Operazione Dragoon: differenze tra le versioni

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[[File:Two USAAF C-47A Skytrains.jpg|thumb|upright=1.2|Due aerei da trasporto [[Douglas C-47 Dakota/Skytrain|C47]] statunitensi in volo sulla Francia meridionale durante i lanci dei paracadutisti dell'operazione Dragoon]]
 
Intorno alle 03:30 gli aerei da trasporto iniziarono a lanciare gli esploratori paracadutisti che dovevano contrassegnare le zone di lancio per la 1st Airborne Task Force attorno a Le Muy. Gli aerei trovarono la zona immersa in una fitta [[nebbia]] e dovettero stimare approssimativamente la loro posizione: il risultato fu che solo tre delle nove squadre di esploratori (tutte britanniche) riuscirono a scendere nei punti previsti, le altre finirono disperse a distanze comprese tra otto e tredici chilometri dalle zone di lancio. La 1st Airborne Task Force iniziò i suoi lanci alle 04:30, con 396 aerei divisi in dieci ondate che trasportavano {{M|5600}} paracadutisti e 150 cannoni smontati; la nebbia e la mancanza di contrassegni sulle zone di atterraggio resero il lancio alquanto sparpagliato: solo un 40% dei reparti statunitensi atterrò entro un chilometro dal punto previsto, percentuale che nei reparti britannici, pure assistiti dagli esploratori, raggiunse un 60% circa. Quando, alle 06:00, arrivò l'alba, solo un 60% degli uomini delle prime ondate di paracadutisti si era radunato nei punti previsti attorno a Le Muy; gli ultimi dispersi riuscirono a ricongiungersi ai loro reparti solo sei giorni dopo il lancio. Gli arrivi dei primi alianti alle 08:15 furono ostacolati anch'essi dalla nebbia, e la maggior parte degli aerei che li rimorchiavano tornò indietro senza sganciarli; l'arrivo del quartier generale della 1st Airborne Task Force, sempre trasportato dagli alianti, iniziò alle 09:30 con un'ora di ritardo. La nebbia rimase persistente per tutto il giorno, ma con la luce del giorno e gli esploratori ora in posizione i lanci del pomeriggio furono molto più precisi: alle 18:00 gli aerei lanciarono praticamente alla perfezione altri 736 paracadutisti statunitensi, mentre l'atterraggio, a partire dalle 18:10, di circa 335 alianti raggiunse una precisione del 90% circa. In totale, gli Alleati sbarcarono dall'aria poco più di {{M|9000}} uomini ({{M|6400}} paracadutstiparacadutisti e {{M|2600}} truppe su alianti), con 213 cannoni e 221 veicoli leggeri<ref name=Zaloga-41>{{cita|Zaloga|pp. 39-41}}.</ref><ref name=Clarke-105>{{cita|Clarke & Ross|pp. 101-105}}.</ref>.
 
In prossimità delle zone di lancio erano presenti solo poche pattuglie della polizia militare tedesca, e il grosso delle perdite registrate dai reparti aviotrasportati durante lo sbarco fu causato da incidenti: si ebbero 16 morti e 37 feriti tra i piloti degli alianti, mentre 80 paracadutisti e 150 truppe trasportate dagli alianti subirono ferite invalidanti. La dispersione dei lanci ritardò la cattura degli obiettivi previsti, per quanto ebbe l'effetto positivo di distrarre i tedeschi e convincerli che una forza di ben più numerose dimensioni fosse stata lanciata nelle loro retrovie. Gli aviotrasportati si assicurarono il terreno elevato a est di Le Muy lungo entrambe le sponde del fiume Angers, liberando una serie di villaggi e contrastando piccoli gruppi di rinforzi tedeschi che arrivarono nel pomeriggio; la stessa Le Muy tuttavia era occupata da un battaglione di trasporti tedesco, e gli attacchi dei paracadutisti britannici e statunitensi furono respinti per tutto il primo giorno. I lanci dei paracadutisti isolarono il quartier generale del LXII. Armeekorps, collocato a [[Draguignan]] sette chilometri a nord-ovest di Le Muy: come risultato, il generale Neuling non fu più in grado di comunicare né con il comando della 19. Armee né con le divisioni che, sulle spiagge, stavano per affrontare lo sbarco degli Alleati. Il ricongiungimento tra gli aviotrasportati e le truppe della 45th Division sbarcate dal mare si ebbe infine alle 20:30 di quello stesso 15 agosto<ref name=Zaloga-41 /><ref name=Clarke-105 />.