santa Cecilia di Albi

Nato nel 1886, era il figlio di un militare, Marie-Joseph-Ferdinand-Gabriel Benoit (1852-1915), e di Claire-Marie-Eugénie Fraisse, sposatisi a Dax l'11 agosto 1885; il padre, arruolatosi nel novembre 1870 e nominato sottotenente in un reggimento di fanteria, fu promosso tenente nel 1876 e capitano nel 1884; nel 1888 entrò nel corpo dell'intendenza come aggiunto, quindi sotto-intendente di 3ª classe (1891), di 2ª (1899) e infine di 1ª classe (1907).[4][5] Era ufficiale della Legion d'onore.[6]

Pierre Benoît nacque ad Albi, nella regione Midi-Pirenei (Francia meridionale), dove suo padre era di guarnigione; benché vi avesse vissuto solo il primo anno della sua esistenza, riteneva di aver conservato un legame privilegiato con questa città, e soprattutto con la sua cattedrale, nella quale vedeva una delle fonti della sua ispirazione romanzesca; così spiegava in un testo del 1956 che «una parabola non ha mai cessato di ossessionare [la sua] immaginazione: quella delle vergini stolte e delle vergini sagge»:

«Erano là, dipinte in cima alla mia cattedrale, quel mattino di luglio 1886 in cui si deponeva il sale del sacramento della redenzione sulle labbra del bambino i cui occhi non erano ancora aperti alla luce. Se egli non poteva contemplarle, esse lo avevano già intravisto. Sapevano che il tempo non era lontano in cui egli non avrebbe vissuto che per loro. Nel bene e nel male, esse sarebbero state, le une e le altre, le sue inseparabili compagne, le animatrici, deboli o forti, delle trame che egli sarebbe stato incaricato di sciogliere, a buon o a meno buon diritto.[7]»

Seguì poi suo padre, destinato a partire dal 1887 in Africa settentrionale (prima in Tunisia, poi in Algeria, dove proseguì gli studi al gran liceo di Algeri). Nel 1907, dopo aver compiuto il servizio militare sempre in Algeria, si recò a Montpellier, dove preparò una doppia licenza in lettere e diritto, quindi a Sceaux (Hauts-de-Seine), dove divenne sorvegliante d'internato.[8]

Primi romanzi e primi successi

modifica
 
Lapide commemorativa al 207 di boulevard Raspail (XIV arrondissement di Parigi), dove visse dal 1918 al 1923.

In questi anni Benoît non è più soltanto il poeta neoromantico del periodo prebellico: con Kœnigsmark (1918) ottiene un notevole successo di pubblico e sfiora il Premio Goncourt, sostenuto da André Suarès e Léon Daudet (il premio andrà a Georges Duhamel per Civilisation).[9]

L'anno seguente pubblica L'Atlantide (1919), opera concepita su suggerimento del lettore editoriale Robert de La Vaissière presso Albin Michel, che conosce un successo di libreria ancora più fulmineo; lo scrittore cattolico Louis Chaigne ne attribuirà l'impatto alla congiuntura del dopoguerra, come «libro atteso» per uscire dall'incubo del fronte.[10] Sostenuto attivamente da Maurice Barrès, il romanzo ottiene il Grand prix du roman de l'Académie française per il 1919.[11]

Dal 1920 fino alla morte, e con un ritmo vicino al volume l'anno, Benoît pubblica circa quaranta romanzi presso Albin Michel, una fedeltà editoriale legata anche all'amicizia personale con l'editore.[12]

Scrittore giramondo

modifica

Nonostante il successo, Benoît si annoia al posto di bibliotecario al ministero dell'Istruzione pubblica e moltiplica le bizzarrie: organizza una corsa di tartarughe al Palais-Royal e, nel 1922, inscena un finto rapimento da parte di membri dello Sinn Féin (in margine alla pubblicazione di La strada dei giganti (La Chaussée des géants), episodio che diverte la stampa ma scandalizza una parte degli amici conservatori, già infastiditi dalle sue numerose avventure galanti.[13]

Nel 1923 accetta con entusiasmo la proposta del quotidiano Le Journal di recarsi in Turchia come inviato speciale, occasione che gli permette di lasciare la funzione pubblica e di separarsi dalla compagna dell'epoca (Fernande Leferrer). Attraversa l'Anatolia in guerra e intervista Mustafa Kemal ad Ankara; si reca poi in Palestina e in Siria, da dove apprende con emozione la morte di Barrès.[14][15]

Dal 1923 al 1938, e di nuovo dal 1947 al 1953, esercita parallelamente all'attività di romanziere il mestiere di grande reporter per vari giornali (France Soir, L'Intransigeant), che lo porta in Estremo Oriente e in Iran (1926-1927), in Australia, a Tahiti e nelle Antille (1928), in Tunisia (1931), in Libano (1932), nell'Oceano Indiano (1933), in Austria (1938), in Argentina e in Brasile (1950), ecc.; l'elenco riprende in parte quello stabilito da Charles Saint-Prot ed è dichiaratamente non esaustivo.[16]

Nel corso dei viaggi incontra e intervista personalità politiche di primo piano: Hailé Selassié I, quindi Benito Mussolini nel 1935 (cui tenta invano di sconsigliare l'invasione dell'Etiopia), e nel 1938 Hermann Göring (colloquio mai pubblicato, incentrato sulle collezioni d'arte del gerarca); nel secondo dopoguerra incontra per due volte il dittatore portoghese António de Oliveira Salazar, del quale nutre grande ammirazione.[17][18]

Questi spostamenti alimentano direttamente la narrativa di Benoît: tutti i romanzi, con la sola eccezione de Il lago salato (Le Lac salé, ambientato negli Stati Uniti), hanno come cornice paesi da lui effettivamente visitati.[19] I reportage sono anche l'occasione per difendere, quando possibile, l'Impero coloniale francese, più come una forma di "amicizia franco-esotica" che come apologia dell'avventura coloniale, posizione spesso associata a una solida anglofobia.[20][21]

L'Accademia, il cinema e la politica

modifica
 
Pierre Benoît nel 1932
 
Monumento a Pierre Benoît eretto a Ciboure, Francia

Pierre Benoît divenne nel 1929 presidente della Société des gens de lettres, poi fu eletto membro dell'Académie française l'11 giugno 1931 con 18 voti al secondo scrutinio, lo stesso giorno del generale Maxime Weygand.[22]

In occasione di un banchetto organizzato per la consegna della sua spada d'accademico, il 27 settembre successivo a Saint-Céré, città del Quercy scoperta grazie all'amico Anatole de Monzie dove, tra un viaggio e l'altro, risiedeva dal 1925 e che era divenuta il suo paese d'adozione, pronunciò queste parole davanti agli amici:

«Tra Dax, culla dei miei, Albi dove sono nato, Parigi… mi sono accorto che Saint-Céré occupa pressappoco il centro del triangolo determinato da queste tre città.[23][24]»

Fu ricevuto ufficialmente all'Académie il 24 novembre 1932 da Henri de Régnier per succedere al 6º seggio di Ernest Lavisse; il suo successore fu Jean Paulhan.

