Smiling Buddha
Smiling Buddha (Buddha Sorridente) è il nome in codice del primo test nucleare effettuato dall'India.[1] Conosciuto ufficialmente come Pokhran-I, ebbe luogo nell'omonima località il 18 maggio 1974, e fu il primo test effettuato da uno stato estraneo ai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (USA, Francia, Cina, Regno Unito e Unione Sovietica).
Smiling Buddha | |||||
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Informazioni | |||||
Stato | ![]() | ||||
Stato del test | ![]() | ||||
Località del test | Pokhran | ||||
Coordinate | 26°55′12″N 71°55′12″E | ||||
Periodo | 1974 | ||||
Numero di test | 1 | ||||
Tipo di test | sotterraneo a 107 metri di profondità | ||||
Altitudine | 232 m s.l.d.m. | ||||
Potenza massima | 0,008 Mt | ||||
Cronologia serie | |||||
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Il 7 settembre 1972 Indira Gandhi, primo ministro dell'India, diede ordine agli scienziati del Bhabha Atomic Research Centre (BARC) situato a Mumbai, di preparare il materiale nucleare per il test denominato Smiling Buddha e classificato all'inizio come esperimento nucleare pacifico (PNE), anche se considerato dalla comunità internazionale come test militare.[2]
La bomba aveva una potenza di circa 8 chilotoni, utilizzava il plutonio, e misurava 1,25 metri di diametro, con un peso di 1.400 chilogrammi. Fu fatta detonare a 107 metri di profondità.[3]
Storia
modificaNel 1954, nell'ambito della loro politica Atomi per la pace, gli Stati Uniti e il Canada fornirono all'India un reattore nucleare ad acqua pesante CIRUS, esclusivamente per scopi di ricerca scientifica inerenti al programma nucleare indiano. Nonostante fosse considerato anche un possibile utilizzo militare dall'inizio del programma, questa eventualità non fu presa in considerazione fino alla guerra sino-indiana del 1962 e all'ascesa della Cina al rango di potenza nucleare nel 1964. In linea con la grande segretezza imposta negli sforzi dell'India per sviluppare e testare il suo primo ordigno nucleare, il progetto impiegò non più di 75 scienziati e ingegneri che vi lavorarono tra il 1967 e il 1974. A parte gli scienziati e i tecnici che lavoravano effettivamente al progetto, solo tre persone in India ne erano a conoscenza: il primo ministro Indira Gandhi, il suo consigliere Haksar e il suo segretario principale Dhar, e nessun ministro del governo, incluso il ministro della Difesa, ne venne informato.
Il sistema di funzionamento della bomba atomica era a implosione, ed era progettato per comprimere il nucleo fino a raggiungere una densità doppia rispetto a quella normale. La testata utilizzava il sistema esplosivo rapido-lento sviluppato dagli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale e impiegato con la bomba Gadget nel test Trinity del 1945.
La commissione indiana per l'energia atomica fece esplodere la sua prima arma nucleare sotterranea a una profondità di 107 metri, circa 20 chilometri a nord-ovest di Pokhran, il 18 maggio 1974, dopo alcuni ritardi dovuti, tra l'altro, all'allagamento del primo pozzo.[3]
Il dispositivo era stato progettato per una resa di 10 chilotoni, ma il team responsabile rivelò che l'esplosione era stata in realtà di soltanto 8 chilotoni.
Il governo indiano dichiarò che non avrebbe costruito armi nucleari nonostante avesse acquisito la capacità tecnologica, e che l'esplosione di Pokhran aveva avuto lo scopo di sviluppare l'energia atomica per scopi pacifici e di rendere l'India indipendente nella tecnologia nucleare. Tuttavia ciò non avvenne e l'India entrò così a far parte delle potenze nucleari.[2]
Note
modifica- ^ George Perkovich, India's Nuclear Bomb: The Impact on Global Proliferation, Berkeley, University of California Press, 2002, ISBN 978-0-520-23210-5.
- ^ a b Joseph O’Mahoney, The Smiling Buddha effect: Canadian and US policy after India's 1974 nuclear test, in The Nonproliferation Review, vol. 27, n. 1-3, settembre 2020, pp. 167-179.
- ^ a b Om Parkash Pahuja, India's Nuclear Might, New Delhi, Ocean Book, 2012, pp. 127-135, ISBN 978-8184301380.
Bibliografia
modifica- Itty Abraham, The Making of the Indian Atomic Bomb: Science, Secrecy and the Postcolonial State, London, Zed Books, 1998, ISBN 978-1856496308.
- Raj Chengappa, Weapons of Peace: The Secret Story of India's Quest to Be a Nuclear Power, New Delhi, Harper Collins Publishers India, 2000, ISBN 81-7223-330-2.
- Om Parkash Pahuja, India’s Nuclear Might, New Delhi, Ocean Books, 2012, ISBN 978-8184301380.
- George Perkovich, India's Nuclear Bomb: The Impact on Global Proliferation, Berkeley, University of California Press, 2002, ISBN 978-0-520-23210-5.