Qabus I ibn Vushmgir

Qabus ibn Vushmgir, nome completo Abol-Hasan Qābūs ibn Wušmagīr ibn Ziyar Sams al-maʿālī (in persiano ابوالحسن قابوس بن وشمگیر بن زیار, شمس‌المعالی‎; ... – Gorgan, 1012), è stato un sovrano persiano degli Ziyaridi del Gorgan e del Tabaristan, una delle effimere dinastie iraniane del c.d. "Intermezzo iraniano" (821-1199),[1] figlio ed erede di Vushmgir (r. 935-967) e di una figlia del Spahbod Sharwin II dei Bawandidi (r. 896-930).

Qabus I ibn Vushmgir
moneta di Qabus coniata a Gorgan
re della dinastia ziyaride
In carica977-981 e 997-1012
SuccessoreAdud al-Dawla (981) e Manuchihr (1012)
MorteGorgan, 1012
PadreVushmgir
Madrefiglia di Sharwin II dei Bawandidi
ReligioneIslam (Sunnismo)

Biografia

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Le origini e la lotta per il potere

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Quando l'emiro Vushmgir degli Ziyaridi (r. 935-967) morì in una battuta di caccia nel 967, i suoi due figli, Bisutun e Qabus, si contesero il potere sulla dinastia. Bisutun marciò verso la capitale del piccolo stato ziyaride, Gorgan, e ne prese il controllo. Qabuis trovò invece supporto alle sue pretese nell'esercito samanide dell'emiro Mansur I (961-976) del Khorasan, giunto poco prima della morte di Vushmgir per una campagna congiunta contro gli Emirati Buwayhidi nell'ovest. Bisutun dovette allora allearsi con l'emiro Rukn al-Dawla dei Buwayhidi per liberarsi della minaccia samanide. Qabus trovò un nuovo alleato in al-Hasan ibn al-Fairuzan, l'emiro dei Furazanidi di Semnan che aveva a lungo conteso il potere a suo padre Vushmgir,[2] ma Bisutun occupò sia Gorgan sia Semnan, costringendo Qabus a rinunciare alle sue pretese di successione.[3][4]

Primo regno (977-981)

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Iran a metà del X secolo:
in viola gli Ziyaridi;
in giallo i Samanidi;
in verde chiaro i Buwayhidi;
in verde scuro i Sallaridi.

La morte di Bisutun (977) fornì a Qabus un'altra opportunità per prendere il controllo dello stato ziyaride. Il governatore del Tabaristan fedele a Bisutun, il gilita Dubaj ibn Bani, sostenne il giovane figlio del sovrano defunto come nuovo capo degli Ziyaridi con il sostegno dei Samanidi. Qabus si guadagnò la lealtà dell'esercito ziyaride, tuttavia, e ricevette supporto dell'emiro buwayhide Adud al-Dawla (r. 949-983), già suocero di suo fratello Bisutun.[5][6] Qabus conquistò Gorgan a Dubaj e catturò a Semnan il nipote pretendente al trono. Qualche mese dopo (nel 978 o nel 979), il califfo abbaside Al-Ta'i' (r. 974-991) concesse a Qabus il titolo di Shams al-Ma'ali,[7] riconoscendolo de facto signore degli Ziyaridi.[8]

Nel 980, Qabus offrì rifugio all'emiro Buwayhide di Rey, Fakhr al-Dawla (nipote di al-Hasan), che aveva appena perso una guerra contro il fratello Adud al-Dawla, ormai divenuto il sovrano più potente della confederazione buwayhide e quindi, de facto signore dell'Islam dal Mar Caspio a Baghdad.[9] Quest'ultimo offrì agli Ziyarid denaro e territorio in cambio della resa di Fakhr al-Dawla ma Qabus rifiutò. Adud al-Dawla invase e conquistò il Tabaristan: nel 981, suo fratello Mu'ayyad al-Dawla conquistò Gorgan. Qabus e Fakhr al-Dawla furono costretti a fuggire nel Khorasan dai Samanidi che inviarono una forza per riconquistare le province a Adud al-Dawla ma senza successo.[5][6][10]

 
Torre di Gonbad-e Kavus, sepolcro dinastico di Qabus I.[11][12]

