Plinio De Martiis

fotografo italiano

Plinio De Martiis (Giulianova, 30 ottobre 1920Roma, 2 luglio 2004) è stato un gallerista e fotografo italiano, fondatore a Roma nel 1954 della Galleria La Tartaruga.

Biografia

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Plinio De Martiis, figura centrale della cultura italiana del secondo Novecento, è stato fotografo, regista teatrale, gallerista ed editore, nonché fondatore della leggendaria Galleria La Tartaruga di Roma, punto nevralgico della vita artistica e intellettuale della capitale durante gli “anni originali” e la Dolce Vita.

Nato a Giulianova all’una di notte del 30 ottobre 1920, nella casa di famiglia in via per Montone, era primogenito di Guido, funzionario dell’amministrazione comunale, e di Olga Barnabei. Il ramo paterno era di antica e prestigiosa tradizione cittadina: il nonno Pasquale, chimico e farmacista, fu sindaco della città e artefice della sistemazione di Piazza della Libertà. Ancora ragazzo, Plinio lasciò Giulianova con i genitori e la sorella minore, dopo aver perso in tenera età un’altra sorella.

Adolescente a Roma, visse gli anni difficili della guerra e del dopoguerra, coltivando interessi precoci per la fotografia, il cinema e il teatro. Fu fotografo professionista e collaborò con riviste e quotidiani come Vie Nuove, L’Unità, Noi Donne e Il Mondo. Nel 1951 partecipò alla fondazione della cooperativa Fotografi Associati, un’esperienza pionieristica che contribuì a ridefinire il ruolo dell’immagine nella cultura italiana. Parallelamente, nel 1946 fondò con Franca Valeri, Carlo Mazzarella e Vittorio Caprioli il Teatro dell’Arlecchino (oggi Teatro Flaiano), inaugurato con Un marziano a Roma di Ennio Flaiano, frequentato da artisti e intellettuali come De Chirico, Moravia, Guttuso e Luchino Visconti.

Negli anni Cinquanta sposò Maria Antonietta Pirandello (affettuosamente chiamata Ninnì), figlia dello scrittore Stefano Landi e nipote del drammaturgo Luigi Pirandello. La coppia ebbe due figlie.

Fotografo e fotoreporter

Prima di diventare gallerista, Plinio De Martiis si affermò come fotografo e fotoreporter negli anni Cinquanta, collaborando con testate come L’Unità, Paese Sera, Vie Nuove, Noi Donne e soprattutto con il settimanale Il Mondo di Mario Pannunzio. Autodidatta, mosso da un forte interesse sociale e culturale, raccontò con la macchina fotografica la realtà dell’Italia del dopoguerra: dalla vita nelle periferie romane agli sfollati, dai comizi in Piazza del Popolo al discorso del Papa in Piazza San Pietro. Documentò le ferite della guerra nei paesaggi devastati di Cassino e Napoli, ma anche momenti di vita quotidiana, come spettacoli di strada e ritratti popolari, restituendo con sensibilità la dignità delle persone comuni. Parallelamente, iniziò a volgere l’obiettivo verso il mondo dell’arte, realizzando ritratti di pittori e intellettuali come Mario Mafai, Renato Guttuso e Lionello Venturi, anticipando quella vocazione a intrecciare fotografia e arte che sarebbe poi esplosa con la Galleria La Tartaruga. Nel 1951 seguì il reportage sull’alluvione del Polesine e prese parte a un’importante inchiesta antropologica in Sardegna con Franco Pinna e Pablo Volta, tra i pionieri della fotografia etnografica italiana.

