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[[File:9BFE00 -roman lead die (FindID 103936).jpg|thumb|Immagine composita di tutti i sei lati di un dado romano.]]
[[File:Rimini088.jpg|thumb|Colonna che segna il punto in cui secondo la tradizione [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] arringò l'esercito a [[Rimini]], dove giunse dopo aver attraversato il [[Rubicone]].]]
{{Citazione|{{sic|
È una frase attribuita da [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] — che la riprende probabilmente da [[Gaio Asinio Pollione|Asinio Pollione]]<ref name=Canfora/> — nel suo ''[[Vite dei Cesari|De vita Caesarum]]'' (''Divus Iulius''), a [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], che l'avrebbe proferita la notte del 10 gennaio del [[49 a.C.]] prima di varcare il fiume [[Rubicone]] (o il [[Pisciatello]])<ref>Susanna Calandrini, ''Storia di San Mauro Pascoli'', Cesena, Il Ponte Vecchio, 2000, ISBN 88-8312-105-8. Vedi anche [[Localizzazione dell'antico Rubicone]].</ref> alla testa delle proprie truppe, violando apertamente la legge che proibiva l'ingresso armato entro i confini dell'[[Italia romana|Italia]] e dando il via alla [[Guerra civile romana (49 a.C.)|seconda guerra civile]].
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