Podofobia
La podofobia è una fobia specifica che consiste in una paura eccessiva e irrazionale verso i propri piedi e i piedi delle altre persone.[1] Questa fobia ha subito un incremento e una maggiore popolarizzazione a seguito della popolarizzazione del feticismo dei piedi.
Presentazione
modificaNome e definizione
modificaLa podofobia (dal greco antico podós ποδός, "del piede", e phobía φοβία, "paura"), è la paura intensa verso i piedi propri o di altre persone. Come tutte le fobie specifiche, fa parte dei disturbi d'ansia.[1] Dal punto di vista linguistico, l'antonimo è "podofilia", cioè l'attrazione verso i piedi; il termine "podofilia" è però utilizzato come sinonimo per il feticismo dei piedi insieme al termine "podolatria", anch'esso un grecismo.
Sintomi, impatto e diagnosi
modificaI soggetti affetti da podofobia (i "podofobi"), come sintomo della fobia, possono provare molta ansia quando vedono i piedi propri o delle altre persone. la paura si manifesta sia quando sono nudi che quando sono coperti da calze o racchiusi in scarpe. Nei casi più gravi, possono provare quest'ansia anche al solo pensiero dei piedi. I tipici sintomi dell'ansia derivata dalla podofobia sono i brividi/tremori, vertigini e stordimento mentale, sudorazione eccessiva (iperidrosi), palpitazioni cardiache (tachicardia), nausea, fiato corto (dispnea) e mal di stomaco (dispepsia). Nel caso limite, un soggetto affetto potrebbe avere un attacco di panico.[1]
Inoltre, possono evitare posti in cui sono visibili i piedi nudi propri o di altre persone, come ad esempio le spiagge, le piscine, i negozi di scarpe, i centri di yoga, i centri di pedicure,[1] gli studi di podologi e simili figure mediche, le saune e alcuni luoghi sacri. Per lo stesso motivo, possono evitare eventi sociali come le feste sulla spiaggia (beach party), in piscina (pool party), nelle saune (sauna party) e nelle jacuzzi (jacuzzi party o hot tub party). Dopodiché, possono avere la paura di toccare i propri piedi e a farseli toccare da altre persone; per questo motivo, possono anche avere problemi a lavarsi i piedi e tagliarsi le unghie. Infine, possono sentire il bisogno di coprire i propri piedi tutto il giorno con calze e/o scarpe rigorosamente chiuse. Quest'ultimo sintomo si accompagna alla difficoltà a indossare scarpe aperte come i sandali e le flip-flop.[1]
Nel momento in cui la fobia viene proiettata sui piedi degli altri, può anche compromettere il proprio benessere sul posto di lavoro, nel mondo scolastico e in generale nelle varie situazioni sociali. Questa fobia ha un forte impatto nella qualità della propria vita in primis perché riguarda una propria parte del corpo fondamentale per la postazione eretta e il movimento. Anche solo per questo motivo, le sensazioni di preoccupazioni o panico sono costanti.[1]
Altri disturbi mentali possono aggravare la podofobia; alcuni esempi sono il disturbo paranoide di personalità, l'ipocondria, il disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo evitante di personalità. Anche il consumo di caffeina, alcol etilico e altre droghe può aggravare i sintomi della podofobia.[1]
Non esiste un test diagnostico specifico per la podofobia; la diagnosi si basa dunque su una serie di domande effettuate dallo psicoterapeuta al paziente. La podofobia viene diagnosticata se il soggetto mostra i suoi sintomi e se la fobia dura da almeno 6 mesi.[1]
Galleria fotografica
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I podofobi possono avere timore di andare in spiaggia, siccome in questo luogo sono visibili i piedi propri e altrui
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Per gli stessi motivi, recarsi in un negozio di scarpe e provare le scarpe può essere una tortura psicologica
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Anche partecipare a una lezione di yoga può essere difficoltoso, siccome lo yoga viene spesso svolto a piedi nudi
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Un altro luogo che può essere evitato dai podofobi è la piscina, per cui anche un'occasione di socializzazione viene perduta. Nella foto, due ragazze mentre parlano durante un pool party