Gli anni trenta sono anche quelli in cui Pierre Benoît, i cui romanzi erano adattati per il cinema fin dall'inizio del decennio precedente (un adattamento de L'Atlantide dovuto a Jacques Feyder fu girato già nel 1921), si interessò con maggiore regolarità alla settima arte e collaborò alla messa in immagini delle proprie opere: scrisse i dialoghi de La Châtelaine du Liban (di Jean Epstein, 1933) e lo scenario di Boissière (di Fernand Rivers, 1937).

Firmò inoltre un adattamento del 1936 del Taras Bul'ba di Nikolaj Gogol' (regia di Alexis Granowsky) e, durante l'Occupazione, quelli di due opere di Balzac: Il colonnello Chabert (Le Colonel Chabert, di René Le Hénaff, 1943) e Il forzato di Rochefort (Vautrin, di Pierre Billon, 1943).[25]

Numerosi adattamenti cinematografici dei romanzi di Pierre Benoît furono realizzati fino agli anni cinquanta, epoca a partire dalla quale l'interesse del pubblico per lo scrittore accademico cominciò ad affievolirsi.[26]

Parecchie delle trasposizioni realizzate negli anni trenta furono, secondo gli usi dell'epoca, girate in doppia versione: una in francese e l'altra in inglese o tedesco, con attori diversi (di norma con l'eccezione del ruolo principale), ma conservando la stessa fotografia, lo stesso découpage e lo stesso montaggio: è il caso, tra gli altri, de L'Atlantide di G. W. Pabst (1932), di cui esiste una versione tedesca (Die Herrin von Atlantis) con Brigitte Helm nel ruolo di Antinea in entrambe le versioni, e di Kœnigsmark di Maurice Tourneur (1935), girato anche in versione inglese.[27]

Infine, nello stesso periodo, Benoît non dimenticò le sue convinzioni maurrassiane e monarchiche: s'impegnò nel 1936 contro il Fronte popolare e fu tra coloro che lavorarono per far eleggere Charles Maurras all'Académie française (cosa che avvenne il 9 giugno 1938).[28][29]

Contrario all'antisemitismo, negli anni trenta scrisse su La Revue Juive, rivista patrocinata da Einstein e Freud e diretta da Albert Cohen.[30]

La guerra e la Liberazione

modifica

Pierre Benoît intrattenne sempre rapporti ambivalenti con la Germania, paese che lo «ossessiona fin dalla [sua] infanzia».[31] Nello studio a lui consacrato, lo scrittore fiammingo Johan Daisne afferma che Benoît incarnava «l'inimicizia ereditaria tra la Germania e la Francia» e ne aveva fatto «una lotta amorosa».[32] Testimone dell'Anschluss nel 1938 (si trova allora a Vienna), l'autore di Kœnigsmark spera fino all'ultimo in un'intesa franco-tedesca.[33]

La sconfitta del 1940 è per lui uno choc; diviso tra la sua tradizionale germanofilia e lo sgomento che gli provoca il regime parlamentare, ritenuto responsabile della disfatta, non si impegna tuttavia nel sostegno al regime di Vichy, guardando con sospetto alle sue compromissioni con l'occupante tedesco.[34][35]

Malgrado la simpatia di antico combattente che prova per Philippe Pétain, suo confrère all'Académie française, nel 1941 rifiuta di prendere la direzione dell'Académie e preferisce ritirarsi nelle sue terre del Quercy. Si oppone inoltre all'adattamento dei suoi romanzi da parte della Continental-Films.[36][37]

Tuttavia appartiene al Groupe Collaboration, sostenitore della collaborazione con l'occupante, frequentando regolarmente i pranzi dell'ambasciata di Germania durante la guerra.[22] Sua sorella Marie-Thérèse (1890-1974) sposa nel 1943 lo scrittore Lucien Daudet.

Nel settembre 1944 è arrestato per collaborazionismo e trasferito al carcere di Fresnes, quindi rilasciato nell'aprile 1945. Difeso da Maurice Garçon, Benoît è prosciolto da ogni sospetto; gli viene tuttavia inflitto un divieto di pubblicazione per due anni. Jean Paulhan e Louis Aragon, tra gli altri, intercedono in suo favore e fanno cancellare il suo nome dalla lista nera degli scrittori.[38][39] Secondo l'editore José Corti, fu lo stesso Aragon a depennarlo dalle liste di epurazione affinché L'Atlantide potesse uscire a puntate su Ce Soir, quotidiano comunista.[40]

Benoît risulta nondimeno profondamente ferito da questa prova; ribadirà di aver rifiutato ogni compromesso con il regime di Vichy — tra cui, nel febbraio 1941, il posto di direttore del Théâtre-Français offertogli dal Ministero dell'Educazione nazionale — così come la traduzione e l'adattamento in tedesco delle sue opere.[41][42]

Nel 1947 Benoît, «stanco delle avventure tempestose», sposò una giovane donna dell'alta borghesia provinciale, Marcelle Malet (1909-1960), figlia dell'uomo politico dacquese Eugène Milliès-Lacroix; in precedenza aveva avuto relazioni con l'attrice Andrée Spinelly e la cantante Marie Dubas.[43]

Ultimi anni

modifica
 
Busto di Pierre Benoît a Ciboure.
 
Dimora dello scrittore in avenue Franklin-Roosevelt a Parigi.