Morto Adud al-Dawla nel 983,[5] Fakhr al-Dawla riuscì entro il 984 a recuperare i suoi territori a Rey. Su consiglio del suo gran visir, Sahib ibn Abbad (938-995),[13] tuttavia, rifiutò di restituire il controllo di Gorgan e del Tabaristan a Qabus, sfruttando il dominio ziyaride per consolidare la sua posizione e proclamarsi scià e prepararsi alla contesa con il nipote Sharaf al-Dawla, erede di Adud ed emiro di Fars (r. 983-989). Tradito dall'alleato, Qabus fu costretto a ritirarsi in esilio presso i Samanidi, tra Bukhara e Nishapur.[7]

Secondo regno (997-1012)

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Quando Fakhr al-Dawla morì e gli succedette l'inetto figlio Majd al-Dawla (r. 997-1029),[14] i sostenitori degli Ziyaridi ripresero il controllo dei territori caspici, anzitutto il Tabaristan e da lì il Gorgan, permettendo a Qabus di farvi ritorno nel 998.[15] Alcuni tentativi successivi dei Buwayhidi di espellerlo dal dominio avito fallirono.[10]

Sebbene riconoscesse formalmente il califfo abbaside come suo signore, Qabus governò come un sovrano indipendente per il resto del suo regno, certamente profittando del caos in cui versavano le tradizionali dinastie soggette al suo dominio, come i Bawandidi dei monti del Tabaristan cui era imparentato per parte materna.[16] Instaurò comunque un'alleanza vassallatica con il turco Mahmud di Ghazna (r. 998-1030), preparando il terreno per la successiva presa del potere da parte dei Ghaznavidi, subentrati ai Samanidi nel dominio sulla Transoxiana nel 999, sugli Ziyaridi, mentre i Buwayhidi non intrapresero ulteriori campagne contro di lui. In questi anni, Qabus I, fine letterato e protettore delle arti (v.si Giudizio storico), ospitò presso la sua corte l'erudito Al-Biruni (973-1048) che ivi redasse la sua prima opera certa, lo al-Athar al-Baqqiya 'an al-Qorun al-Khaliyya (lett. "Tracce rimaste dei secoli passati", traslitterato come "Cosmologia delle antiche nazioni" o "Vestigia del Passato"), dedicandola al suo protettore.[10][17] Nel 1006/1007, l'emiro ordinò l'erigenda della Torre di Gonbad-e Kavus, capolavoro dell'architettura persiana,[18] come suo futuro sepolcro.[11][12]

L'approccio autoritario di Qabus, non ultima la particolare animosità verso coloro che non condividevano i suoi ferventi principi sunniti (culminato con l'esecuzione del governatore di Gorgan per presunte convinzioni mutaziliste), suscitarono molto risentimento tra i suoi sudditi e gli ufficiali dell'esercito che gli si rivoltarono contro, prendendo il controllo di Gorgan. Scampato alla cattura, Qabus si rifugiò fuori città mentre gli insorti invitarono suo figlio Manuchihr, governatore del Tabaristan, a prendere il potere contro di lui. Temendo di perdere la successione, Manuchihr si unì ai ribelli[19] ed inseguì Qabus fino a Bastam, ove questi accettò infine d'abdicare. I cospiratori confinarono Qabus in un castello a Gorgan.[20] Mentre erano in cammino verso il castello, Qabus chiese a uno dei ribelli, di nome Abdallah, chi fosse dietro la cospirazione. Abdallah rispose nominando cinque generali e disse anche di essere uno degli uomini che avevano avuto un ruolo importante nella cospirazione. Quindi incolpò la crudeltà di Qabus come causa della sua caduta. Qabus acconsentì e disse ad Abdallah che avrebbe dovuto ordinare l'esecuzione di Abdallah e degli altri autori prima che la cospirazione iniziasse.[21] Qabus giunse quindi al castello dove avrebbe potuto trascorrere il resto della sua vita in devozione. I cospiratori, tuttavia, lo consideravano ancora una minaccia e lo fecero morire congelato nel 1012.[10][20]

Il sepolcro

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Stando ad una leggenda locale, Qabus I fu chiuso in un sarcofago di vetro ed appeso, tramite catena, al soffitto della sua torre-mausoleo di Gonbad, in accordo ad una pratica locale ancora intrisa di zoroastrismo e lontana dalla pratica funeraria musulmana e ciò spiegherebbe come mai non si sia trovata traccia, entro la torre, del corpo dell'emiro.[22]