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Alcuni soggetti affetti da podofobia possono avere problemi a indossare o guardare scarpe scoperte
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Anche la pedicure e gesti simili di cura dei propri piedi possono essere attività che provocano ansia e disgusto nei podofobi
Cause
modificaLa causa fondamentale della fobia è la concezione e idea di "piede". Il piede è una parte del corpo spesso concepita come sporca o maleodorante che non si può lavare spesso, come le mani; inoltre, può sviluppare infezioni generiche o fungine e dunque micotiche (e.g., infezioni alle unghie e il piede dell'atleta).[1]
Un'altra causa è la presenza di fobie pregresse che portano a sviluppare anche la podofobia per comorbilità. Due tipiche fobie pregresse sono la misofobia (fobia dei germi) e l'osmofobia (paura dei cattivi odori). Siccome la concezione dei piedi negativa è correlabile alla presenza di germi e cattivi odori, i soggetti misofobi e osmofobi possono diventare anche podofobi.[1]
Una terza causa è la presenza di traumi nel passato che hanno riguardato i piedi propri o di un'altra persona. Tre esempi sono una ferita al piede, una malattia (e.g., un'infezione) o l'essere presi a calci. A seguito di questi traumi, i piedi vengono associati alla sofferenza, dolore e violenza.[1] I calci in particolare sono un esempio di contatto indesiderato e/o senza feedback positivo con i piedi durante l'infanzia .
Dopodiché, un'altra causa è la presenza di casi di soggetti affetti da fobie e disturbi d'ansia in famiglia. Se queste fobie hanno un'origine genetica, possono indicare una base genetica e ereditaria di alcune fobie, tra cui la podofobia.[1]
Non è chiaro se la concezione dei piedi come "brutte mani"[2] possa avere un ruolo nello sviluppo della podofobia. I piedi, se sono concepiti attraverso un paragone con una parte del corpo simile e analoga (le mani), possono essere concepiti come "brutte mani" a causa della loro forma, del fatto che non sono usati nella socializzazione (e.g., salutare e stringere la mano), del fatto che sono lavati meno volte, del fatto che hanno un minore uso artistico rispetto alle mani e del fatto che stanno molto più in basso come posizione rispetto alle mani e anche alla testa. Concepire i piedi come "brutte mani" per analogia deriva dalla facoltà mentale innata nell'Uomo di conoscere e categorizzare la realtà attraverso i paragoni (e.g., "La balena è un mammifero ma sembra un grosso pesce").
Una serie di studi può trovare eventuali ulteriori cause della podofobia, come i simbolismi dei piedi nella Storia e nella cultura occidentale moderna: i piedi oltre allo sporco e impurità possono simbolizzare anche la povertà, l'umiltà[3] e la schiavitù.[4] Inoltre, sono anche simbolo di volgarità siccome sono a contatto con la terra, simbolizzano la dimensione terrena e carnale dell'Uomo e dunque il suo ancoramento alla terra, sono in posizione opposta rispetto alla testa e non sono la sede della razionalità e delle emozioni come la testa (quest'ultima è in posizione superiore rispetto ai piedi ed è slanciata verso il cielo).[5] Infine, i piedi visibili potrebbero essere disprezzati anche per motivi discriminatori. Ad esempio, nello spagnolo parlato dai messicani l'insulto "bifolco, incolto" viene reso con i termini "guarachudo, huarachudo" derivanti da "guarache",[6] un paio di sandali in pelle grezza tradizionali usati dagli indigeni precolombiani in Messico. La parola stessa deriva dal tarasco "kuarache";[7] a sua volta, il demonimo "tarasco" in Messico è usato talvolta come epiteto dispregiativo verso questa stessa popolazione.[8] Altre potenziali cause della podofobia possono essere altri eventi traumatici del passato come dei commenti di body shaming ai propri piedi per degli inestetismi anche solo presunti; questi commenti negativi possono provocare insoddisfazione verso la loro apparenza estetica.
