Julius Evola: differenze tra le versioni
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Già ne ''Il mito del sangue'' (1937) Evola, in riferimento alla concezione esclusivamente biologica che i tedeschi fanno del razzismo, espone le sue perplessità: «È ben possibile che in questo stato il razzismo avrebbe potuto aver la possibilità di sviluppare più proficuamente gli elementi valevoli che esso può comprendere in sé. Invece, con l'assurgere a ideologia ufficiale di una rivoluzione [quella nazionalsocialista germanica], il razzismo ha finito con il pregiudicare siffatti elementi»<ref>Julius Evola, ''Il mito del sangue'', ''op. cit.'', p. 241.</ref> facendo riferimenti espliciti alla figura di [[Adolf Hitler|Hitler]]: «[...] l'idea razzista da parte dello Hitler [...] quanto a idee nuove rispetto a quel che finora abbiamo conosciuto, non ve ne è quasi nessuna».<ref>Julius Evola, ''Il mito del sangue'', ''op. cit.'', p. 242.</ref>
Dedica un intero capitolo (''Il problema della razza'') della sua autobiografia a questo tema in cui ribadisce la necessità di interpretare il concetto di razza da un punto di vista spirituale e non semplicemente biologico, contestando ad [[Alfred Rosenberg]] (il principale esponente del razzismo nazionalsocialista) la strada del razzismo materialistico intrapresa a suo tempo dalla Germania, definendola «materialismo zoologico»<ref>Julius Evola, ''Il cammino del cinabro'', ''op. cit.'', p. 84.</ref> e condannando apertamente il fatto che il «fanatismo antisemita» fosse assimilato al semplice razzismo biologico nazionalsocialista, cioè a quella forma di antisemitismo che individua esclusivamente nell'ebreo l'unica causa di decadimento della società, non considerando ulteriori elementi come l'[[umanesimo]], il [[cartesianesimo]], la [[riforma protestante]], l'[[illuminismo]], il [[comunismo]], il [[liberalismo]], l'[[individualismo]] e il [[Libero pensatore|libero pensiero]]<ref name="ReferenceA"/><ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=Giovanni Rota|autore2=|autore3=|anno=2003|titolo=Un
Evola ha una concezione dell'uomo come essere costituito da corpo, anima e spirito, dove la parte spirituale deve avere maggior dignità su quella corporea pur senza escluderla. Secondo Evola «l'opportunità di questa formulazione risiede nel fatto che una razza può degenerare, anche restando biologicamente pura, se la parte interiore e spirituale è morta, diminuita o obnubilata, se ha perso la propria forza (come presso certi tipi nordici attuali). Inoltre gli incroci, di cui oggi pochissime stirpi sono esenti, possono avere come conseguenza che a un corpo di una data razza siano legati, in un individuo, il carattere e l'orientamento spirituale propri di un'altra razza, donde una più complessa concezione del meticciato».<ref>{{Cita news|lingua=fr|autore=Franco Rosati|url=http://www.juliusevola.it/documenti/template.asp?cod=177|titolo=Un pessimismo giustificato? Intervista a Julius Evola|pubblicazione=La Nation Européenne|giorno=15|mese=12|anno=1966|accesso=6 maggio 2009|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071225094229/http://www.juliusevola.it/documenti/template.asp?cod=177}}</ref> Il razzismo evoliano si mostra quindi più radicale ancora di quello nazista in quanto si focalizza anche sulle componenti ebraiche diffuse nell'arianità, non negando, ma comprendendo come una piccola parte del totale, il razzismo di stampo biologico.<ref name=":0" />
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