Nel 1952 fu tra i fondatori del Collettivo Fotografi Associati, insieme a Caio Mario Garrubba, Franco Pinna, Pablo Volta e Nicola Sansone: un’esperienza breve ma decisiva, animata da spirito cooperativo e impegno politico, che rappresentò il primo nucleo di quella che sarebbe stata chiamata “scuola romana di fotogiornalismo”. In questo contesto De Martiis affinò uno stile capace di coniugare rigore documentario e attenzione poetica per il dettaglio. Tra i suoi lavori più rilevanti vi fu il reportage sull’arrivo e l’allestimento delle opere di Pablo Picasso alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1953: immagini che rivelano il suo sguardo acuto e partecipe, capace di catturare tanto i momenti ufficiali quanto i retroscena, e di far dialogare arte e realtà sociale. Quella fu l’ultima grande impresa di De Martiis fotografo, poiché già l’anno successivo la sua vita prese una nuova direzione con la fondazione de La Tartaruga, non senza rimpianto: “da quel momento smisi con la fotografia – dirà più tardi – non me lo sono mai perdonato”.

Nel 1954 De Martiis inaugurò la sua grande avventura: la Galleria La Tartaruga, a pochi passi da Piazza del Popolo. La nascita della galleria fu quasi frutto del caso: durante una serata tra amici, un bigliettino estratto dal cappello di Mario Mafai e scritto da Mino Maccari decretò il nome “La Tartaruga”. L’impresa, condivisa da artisti come Leoncillo Leonardi, Mario Mafai, Salvatore Scarpetta e Giulio Turcato, si trasformò rapidamente in uno dei fulcri della vita artistica romana.

Nei suoi spazi esordirono e si affermarono figure destinate a rivoluzionare l’arte contemporanea italiana e internazionale: da Mario Schifano a Jannis Kounellis, da Giosetta Fioroni a Pino Pascali, fino a Renato Mambor, Cesare Tacchi, Tano Festa e Franco Angeli. La galleria ospitò inoltre opere di grandi maestri americani come Robert Rauschenberg, Cy Twombly, Willem de Kooning, Mark Rothko e Franz Kline, stabilendo un ponte decisivo con la scena newyorkese, grazie anche ai contatti con il gallerista Leo Castelli.

Il culmine dell’attività della Tartaruga arrivò nel maggio del 1968 con il Teatro delle mostre, un evento rivoluzionario: una mostra diversa al giorno, affidata a un artista per volta, che cambiò radicalmente il modo di concepire l’esposizione d’arte. Un anno dopo, la galleria chiuse, lasciando però un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea.

De Martiis non abbandonò mai la fotografia: con la sua Rolleicord 6×6 immortalò artisti, scrittori, musicisti e intellettuali del tempo, costruendo un diario visivo di oltre 5.000 negativi, oggi in gran parte custoditi dall’Istituto Italiano per la Grafica.

Negli anni Ottanta tornò all’editoria con i Quaderni de La Tartaruga (1986–1993), pubblicati con De Luca Editore: raffinati volumi d’arte e letteratura che rispecchiavano il suo spirito critico e anticonformista.

Alla sua morte, avvenuta a Roma nel 2004, l’Archivio della Galleria La Tartaruga, ricco di corrispondenza, menabò, progetti, materiali editoriali e un ampio fondo fotografico e audiovisivo, è stato dichiarato di notevole interesse storico e nel 2007 acquisito dall’Archivio di Stato di Latina.

Plinio De Martiis resta una figura imprescindibile per comprendere la vitalità e la complessità della cultura italiana del Novecento: un demiurgo che seppe riconoscere e lanciare i talenti più innovativi del suo tempo, contribuendo a plasmare l’immaginario artistico di un’epoca.

Gallerista e la storia della Galleria La Tartaruga

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Nel 1954 Plinio De Martiis, affiancato dalla moglie Maria Antonietta Pirandello (Ninnì) e incoraggiato da amici artisti, inaugurò la Galleria La Tartaruga, aperta inizialmente al n. 196 di via del Babuino, nei pressi di Piazza del Popolo. Solo a partire dal 1963 la galleria si trasferì definitivamente al primo piano di uno stabile ottocentesco proprio affacciato su Piazza del Popolo.

