Giuseppe d'Arimatea: differenze tra le versioni
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Alcuni particolari sulla vita di Giuseppe non inclusi nel Nuovo Testamento o nei suoi apocrifi sono tramandati da storici della [[origini del Cristianesimo|Chiesa delle origini]] quali [[Ireneo di Lione]] (125–189), [[Ippolito di Roma]] (170–236), [[Tertulliano]] (155–222), ed [[Eusebio di Cesarea]] (260–340). [[Ilario di Poitiers]] (300–367) arricchì la leggenda di Giuseppe, mentre [[Giovanni Crisostomo]] (347–407), [[Patriarca ecumenico di Costantinopoli|patriarca di Costantinopoli]], fu il primo a scrivere che Giuseppe era tra i [[settanta apostoli]] di cui si parla nel ''[[Vangelo secondo Luca]]''.<ref>''Vangelo secondo Luca'', {{Cita passo biblico|Lc|10,1-24}}.</ref>
Le parole di Giuseppe di Arimatea rivolte a [[Ponzio Pilato]] sono il tema di un antico inno della Chiesa Ortodossa Greca, cantato il Venerdì Santo durante la [[Atene#cultura|Processione dell'Epitaffio]]. I suoi versi ricordano il tradimento e il suicidio finale di Giuda.<ref>Inno citato da {{cita web | autore =
== Leggende medioevali ==
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