Pin-up
Con il termine di pin-up (termine di lingua inglese traducibile con "da appendere") si indicano generalmente le ragazze - solitamente procaci, ammiccanti e sorridenti - fotografate in abiti succinti le cui immagini, durante il primo conflitto mondiale, iniziarono a diffondersi su molte riviste settimanali e giornali, ma anche su cartoline, litografie e calendari degli Stati Uniti, per iniziativa del presidente Thomas Woodrow Wilson, il quale aveva istituito la Division of Pictorial Publicity, con lo scopo di ideare stimoli visivi per convincere gli uomini ad arruolarsi.[1]

Questo fenomeno attirò in maniera sempre maggiore l'attenzione soprattutto dei lettori uomini, e in particolare registrò un incredibile successo fra i soldati impegnati al fronte, che usavano appendere le fotografie di queste ragazze nei loro armadietti o nelle loro tende di accampamento.
L’equivalente maschile della pin-up è il cosiddetto beefcake, che comprende celebri attori e atleti, come James Dean, il cantante Jim Morrison e il modello Fabio Lanzoni.
Storia
modificaA partire dai primi decenni del XIX secolo, quando il fenomeno del pin-up modeling ebbe le sue “origini teatrali”, artiste e attrici di burlesque iniziarono talvolta a utilizzare come "biglietti da visita" le loro fotografie per promuovere i propri spettacoli. Questi materiali promozionali e da business si trovavano quasi in ogni camerino teatrale "appesi alle pareti, infilati nelle cornici degli specchi, tra i raccordi dei bruciatori a gas, o persino appoggiati sopra la sacra cassa dei costumi."[2]
All’inizio del XX secolo, le attrici di maggior successo – divenute oggetto di fantasie erotiche – venivano ritratte in disegni, fotografie e manifesti venduti per uso personale. Tra le celebrità considerate sex-symbol, una delle prime pin-up più popolari fu Betty Grable, il cui poster era onnipresente negli armadietti dei soldati statunitensi durante la Seconda guerra mondiale.[3]
Altre pin-up erano opere d’arte che raffiguravano versioni idealizzate di donne belle e attraenti. Un esempio precoce di questo tipo è la Gibson Girl, creata da Charles Dana Gibson come incarnazione della “donna nuova”. «Poiché la donna nuova rappresentava le nuove idee sul proprio sesso, era inevitabile che finisse per simboleggiare anche nuove concezioni della sessualità».[2]
A differenza delle attrici e delle ballerine fotografate nelle generazioni precedenti, l’arte offriva agli artisti la libertà di raffigurare la donna in molteplici modi. La rivista maschile Esquire pubblicava numerosi disegni e vignette “piccanti”, ma era celebre soprattutto per le sue “Vargas Girls”. Prima della Seconda guerra mondiale le ragazze pin-up di Alberto Varglas venivano celebrate per la loro bellezza, con minore enfasi sulla sensualità; durante il conflitto, invece, le illustrazioni si trasformarono in immagini di donne agghindate con uniformi militari e pose seducenti.
Le Vargas Girls divennero così popolari che, tra il 1942 e il 1946, a causa dell’enorme richiesta da parte dei militari, nove milioni di copie della rivista – senza pubblicità e distribuite gratuitamente – furono inviate ai soldati americani di stanza all’estero e nelle basi interne. Le immagini delle Vargas Girls vennero inoltre riprodotte come nose art su numerosi bombardieri e caccia della Seconda guerra mondiale: in genere non erano percepite come figure negative o prostitute, ma piuttosto come patriote e portafortuna.[2]
Sex-symbol
modificaQuesta categoria di sex-symbol venne identificata col nome di pin-up, e appunto stava a indicare una categoria di splendide ragazze, sexy e prorompenti, prive di quell'alone di mistero che aveva caratterizzato le "dive" degli anni trenta, elemento che contribuì di certo a conferire loro il favore del pubblico. Erano tipiche bellezze americane, dalle gambe lunghe e tornite, curve abbondanti e tratti somatici molto femminili, quindi prosperose ed attraenti, ma dal viso giovane, quasi fanciullesco, ed armonioso.
Erano delle "dive" private del classico "divismo": l'ampia diffusione delle loro storie sulle riviste concorse a conferire loro un carattere comune agli occhi del pubblico. Le loro forme generose e longilinee al tempo stesso rappresentano i sogni erotici del pubblico maschile tuttora e, nel periodo in cui hanno iniziato a farsi conoscere, hanno rappresentato una desiderabile opulenza nel momento di una profonda crisi causata dalla fame della guerra.
Il "fenomeno" Hayworth
modificaDi lì a poco, il "fenomeno" delle pin-up approdò anche al cinema e al teatro attraverso le attrici-ballerine-striptiseuse degli spettacoli di genere burlesque.
Assieme a Betty Grable, Gypsy Rose Lee e Tempest Storm - tipici esempi di pin-up - la diva che più di ogni altra ha saputo emergere nell'immediato dopoguerra è stata Rita Hayworth: giunta alla celebrità grazie al film del 1946 Gilda, è divenuta nell'immaginario collettivo non solo statunitense una figura rappresentativa di un certo tipo di bellezza femminile.