Dopo il proscioglimento, Benoît riprese gradualmente l'attività di narratore e di grande reporter: tra la fine degli anni quaranta e i primi cinquanta tornò a viaggiare e a pubblicare corrispondenze per la stampa, in continuità con il periodo precedente la guerra.[44] Stabilì il proprio baricentro di vita nel Quercy, a Saint-Céré, dove risiedeva dal 1925 e dove mantenne rapporti stretti con l'ambiente locale e con il mondo letterario parigino.[45][46]

Nel 1950 Benoît festeggia, al Ritz di Parigi, l'uscita del suo nuovo romanzo, Les Agriates, che gli fa ritrovare il successo.[45] Segno che è sempre un autore apprezzato dal pubblico, quando la Librairie générale française lancia Le Livre de poche nel 1953, è Kœnigsmark a essere scelto per inaugurare la nuova collana. Quattro anni più tardi, nel 1957, Benoît festeggia il suo cinque milionesimo libro venduto, contemporaneamente all'uscita del suo quarantesimo romanzo Montsalvat.[45] Nello stesso anno vengono pubblicate le conversazioni con Paul Guimard da lui rilasciate alla radio, col titolo De Kœnigsmark à Montsalvat. Credente, è sostenuto in particolare dalla stampa cattolica.[22] Risiede al 71 Avenue Franklin D. Roosevelt, nei pressi della chiesa di Saint-Philippe-du-Roule.

Nel 1959 Paul Morand, amico di lunga data, è preso in considerazione per entrare all'Académie française. Ma il generale de Gaulle, fatto raro nella storia dell'Académie, fa sapere la sua opposizione all'elezione di questo ex ambasciatore di Vichy qualora fosse eletto. Indignato, Benoît rassegna le dimissioni dall'Académie[47] (dimissioni respinte: infatti «l'Académie non riconosce le dimissioni dei suoi membri; al dimissionario è soltanto consentito, se lo desidera, di non partecipare più alle sedute».[48]) Morand sarà infine eletto all'Académie nel 1968, con la non-opposizione implicita di de Gaulle, ma ben dopo la morte di Benoît.

Malata da anni, Marcelle, la moglie dello scrittore, muore il 28 maggio 1960.[43] Benoît, affranto, non riesce a riprendersi da questa scomparsa: scrive un romanzo alla sua memoria, Les Amours mortes (1961, l'ultimo libro che abbia portato a termine), prima di morire a sua volta il 3 marzo 1962 a Ciboure nella sua villa battezzata Allegria come l'eroina del suo romanzo Per don Carlos. Era commendatore della Legion d'onore.[49]

Sua sorella minore, Renée Benoît (1902-1994), nota per le sue illustrazioni, si incaricò di conservare i documenti e di trasformare la casa dei cugini a Dax (La Pelouse) in museo.[50]

La sepoltura di Pierre Benoît si trova nel cimitero di Socoa, detto «cimitero marino», a Ciboure, dominante la baia di Saint-Jean-de-Luz. Il suo amico Marcel Pagnol legge un discorso d'omaggio a nome dell'Académie française durante i funerali. Sulla tomba, Pierre Benoît fece incidere, accanto a un piccolo ricettacolo scolpito nella pietra tombale:

«L'acqua della pioggia si raccoglie sul fondo di questa coppa e serve a dissetare l'uccello del cielo.[51]»

Scrittore

modifica

Convinzioni politiche ed estetiche conservatrici

modifica

Per tutta la vita, le idee politiche di Pierre Benoît furono quelle di un uomo di destra, nazionalista e conservatore, persino — secondo Armand Lanoux — «reazionario»,[2] le cui convinzioni furono forgiate da tre maestri a pensare: Charles Maurras, Maurice Barrès e Paul Bourget.

Barrès è senza dubbio quello che lo segnò di più: Benoît ammira in lui lo scrittore e l'ideologo legato a una certa immagine della grandezza e del prestigio della Francia, esempio che si sforza di seguire nel corso dei suoi numerosi viaggi nel mondo.[52] Rimase tuttavia fedele a Maurras, facendo campagna, a partire dal 1937, per far eleggere all'Académie française colui che era stato il suo primo maestro di pensiero; tale campagna fu anche l'occasione per opporsi con vigore al Fronte popolare.[53] Fu inoltre vicino all'Action française maurrassiana, pur senza esserne un militante, e mostrò convinzioni realiste (carlista più che orleanista),[54] ammirando al contempo il regime autoritario del dittatore António de Oliveira Salazar.[55] Benché tenesse in alta stima anche Philippe Pétain — fino a rendergli omaggio in un discorso pronunciato all'Accademia nel 1953, in occasione dell'insediamento del suo successore André François-Poncet — il nazionalismo di Benoît, fortemente tinto di antigermanesimo,[56] lo preservò da ogni velleità di collaborazione; rifiutò ogni compromesso con il regime di Vichy.[57]

Uomo d'ordine, Benoît appare affezionato a una concezione gerarchica della società, indifferente di fronte ai rivolgimenti tecnici della modernità[58] e più o meno ostile ai sommovimenti sociali e politici che ne derivano: "Molti, e fu senza dubbio il caso di Pierre Benoît, rimasero fedeli all'ordine sociale anteriore a quei rivolgimenti [delle prime decadi del XX secolo], accettando al massimo alcuni compromessi congiunturali…" [59]. Pierre Benoît è anche molto legato al prestigio della Francia nel mondo, in particolare per il tramite del suo impero, che difende meno come luogo dell'avventura coloniale che come spazio di «amicizia franco-esotica».[60] Infine, è un cattolico per il quale tutto ciò che è anticristiano «faceva orrore».[61]

Le convinzioni politiche di Pierre Benoît traspaiono soprattutto nei suoi scritti giornalistici e nei suoi racconti e novelle — "che sono l'espressione della destra più sciovinista", indica Louis-Marie Clénet —,[62] molto più discretamente nei suoi romanzi, che tuttavia testimoniano il suo attaccamento "ai valori tradizionali, alla famiglia, alla terra, alla nazione".[63] L'estetica cui si richiama Benoît è anch'essa conservatrice: egli si dice influenzato dall'opera di Paul Bourget e, secondo Léon Daudet, la forza della sua arte risiede nella capacità di strappare "per due o tre ore [il lettore] alle sue preoccupazioni personali mediante la vigorosa sostituzione di avvenimenti occorsi ad altri."[64] Si tratta di una letteratura d'evasione, che si tiene lontana dalle ricerche formali di altri romanzieri della stessa epoca (Proust, Joyce, Céline…).

