Ezio Mizzan: differenze tra le versioni
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Dal 1940 al 1942 fu Console a [[Breslavia]], nel [[Terzo Reich]].<ref name="Ponzio">{{cite book |last1=Ponzio |first1=Alessio |title=Shaping the New Man Youth Training Regimes in Fascist Italy and Nazi Germany |date=2015 |publisher=[[Università del Wisconsin-Madison|University of Wisconsin Press]] |isbn=9780299305840 |page=181 |url=https://books.google.com/books?id=PvF4CgAAQBAJ}}</ref> Nel 1942 venne trasferito a [[Berlino]] e nel 1943 a [[Parigi]].<ref name="an"/> Servì il governo fascista fino all'uscita dell'Italia dall'[[Potenze dell'Asse|Asse]].<ref name="arena"/> Mizzan si trovava a Parigi al momento dell'[[Armistizio di Cassibile]] nel settembre 1943. Visto il suo rifiuto di continuare a servire la [[Repubblica di Salò]], venne brevemente internato a [[Vittel]], trasferito a [[Salsomaggiore]] e poi liberato nello stesso anno, raggiungendo Roma nel 1943.<ref name="arena"/>
Negli anni della [[Ricostruzione (Italia)|ricostruzione]] collaborò alla risoluzione dei problemi legati alla [[Venezia Giulia]], il cui destino doveva essere deciso dai trattati di pace, contribuendo con la sua preziosa conoscenza di luoghi e situazioni.<ref name="arena"/>
Nel 1946 partì per la [[Repubblica di Cina (1912-1949)|Cina]]. Era l'inizio del ventennio che egli avrebbe trascorso in Asia. Fu inizialmente Console a [[Hankow]], divenendo in seguito [[Segretario di legazione|primo segretario d'ambasciata]] a [[Nanchino]].<ref name="arena"/> Dopo che l'ambasciatore italiano rientrò improvvisamente in Italia, Mizzan si ritrovò alla guida delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, divenendo l'[[incaricato d'affari]].<ref name="farnesina">{{cita pubblicazione|titolo= Storia & Diplomazia Rassegna dell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri|url=https://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/0061/MOD-BP-13-081-023_2168_1.pdf |editore= [[Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale]]|volume= |numero=2/2013 |pagine=40–43|doi= |accesso= 14 Aprile 2021}}</ref><ref name="limes">{{cite web|title=NANCHINO, APRILE 1952: DAI RAPPORTI RISERVATI DEL NOSTRO 'AMBASCIATORE' MIZZAN| date=3 January 1995 |url=https://www.limesonline.com/cartaceo/nanchino-aprile-1952-dai-rapporti-riservati-del-nostro-ambasciatore?prv=true|publisher=[[Limes (periodico)|Limes]]|access-date=13 April 2021|archive-url=https://archive.today/20210413174120/https://www.limesonline.com/cartaceo/nanchino-aprile-1952-dai-rapporti-riservati-del-nostro-ambasciatore?prv=true|archive-date=13 April 2021}}</ref><ref name="Luiss">{{cita libro |cognome=Beltrame |nome=Stefano |titolo=Breve storia degli italiani in Cina |anno=2019 |editore=[[Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli|Luiss]] |isbn=9788861053908 |pagina=44; 240}}</ref> Era un momento critico poiché in Cina era in corso l'avvento del comunismo. Mizzan, e gli altri funzionari italiani rimasti al loro posto, non erano riconosciuti, e non godevano dell'[[immunità diplomatica]]. Erano considerati dai comunisti cinesi come semplici cittadini, se non addirittura spie di governi stranieri ostili.<ref name="Luiss"/>
La situazione si fece ancora più tesa dopo lo scoppio della guerra in Corea. Già nel gennaio del 1950, Mizzan comunicava a Roma con un messaggio scritto in inglese e affidato ai britannici, che erano gli unici a possedere una radio con cui comunicare col mondo esterno.<ref name="british">{{cite book|last=Bernardo|first=Angela|url=https://books.google.com/books?id=Ns4sAQAAIAAJ|title=Nuova storia contemporanea Volume 11, Issues 1-3|page=[https://books.google.com/books?id=Ns4sAQAAIAAJ&q=ezio+mizzan 63]|publisher=[[Le Lettere]]|year=2007|isbn=}}</ref> Nel
Alla fine, l'Italia decise invece di non riconoscera la Repubblica Popolare Cinese. L'ambasciata fu quindi chiusa, e l'incenerimento degli archivi, già iniziato da Mizzan a [[Shanghai]] un anno prima, fu completato.<ref name="farnesina"/> Mizzan riuscì ad ottenere a fatica un visto di uscita e raggiunse [[Hong Kong]] nel dicembre 1951.<ref name="farnesina"/> Con il rientro di Mizzan, la rete diplomatica tra Italia e Cina, iniziata con [[Marco Polo]] ed inaugurata ufficialmente negli anni 60 del diciannovesimo secolo, fu interrotta, e non sarebbe stata riattivata fino a vent'anni dopo.<ref name="Luiss"/>
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