Prima battaglia del Corno di Cavento: differenze tra le versioni

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Oltre a tutte queste azioni era prevista anche una scalata in cordata della parete ovest del Corno di Cavento. Alla scalata parteciparono due colonne ben distinte di soldati: quella di destra formata da una pattuglia di guide alle dipendenze del Sergente Ernesto Fioretta, quella di sinistra formata dalla Compagnia Allievi Ufficiali comandata dal Capitano [[Alfredo Patroni]] e il Tenente Auguadri. Anche in questo caso, dopo un inizio non difficoltoso dovuto dalla scarsa rapidità del pendio, le cose iniziarono a complicarsi quando dalla sommità iniziarono a piovere continuamente massi di granito e ghiaccio dovuti dai continui colpi d'artiglieria verso la vetta. Iniziarono così ad accumularsi i primi feriti, cosa che accrebbe la difficoltà della scalata. Il continuo aumento della ripidità rese sempre più difficoltosa la creazione dei vari scalini di ghiaccio e questo, unito all'incredibile peso portato sulle spalle (fucile, duecento cartucce, due bombe a mano, vivrei per la giornata, e scatola in lamiera porta maschera antigas) bloccò momentaneamente la salita. Per poter procedere si decise di far avanzare i soldati più abili i quali, dopo il superamento di un particolare tratto, avrebbero calato una fune con la quale unire insieme tutti i fucili e portarsi così su, per poi far salire tutti i soldati. La scalata del Capitano Patroni, ormai prossimo alla cima, venne ostacolata da alcuni austriaci in cresta, e per evitare quello che sarebbe potuto essere un massacro il Tenente Auguadri decise in solitaria di aggirare questa piccola pattuglia permettendo così il raggiungimento definitivo della vetta per poter così presidiare la zona.<ref>{{Cita libro|autore=Vittorio Martinelli|titolo=Guerra alpina sull'Adamello: Corno di Cavento|anno=2000|editore=D. & C. Povinelli|città=Pinzolo|pp=134-139}}</ref>
[[File:Diario-Guerra-Hecht 091.jpg|miniatura|Diario stenografato scritto dal comandante del Corno di Cavento [[Felix Hecht|Felix Hecht Von Eleda]]]]
Alle ore 12.40 il [[Corno di Cavento]] venne ufficialmente conquistato dalle truppe del Regio Esercito<ref>{{Cita libro|autore=Luciano Viazzi|titolo=I diavoli dell'Adamello: la guerra a quota tremila 1915-1918|anno=2019|editore=Mursia|città=Milano|p=317}}</ref>, che iniziarono già nel pomeriggio a sistemare tutte le varie posizioni di difesa. Cruciale fu la morte del comandatecomandante del presidio austriaco, il Tenente Felix Hecht Von Eleda, che durante la battaglia perse la vita colpito da una scheggia che quasi lo decapitò. La morte dell'ufficiale fu il colpo definitivo per i soldati austriaci che decisero così di ritirarsi e abbandonare la vetta. Le vicende legate al corpo di Von Eleda sono molto discordanti, negli anni si sono succedute molte testimonianze che parlano di cosa successe in quei frangenti. Quello che è sicuro è che, visto il terreno roccioso e l'arrivo dell'estate che avrebbero reso precaria qualsiasi tipo di sepoltura sulla neve, si decise di far cadere all'interno del crepaccio terminale della parte ovest del Corno di Cavento tutti i caduti austroungarici, compreso il loro ufficiale. Le poche cose rimaste di lui furono il suo diario stenografato, che verrà poi tradotto e pubblicato da [[Dante Ongari]] e qualche piccolo oggetto personale come il suo anello, il suo cannocchiale e 2 macchine fotografiche.<ref>{{Cita libro|autore=Vittorio Martinelli|titolo=Guerra Alpina sull'Adamello: Corno di Cavento|anno=2000|editore=D. & C. Povinelli|città=Pinzolo|pp=139-143}}</ref> Le perdite del Regio Esercito furono esigue: dalla relazione finale del Colonello Quintino Ronchi si evince come 8 furono le vittime totali, 103 feriti, 1 disperso (tra gli uominio di truppa) e 8 ufficiali feriti. Gli unici a subire perdite furono le Compagnie Skiatori durante il momento di stallo dovuto alla mancanza di ripari sulle Vedretta di Lares.<ref>{{Cita libro|autore=Luciano Viazzi|titolo=I diavoli dell'Adamello: la guerra a quota tremila 1915-1918|anno=2019|editore=Mursia|città=Milano|p=322}}</ref> Gli austriaci invece in questo attacco persero 9 uomini ed ebbero 26 feriti e 12 dispersi, la maggior parte di questi risulterà poi deceduta.<ref>{{Cita libro|autore=Tommaso Mariotti|autore2=Rudy Cozzini|titolo=Abschnitt Adamello 1915-1918: cronache di guerra dei reparti austro-ungarici dalla Presenella alla Valle S. Valentino|anno=2018|editore=Parco Naturale Adamello Brenta|città=Strembo|p=211}}</ref>
 
== Note ==
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