Negli anni venti e trenta, l'uomo non ebbe tuttavia sempre buona stampa negli ambienti conservatori (specialmente in quelli cattolici): le sue intemperanze e le avventure galanti, ampiamente commentate dalla stampa, alimentarono attorno al personaggio un'atmosfera di scandalo (che si estinguerà con il matrimonio). Così, durante il viaggio in Giappone, gli fu rifiutata un'udienza presso l'ambasciatore di Francia a Tokyo: Paul Claudel si era infatti scandalizzato nell'apprendere che era accompagnato da una «avventuriera» con la quale aveva intrecciato una relazione a Hong Kong.[65]

Per di più, l'erotismo soggiacente nei suoi romanzi era molto malvisto nei circoli cattolici. A questo proposito, nel 1923 il direttore della Revue de Paris gli scrisse che, "se il [suo] desiderio è sempre di diventare uno dei [nostri], dovrà per i racconti futuri scegliere un soggetto in cui non possa esservi nulla di scabroso."[66]

Le eroine

modifica
 
Locandina (litografia) di Manuel Orazi del film francese L'Atlantide del 1921 di Jacques Feyder tratto dal romanzo di Benoit.

Si è spesso rilevato, come tratto peculiare dei romanzi di Pierre Benoît, che tutte le loro eroine portano un nome che comincia con la lettera «A»,[67] cosa di cui si «ricorderà» anche Georges Perec nella sua raccolta di ricordi, senza però mostrarsi troppo convinto del procedimento («Mi ricordo che il nome di tutte le eroine di Pierre Benoît comincia con la lettera A [non ho mai capito perché si trovasse ciò prodigioso].»).[68] Aurore (Kœnigsmark), Antinéa (L'Atlantide), Allegria (Per don Carlos), Agar (Il pozzo di Giacobbe), Anne (La signorina di La Ferté), ecc. Sono state avanzate diverse teorie per spiegare questa costante (in particolare che si tratterebbe di una sorta di omaggio ad Albi, città natale dell'autore).[69] L'interessato ha precisato che si trattò all'inizio (per i primi quattro romanzi) di un semplice caso, che poi si compiacque di proseguire volontariamente, per mostrare ai detrattori che lo accusavano di mancare di immaginazione di cui, al contrario, non mancava affatto.[70] Nessuna di esse, in ogni caso, è ispirata a persone reali conosciute da Pierre Benoît, tranne Alcmena, l'eroina di Les Amours mortes (1961), evocazione della moglie dello scrittore, da poco scomparsa.[71] Alcune eroine sono tuttavia liberamente ispirate a personaggi storici, come Athelstane, La castellana del Libano (La Châtelaine du Liban), liberamente ispirata a Esther Stanhope.

In ogni caso, nella sua opera romanzesca Benoît ha creato un tipo nuovo di eroina, che si è potuto dire costituisca il suo apporto originale alla letteratura francese.[71] Lo stesso autore qualificava come «baccanti» o «amazzoni» queste donne perturbanti,[72] che ipnotizzano i personaggi maschili a loro contrapposti dal romanziere e li spingono al crimine e/o alla rovina: Antinéa è il paradigma di queste donne fatali, che turba i sensi del capitano Saint-Avit, così come quelli di numerosi lettori adolescenti di L'Atlantide.[73]

Tutte queste eroine con l'iniziale A non presentano tuttavia tali caratteristiche: alcune, più tenere e sentimentali, sono al contrario vittime dell'ambiente maschile che le circonda; come Annabel Lee che, ne Il lago salato (Le Lac salé), diventa schiava di una famiglia mormone.[74]

Ma questo tipo di eroine, senza essere marginale, non è il più rappresentativo dei personaggi femminili di Pierre Benoît, che sembra piuttosto aver voluto porre al centro dei racconti figure «i cui tratti materializzano i suoi propri sogni. Sotto i tratti di queste creature immaginarie, ha voluto rappresentare tutta l'ammirazione che nutriva per il sesso femminile […] Per lo più imperiose, dominatrici, orgogliose, dotate di grande sangue freddo e di una padronanza di sé a tutta prova, le eroine con l'iniziale A regnano senza condivisione sulla folla degli uomini».[75]

Una certa unità dell'opera di Pierre Benoît emerge da una trama romanzesca comune a molti dei suoi romanzi e fondata su una classica scelta corneliana fra amore e dovere (dovere sentimentale, professionale, patriottico). Una certa unità funzionale può esistere attraverso l'amicizia fra più eroi dell'opera, come lascia supporre anche una frase tratta da Il re lebbroso (Le Roi lépreux, 1927): citando gli amici di Gaspard Hauser e di Raphaël Saint-Sornin, Pierre Benoît elenca «François Gérard, Ribeyre, Surville, Mouton-Massé, Vignerte, Dumaine e gli altri»; tali nomi si ritrovano in altri romanzi anteriori o posteriori di Pierre Benoît: il giovane professore Raoul Vignerte è l'eroe di Kœnigsmark (1918) (nel quale si troverebbe citato anche un Ribeyre); l'impiegato François Gérard è quello di La Chaussée des géants (1922); l'ingegnere Dumaine è l'eroe di Axelle (1928).[76]

Romanziere dell'esotismo

modifica

I romanzi del grande viaggiatore che fu Pierre Benoît ebbero spesso come cornice paesi stranieri, persino esotici per i lettori della sua epoca: L'Atlantide (1919), l'Algeria; Il lago salato (Le Lac salé, 1921), gli Stati Uniti; La strada dei giganti (La Chaussée des géants, 1922), l'Irlanda; La castellana del Libano (La Châtelaine du Liban, 1924), la Siria; Il pozzo di Giacobbe (Le Puits de Jacob, 1925), la Palestina; Il re lebbroso (Le Roi lépreux, 1927), Angkor; Axelle (1928), la Prussia; Erromango (1929), le Nuove Ebridi ecc. Tutti, ad eccezione de Il lago salato e dell'Irlanda de La strada dei giganti, mettono in scena luoghi nei quali Pierre Benoît si è effettivamente recato.[77]

Ma La signorina di La Ferté (Mademoiselle de La Ferté, 1923), che alcuni considerano il suo capolavoro, Alberta (Alberte, 1926) e qualche altro titolo traggono il loro pittoresco da cornici meno lontane.