Nei soggetti affetti da podofobia, queste idee portano non a un generico e blando disgusto, ma a una forte paura irrazionale verso una propria parte del corpo. La paura è irrazionale in primis perché l'oggetto della fobia, in tal caso i piedi, non è di per sé una minaccia. L'irrazionalità della fobia è tuttavia visibile solo alle altre persone, dunque allo sguardo esterno; nella mente del soggetto, la minaccia risulta reale, per cui la paura è motivata e razionale.[1]
La teoria dell'abiezione (Kristeva)
modificaL'abietto nella teoria psicologia di Julia Kristeva (1980)[9] indica una parte intima della propria identità, corpo o ordine sociale ma che è ritenuta estranea, aliena, disturbante e minacciosa rispetto a essa. Pertanto, per difesa dell’identità viene espulsa, gettata via, separata e allontanata. La stessa parola "abietto" deriva dal latino "ab iacere", cioè "gettare via da sé". Un esempio è l'urina: è parte di sé perché è prodotta dal proprio corpo, ma dopo che si espelle con la minzione non viene conservata ma viene abbandonata (e.g., tirare lo sciacquone). Anche i cadaveri di persone amate vengono seppelliti (anche) per abiezione, una volta deceduti. Infine, soggetti come i senzatetto e i tossicodipendenti sono visti come abietti e tenuti al margine della società da chi non li include. Georges Bataille, un intellettuale surrealista, già cita un concetto molto simile di corpo estraneo ma lo chiamava "l'eterogeneo", in contrapposizione al corpo interno, "l'omogeneo"; il rifiuto/scarto di questo corpo estraneo viene detto da Bataille "déchet".
Secondo la teoria di Kristeva, dunque il piede è parte del proprio corpo ma viene percepito come un corpo disturbante ed è una parte abietta (e.g., perché è sporco, basso, umile, una sorta di "brutta mano" o perché simbolizza la fine dei più alti ideali umanistici o perché può essere oggetto di sguardi perché esteticamente gradevole); pertanto, nei soggetti affetti da podofobia avviene un'espulsione simbolica, mentale e psicologica dal proprio corpo siccome i piedi non si possono amputare (cioè separare fisicamente) per desiderio di proteggere il proprio corpo e la propria identità. Il rifiuto avviene evitando di vederli e toccarli, coprendoli con calze e scarpe, evitando di frequentare luoghi come negozi di scarpe, spiagge e piscine e con la depersonalizzazione (i piedi sono indicati con espressioni come "quei cosi lì" perché trattati come oggetti estranei e parti del corpo "mutilate" a parole); il rifiuto si può anche proiettare sui piedi altrui.
Incremento e popolarizzazione
modificaNon esistono dati precisi sulla diffusione della podofobia. Di contro, esistono dati sulla diffusione delle fobie in generale nella popolazione: ad esempio, negli Stati Uniti, il 12% degli adulti e il 19% degli adolescenti è affetto da una fobia specifica. Le fobie sono due volte più prevalenti nelle femmine rispetto ai maschi.[1]
Nel 2024, secondo un articolo dell'Huffington Post, è stato registrato un incremento della podofobia nella Generazione Z (1997-2012) a seguito della popolarizzazione del feticismo del piede e dell'accesso pressoché libero ai social media da parte dei giovani. I quotidiani in questo contesto hanno dunque iniziato a parlare del tema della paura verso i piedi propri e altrui, per cui la fobia stessa è diventata popolare rispetto al passato.
