Tarentilla
La Tarentilla è una fabula palliata del commediografo e tragediografo latino Gneo Nevio. Si tratta, dunque, di una commedia latina di argomento greco; il titolo è traducibile in italiano come La ragazza di Taranto, e deriva dal nome latino della città, Tarentum. È la meglio conservata tra le commedie di Nevio, ed è l'unica delle trentacinque di cui si ha notizia di cui sia possibile ricostruire, seppure sommariamente, la trama. Fu tratta da una commedia greca di cui non è rimasta alcuna notizia, e ottenne a Roma un grandissimo successo di pubblico.
La ragazza di Taranto | |
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Fabula palliata | |
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Autore | Gneo Nevio |
Titolo originale | Tarentilla |
Lingua originale | Latino |
Genere | Commedia |
Contenuto
modificaL'opera si apre con un prologo a carattere polemico, in cui Nevio sottolineava come uno schiavo potesse in Grecia criticare una tragedia o una commedia, mentre a Roma non era ammesso che lo facesse un uomo libero: Nevio intendeva, dunque, sostenere che uno schiavo in Grecia godeva di una libertà maggiore di quella di un cittadino libero romano.
ea non audere quemquam regem rumpere:
quanto libertatem hanc hic superat servitus.»
«Quello che qui in teatro io ho approvato con i miei applausi, non c'è sovrano che possa distruggerlo: quanto qui la condizione di schiavo è superiore a questa vostra libertà.»
La vicenda vera e propria inizia dopo il prologo: due giovani si recano a Taranto assieme ai loro servi; lì sperperano il patrimonio dei loro padri organizzando banchetti,[1] dedicandosi agli stravizi[2] e frequentando una ragazza di facili costumi, che viene così descritta:
in choro ludens datatim dat se[se] et communem facit.
Alii adnutat, alii adnictat, alium amat, alium tenet.
Alibi manus est occupata, alii pervellit pedem;
anulum dat alii [ex]spectandum, a labris alium invocat,
cum alio cantat, attamen alii <suo> dat digito litteras.»
«Come al gioco della palla, si porge dandosi a vicenda e si concede a tutti: a uno fa cenni, a un altro ammicca; fa l'amore con uno, tiene stretto un altro; ha la mano occupata con uno, un altro la stuzzica con il piede; a uno fa ammirare l'anello, a un altro parla col movimento delle labbra; mentre canta a uno, a un altro traccia lettere col dito.»
A porre fine alla situazione in cui si trovano i due giovani, giungono i loro padri:[3] i figli, aiutati dai servi, impauriti,[4] tentano di far finta di nulla, ma vengono smascherati. Tuttavia si riconciliano con i genitori, che concedono loro il perdono dopo averli rimproverati.[5]
Stile
modificaLa commedia è scritta in diversi metra, tra i quali il senario giambico, il settenario trocaico e l'ottonario giambico. Risulta particolarmente rilevante l'utilizzo di figure retoriche come l'allitterazione (fr. 67)[6], l'anafora (fr. 63), la figura etimologica (frr. 62-63) e lo zeugma (fr. 73). A livello ritmico, invece, il frammento 63 si caratterizza per un ritmo vivace e particolarmente mosso che è costante nelle opere di Plauto.
Note
modificaBibliografia
modifica- M. Barchiesi, La Tarentilla rivisitata. Studi su Nevio comico, Pisa, Giardini, 1978
- G. Pontiggia, M.C. Grandi, Letteratura latina. Storia e testi, Milano, Principato, 1996.
- A. Traglia, Poeti latini arcaici, I, Livio Andronico, Nevio, Ennio, UTET, 1986.
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Tarentilla, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 219190388 · BAV 492/42283 · GND (DE) 4416649-7 |
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