Silli (Timone di Fliunte)
I Silli (Σίλλοι, "Versi scherzosi") erano un poema parodico in esametri del filosofo scettico Timone di Fliunte.
Silli | |
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Titolo originale | Σίλλοι |
Autore | Timone di Fliunte |
1ª ed. originale | 245 a.C. |
Genere | Poema |
Lingua originale | greco antico |
Seguito da | esametri |
Struttura
modificaIl poema è perduto, ma ne abbiamo 65 frammenti (per un totale di 133 versi) dei 71 dell'opera poetica[1]. In consonanza con la parodia omerica, Timone iniziava con l’invocazione, ma non alle Muse, bensì ai filosofi:
del tutto indaffarati, o sofistiǃ»
Timone doveva, poi, introdurre, come parodica visione nell’Ade, ispirata alla Nekyia omerica, il catalogo dei filosofi, tra i quali il “bugiardo”[2] Aristippo, per concludere con Pirrone, che si stagliava adamantino[3] sugli altri.
Probabilmente, nella sua discesa all’Ade Timone incontrava Senofane di Colofone[4], che diventava suo interlocutore e, forse, guida. I libri II e III contevano un dialogo tra Timone e Senofane[5], in cui il primo chiedeva al suo predecessore informazioni su ciascuno dei filosofi che vedono, secondo un modus a domanda e risposta tipico dello scetticismo. In particolare, il terzo libro, definito “epilogo” da Diogene Laerzio, coinvolgeva filosofi più recenti, tra i quali Epicuro[6],
giunto da Samo, figlio d’un maestrino,
tra gl’uomini di lunga il più ignorante.»
Era menzionato anche lo stoico Aristone di Chio, chiamato “adulatore”[7], Dionisio di Eraclea, che dallo Stoicismo era passato agli Epicurei[8].
Analisi critica
modificaTimone, imitando lo stile di Omero secondo i dettami della parodia, echeggiava non solo l'Odissea, ma anche i primi libri dell'Iliade, con l'effetto di rappresentare i filosofi in polemica come combattenti; da altri frammenti si evidenzia che i filosofi venivano mostrati anche mentre vendevano le loro idee e si rivolgevano alla folla; secondo alcuni studi era compresa una scena di pesca. Tutti questi elementi avrebbero ispirato altrettante opere di Luciano di Samosata, come le Vite all'incanto, Il Pescatore o i redivivi e una scena della Storia Vera.
L'autore, in tal modo criticava aspramente i filosofi megarici, gli stoici, gli epicurei e gli accademici. Tutti questi egli chiamava "dogmatici", accusandoli di accanirsi in contrastanti e inutili dispute[9] e che soprattutto miravano, con vuote chiacchiere, ad attirare i giovani per impossessarsi del loro denaro[10]. Solo gli scettici, fra i quali includeva Platone, venivano ritenuti degni di rispetto e considerazione[11].
Note
modifica- ^ In SH, pp. 368-395. Una trattazione esauriente sui Silli è in https://plato.stanford.edu/entries/timon-phlius/.
- ^ SH 801.
- ^ Come lo definisce in SH 783, 1.
- ^ Descritto in terza persona in SH 834.
- ^ Cfr. Diogene Laerzio, IX 70.
- ^ 825 SH – trad. A. D’Andria
- ^ SH 780.
- ^ SH 791.
- ^ G. Calogero, Timone di Fliunte, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1937; i frammenti su questa rissosità dei filosofi, a parte il primo verso del poema, sono in SH, 794-796, 817, 819-821
- ^ SH, 792-794, 821.
- ^ SH, 792-794; K.-O. Apel, Filosofia, Milano, Jaca Book, 1992, p. 316.
Bibliografia
modifica- M. Di Marco, Timone di Fliunte: Silli, Rome, Edizione dell’Ateneo, 1989 (introduzione, traduzione e commento).
- H. Lloyd-Jones-P. Parsons, Supplementum Hellenisticum, Berlin/New York, Walter de Gruyter, 1983, pp. 368–395 (edizione critica di tutti i frammenti poetici di Timone).
Voci correlate
modificaControllo di autorità | VIAF (EN) 292761464 · BAV 492/55102 · GND (DE) 4274990-6 · BNF (FR) cb12231791q (data) |
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