Quod aliquantum
Quod aliquantum è un breve di Pio VI datato 10 marzo 1791 con il quale condannò la Costituzione civile del clero[1] nonché alcuni articoli della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino.[2]
Quod aliquantum Breve apostolico | |
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Pontefice | Pio VI |
Data | 10 marzo 1791 |
Argomenti trattati | Rivoluzione Francese, Costituzione civile del clero |
Antefatti
modificaDopo la revisione della struttura statale caratterizzata dall'Ancien Régime, l'incameramento dei beni ecclesiali il 2 novembre 1789 e la soppressione degli istituti religiosi nel febbraio 1790, il rapporto tra Francia rivoluzionaria e Chiesa cattolica seppur instabile resisteva.[3]
Nel luglio del 1790 l'Assemblea nazionale costituente approvò la Costituzione civile del clero con la quale la Chiesa francese diventava soggetta dello stato,[4] riportando in auge, anche durante la rivoluzione francese, l'unione Stato-Chiesa che aveva caratterizzato l'apparato statale appena distrutto.[5] La Costituzione prevedeva che i vari chierici doveva prestare giuramento allo stato francese, giuramento che almeno la metà dei prelati non fece. Si creò così uno scisma - a tratti imbarazzante per via della contesa degli edifici dove celebrare, dei morti da seppellire ecc. - tra la Chiesa cattolica francese e la Chiesa costituzionale francese, quella che seguiva le direttive della Costituzione.[6]
Pio VI fu molto prudente prima di cercare una soluzione - Avignone era un'enclave pontificio in territorio francese e poteva essere facilmente conquistato dai rivoluzionari - e cercava più la collaborazione con il re Luigi XVI di Francia, non ancora giustiziato, ma con poteri ridotti, affinché egli non approvasse la Costituzione.[7] L'appello fu scritto in una lettera inviata il 10 luglio 1790 e giunta al destinatario il 13 luglio, il giorno dopo la promulgazione della Costituzione e di conseguenza troppo tardi.[8] I mesi successivi saranno spesi da Pio VI a formare una resistenza contro la Costituzione nel clero francese, cercando nel contempo di preservare l'unità ecclesiale in Francia e di «[non] aggravare la situazione già così penosa dell'infelice Luigi XVI».[9] La maggioranza del clero cedette alle richieste della Costituzione e La ricerca della collaborazione fu inutile e il 10 marzo 1791 Pio VI promulgò il breve Quod aliquantum.[1]
Contenuto
modificaIl breve condannò senza appello la Costituzione civile del clero, l'operato dell'Assemblea Costituente,[1] e diede della prima due diverse interpretazioni: una giuridica e l'altra teologica.[7]
Nella prima interpretazione il pontefice fece notare come il concordato firmato nel 1516 tra la Chiesa e la Francia non era più rispettato dallo stato[7] e denunciò l'intromissione dello stesso nelle questioni puramente ecclesiastiche, quali il governo dei presuli e la distruzione del rapporto tra i vescovi francesi e la Santa Sede:
Il pontefice paragonò l'atteggiamento dello stato francese nei confronti della Chiesa all'atteggiamento nei confronti della stessa da parte dei sovrani Enrico II e Enrico VIII. Questa attribuzione dell'Assemblea del potere spirituale allo Stato avvenne mediante «regolamenti contrari al dogma e alla disciplina».[11]
Dal punto di vista teologico il pontefice considerò la Costituzione come un tentativo di minare dall'interno la Chiesa[7] e diede alla Rivoluzione francese in generale una prospettiva apocalittica, in quanto essa distrusse l'ordine voluto da Dio nell'ancien regime.[12]
Nel breve si condannò anche la Dichiarazione dell'agosto 1789 poiché contrappose i diritti di Dio con i diritti dell'uomo.[12]
Effetti
modificaIl breve spaccò ancora di più la delicata situazione della Chiesa in Francia e Pio dovette emanare l'anno successivo, il 13 aprile 1791 con Charitas quae, disposizioni riguardanti il rapporto tra il clero cattolico e il clero costituzionale.[13]
La Chiesa cattolica e la Rivoluzione francese diventarono così contrapposti l'uno all'altro e gli effetti si protrassero anche nei secoli successivi.[1]
Note
modifica- ^ a b c d Caffiero.
- ^ Hilaire, p. 36.
- ^ Orto & Xeres, pp. 29, 30.
- ^ Orto & Xeres, p. 30.
- ^ Orto & Xeres, p. 31.
- ^ Orto & Xeres, p. 34.
- ^ a b c d Orto & Xeres, p. 36.
- ^ Leflon, p. 94.
- ^ Leflon, p. 95.
- ^ Quod aliquantum, su vatican.va. URL consultato il 14 agosto 2020.
- ^ Hilaire, p. 37.
- ^ a b Orto & Xeres, p. 37.
- ^ Orto & Xeres, p. 38.
Bibliografia
modifica- Yves-Marie Hilaire, Diritti dell'uomo, diritti della persona, in Communio, n. 106, Milano, Editoriale Jaca Book, luglio-agosto 1989.
- Jean Leflon, Crisi rivoluzionaria e liberale (1789-1846), collana Storia della Chiesa, Torino, Editrice S.A.I.E, 1971, ISBN 88-215-2184-2.
- Umberto dell'Orto e Saverio Xeres (a cura di), L'epoca contemporanea. Dalla Rivoluzione francese al Vaticano II e alla sua recezione (1789-2005), in Manuale di Storia della Chiesa, IV, Iª, Brescia, Editrice Morcelliana, 2017, ISBN 978-88-372-3067-8.
Collegamenti esterni
modifica- Pio VI, Quod aliquantum, su vatican.va.
- Marina Caffiero, PIO VI, papa, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.