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=== La missione in Congo ===
Nel 1902 re Leopoldo II del Belgio acconsentì che coloni italiani potessero stabilirsi nella regione tra il [[lago Kivu]], il [[lago Tanganica]] e il [[fiume]] [[Ruzizi]], nell'[[Stato Indipendente del Congo|Etat Indépendant du Congo]] (ETC), in quanto era rimasto soddisfatto dei servigi resi dagli ufficiali italiani in servizio attivo che prestavano servizio in Congo per il Belgio.<ref name=P7p262>{{Cita|Piccolino 2007|p. 262}}.</ref> Il Ministero degli affari esteri del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], nella figura del Commissario all'emigrazione, senatore Luigi Bodio, autorizzò il suo invio in Congo al fine di valutare le condizioni della regione, sia dal punto di vista sanitario che del clima.<ref name=P7p262/> Oltre che a informare periodicamente Bodio sul suo viaggio, al rientro in Italia doveva presentare una accurata relazione conclusiva.<ref name=P7p262/> Arrivato a [[Bruxelles]], il 31 maggio 1903 fu dapprima ricevuto da Leopoldo II, e poi ebbe colloqui con il Segretario Generale al Dipartimento degli Affari Interni, [[Charles Liebrechts]], responsabile della campagna di propaganda dello Stato del Congo.<ref name=P7p266>{{Cita|Piccolino 2007|p. 266}}.</ref> Nella capitale belga ebbe un colloquio, presso l'Ambasciata del Regno d'Italia, con Giacomo Nisco, e incominciò subito a raccogliere informazioni su cosa stava succedendo in Congo.<ref name=P7p266/> Il ministro degli esteri [[Enrico Morin]], e il suo successore [[Tommaso Tittoni]], gli avevano affidato il compito di verificare l'autenticità delle affermazioni fatte dai britannici sulle condizioni in cui viveva la popolazione indigena, soggetta ad ogni tipo di angheria da parte degli europei, tra cui vi erano anche molti italiani.<ref name=P7p267>{{Cita|Piccolino 2007|p. 267}}.</ref> Arrivò a [[Boma (Repubblica Democratica del Congo)|Boma]], allora capitale del Congo, il 1 luglio e fu subito ricevuto dal vicegovernatore generale [[Félix Fuchs]].<ref name=P7p268>{{Cita|Piccolino 2007|p. 268}}.</ref> Rimase a Boma tre settimane, mantenendo una certa diffidenza su ciò che gli raccontavano i funzionartifunzionari belgi.<ref name=P7p268/> Condotto a visitare l'[[ospedale]] per gli indigeni lo definì ''orrido luogo'' e si rese conto di come le leggi e le circolari considerate "umane" regolarmente venissero ignorate ed aggirate.<ref name=P7p268/> La mattina del 26 luglio lasciò Boma e in battello raggiunse [[Matadi]], da dove in treno proseguì per [[Léopoldville]] dove incontrò per la prima volta il console italiano Ettore Villa, che mantenne il più stretto riserbo sulle accuse lanciate dal commissario di Boma [[Edmund Dene Morel]], in quanto attendeva il rientro del suo collega britannico [[Roger Casement]] da un viaggio di ispezione.<ref name=P7p269>{{Cita|Piccolino 2007|p. 269}}.</ref> Le rivelazioni che attendeva giunsero da una inaspettata fonte, un alto funzionario dello Stato del Congo<ref group=N>Si trattava del capo dei servizi di intendenza di Léopoldville Doeht, che accompagnandolo per alcuni giorni sul [[battello]] ''Brabant'' gli disse in un colloquio che ''lo Stato del Congo in realtà non è che una grande società di speculatori''.</ref><ref name=P7p270>{{Cita|Piccolino 2007|p. 270}}.</ref> Lasciata [[Léopoldville]] in battello raggiunse Bumba, da dove proseguì per [[Stanleyville]] e da qui Ponthierville, dove lui e il suo aiutante, il tenente belga Bourgeaux<ref group=N>Bourgeaux si rifiutò di curarsi con il [[chinino]] come Buccari gli aveva consigliato e si spense qualche tempo dopo.</ref> furono colti da un attacco di [[malaria]].<ref name=P7p270/> Dopo essersi ripreso proseguì per [[Kasongo]] dove incontrò l'esploratore Ernesto Cordella, che gestiva la locale stazione, e Guido Moltedo, un italiano che prestava servizio come ufficiale nell'esercito coloniale.<ref name=P7p271>{{Cita|Piccolino 2007|p. 271}}.</ref>
 
Lasciata Kasongo si inoltrò nella grande pianura tra il Luama ad [[ovest]] ed i monti di Kalembelembe ad [[est]], trovandovi un disastroso [[terreno]] [[Palude|paludoso]]. Il tratto tra Kabambarré e Kalembelembe fu micidiale per gli indigeni adibiti al servizio dei trasporti a spalla, dato il governo coloniale non forniva viveri a sufficienza per tutti.<ref name=P7p272>{{Cita|Piccolino 2007|p. 272}}.</ref> Oltrepassato il Lago Tanganica inviò al Commissariato per l'emigrazione un rapporto in cui presentava un bilancio dei suoi sforzi atti a comprendere la realtà del paese.<ref name=P7p272/>