Neurofilosofia: differenze tra le versioni
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Il termine "neurofilosofia" è stato utilizzato per la prima volta nel [[1986]] da Patricia Churchland (n. 16 luglio 1943) filosofa canadese-americana, che lavora dal [[1984]] alla Università della California di [[San Diego]] (UCSD) che nello studio assieme al marito il filosofo [[Paul Churchland]] dei rapporti tra filosofia e neuroscienze è giunta a conclusioni che la avvicinano alle correnti [[riduzionismo (filosofia)|riduzionistiche]] dell'[[eliminativismo]].<ref>Churchland, P. (1981). "Eliminative Materialism and the Propositional Attitudes." [[Journal of Philosophy]] 78(2): 67-90.</ref>
Ormai la conoscenza filosofica non può prescindere dalle acquisizioni scientifiche sui processi cognitivi che hanno rivelato i rapporti che collegano la speculazione filosofica, la psicologia, le neuroscienze, l'[[intelligenza artificiale]] e i [[sistemi complessi]]. In questo ambito la neurofilosofia non vuole essere una nuova dottrina che annulli tutta la tradizione filosofica occidentale quanto una disciplina che si rifaccia alla sua originaria impostazione di un amore per il sapere di ogni tipo secondo una visione interdisciplinare.<ref>K. Jaspers, ''Existenzphilosophie. Drei Vorlesungen'', Berlin 1938, trad. it. di O. Abate, La filosofia dell'esistenza, Bompiani, Milano,
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==Note==
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