Il talizumab (il cui nome tecnico è TNX-901) è un anticorpo monoclonale umanizzato, di derivazione murina; ha per bersaglio le immunoglobuline dell'isotipo IgE, in particolare quelle espresse sulla superficie cellulare dei linfociti B, evitando di legarsi alle IgE che si trovano associate a recettori ad alta affinità espressi sulla superficie di mastcellule e granulociti basofili.[1][2][3]

Talizumab
Nomi alternativi
TNX-901
Caratteristiche generali
Numero CAS380610-22-0
Dati farmacocinetici
Legame proteicocon il frammento cristallizzabile ("Fc") delle IgE
Indicazioni di sicurezza

Lo sviluppo del talizumab ha coinvolto più case farmaceutiche, come Novartis, Tanox e Genentech; queste tre aziende nel 1996 si ritrovarono ufficialmente a cooperare per la produzione dell'anticorpo. L'esecuzione di sperimentazioni cliniche su pazienti, soprattutto di età infantile, che manifestavano reazioni di ipersensibilità alle arachidi anche estremamente gravi sollevò diverse obiezioni dal punto di vista etico; ciò diede vita ad alcuni contenziosi legali.[4][5][6]

L'anticorpo si è rivelato molto efficace nella terapia di alcune allergie alimentari, in particolare nei riguardi delle arachidi:[7][8] gli studi clinici in merito, in particolare, indicavano che i pazienti che prima della somministrazione del talizumab potevano ingerire solo mezza arachide prima di manifestare reazioni allergiche, dopo la terapia anticorpale vedevano comparire i primi sintomi soltanto dopo l'ingestione di 9 arachidi.

In ogni caso, dopo l'esito di un arbitrato in cui veniva concessa la licenza di produzione del talizumab alle sole Genentech e Novartis (escludendo quindi la Tanox), la procedura di perfezionamento e di successiva eventuale commercializzazione del farmaco è finita in un'impasse.[9]

La suddetta partnership tra Tanox, Genentech e Novartis siglata nel 1996 portò parallelamente allo sviluppo di un altro anticorpo monoclonale avente per target le IgE, ovvero l'omalizumab; nel febbraio 2024 la Food and Drug Administration ha approvato la vendita negli Stati Uniti dell'omalizumab, commercializzato sotto il nome di Xolair.[10]

  1. ^ (EN) Chang TW, Davis FM, Sun NC, Sun CR, MacGlashan DW Jr, Hamilton RG, Monoclonal antibodies specific for human IgE-producing B cells: a potential therapeutic for IgE-mediated allergic diseases, in Bio/Technology, vol. 8, n. 2, febbraio 1990, pp. 122-126, DOI:10.1038/nbt0290-122, PMID 1369991.
  2. ^ (EN) Chang TW, The pharmacological basis of anti-IgE therapy, in Nat. Biotechnol., vol. 18, n. 2, febbraio 2000, pp. 157-162, DOI:10.1038/72601, PMID 10657120.
  3. ^ (EN) Chang TW, Wu PC, Hsu CL, Hung AF, Anti-IgE Antibodies for the Treatment of IgE-Mediated Allergic Diseases, in Advances in Immunology, vol. 93, 2007, pp. 63-119, DOI:10.1016/S0065-2776(06)93002-8, ISBN 9780123737076, PMID 17383539.
  4. ^ (EN) Pollack A, Wrangling May Delay Peanut Allergy Drug, su The New York Times, 13 marzo 2003, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato l'11 aprile 2025.
  5. ^ Hamilton DP, How Genentech, Novartis Stifled A Promising Drug, su The Wall Street Journal, 5 aprile 2005. URL consultato l'11 aprile 2025.
  6. ^ (EN) Trials of an allergy drug Remedy against peanuts is mired in legal battles, su International Herald Tribune. URL consultato l'11 aprile 2025 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2007).
  7. ^ (EN) Leung DY, Sampson HA, Yunginger JW et al., Effect of anti-IgE therapy in patients with peanut allergy, in The New England Journal of Medicine, vol. 348, n. 11, 2003, pp. 986-993, DOI:10.1056/NEJMoa022613, PMID 12637608.
  8. ^ (EN) Leung DY, Shanahan WR, Li XM, Sampson HA, New approaches for the treatment of anaphylaxis, in Anaphylaxis. Novartis Foundation Symposia, vol. 257, 2004, pp. 248-260, DOI:10.1002/0470861193.ch20, ISBN 978-0-470-86119-6, PMID 15025403.
  9. ^ (EN) Robbins-Roth C., A David Vs. Goliath Biotech Story, With Goliath Winning, su BioWorld Today, 8 aprile 2005. URL consultato l'11 aprile 2025.
  10. ^ (EN) FDA Approves First Medication to Help Reduce Allergic Reactions to Multiple Foods After Accidental Exposure, su Food and Drug Administration, 16 febbraio 2024. URL consultato l'11 aprile 2025.