In particolare, secondo l'intervista a una donna che lavora come insegnante di scuola superiore in California, la Generazione Z è molto refrattaria a mostrare i piedi, per cui porta scarpe chiuse in continuazione o opta per l'uso dei calzini insieme ai sandali (look "ugly chic"). La stessa donna ha testimoniato che, nel momento in cui è entrata più volte in classe con le scarpe aperte, gli studenti le hanno fatto commenti denigratori sulle calzature; in particolare, come già in uso nello slang della GenZ, gli studenti hanno chiamato le sue dita dei piedi "cani" (dogs) e hanno commentato con la frase fatta "Chi ha fatto uscire i cani?" (Who let the dogs out?). Nei casi limite, gli studenti hanno iniziato ad abbaiare in classe alle sue dita dei piedi. L'insegnante, pur di fare cessare questi comportamenti, è stata costretta a indossare sempre scarpe chiuse. Secondo una ragazza appartenente alla GenZ intervistata, il pensiero che i suoi piedi scoperti potessero ricevere attenzioni la spaventava siccome queste attenzioni ai piedi erano sgradite.[10][11]
In tale contesto, uno degli esempi più elementari e comuni in assoluto di attenzioni che si potrebbero ricevere da un feticista dei piedi (e dunque da una persona estremamente sensibile alla bellezza estetica di tratti fisici dei piedi anche opposti tra loro) è il glancing.[12] Il glancing è un termine inglese che indica l'atto di lanciare un'occhiata molto timida che viene ritirata immediatamente (e.g., una frazione di secondo); l'occhiata sfuggente avviene senza interazioni (e.g., catcalling, molestie sessuali, violazione indebita dello spazio personale, toccamenti e aggressioni fisiche e/o sessuali) e senza pedinamenti; nel caso in cui si ripete, non avviene a frequenza elevata a causa dell'autocontrollo di fondo. Lo stesso verbo "to glance at…" è imparentato etimologicamente con la parola "ghiaccio, glaciale" per indicare un'occhiata da attrazione o curiosità che "scivola via" in modo repentino.
La parola glancing è l'antonimo di "staring, to stare at...",[13] cioè fissare a occhi sgranati, a bocca spalancata, irrigiditi, senza autocontrollo e molto a lungo. Lo staring è un modo intenso di fissare una parte del corpo che può essere ritenuto invasivo e intrusivo, oggettificante (la persona viene trasformata in un oggetto passivo di osservazione analitica) e segno di potenziale aggressione fisica e/o a sfondo sessuale; è inoltre un quasi-sinonimo del generico "seeing, watching", cioè "guardare, vedere", che non ha le sfumature di fugacità e autocontrollo di glancing. Lo staring, siccome provoca malessere e danni a sé e agli altri, già in partenza per definizione appartiene al disturbo parafilico, invece che al comune feticismo dei piedi. L'eccezione è lo staring all'interno di una pratica sessuale consenziente con un soggetto non affetto da disturbo parafilico (e.g., uno shoeplay e/o un feet tease per attirare e calamitare l'attenzione del partner).
Secondo LeMeita Smith, all'epoca una dottoressa di ricerca e psicologa, la podofobia della GenZ deriva dal desiderio di proteggere i propri spazi personali (anche online) e mantenere un senso di controllo su come sono percepiti. Inoltre, i pazienti appartenenti alla GenZ hanno una conoscenza del feticismo del piede e hanno preoccupazioni sul proprio aspetto fisico e privacy online.[10]
Un esempio molto teatrale di staring è contenuto in un'illustrazione di "Les contemporaines; ou, Avantures des plus jolies femmes de l'âge présent", un'enorme raccolta di novelle del 1784 di Restif de la Bretonne; l'illustrazione ritrae l’incontro del protagonista la co-protagonista femminile della novella "Il bel piede" (Le jolie pied) nel quinto volume. Nella novella, il protagonista è un giovane abbiente, molto colto e intelligente che tuttavia è schivo, timido e impacciato con le donne; ama le donne ma non è abituato ad avvicinarsi a loro, per cui già in partenza è sfortunato in amore. La situazione inizia a prendere una svolta inaspettata quando incontra per la prima volta la