Sbarco a Melito: differenze tra le versioni

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La spedizione Musolino: ortografia e dintorni
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Visto il fallimento dell'obiettivo prefissato (la conquista del forte di Altafiumara) gli ufficiali garibaldini riuniti in consiglio prima dell'arrivo del Musolino avevano incaricato il [[Vincenzo Cattabeni|Cattabeni]] di recarsi presso il generale per riferirgli cosa era successo e richiedere la rimozione del Musolino dal suo incarico di comandante della spedizione per la sua inettitudine, e la sua sostituzione con Missori.<ref>{{Cita|Agrati|p. 291}}</ref> A causa della sorveglianza borbonica il Cattabeni non riuscì ad attraversare lo Stretto e dovette inviare un lettera a Garibaldi; il Generale rispose, al Musolino, che «io vi sono amico e possedete la mia intera fiducia, ma se l'opinione dei nostri e del paese si manifestasse per Missori, concedetegli il comando».<ref name="Cita|Agrati|p. 295">{{Cita|Agrati|p. 295}}</ref> Alla fine il Musolino comunicò al generale che «gli stessi ufficiali unanimi risolvettero di conservarmi il comando per l'organizzazione rivoluzionaria, per l'amministrazione e il governo provvisorio, manifestando il desiderio di vedere il Missori comandante per le operazioni militari».<ref name="Cita|Agrati|p. 295"/>
 