Controversie editoriali

modifica

Nell'ottobre 1919, all'indomani della pubblicazione del romanzo L'Atlantide, il critico Henry Magden accusò pubblicamente il romanzo di plagiare La donna eterna (She, 1886-1887) di H. Rider Haggard in un articolo apparso sulla rivista The French Quarterly. Pierre Benoît intentò un'azione per diffamazione, ma la I Sezione del Tribunale della Senna respinse la domanda ritenendo che l'accusa, pur censurabile, fosse stata «attenuata» dalle precisazioni dell'autore dell'articolo.[78]

Ad ogni modo le protagoniste femminili di entrambi i romanzi hanno vari elementi in comune con la leggendaria regina tuareg Tin Hinan; Benoît aveva vissuto in gioventù in Tunisia, dove si era interessato agli usi e costumi dei Tuareg.[79][80]

Nel 1922, a sua volta, Benoît e il suo editore Albin Michel avviarono un procedimento contro Georges Grandjean, autore di Antinéa ou la Nouvelle Atlantide, presentato come "seguito" non autorizzato del romanzo; al termine della procedura l'opera fu sequestrata e inviata al macero.[81][82]

Critica

modifica

La critica inquadra Pierre Benoît entro una narrativa d'evasione a forte impianto classico, attenta all'intreccio e ai "valori tradizionali" più che alle sperimentazioni formali dei modernisti, con una prosa limpida e una costruzione che privilegia ritmo e leggibilità.[83] All'interno di questo profilo, molti romanzi ruotano su un nucleo cornéliano di conflitto tra amore e dovere (sentimentale, professionale o patriottico), che funge da architrave drammaturgica ricorrente.[84]

La componente "esotica" non è mero sfondo decorativo ma scelta di poetica: i paesaggi d'oltremare derivano dall'esperienza di viaggiatore e reporter e strutturano l'immagine pubblica dell'autore come "romanziere del lontano", con un repertorio di luoghi che va dal Maghreb al Levante, dal Pacifico al Baltico.[85] Sul piano delle idee, la critica ha sottolineato il nazionalismo conservatore dell'autore (ascendenze di Maurras, Barrès, Bourget) e una visione gerarchica dell'ordine sociale, elementi che informano il tono e l'orientamento di parte della sua produzione saggistica e giornalistica.[86]

La cifra più riconoscibile dell'immaginario benoîtiano è la serie di protagoniste femminili il cui nome inizia con la lettera A (Antinéa, Aurore, Agar, Allegria, ecc.), che l'autore trasformò da casualità iniziale in marchio deliberato.[87] Queste figure, spesso qualificate dallo stesso scrittore come "bacchantes" o "amazones", connotano un modello di protagonismo imperioso e dominatore che ipnotizza l'alterità maschile e la conduce talora alla rovina; al tempo stesso coesistono eroine più sentimentali e vulnerabili, vittime dell'ambiente sociale che le circonda.[88]

Ne L'Atlantide il motivo della biblioteca, accanto alla camera di Antinéa e alla sala di marmo rosso, è uno dei tre "luoghi alti" del romanzo: attraverso il personaggio erudito di Le Mesge e il gioco sul Critias "completo", Benoît mette in scena la vittoria della finzione sull'erudizione e il passaggio dal mito al romanzo d'avventura.[89] La stessa fortuna del tema atlantideo entro una genealogia moderna di miti letterari è stata letta come intreccio di mito, storia e "piacere" narrativo, con un uso consapevole di topoi antichi filtrati dalla cultura novecentesca.[90]

Una parte della critica recente ha riletto Antinéa come figura-metafora dell'Africa e dispositivo allegorico che rovescia (o complica) stereotipi della letteratura coloniale francese, proponendo una negoziazione tra fascinazione e potere, eros e dominio.[91] In questa prospettiva, la sovrana del "deserto insulare" incarna tensioni simboliche (nobiltà, magia, seduzione) che rinviano a una mappa immaginaria dell'Africa coloniale e alla dialettica tra attrazione e violenza dell'incontro coloniale.[92] Sul piano della mitopoiesi, studi specialistici hanno sottolineato come la riscrittura benoitiana dell'Atlantide si innesti nella lunga tradizione moderna del "mito letterario" atlantideo tra Ottocento e prima metà del Novecento, rielaborandone motivi e funzioni narrative.[93]

La fortuna di lungo periodo dell'opera è legata anche alla sua "traducibilità" intermediale: la seriale trasposizione cinematografica ha alimentato e insieme rimodulato la ricezione del "mito Antinéa" e, più in generale, del repertorio esotico benoitiano nel passaggio tra le due guerre e il dopoguerra.[94] Sul piano editoriale e della notorietà, gli studi registrano fasi alterne: segnali di persistenza di pubblico negli anni cinquanta (dalla popolarità in collana tascabile ai traguardi di vendita) si accompagnano a un progressivo ridimensionamento del peso canonico nella storia letteraria novecentesca, tema oggi oggetto di bilanci più storicizzati che estetici.[95]

 
Copertina di un'edizione del romanzo L'Atlantide in lingua inglese (1920)

Romanzi

modifica

Con l'eccezione di Kœnigsmark, pubblicato inizialmente presso Émile-Paul Frères, tutti i romanzi di Pierre Benoît sono stati pubblicati da éditions Albin Michel (alcuni di essi furono prima pubblicati su giornali e riviste).

