Raffaele Falcone

militare italiano (1832-1907)

Raffaele Falcone (Acri, 15 gennaio 1832Acri, 30 settembre 1907) è stato un militare italiano.

Raffaele Falcone
NascitaAcri, 15 gennaio 1832
MorteAcri, 30 settembre 1907
Cause della morteMorte naturale
Luogo di sepolturaAcri
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaGuardia nazionale italiana
UnitàCompagnia Acri, Reggimento Guardia Nazionale Cosenza, Divisione Catanzaro, 6° Alto comando Napoli
Anni di servizio1861 - 1868
Grado Maggiore
GuerreLotta al Brigantaggio postunitario italiano
BattaglieBosco di Ciriciglia, Distruzione della banda di Borys, Distruzione della banda di Gaetano Rosa Cozza, Distruzione della banda di Lavalle, Longobucco, Corigliano e Rossano, Cassano, Distruzione della banda di Vincenzo Acri e De Marco, Soveria Mannelli, Distruzione della banda di Pietro Monaco, Distruzione della banda Palma, Longobucco e San Giovanni in Fiore,
Comandante diCompagnia Acri della Guardia Nazionale italiana
DecorazioniOrdine della Corona d'Italia, Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Ordine militare di Savoia
voci di militari presenti su Wikipedia

Fu una delle figure centrali nella repressione del brigantaggio nell'Italia post-unitaria. Figlio di una delle famiglie nobili più importanti di Acri, imparentata con i Sanseverino e legata anche alla casata Giannone, Falcone è ricordato come ufficiale coraggioso, stratega acuto e uomo di grande rettitudine morale. Fratello di Giovan Battista Falcone, patriota caduto durante la Spedizione di Sapri, ne ereditò il fervore risorgimentale, combattendo nella sua terra contro una delle piaghe più violente del Mezzogiorno: il brigantaggio.[1]

La lotta contro il brigantaggio

modifica

All'indomani dell'Unità d'Italia, le montagne calabresi si trasformarono in rifugi per bande armate spesso composte da ex soldati borbonici, delinquenti comuni e disertori, in aperta ribellione contro lo Stato unitario. In questo contesto, Raffaele Falcone si distinse fin da subito come capitano e poi maggiore della Guardia Nazionale di Acri, collaborando con l'esercito regolare in decine di operazioni mirate.

Nel luglio del 1861, una banda di 275 briganti saccheggiò il comune di Figline di Cosenza. La situazione fu riportata sotto controllo dall'intervento del 29º reggimento di linea e dalla Guardia Nazionale guidata da Falcone, costringendo i criminali alla fuga verso la Sila.[2]

Lo stesso anno, Raffaele Falcone catturò il noto brigante Gaetano de Rosa, un tempo borbonico e poi divenuto famigerato per le sue azioni cruente nella zona. La notizia fu accolta con grande rilievo dalla stampa dell'epoca, che lo definì “il bravo giovane Falcone”.[3]

Rapimento del vescovo di Tropea

modifica

Un episodio celebre della carriera di Falcone fu il salvataggio del vescovo di Tropea. Nel 1863, il brigante Pietro Monaco e sua moglie Maria, travestita da uomo, sequestrarono un gruppo di notabili nei pressi del convento dei Cappuccini ad Acri, tra cui il padre di Falcone e il fratello. L'azione fu contrastata da una spedizione dei bersaglieri guidata da un giovane soldato, Ronchetti, che con grande audacia riuscì a liberare gli ostaggi salvando anche il vescovo.[4]

Episodi minori

modifica

Falcone fu anche responsabile della distruzione di una piccola ma pericolosa banda nascente composta da individui come Boccadoro, Boccaperta e Sguizzino, che avevano tentato di uccidere le loro mogli e si erano dati alla macchia. Grazie all'azione investigativa e all’intervento della Guardia Nazionale di Acri, guidata da Falcone, i malviventi furono arrestati prima che potessero rafforzarsi.[5]

Onorificenze e incarichi civili

modifica

Per le sue azioni militari e il suo impegno civile, Raffaele Falcone ricevette numerose onorificenze, tra cui quella di:

Commendatore dell’Ordine della Corona d'Italia[6]
«Sulla proposta del Ministro dell'Interno»
— Aprile 1876
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere al merito per il valore militare

Fu inoltre eletto Consigliere Provinciale di Cosenza e membro della Regia Società Didascalica Italiana, dimostrando un costante impegno anche nella formazione e nella vita culturale del paese.[7]

  1. ^ "Italia, Cosenza, Stato Civile (Archivio di Stato) 1654-1910"
  2. ^ Pulicenella e lo diavolo zuoppo: spassatiempo de Napole e trentaseje Casale, Stamp. de Nobele, 1861. URL consultato il 26 maggio 2025.
  3. ^  Lo  cuorpo de Napole e lo Sebbeto, 1862. URL consultato il 26 maggio 2025.
  4. ^ La caserma letture per i soldati, 1887. URL consultato il 26 maggio 2025.
  5. ^ Il Bruzio: giornale politico-letterario, A. Forni, 1864. URL consultato il 26 maggio 2025.
  6. ^ Italy, Gazzetta ufficiale del regno d'Italia, 1876. URL consultato il 26 maggio 2025.
  7. ^ L'annotatore giornale della Società didascalica italiana di Roma, 1885. URL consultato il 26 maggio 2025.