Nel consiglio tenuto il 10 agosto si decise di attendere l'arrivo dei rinforzi "locali" che incominciarono a giungere il giorno stesso, al comando di Domenico de Lieto (120 uomini); il giorno seguente, di primo mattino, al comando del Gerace giunse un altro centinaio di persone e altrettanti al seguito di [[Agostino Plutino]], probabilmente il più importante tra i liberali della provincia presenti.<ref name="Cita|Agrati|p. 295"/> La colonna raggiunse così la consistenza totale di circa 500 uomini. Nel consiglio del giorno 11 non vennero prese decisioni in quanto s'ignoravano i movimenti del nemico, perciò una pattuglia guidata dal Missori e dal [[Alberto Mario|Mario]] si spinse in esplorazione fino ad un colle sopra il forte di [[Torre Cavallo]],; la scoperta della presenza della pattuglia nemica mise in agitazione la guarnigione borbonica la quale, riavutosiriavutasi dalla sorpresa e non vedendo giungere altre truppe incominciò a manovrare per catturarla, ma i garibaldini, riusciti a sganciarsi, tornarono al campo. Si decise quindi, vista l'aggressività mostrata dalle truppe regie, di spostarsi ancora di più verso l'interno.<ref>{{Cita|Agrati|p. 301}}</ref> Giunti al monte Basilicò, Musolino comunicò la nuova posizione a Garibaldi e vistosi respingere il suggerito attacco su Reggio, seguì le indicazioni del generale di disturbare quanto più possibile le comunicazioni nemiche. Nel frattempo il maresciallo [[Giambattista Vial|Vial]] ordinava ai generali [[Fileno Briganti|Briganti]] e [[Nicola Melendez|Melendez]] di effettuare un battuta con metà del 1º cacciatori per disperdere i rivoltosi e al solo Briganti di comunicare al generale di Marina [[Vincenzo Salazar|Salazar]] che «la crociera deve essere attiva e vigilante tra Reggio e [[Scilla (Italia)|Scilla]]».<ref>{{Cita|Agrati|p. 303}}</ref> Le forze borboniche dislocate nella provincia erano destinata a raggiungere, il 25 agosto, la cifra di 12.000 uomini. L'incarico di disperdere i garibaldini presenti in Aspromonte venne dato al colonnello Giuseppe Ruiz de Ballesteros, haa cui fu messa a disposizione una colonna mobile formata col 1º e con il 5º cacciatori. Nel frattempo gli uomini del Musolino, per contrastare le manovre borboniche, si mossero verso i ''Piani di Aspromonte'' presso la casa dei ''Forestali'', all'epoca ancora in costruzione.
[[File:Municipio lapide garibaldini - San Lorenzo.jpg|left|thumb|Lapide di San Lorenzo dedicata ai volontari italiani]]
Mentre il Salazar riceveva giorno 13 agosto l'ordine di distruggere il naviglio garibaldino che si potesse prestare ad uno sbarco in Calabria (ordine da lui eseguito svogliatamente), Missori, con l'appoggio di Musolino e l'opposizione di Plutino, decise di effettuare una scorreria su [[Bagnara Calabra|Bagnara]], azione che si risolvette però essenzialmente in un fallimento, non portando nessun beneficio e costando una marcia di 22 ore su un terreno molto difficile e influendo negativamente sul morale dei volontari.<ref>{{Cita|Agrati|pp. 306-9}}</ref> Respinto quindi il suggerimento del Plutino di ritirarsi verso [[Gerace]], fu deciso per il giorno dopo di recarsi a [[Pedavoli]]. In questo paese, dove si stava festeggiando l'[[Assunzione di Maria|Assunta]] i garibaldini ricevettero un'ottima accoglienza e vi si trattenerotrattennero, tra banchetti e danze, fino al 15 inoltrato. Ritornati ai ''Forestali'' il 16, vi trovarono la signora Le Monnier, corrispondente del francese ''Journal des Débats'', che li informò sul fatto che in Sicilia su di loro girava la voce, tra le altre, che fossero tutti morti e che da tre giorni Garibaldi era scomparso e non si sapeva dove fosse.<ref name="Cita|Agrati|p. 311">{{Cita|Agrati|p. 311}}</ref> Rinviata la Le Monnier con la scorta di un ufficiale e una lettera per il capo di stato maggiore [[Giuseppe Sirtori|Sirtori]], i capi della spedizione dovettero incominciare in serata a preoccuparsi delle forze di Ruiz che, divise in tre colonne, si stavano ormai approssimando al loro accampamento; il campo fu tolto e i garibaldini si inoltrarono nella foresta non potendo, anche per le divisioni interne tra il Missori e il Musolino da un lato e il Plutino dall'altro, offrire una resistenza decisa alle forze borboniche. I garibaldini si diressero quindi verso [[San Lorenzo (Italia)|San Lorenzo]] perdendo per strada, a causa di diserzioni, 200 dei 500 calabresi che si erano uniti loro dall'inizio della spedizione.<ref name="Cita|Agrati|p. 311"/> San Lorenzo permetteva agli uomini di Musolino di controllare agevolmente la zona da Melito a Reggio. Nel frattempo le forze di Ruiz, che il 16 si erano riposate ai Forestali e il 17 si erano mosse verso [[Santo Stefano in Aspromonte|Santo Stefano]], furono distolte dall'inseguimento da un avviso del generale Briganti che segnalava un possibile sbarco garibaldino tra [[Bianco (Italia)|Bianco]] e [[Bovalino]], spingendo il Ruiz a muoversi verso Pedavoli, da dove il giorno dopo ritornò verso [[Villa San Giovanni]] a causa della notizia di uno sbarco «tra Capo d'Armi e Pellaro di circa 6 mila garibaldesi».<ref name="Cita|Agrati|p. 316">{{Cita|Agrati|p. 316}}</ref>
 
Il Musolino, all'oscuro dei movimenti delle forze regie, comunicava intanto al Generale l'intenzione di rimanere a San Lorenzo «posizione felicissima, che il nemico non potrebbe investire con meno di 5 - 6 mila uomini, che io per altro sono in grado di respingere con successo […] In questa posizione io non sono che ad 8 ore di distanza da Reggio e a 4 dalla marina di Bova, onde potrei operare facilmente ed efficacemente per appoggiare uno sbarco nell'uno e nell'altro punto».<ref name="Cita|Agrati|p. 316"/>