co-protagonista siccome la trova incantevole dalla testa ai piedi, letteralmente; la prima volta che la vede, legge un libro mentre tiene una gamba stesa e il piede bene in vista su una sedia. Nei giorni seguenti, il giovane passeggia spesso nel giardino in cui la co-protagonista si rilassa per vederla, senza però avere il coraggio di avvicinarsi. La donna si rende conto di piacere al giovane e scopre il suo background di tutto rispetto, per cui prova piacere a sentirsi ammirata e inizia a avvicinarsi al ragazzo mentre la osserva. Siccome si accorge che apprezza i suoi piedi, non si fa problemi a farseli osservare.[14] Nell'illustrazione, che presumibilmente è ambientata nel momento in cui la fanciulla si lascia guardare, il giovane ammira la donna da dietro un albero con trasporto, con occhi quasi spalancati, a bocca aperta e immobile per il rapimento estatico. Questo è un esempio di staring, che risulta invadente se sgradito. La donna è seduta dietro un recinto e indossa una lunga gonna; le uniche cose che oltrepassano questa doppia barriera sono i piedi e le caviglie. Nell'illustrazione, la luce sui piedi e la vicinanza prospettica della mano in movimento ai piedi della donna attirano lo sguardo verso i piedi; questi ultimi sono dunque il centro di gravità e di focus visivi. La donna guarda in aria per fingere di essere completamente ignara per stuzzicare e sedurre il suo timido ammiratore e orchestrare un gioco di potere sottile con un semplice gesto. L'indizio principale deriva dal fatto che l'albero e la staccionata sono troppo piccoli e sottili per nascondere il protagonista.[15] La donna simula l’inconsapevolezza totale sia per non mettere in imbarazzo l'osservatore (smetterebbe di ammirarla e confermare sul campo il suo potere seduttivo mossa da curiosità) o per evitare che tenti un’interazione. Contemporaneamente, serve anche per tenere il giovane come osservatore passivo (le regole del gioco sono in mano sua). Inoltre, la donna a causa del suo flirt sottile viola la morale del sistema patriarcale, soggiogante e fortemente regolatorio della società dell'Ancien Régime: in esso, alle donne era imposto di essere modeste, pudìche e sottomesse nel loro portamento, per cui tale flirt era un atto immorale. La contestualizzazione dell'illustrazione indica come esibire intenzionalmente una parte del corpo tabù come i piedi a un uomo durante un gioco di seduzione nella Francia pre-rivoluzionaria (1784) era una sorta di piccola rivoluzione silenziosa; l’atto stesso di flirtare era un’espressione di un desiderio diverso dall'essere madre o essere un futuro angelo del focolare, mentre la gonna e la staccionata diventano simboli delle barriere ideologiche che vengono superate dalla donna.
Le problematiche della podofobia da feticismo
modificaComunque, il fatto che la GenZ abbia una tendenza alla podofobia è un'affermazione problematica siccome, secondo i dati di PornHub, la fascia di età che nel 2023 ha cercato più pornografia incentrata sul feticismo dei piedi è stata proprio la GenZ,[16] per cui potrebbe riguardare solo una parte di essa.
Un altro punto problematico riguarda poi la scelta di schermare i piedi in nome della podofobia per difendersi dall'erotizzazione dei piedi e dunque da sguardi altrui e dall'ansia e malessere che ne possono derivare. Infatti, secondo il corollario di John Flügel della teoria della zona erogena mobile nel mondo della moda, una zona erogena nasce se viene in un primo momento celata allo sguardo altrui tramite il vestiario.[17] Pertanto, nascondere a oltranza i piedi potrebbe avere l'effetto paradossale di rinforzare un feticismo invece di lenirlo o tenerlo sotto controllo. Un esempio di lenizione deriva dall'esposizione del pelo pubico nella pornografia giapponese nel 1991, fino ad allora considerato un tabù perché osceno: la pubblicazione di materiale in cui non veniva più nascosto ha appagato e assecondato per alcuni anni il desiderio proibito di vedere il pelo pubico per poi lenire l'interesse dopo il 1994.[18]
