Sacro (Egizi): differenze tra le versioni
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Il tempio egizio non è una casa di devozione ad uso dei fedeli. È la casa dove abita il dio, presente nel ''[[Cella (architettura)|naos]]'' tramite la statua. In occasione delle feste, i fedeli si riuniscono sul sagrato. I sacerdoti portano solennemente la statua: il dio viene incontro al suo popolo. Ogni mattina il sacerdote che è in servizio entra nel tempio. In nome del faraone penetra nel ''naos'' e vi celebra il culto. È la celebrazione quotidiana compiuta nelle migliaia di templi che perpetuano la creazione e la vita: il movimento del sole, la fecondità degli animali e degli umani, il ritmo delle stagioni e della vegetazione, la piena annuale del [[Nilo]], fonte del miracolo egizio. Nel corso del rituale quotidiano, il sacerdote offre al dio una piccola statua della dea Maāt, il simbolo divino delle leggi e delle azioni, della rettitudine del pensiero e dell'ordine del paese. Grazie a Maāt il culto sviluppa una forza cosmica e spirituale che mantiene la coesione del cosmo e della società.» Julien Ries. ''L'uomo e il sacro''. Milano, Jaca Book, 2007 pag. 439.<br />
Per la centralità della dea nel sistema cultuale egizio: «The feather of Maat (Truth or Justice) also symbolized order, and in those countless temple scenes showing the king presenting to various deities the small figure of the goddess wearing the feather and seated on a basket, the king is both claiming and promising to preserve order on earth on behalf of all the other gods.» in Leonard H. Lesko ''Egyptian Religion: an Overview'' in
Sempre sulla centralità cultuale della dea: «Il faraone teneva in mano un'immagine simile a una bambola di questa dea, seduta e con una piuma di struzzo sul capo, che veniva ritualmente offerta agli Dèi» in Manfred Lurker ''Lexicon der Götter und Symbole der alten Ägypter'' Bern, Scherz Verlag, 1987.<br />
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