  • Kœnigsmark, Paris, Émile-Paul Frères, 1918.
    • Edizione italiana: Il romanzo di Konigsmark, Milano, Il Corriere della Sera, 1919, SBN VIA0212611.
  • L'Atlantide, Paris, Albin Michel, 1919.
    • Edizione italiana: L'Atlantide: romanzo, traduzione di Dario Albani, Milano, Sonzogno, 1920, SBN CUB0084099.
  • Pour don Carlos, Paris, Albin Michel, 1920.
    • Edizione italiana: Per don Carlos, Firenze, R. Bemporad & Figlio, 1930, SBN CUB0084105.
  • Le Lac salé, Paris, Albin Michel, 1921.
    • Edizione italiana: Il lago salato, Milano, Sonzogno, 1929, SBN LO10532346.
  • La Chaussée des géants, Paris, Albin Michel, 1922.
    • Edizione italiana: La strada dei giganti, Milano, Il corriere della sera, [1924], SBN UM10162058.
  • L'Oublié, Paris, Albin Michel, 1922.
    • Edizione italiana: Il dimenticato, traduzione di G. A. P., copertina di Attilio Perrotta, Torino, Letteraria, Casa Ed. Italiana, 1922, SBN CUB0084089.
  • Mademoiselle de La Ferté, Paris, Albin Michel, 1923.
    • Edizione italiana: La signorina di La Ferte, traduzione di Alfredo Bifulco, Milano, Sonzogno, 1930, SBN RAV0081817.
  • Pierre Benoît, Paul Bourget, Henri Duvernois e Gérard d'Houville, Le Roman des quatre, Paris, Les Éditions de la Revue de Paris, 1923.
  • La Châtelaine du Liban, Paris, Albin Michel, 1924.
    • Edizione italiana: La castellana del Libano, traduzione italiana e prefazione di Ugo Segre', Firenze, L. Battistelli, 1925, SBN CUB0084107.
  • Le Puits de Jacob, Paris, Albin Michel, 1925.
    • Edizione italiana: Il pozzo di Giacobbe, traduzione di Augusto Pardini, Milano, Sonzogno, 1929, SBN LIA0024644.
  • Pierre Benoît, Paul Bourget, Henri Duvernois e Gérard d'Houville, Le roman des quatre: Micheline et l'amour, Paris, Les Éditions de la Revue de Paris, 1926.
    • Edizione italiana: Il romanzo dei quattro : Michelina e l'amore, Firenze, Salani, 1929, SBN CUB0453990.
  • Alberte, Paris, Albin Michel, 1926.
    • Edizione italiana: Alberta, traduzione di Decio Cinti, Milano, Sonzogno, 1926, SBN MIL0591998.
  • Le Roi lépreux, Paris, Albin Michel, 1927.
    • Edizione italiana: Il re lebbroso, traduzione di Augusto Pardini, Milano, Sonzogno, 1930, SBN CUB0084092.
  • Axelle, Paris, Albin Michel, 1928.
    • Edizione italiana: Axelle, traduzione di Giacomo Prampolini, illustrazioni di Aleardo Terzi, Milano-Verona, A. Mondadori, 1935, SBN CUB0084083.
  • Erromango, Paris, Albin Michel, 1929.
    • Edizione italiana: Erromango, traduzione di Aldo Parini, Torino, Cosmopolita Edit. Tip., 1929, SBN CUB0084085.
  • Le Soleil de minuit, Paris, Albin Michel, 1930.
    • Edizione italiana: Il sole di mezzanotte, traduzione di M. Rinaudo, Firenze, R. Bemporad e Figlio, [1931], SBN CUB0084096.
  • La Ronde de nuit, Editions des Cahiers Libres, 1930.
  • Le Déjeuner de Sousceyrac, Paris, Albin Michel, 1931.
    • Edizione italiana: La colazione di Sousceyrac, Milano, Corriere della sera, 1931, SBN LO11548705.
  • L'Île verte, Paris, Albin Michel, 1932.
  • Fort-de-France, Paris, Albin Michel, 1933.
  • Cavalier 6, Paris, Albin Michel, 1933. (Seguito de L'Oublié / Il dimenticato del 1922)
  • Monsieur de la Ferté, Paris, Albin Michel, 1934.
    • Edizione italiana: Il signor de la Ferté, traduzione di Franca Gajetta, illustrazioni a colori di Giordano Giovanetti, [Milano], A. Mondadori, 1935, SBN CUB0084094.
  • Schiava d'amore : romanzo, Milano, Rizzoli e C., 1934, SBN CUB0084106.
  • Boissière, Paris, Albin Michel, 1935.
    • Edizione italiana: L'ingiusto amore, traduzione di Egidio Bianchetti, [Verona], A. Mondadori, 1936, SBN UBO3520324.
  • La Dame de l'Ouest, Paris, Albin Michel, 1936.
    • Edizione italiana: La signora del West, traduzione di Enrico Piceni, Milano-Verona, A. Mondadori, 1936, SBN CUB0084100.
  • Saint-Jean d'Acre, Paris, Albin Michel, 1936. (Seguito de La Ronde de nuit)
  • Pierre Benoît e Claude Farrère, L'Homme qui était trop grand, Paris, Albin Michel, 1936.
  • Les Compagnons d'Ulysse, Paris, Albin Michel, 1937.
  • Bethsabée, Paris, Albin Michel, 1938.
  • Notre-Dame-de-Tortose, Paris, Albin Michel, 1939.
  • Les Environs d'Aden, Paris, Albin Michel, 1940.
  • Le Désert de Gobi, Paris, Albin Michel, 1941.
  • Lunegarde, Paris, Albin Michel, 1942.
  • Seigneur, j'ai tout prévu…, Paris, Albin Michel, 1943.
  • L'Oiseau des ruines, Paris, Albin Michel, 1947.
  • Jamrose, Paris, Albin Michel, 1948.
  • Aïno, Paris, Albin Michel, 1948.
  • Le Casino de Barbazan, Paris, Albin Michel, 1949.
  • Les Plaisirs du voyage, Paris, Albin Michel, 1950.
  • Les Agriates, Paris, Albin Michel, 1950.
  • Le Prêtre Jean, Paris, Albin Michel, 1952.
  • La Toison d'or, Paris, Albin Michel, 1953.
  • Villeperdue, Paris, Albin Michel, 1954.
  • Feux d'artifice à Zanzibar, Paris, Albin Michel, 1955.
    • Edizione italiana: Fuochi d'artificio a Zanzibar, Milano, ELI, 1957, SBN CAG0049725.
  • Fabrice, Paris, Albin Michel, 1956.
  • Montsalvat, Paris, Albin Michel, 1957.
  • La Sainte Vehme, Paris, Albin Michel, 1958.
  • Flamarens, Paris, Albin Michel, 1959.
  • Le Commandeur, Paris, Albin Michel, 1960.
  • Les Amours mortes, Paris, Albin Michel, 1961.
  • Aréthuse, Paris, Albin Michel, 1963. (Romanzo postumo e incompiuto)
  • Diadumène, Paris, 1914.
  • Les Suppliantes, Paris, 1920.

