Piyale Paşa
Piyale Mehmed Paşa, nome completo di Piyale Paşa, traslitterato in Piyale Pasha, Piyale Pascià, Pialì Pascià o Pialì Bassà (Pelješac, 1515 – Istanbul, 21 gennaio 1578), è stato un ammiraglio ottomano, capitan pascià della Marina ottomana all'epoca dei sultani Solimano il Magnifico, Selim II e Murad III, noto per le sue incursioni e conquiste lungo le coste dell'Adriatico e del Mediterraneo dalla metà del XVI secolo alla battaglia di Lepanto del 1571[1].
Piyale Paşa | |
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Nascita | Pelješac, 1515 |
Morte | Istanbul, 21 gennaio 1578 |
Luogo di sepoltura | Piyale Pasha Mosque, Istanbul |
Etnia | Ottomana |
Religione | Sunnismo |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Marina ottomana |
Anni di servizio | 14 (1553-1567) |
Grado | Capitan pascià |
Guerre | Guerre ottomano-ungheresi Guerra di Cipro Guerre ottomano-asburgiche |
Campagne | Campagna turco-veneziana |
Battaglie |
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Studi militari | Scuola dell'Enderûn |
Altre cariche | Ammiraglio |
Altro campo | Visir Sanjak-bey di Gallipoli Kapıcıbaşı Ghazi |
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Biografia
modificaNascita ed educazione
modificaNato a Viganj, un villaggio della penisola di Pelješac, era di origini croate, sebbene una controversa leggenda narra che fosse un neonato ritrovato su un vomere di un aratro alla periferia di Belgrado, in Serbia[2].
Fu catturato nel 1526 durante la battaglia di Mohács e divenne un soldato ottomano sotto Turgut Reis[3].
Piyale Paşa fu portato ad Istanbul, dove riuscì a distinguersi sufficientemente per essere allevato come ghazi del sultano[1]. Ricevette la formazione presso l'accademia imperiale della scuola dell'Enderûn, ottenendo il titolo di kapıcıbaşı[senza fonte].
Prime imprese
modificaNominato inizialmente sanjak-bey di Gallipoli, fu promosso a bahriye beylerbeyi (primo ammiraglio), ottenendo il comando della Marina ottomana all'età di soli 39 anni[senza fonte].
Nel 1554 occupò l'isola d'Elba e la Corsica, grazie ad un'imponente flotta e alla partecipazione degli ammiragli Turgut Reis e Salih Reis[senza fonte]. L'anno seguente il sultano Solimano il Magnifico gli assegnò il compito di aiutare la Francia contro la Spagna su richiesta della madre del re Francesco II di Francia[senza fonte]. Piyale Paşa partì con la sua flotta il 26 giugno 1555, per riunirsi con le forze francesi a Piombino e respingere gli spagnoli[senza fonte].
Negli anni successivi si impiegò in incursioni e saccheggi di molte città, tra cui Amalfi, le isole Eolie, Massa Lubrense, Piombino, Sorrento e Torre del Greco[senza fonte]. Nel 1558 la sua flotta assalì le coste spagnole e Minorca[senza fonte].
Secondo alcuni storici, potrebbe essere stato lui a mettere a morte per tradimento nel 1554 l'ammiraglio ottomano Piri Reìs, autore di discusse carte geografiche dell'America[1].
Battaglia di Gerba
modificaI suoi continui successi militari spinsero il re Filippo II di Spagna a formare una "santa alleanza" con la Repubblica di Genova, la Serenissima, lo Stato Pontificio, il Ducato di Savoia e i Cavalieri di Malta, la cui flotta si scontrò con quella ottomana l'11 maggio 1560 presso l'isola di Gerba, al largo di Algeri e Tripoli, nell'omonima battaglia[senza fonte]. Le potenze cristiane furono pesantemente sconfitte[senza fonte].
Piyale Paşa tornò trionfante ad Istanbul con un gran numero di prigionieri, tra cui il comandante del forte di Gerba Alvaro de Sande e gli ammiragli di Sicilia e di Napoli Sancho de Leyva e Berenguer de Requesens[senza fonte]. Solimano il Magnifico gli diede in sposa Gevherhan Sultan, sua nipote e figlia di Selim II, che diverrà il successivo sultano[senza fonte].