Giudizio storico

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Qabus I è il più famoso degli Ziyaridi, per meriti cultural-letteraria, laddove le sue imprese militari furono mediocri, se paragonate a quelle dei suoi congiunti, ed il suo governo, come anticipato, una tirannide.[23] Fu un raffinato studioso sia di arabo sia di persiano, un abile poeta in entrambe le lingue e rinomato tanto per la sua padronanza del c.d. "stile epistolare", il tarassol,[24] quanto per la sua maestria nell'arte della calligrafia. Fu anche una riconosciuta autorità nel campo dell'astrologia.[7] L'ampia raccolta dei suoi scritti in lingua araba (rasāʾel) è riportata nella Geschichte der arabischen Litteratur (1898) di Carl Brockelmann.[25]

La fama di Qabus di fine letterato sviluppò durante il suo lungo esilio presso i Samanidi (982-996), durante il quale poté frequentare gli importanti centri culturali di Bukhara e Nishapur. Abu Mansur al-Tha'alibi (961-1038) lo lodò come un eminente letterato e studioso oltreché come mecenate.[26] Come anticipato, Al-Biruni visitò la corte ziyaride subito dopo la restaurazione di Qabus al trono nel 998.[10][17] Quando, nel 1013, il celebre filosofo Avicenna (980-1037) lasciò la nativa Corasmia per il Gorgan, era sua intenzione portarsi alla corte di Qabus che era però appena morto.[7]

La vita dell'emiro Qabus I è il soggetto del Qabus nama, una delle prime opere della letteratura persiana che proprio nell'XI secolo andava delineandosi nel più generale contesto della letteratura araba, scritta da Keikavus, nipote di Qabus I.[27]

  1. ^ Vacca 2017, pp. 5-7.
  2. ^ Madelung 1975, pp. 210-213.
  3. ^ Madelung 1975, p. 214.
  4. ^ Ebn Esfandiār 1905, p. 225.
  5. ^ a b c (EN) Ch. Bürgel [e] R. Mottahedeh, ʿAżod-al-dawla, Abū Šojāʿ Fannā Ḵosrow, in Encyclopædia Iranica, 1988.
  6. ^ a b (EN) Tilman Nagel, BUYIDS, in Encyclopædia Iranica, 1990.
  7. ^ a b c d Bosworth 2010.
  8. ^ Madelung 1975, pp. 214-215.
  9. ^ Bosworth 1975, p. 270.
  10. ^ a b c d e Madelung 1975, p. 215.
  11. ^ a b (EN) UNESCO World Heritage Centre, Gonbad-e Qābus, su whc.unesco.org. URL consultato il 1º luglio 2018.
  12. ^ a b (EN) Sheila S. Blair, GONBAD-E QĀBUS iii. MONUMENT, in Encyclopædia Iranica, 2002.
  13. ^ (EN) Maurice Pomerantz, Ebn ʿAbbād, Esmāʿil, al-Ṣāḥeb Kāfi al-Kofāt, in Encyclopædia Iranica, 2000.
  14. ^ Bosworth 1975, p. 293.
  15. ^ Ebn Esfandiār 1905, p. 226.
  16. ^ (EN) Wilferd Madelung, ĀL-E BĀVAND (BAVANDIDS), in Encyclopædia Iranica, 1984.
  17. ^ a b (EN) AAVV, BĪRŪNĪ, ABŪ RAYḤĀN, in Encyclopædia Iranica, 1989.
  18. ^ Grabar 1975, pp. 341-342.
  19. ^ Chaliand 1994, p. 430.
  20. ^ a b Ebn Esfandiār 1905, pp. 232-233.
  21. ^ Chaliand 1994, p. 431.
  22. ^ (EN) Melanie Michailidis, Empty Graves: The Tomb Towers of Northern Iran, in Tomasz Gacek e Jadwiga Pstrusińska (a cura di), Proceedings of the Ninth Conference of the European Society for Central Asian Studies, Cambridge Scholars Publishing, 2009, pp. 248-249 e 254-256, ISBN 978-1443815024.
  23. ^ Bosworth 1978.
  24. ^ (EN) Fatḥ-Allāh Mojtabāʾī, CORRESPONDENCE ii. In Islamic Persia, in Encyclopædia Iranica, 1993.
  25. ^ (DE) Carl Brockelmann (a cura di), Geschichte der arabischen Litteratur [Storia della tradizione letteraria araba], I, 2 v., Leida, Brill, 1898-1902, p. 154.
  26. ^ al-Tha'alibi, IV, pp. 59-61.
  27. ^ (EN) J.T.P. de Bruijn, KAYKĀVUS Amir ʿOnṣor-al-Maʿāli, in Encyclopædia Iranica, 2000.

Bibliografia

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Fonti
Studi
Consultazione

Collegamenti esterni

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