Prefazioni

modifica
  • Anita Loos, Les Hommes préfèrent les blondes, Préface de Pierre Benoît, Paris, Gallimard, 1949.

Altri scritti

modifica
  • La Surprenante Aventure du baron de Pradeyles, 1921. (Novella)
  • Les Guerres d'enfer et l'avenir de l'intelligence, Saint-Félicien-en-Vivarais, Au Pigeonnier, 1925. (Saggio)
  • L'auto, collana L'Homme à la page, Paris, La Nouvelle Société d'Édition, 1929.
  • Henry Bordeaux, Fauteuil XX, Henry Bordeaux, collana Les Quarante, Paris, Félix Alcan, 1931.
  • Océanie française, 1933. (Resoconto di viaggio)
  • Les Cinq Plaisirs de l'homme cultivé, 1935. (Raccolta di racconti)
  • Le Jour du Grand Prix, 1936. (Racconto)
  • Les deux portraits, 1936. (Racconto)
  • Le Pays Basque, collana Merveilles de la France et du Monde, Paris, Fernand Nathan, 1954.
  • Sacha Guitry; Pierre Benoît; André Maurois; Edmond Heuzé; Fernand Crommelynck; Jean Cocteau, Maurice Utrillo V, Paris, Joseph Foret, 1956.
  • De Kœnigsmark à Montsalvat, quarante années, quarante romans, Entretiens avec Paul Guimard, Paris, Albin Michel, 1958.
  • Toute la Terre: Souvenirs de voyages et inédits, Paris, Albin Michel, 1988, ISBN 2-22603-135-9. (Raccolta di scritti di viaggio e inediti)

Filmografia

modifica

Sceneggiatore

modifica

Adattamenti cinematografici

modifica

Elenco parziale di pellicole tratte da opere dello scrittore.