Assedio di Malta
modificaLa flotta al comando di Piyale Paşa riprese ben presto l'attività di conquista e razzia dei porti cristiani[senza fonte]: infatti nel 1563, su commissione dei francesi, occupò Napoli, prima di essere scacciata dagli spagnoli[senza fonte].
Nel 1565 Solimano il Magnifico incaricò Piyale Paşa, assieme ai generali Lala Kara Mustafa Pascià e Turgut Reis, di eliminare l'Ordine ospedaliero di San Giovanni e conquistare Malta[senza fonte]. Il duraturo assedio vide la strenua difesa dei Cavalieri e dei maltesi che costrinsero gli ottomani a desistere dopo quasi quattro mesi[senza fonte].
Saccheggi lungo la costa adriatica
modificaNel 1566 Piyale Paşa conquistò l'isola di Chio ponendo fine alla presenza genovese nel mar Egeo[senza fonte]. Subito dopo si dedicò a devastare le coste abruzzesi, molisane e pugliesi[senza fonte]. A tal proposito, lo storico Giovanni Andrea Tria, riferendo di quanto scrisse il collega Tommaso Costo sugli avvenimenti del Regno di Napoli nel 1566, così raccontò[4]:
In Abruzzo furono particolarmente danneggiate o distrutte le città di Ortona e Casalbordino[senza fonte]. La fortezza di Pescara venne incendiata, mentre il 1º agosto dell'anno fu assediata Ortona, con la distruzione della chiesa di San Marco e l'incendio della basilica di San Tommaso Apostolo[senza fonte]. Furono, procedendo a sud, saccheggiate anche l'abbazia di San Giovanni in Venere e il monastero di Santo Stefano in Rivomaris a Casalbordino[senza fonte]. Anche Vasto fu presa d'assedio, con la simbolica distruzione della cattedrale di San Giuseppe, di cui si conservò solo la facciata[senza fonte]. Le scorrerie si protrassero fino alla Terra d'Otranto in Puglia, ragion per cui l'imperatore Carlo V d'Asburgo si impegnò in un progetto di fortificazione, a base di torri costiere, sull'Adriatico[senza fonte].
Conquista di Cipro
modificaNel 1567 lasciò il grado di capitan pascià (kapudanpaşa) e il comando supremo della flotta a Müezzinzade Alì Pascià, per essere promosso nel 1568 a visir, divenendo il primo ammiraglio nella storia dell'Impero ottomano a raggiungere tale carica[senza fonte].
Il 15 maggio 1570 la flotta ottomana salpò per Cipro, allora in possesso alla Repubblica di Venezia, raggiungendola il 1º luglio[senza fonte]. Il 22 luglio il generale Lala Kara Mustafa Pascià diede avvio alla guerra con l'assedio di Nicosia, che capitolò il 9 settembre[senza fonte]. Le altre città furono conquistate in rapida successione, tranne Famagosta, che, dopo un lungo assedio, cadde il 4 agosto 1571[senza fonte].
Sconfitta di Lepanto ed ultimi anni
modificaNel 1571 la flotta ottomana fu pesantemente sconfitta nella battaglia di Lepanto[senza fonte]. Il comandante in capo, Müezzinzade Alì Pascià, perse la vita e Piyale Paşa fu richiamato al comando, finché al suo posto fu nominato Uluç Alì Pascià[senza fonte]. Le cronache di Kâtip Çelebi e di Mustafa Selaniki, contemporaneo agli eventi, riferiscono che Piyale Paşa si dimise poco tempo dopo la disfatta di Lepanto[5].
In meno di un anno gli ottomani ricostruirono la flotta in numero pari a quanto era prima dello scontro a Lepanto e ripresero le azioni di guerra, sebbene con scarso successo[senza fonte]. Nel 1573 in Puglia compì la sua ultima spedizione navale e l'anno seguente, con la battaglia di Tunisi, riconquistò la Tunisia dalla Spagna e dai suoi vassalli Hafsidi[senza fonte].