A margine, l'abitudine della GenZ di coprire i piedi non deriva comunque interamente dalla podofobia: in alcuni casi, in base alle interviste, l'abitudine deriva dalla sensibilità eccessiva al freddo, dall'apprezzamento estetico del look ugly chic, da motivi di igiene, per tenere i piedi al riparo da eventuali calpestamenti accidentali o dal fatto che la pedicure professionale è costosa nell'area in cui si vive.[10]
Le soluzioni
modificaLa cura per la podofobia può venire dalla psicoterapia, che può durare anche mesi o anni. I sintomi possono migliorare fino alla guarigione totale o a una ricaduta (relapse), per cui sono necessari ulteriori trattamenti.[1]
La prima soluzione è la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), una tecnica molto diffusa che usa il dialogo (talk therapy) con le persone affette da varie fobie e disturbi per fargli mettere in discussione i pensieri irrealistici e credenze sproporzionate che scatenano una fobia.[19][1] Alcuni spunti di discussione possono derivare dalla body positivity. Infatti, la visione dei piedi come "brutte mani" è in partenza incompatibile con la body positivity siccome quest'ultima promuove l'amore, l'accettazione e il rispetto per tutto il corpo invece di giudicarlo. Altri spunti di discussione provengono dagli esempi di erotizzazione dei piedi nel teatro, cinema, letteratura, fotografia, fumettistica e altre arti ancora dai tempi delle grandi civiltà antiche ai giorni nostri (e.g., da Kalidasa a Tarantino, da Saffo a Virginia Oldoini, contessa di Castiglione e Giovanna Casotto) in base alla cultura dell'epoca e alla sensibilità di artisti e artiste. Pertanto, lo stesso fenomeno del feticismo del piede di per sé indica come il piede non sia necessariamente concepibile solo come simbolo di sporco, umiltà e volgarità; inoltre, questo feticismo può essere sia una fonte di ansia per i piedi propri, sia un modo di contrastarla siccome dimostra e spiega il piacere verso una parte del corpo verso cui si prova ansia e/o che si desidera nascondere. Inoltre, secondo la teoria dell'inter-repulsione di Georges Bataille pubblicata su Documents,[5] il carico simbolico negativo del piede e il fatto che sia tabù può paradossalmente portare all'attrazione verso il piede (e.g., per curiosità o volontà di trasgredire a un tabù e dunque fissare una propria regola/limite come forma di dominio). Infine, l'inesistenza di uno standard di bellezza universale nell'ambito del feticismo del piede indica come i commenti di body shaming non rispecchino necessariamente un giudizio unanime, per cui vale la body positivity.
Una forma di terapia presente anche in altre fobie e affiancabile alla CBT è la desensibilizzazione o "esposizione", per cui la fonte di una fobia si affronta poco alla volta nel tempo finché la sensazione di malessere non diminuisce;[1] la motivazione a guarire può aumentare l'efficacia della desensibilizzazione. Nel caso della podofobia, essa consiste nello stare a piedi scoperti ogni giorno per un lasso di tempo sempre maggiore oppure frequentare un poco alla volta i posti che provocano disagio, come ad esempio i negozi di scarpe, piscine, spiagge,[19] saune, centri di pedicure e massaggi, alcuni luoghi sacri ecc. Inoltre, si può richiedere di farsi fare una pedicure o di frequentare una lezione di yoga, in cui i piedi si tengono nudi (e, nel caso della pedicure, vengono toccati); infine, si possono fare osservare in modo graduale i propri piedi o una foto di piedi.[1] Una soluzione analoga è l'insegnamento della visione olistica del corpo femminile nel sesso, per cui ogni parte del corpo femminile (e potenzialmente maschile) ha pari dignità con le altre ed è stimolabile anche solo con un semplice contatto fisico,[20][21][22] inclusi i piedi. La concezione dei piedi come "brutte mani" è incompatibile sia con la body positivity che con la concezione olistica del corpo femminile nel sesso, siccome quest'ultima promuove in primis la considerazione dell'intero corpo femminile durante il sesso e la pari dignità di ogni sua parte.