Onorificenze

modifica
  1. ^ Saint-Prot, 1991, p. 29
  2. ^ a b Il qualificativo è usato in particolare da Armand Lanoux nella sua prefazione ai Contes et Nouvelles di Pierre Benoit; aggiunge che quest’ultimo non si sarebbe probabilmente scandalizzato di essere così designato (citato in Clénet, 1991, p. 175).
  3. ^ Clénet, 1991, p. 175
  4. ^ (FR) PIERRE BENOIT, su bookine.net via Wikiwix. URL consultato il 27 settembre 2025.
  5. ^ I gradi di aggiunto all'intendenza, di sotto-intendente di 3ª, 2ª e 1ª classe corrispondevano rispettivamente ai gradi di capitano, maggiore, tenente colonnello e colonnello.
  6. ^ (FR) Base Léonore — dossier Gabriel Benoit, cote MO181068, su Archives nationales. URL consultato il 27 settembre 2025.
  7. ^ Jouanny, 1991, p. 191
  8. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 19
  9. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 20
  10. ^ Clénet, 1991, p. 185
  11. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 20
  12. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 20
  13. ^ Clénet, 1991, pp. 181–182
  14. ^ Chastagnol, 1991, p. 150
  15. ^ Saint-Prot, 1991, pp. 34–37
  16. ^ Saint-Prot, 1991, p. 29
  17. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 21
  18. ^ Chastagnol, 1991, pp. 154–155
  19. ^ Saint-Prot, 1991, p. 32
  20. ^ Chastagnol, 1991, p. 155
  21. ^ Saint-Prot, 1991, p. 37
  22. ^ a b c (FR) David Gaillardon, Pierre Benoit (1886-1962) : un écrivain né pour l’intrigue, su Canal Académie, 26 febbraio 2012. URL consultato il 27 settembre 2025.
  23. ^ (FR) Bernard Vialatte, Pierre Benoit, écrivain français et académicien dans le calme du Quercy qu’il a tant aimé, su Le Quercy sur le net.
  24. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 22
  25. ^ Bertrand, 1991, pp. 162–165
  26. ^ Bertrand, 1991, p. 162
  27. ^ Bertrand, 1991, pp. 161–162
  28. ^ Clénet, 1991, p. 180
  29. ^ Clénet, 1991, pp. 179–180
  30. ^ (FR) La Revue Juive – Gallimard, su Gallimard. URL consultato il 27 settembre 2025.
  31. ^ Pilleul, 1991, p. 54
  32. ^ Pilleul, 1991, p. 54
  33. ^ Pilleul, 1991, p. 55
  34. ^ Clénet, 1991, p. 180
  35. ^ Pilleul, 1991, p. 55
  36. ^ Clénet, 1991, p. 180
  37. ^ Pilleul, 1991, p. 55
  38. ^ Pilleul, 1991, p. 45
  39. ^ (FR) Bernard Vialatte, Pierre Benoit, écrivain français et académicien dans le calme du Quercy qu'il a tant aimé, su Le Quercy sur le net. URL consultato il 27 settembre 2025.
  40. ^ (FR) José Corti, Souvenirs désordonnés, Paris, José Corti, 1983.
  41. ^ Pilleul, 1991, p. 55
  42. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 22
  43. ^ a b (FR) Georges Simenon, Le grand amour de Pierre Benoit, su Noces d'encre. URL consultato il 27 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2010).
  44. ^ Saint-Prot, 1991
  45. ^ a b c Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 22
  46. ^ (FR) Bernard Vialatte, Pierre Benoit, écrivain français et académicien dans le calme du Quercy qu'il a tant aimé, su Le Quercy sur le net. URL consultato il 27 settembre 2025.
  47. ^ Cfr. Louis-Marie Clénet, art. cit., Clénet, 1991, p. 186.
  48. ^ Pagina dedicata a Pierre Benoît sul sito dell'Académie française.
  49. ^ (FR) Pierre Benoît — notice biographique, su Académie française. URL consultato il 28 settembre 2025.
  50. ^ Vedi La Pelouse su maisonsecrivains.canalblog.com.
  51. ^ Sepoltura di Pierre Benoît a Ciboure, sul sito Cimetières de France et d'ailleurs.
  52. ^ Clénet, 1991, p. 176
  53. ^ Clénet, 1991, pp. 179-180
  54. ^ Clénet, 1991, p. 180
  55. ^ Chastagnol, 1991, pp. 154-155
  56. ^ Sulla relazione ambigua di Benoît con la Germania, miscuglio di amore e ripulsa, cfr. Pilleul, 1991, pp. 52-56.
  57. ^ Clénet, 1991, pp. 180-181
  58. ^ Pilleul, 1991, p. 61
  59. ^ Pilleul, 1991, p. 62
  60. ^ Chastagnol, 1991, p. 155
  61. ^ Pilleul, 1991, p. 63
  62. ^ Clénet, 1991, p. 177
  63. ^ Clénet, 1991, p. 177
  64. ^ Citato in Clénet, 1991, p. 183.
  65. ^ Clénet, 1991, p. 184
  66. ^ Clénet, 1991, pp. 183-184
  67. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 19
  68. ^ (FR) Georges Perec, Je me souviens, Paris, Denoël, 1978, p. 206.
  69. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 11
  70. ^ Monestier, 1991, p. 127
  71. ^ a b Monestier, 1991, p. 128
  72. ^ Monestier, 1991, p. 130
  73. ^ (FR) Robert Jouanny, Pierre Benoit et le terroir français, in Pierre Benoit, témoin de son temps, Paris, Albin Michel, 1991, p. 189.
  74. ^ Monestier, 1991, p. 142
  75. ^ Monestier, 1991, p. 145
  76. ^ (FR) Pierre Benoît, Le Roi lépreux, collana Le Livre de poche, 1957, p. 25.
  77. ^ Saint-Prot 1991, p. 32
  78. ^ (FR) Le droit de la presse en 1922 (Chronique) (PDF), in Le Droit d'Auteur, Berna, Bureau international de la propriété intellectuelle (BIRPI), 1923, p. 6.
  79. ^ (FR) Elizabeth Kalta, Le mystère du Sahara et des hommes bleus, su artchives.samsara-fr.com. URL consultato il 26 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2018).
  80. ^ (EN) L. Sprague de Camp, Lost Continents, Courier Corporation, 17 luglio 2012, p. 182, ISBN 978-0-486-14792-5.
  81. ^ (FR) « Une histoire d'amour », su UGA Éditions (OpenEdition Books), Université Grenoble Alpes. URL consultato il 28 settembre 2025.
  82. ^ (FR) Recensions du n°16 — Les Cahiers des Amis de Pierre Benoit, n° 13 (2003), su Histoires Littéraires. URL consultato il 28 settembre 2025.
  83. ^ Clénet, 1991, p. 183
  84. ^ Monestier, 1991, p. 145
  85. ^ Saint-Prot, 1991, p. 32
  86. ^ Clénet, 1991, pp. 175, 179–181
  87. ^ Monestier, 1991, pp. 127–130
  88. ^ Monestier, 1991, pp. 130, 142
  89. ^ Jaël Grave, La bibliothèque dans L'Atlantide de Pierre Benoît: l'essentiel à portée de main?, in Claudine Nédelec (a cura di), Les Bibliothèques, entre imaginaires et réalités, Arras, Artois Presses Université, 2009, pp. 435–438.
  90. ^ Jaël Grave, La bibliothèque dans L'Atlantide de Pierre Benoît: l'essentiel à portée de main?, in Claudine Nédelec (a cura di), Les Bibliothèques, entre imaginaires et réalités, Arras, Artois Presses Université, 2009, pp. 443–446.
  91. ^ Jean Bernard Evoung Fouda, Antinéa, métaphore africaine de la littérature coloniale? (PDF), in Norsud, n. 9, 2017, pp. 8–9.
  92. ^ Jean Bernard Evoung Fouda, Antinéa, métaphore africaine de la littérature coloniale? (PDF), in Norsud, n. 9, 2017, p. 14.
  93. ^ Chantal Foucrier, Le mythe littéraire de l'Atlantide (1800–1939). L'origine et la fin, Grenoble, ELLUG, 2004, pp. 59, 149.
  94. ^ Bertrand, 1991, pp. 161–165
  95. ^ Jouve-Pilleul-Saint-Prot, 1991, p. 22
  96. ^ (FR) Ordre du Merite saharien, in Bulletin officiel des décorations, médailles et récompenses, n. 3, 9 febbraio 1960.

Bibliografia

modifica
  • (FR) Jacques Augarde, Pierre Benoit, poète méconnu, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) Pierre Benoît, Le Roi lépreux, collana Le Livre de poche, 1957.
  • (FR) Henry Bertrand, Pierre Benoit et le cinéma, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) Alain Chastagnol, Pierre Benoit, journaliste, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) Louis-Marie Clénet, Pierre Benoit et le mouvement intellectuel français de l'entre-deux guerres, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) José Corti, Souvenirs désordonnés, Paris, José Corti, 1983, ISBN 978-2714300379.
  • (FR) Robert Jouanny, Pierre Benoit et le terroir français, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot, Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) Joseph Monestier, Les Héroïnes de Pierre Benoit, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, pp. 127–145, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) Georges Perec, Je me souviens, Paris, Hachette, 1978, ISBN 2-01-004820-2.
  • (FR) Gilbert Pilleul, Pierre Benoit et l'Europe, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.
  • (FR) Charles Saint-Prot, Le voyageur et le monde de son temps, in Edmond Jouve, Gilbert Pilleul e Charles Saint-Prot (a cura di), Pierre Benoit, témoin de son temps. Actes du colloque organisé par l'Association des écrivains de langue française, Paris, Albin Michel, 1991, ISBN 978-2226057051.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN41850094 · ISNI (EN0000 0001 0891 0162 · SBN CFIV021164 · BAV 495/11939 · Europeana agent/base/83336 · LCCN (ENn87901638 · GND (DE118658255 · BNE (ESXX853663 (data) · BNF (FRcb12004594z (data) · J9U (ENHE987007258426305171 · NSK (HR000059914 · NDL (ENJA00550896 · CONOR.SI (SL17154659