Morì il 21 gennaio 1578, venendo seppellito nella moschea dedicata, la Piyale Pasha Mosque, edificata negli ultimi anni della sua vita dall'architetto Sinān[senza fonte].
Discendenza
modificaIl 17 agosto 1562 sposò Gevherhan Sultan, figlia del futuro sultano Selim II e di Nurbanu Sultan e nipote di Solimano il Magnifico[6]. Da lei ebbe due figli e tre figlie[6]:
- Ayşe Atike Hanımsultan (1563-1615 circa), che sposò Doğancıbaşı Kerim Ağa; Atike Sultan, figlia di Ahmed I, prese il nome da lei[6];
- Sultanzade Mehmed Pasha († 1593), governatore del Peloponneso e dell'Erzegovina[6];
- Sultanzade Mustafa Bey, morto infante[6];
- Fatma Hanımsultan, sposatasi con Ibrahim Bey[6];
- Hatice Hanımsultan, talvolta considerata figlia di seconde nozze, andata in sposa nel 1598 a Sinanpasazade Sinanpaşaoğlu Mehmed Pasha, del quale rimase vedova nel 1605, quandò Ahmed I lo fece giustiziare[6]. Tramandò in eredità il suo palazzo, il Piyale Pasha Palace, a sua nipote Ismihan Kaya Sultan, figlia di Murad IV[6].
Note
modifica- ^ a b c Bono (1993), [pagine mancanti].
- ^ Bono (1993), [pagine mancanti]; Cardini (2001), p. 156; Freely (2000), p. 90. Secondo il Conflict and Conquest in the Islamic World: A Historical Encyclopedia, Piyale Paşa era di origini croate, ma nato in territorio ungherese. Tale discordanza potrebbe essere dovuta al fatto che la Croazia a quel tempo era incorporata nell'Ungheria. Cfr. Mikaberidze (2011), [pagine mancanti].
- ^ Shaw e Shaw (1977), p. 106.
- ^ Collenuccio e Roseo (1591), Aggiunta di Tommaso Costo, p. 11; Tria (1744), p. 167.
- ^ Kiss (2016), p. 108.
- ^ a b c d e f g h İpşirli (1976), p. 211.
Bibliografia
modifica- Salvatore Bono, Corsari nel Mediterraneo. Cristiani e musulmani fra guerra, schiavitù e commercio, Milano, Mondadori, 1993, ISBN 88-04-36735-0.
- (EN) Franco Cardini, Europe and Islam, Hoboken, Wiley, 2001, ISBN 978-0-631-22637-6.
- Pandolfo Collenuccio e Mambrino Roseo, Del compendio dell'istoria del Regno di Napoli, con l'Aggiunta per tutto l'anno 1786 di Tommaso Costo, vol. 3, Venezia, Gioseffo Pelusio, 1591, ISBN non esistente.
- (EN) John Freely, The Companion Guide to Istanbul and around the Marmara, Woodbridge, Companion Guides, 2000, ISBN 978-1-900639-31-6.
- (EN) Mehmet İpşirli, Mustafa Selaniki's History of the Ottomans (PDF), Edimburgo, Università di Edimburgo, 1976.
- (EN) Tamás Kiss, Cyprus in Ottoman and Venetian political imagination, c. 1489-1582 (PDF), Budapest, Central European University, 2016, DOI:10.14754/CEU.2016.05.
- (EN) Alexander Mikaberidze (a cura di), Conflict and Conquest in the Islamic World: A Historical Encyclopedia, vol. 2 (L-Z), Santa Barbara, ABC-Clio, 2011, ISBN 978-1598843361.
- (EN) Stanford Jay Shaw e Ezel Kural Shaw, History of the Ottoman Empire and Modern Turkey, vol. 2 (Reform, Revolution, and Republic: The Rise of Modern Turkey 1808-1975), Cambridge, Cambridge University Press, 1977, ISBN 978-0-521-29166-8.
- Giovanni Andrea Tria, Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino, metropoli degli antichi Frentani, Roma, Giovanni Zempel, 1744, ISBN non esistente.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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