In un contesto di podofobia e/o body shaming, alcuni ulteriori episodi hanno indicato il feticismo del piede non sia necessariamente un elemento negativo: ad esempio, la modella di piedi della Florida K. Woods aveva una pessima opinione dei propri piedi, finché non ha deciso di postare contenuti su OnlyFans per poi guadagnare 2380$ in un anno; i feedback di gradimento degli utenti, uniti ai guadagni, hanno azzerato la podofobia della modella. A loro volta, le modelle di piedi sono delle donne che usano i piedi per fare servizi fotografici solitamente con un guadagno che può anche essere lauto,[23][24] per cui i piedi possono diventare una fonte di reddito o di guadagno non solo economico. Oppure, la conduttrice Caterina Balivo ha ricevuto commenti aggressivi di body shaming sulle dimensioni grosse dei propri piedi da parte di hater[25] ma su WikiFeet ha guadagnato 5 stelle che mantiene ad ottobre 2025[26] ed è stata eletta 5 volte Miss Piede d'Oro su un celebre forum a tema (Celebrity Dream Feet), per poi vincere il secondo posto per 8 volte nel 2017-2024 e riottenere il primo nel 2025. La stessa conduttrice, in un'intervista conservata nell'archivio Rai.TV del 2014, al minuto 5:00 ha mostrato un piede alla telecamera e ha lasciato intendere che disprezzasse in un primo momento la taglia enorme dei suoi piedi;[27] paradossalmente, nel 2014 aveva vinto il primo posto per la terza volta. Come ultimo esempio, due delle donne con i piedi più grandi al mondo, T. Herbert (51,5 di taglia) e E. Cahill (46-47 di taglia), hanno ricevuto feedback positivi sempre su WikiFeet;[28][29] pertanto, caratteristiche del piede come come la taglia grossa o un alluce valgo non sono sempre considerati degli inestetismi.
Riguardo alla simbologia di sporco dei piedi, la parte più sporca del corpo in base al numero totale di varietà di batteri è l'ombelico, anche se lavato,[30] per cui lo sporco di altre parti del corpo è generalmente minore. Dopodiché, una discussione sulla body positivity e la concezione dei piedi come "brutte mani" può mettere in discussione la gerarchia estetica delle parti del corpo e riflettere sul fatto che la forma anatomica dei piedi è progettata per la deambulazione e la postura eretta. Infine, la riflessione sulla distinzione netta tra glancing e staring inoltre può fare concettualizzare meglio la differenza di invasività, autocontrollo e potenziale pericolo di aggressione tra i due tipi di atteggiamento.
Infine, la cura di eventuali altri disturbi di personalità e l'evitamento di caffè, alcol e altre droghe possono alleviare i sintomi della podofobia. In generale, molte altre strategie generiche possono contrastare l'ansia (inclusa quella legata alla podofobia), come ad esempio fare attività fisica regolare, seguire una dieta salutare, apprendere le tecniche di respirazione, praticare la meditazione[1] (e.g., la mindfulness), migliorare l'igiene del sonno, praticare lo yoga o le teniche di rilassamento muscolare progressivo.
Nel caso limite, gli attacchi di panico vengono controllati con degli psicofarmaci ad hoc.[1]
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t (EN) Podophobia (Fear of Feet), su Cleveland Clinic, 12 aprile 2022.
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- ^ (EN) Amy S. Wyngaard, The Fetish in/as Text: Retif de la Bretonne and the Development of Modern Sexual Science and French Literary Studies, 1997-1934 (PDF), in Languages, Literatures, and Linguistics, vol. 3, 2006.
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- ^ a b (EN) Olivier Chow, Idols/Ordures: Inter-repulsion in "Documents"’ big toes, 2006.
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- ^ (EN) Why are foot fetishes so common?, su Metro, 4 maggio 2020. URL consultato il 5 ottobre 2025.
- ^ (EN) Poosh, What Is Holistic Sexuality?, su Poosh, 11 gennaio 2021. URL consultato il 5 ottobre 2025.
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- ^ (EN) Dailymail.com, Woman has made over $2,000 for Christmas by selling photos of her FEET, su Mail Online, 21 dicembre 2018. URL consultato il 20 luglio 2025.
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- ^ Caterina Balivo, su Instagram le foto dei piedi scatenano gli haters: «Come quelli di un uomo», su www.ilmessaggero.it, 29 giugno 2019. URL consultato il 15 agosto 2025.
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