Ciclicamente, il fenomeno rivive dei momenti di popolarità, anche soprattutto grazie al tratto sempreverde e vintage che caratterizza tutto ciò che proviene dagli anni cinquanta. Con il passare degli anni lo stile pin-up, coniugato con aspetti moderni e collegato allo stile dell'upskirt, è rinato in ambienti culturali alternativi venendo poi man mano ripreso anche dalla cultura convenzionale.
Lista di pin-up
modificaAnni dieci e venti
modifica- Vilma Bánky
- Belle Bennett
- Clara Bow
- Mary Brian
- Louise Brooks
- Camille Clifford
- Betty Compson
- Joan Crawford
- Bebe Daniels
- Marion Davies
- Billie Dove
- Ruth Etting
- Greta Garbo
- Barbara Kent
- Bessie Love
- Barbara La Marr
- Colleen Moore
- Mae Murray
- Nita Naldi
- Alla Nazimova
- Pola Negri
- Anita Page
- Mary Pickford
- Gloria Swanson
- Lilyan Tashman
- Olive Thomas
- Alice White
Anni trenta
modificaAnni quaranta
modifica- Lauren Bacall
- Lucille Ball
- Diana Barrymore
- Ingrid Bergman
- Vivian Blaine
- Jeanne Crain
- Linda Darnell
- Yvonne De Carlo
- Deanna Durbin
- Lisa Fonssagrives
- Ava Gardner
- Judy Garland
- Betty Grable
- Kathryn Grayson
- Jane Greer
- Anne Gwynne
- Susan Hayward
- Rita Hayworth
- June Haver
- Lena Horne
- Candy Jones
- Olga San Juan
- Veronica Lake
- Carole Landis
- Hedy Lamarr
- Dorothy Lamour
- Joan Leslie
- Viveca Lindfors
- Marilyn Maxwell
- Marie McDonald
- Ann Miller
- Carmen Miranda
- María Montez
- Marilyn Monroe
- Frances Rafferty
- Ella Raines
- Donna Reed
- Jane Russell
- Ann Sheridan
- Alexis Smith
- Margie Stewart
- Gene Tierney
- Lana Turner
- Esther Williams
- Shelley Winters
Anni cinquanta e sessanta
modifica- Pier Angeli
- Carroll Baker
- Brigitte Bardot
- Candy Barr
- Cyd Charisse
- Linda Christian
- Mara Corday
- Hazel Court
- Dagmar
- Dorothy Dandridge
- Sandra Dee
- Faith Domergue
- Diana Dors
- Anita Ekberg
- Eva Gabor
- Zsa Zsa Gábor
- Cristina Gajoni
- Gloria Grahame
- Allison Hayes
- Joi Lansing
- Virna Lisi
- Gina Lollobrigida
- Sophia Loren
- Jayne Mansfield
- Irish McCalla
- Marilyn Monroe
- Cleo Moore
- Kim Novak
- Maila Nurmi
- Bettie Page
- Suzy Parker
- Marisa Pavan
- Barbara Payton
- Barbara Rush
- Lili St. Cyr
- Gia Scala
- Tempest Storm
- Märta Torén
- Mamie Van Doren
- June Wilkinson
Anni settanta
modificaAnni ottanta, novanta e primi anni 2000
modifica- Amy Winehouse
- Dita von Teese
- Pamela Anderson
- Christina Applegate
- Justine Bateman
- Bobbie Brown
- Christie Brinkley
- Phoebe Cates
- Belinda Carlisle
- Barbara Crampton
- Sheena Easton
- Samantha Fox
- Diane Franklin
- Monique Evans
- Monique Gabrielle
- Miss Satine
- Linda Hamilton
- Daryl Hannah
- Susanna Hoffs
- Tawny Kitaen
- Heather Locklear
- Kelly LeBrock
- Heather Thomas
- Lea Thompson
- Jeana Tomasino
- Linnea Quigley
- Molly Ringwald
- Sabrina Salerno
- Elisabeth Shue
- Chiara Collotti
anni 2010 e 2020
modifica?
Note
modifica- ^ Priscilla Frank, La vera storia delle Pin Up: in mostra la più grande collezione di icone sexy americane (Foto), su L'Huffington Post, 30 marzo 2015. URL consultato il 1º luglio 2018.
- ^ a b c Maria Elena Internet Archive, Pin-up grrrls : feminism, sexuality, popular culture, Durham : Duke University Press, 2006, ISBN 978-0-8223-3746-1. URL consultato il 27 settembre 2025.
- ^ Carole S. Vance, ed. "Seeking Ecstasy on the Battlefield: Danger and Pleasure in Nineteenth-Century Feminist Sexual Thought," in Pleasure and Danger: Exploring Female Sexuality (Boston: Routledge and K. Paul, 1984).
Altri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Pin-up
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pin-up
Collegamenti esterni
modifica- (EN) All-art.org.
- Approfondimento su Thepinupfiles.com, su thepinupfiles.com. URL consultato il 19 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2011).
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh85102282 · J9U (EN, HE) 987007548565105171 |
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