Il nome “La Tartaruga” fu scelto idealmente piuttosto che strategicamente: a suggerirlo fu Mino Maccari, come simbolo di saggezza, lentezza e forza di adattamento doppiozero. Da subito, la galleria divenne un catalizzatore per l’arte contemporanea romana. Inizialmente espose scuole figurative e astrattiste (Vespignani, Muccini, Perilli, Dorazio e Salvatore Scarpitta), per poi dare sempre più spazio ai giovani protagonisti della cosiddetta “Scuola di Piazza del Popolo” e agli artisti dell’informale europeo e dell’astrattismo americano.

Dal 1957 iniziò una programmazione orientata all’arte astratta e all'informale, e agli inizi degli anni ’60 la galleria contribuì in modo significativo all’affermazione della cosiddetta “invasione americana” nell’arte italiana, tra cui il Premio La Tartaruga, e l’attenta diffusione delle correnti d’oltreoceano doppiozero.

Il momento culminante fu nel maggio del 1968 con il lancio del Teatro delle mostre, un ciclo espositivo in cui ogni giorno un artista diverso presentava una mostra personale o un evento performativo innovativo archiviodistatolatina.cultura.gov.itdoppiozero. Nel mese di ottobre di quello stesso anno, la sede di Piazza del Popolo fu chiusa — motivata da De Martiis con l’idea che “le gallerie avevano esaurito la loro funzione” — ma l’attività riprese successivamente in sedi diverse, fino alla chiusura definitiva nella nuova sede di via Mignanelli nel 1984.

Oltre al ruolo espositivo, la Galleria La Tartaruga rappresentò un vero hub culturale, frequentato da scrittori, critici, poeti e personalità artistiche come Alberto Moravia, Sandro Penna, Giuseppe Ungaretti e Marcel Duchamp, riflettendo il clima cosmopolita della “Dolce Vita” romana.

Dopo la sua chiusura definitiva, nel 2007 l’Archivio della Galleria La Tartaruga — contenente corrispondenza, menabò, materiali editoriali, bozzetti, fotografie e audiovisivi — fu acquisito dalla Direzione Generale per gli Archivi ed è oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Latina, dove è accessibile tramite il relativo database istituzionale, a seguito della dichiarazione di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza Archivistica per il Lazio.


Bibliografia

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Monografie, saggi e cataloghi

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  • Archivio. Fotografie di Plinio De Martiis, catalogo della mostra (Roma, Istituto Nazionale per la Grafica), Roma, De Luca Editore, 1993.
  • De Martiis, Plinio. La Tartaruga. Una galleria romana, Roma, De Luca Editore, 2001.
  • Francesconi, Elisa. Plinio De Martiis gallerista. La Galleria La Tartaruga e gli anni della Dolce Vita romana, Roma, De Luca Editore, 2013.
  • Francesconi, Elisa. La Tartaruga. Una storia della Galleria di Plinio De Martiis (1954–1969), Roma, De Luca Editore, 2018.
  • Maselli, Titina. La Tartaruga, catalogo della mostra (Roma, 1955), Roma, Galleria La Tartaruga, 1955.
  • Mirolla, Franco. Plinio De Martiis: fotografo, gallerista, editore, in Bollettino d’Arte, n. 131, Roma, 2006, pp. 99–107.

Saggi e articoli in rivista

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  • Francesconi, Elisa. Un fotoreporter per l’arte contemporanea: gli esordi romani di Plinio De Martiis (1950–1953), in Rivista di studi di fotografia (RSF), n. 11, Forum Editrice Universitaria Udinese, 2020, pp. 188–204.
  • Lucas, Gabriele – Agliani, Beatrice. Fotogiornalismo in Italia. 1945–1980, Milano, Skira, 2015 (con ampie sezioni dedicate a De Martiis e al Collettivo Fotografi Associati).
  • Russo, Antonio. La scuola romana di fotogiornalismo: da De Martiis a Garrubba, in Fotologia, n. 9, Roma, 1990.

Fonti archivistiche e istituzionali

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  • Archivio di Stato di Latina. Fondo Galleria La Tartaruga – Plinio De Martiis, Guida ai fondi archivistici di arte e cultura. Disponibile online
Controllo di autoritàVIAF (EN34295626 · ISNI (EN0000 0000 5126 8534 · GND (DE132989794