Tempio G di Selinunte

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Il Tempio G a Selinunte, in Sicilia, è un tempio greco di ordine dorico, il più grande dell'occidente greco dopo il Tempio di Zeus Olimpio di Akragas, l'odierna Agrigento (dimensioni 45,97x109,12)[1].

Ruderi del tempio G

Posto sulla collina orientale che accoglie i resti di alcuni dei templi dell'antica città greca, era probabilmente dedicato ad Apollo. La datazione è piuttosto incerta tra il VI ed il V secolo a.C. La costruzione fu probabilmente effettuata in periodi diversi andando incontro anche a modifiche estetiche passando dalla facciata ad est, più arcaica, a quella ovest, di ispirazione più classica. Non è mai stato ultimato e oggi è completamente in rovina se si eccettua una colonna ricostruita denominata, per la sua forma, "fuso della vecchia".

Il tempio presentava 8 colonne sul fronte e 17 sui fianchi. Il peristilio circondava un naos suddiviso in 3 navate. Viene ipotizzato, anche a causa delle dimensioni, che si trattasse di un tempio ipetrale, cioè non coperto.[2]

Anastilosi e ricomposizione

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Per anni fra gli archeologi è stato intenso il dibattito sulla cosiddetta anastilosi del Tempio G, cioè la sua ricostruzione con elementi integralmente originali. Tale ipotesi, avversata da alcune personalità dell'archeologia, era stata invece caldeggiata in passato dall'archeologo Sebastiano Tusa. Le indagini iniziano nel 2010, dirette dell'archeologo Mario Luni e con la collaborazione di Valerio Massimo Manfredi: è di quel periodo un primo modello virtuale di anastilosi dell'intero edificio. Successivamente anche Vittorio Sgarbi, da assessore dei Beni Culturali della Sicilia, aveva ipotizzato l’anastilosi del Tempio G auspicando un finanziamento interamente affidato a sponsor privati. [3] Tuttavia, anche a seguito delle polemiche, questo non prese mai corpo.

Dopo le ipotesi precedenti, la definitiva anastilosi del Tempio G. viene approvata nel 2022 dalla Regione Siciliana, su impulso di Alberto Samonà, assessore regionale dei Beni culturali: il progetto - per il quale viene stanziato un finanziamento di 5 milioni di euro su fondi europei - viene affidato a un gruppo di studio di archeologi composto da Valerio Massimo Manfredi, Claudio Parisi Presicce e Oscar Mei, e prevede il restauro e la ricomposizione di 3 gigantesche colonne del lato meridionale del tempio, di cui sarebbero stati individuati gli elementi strutturali. Colonne che nel progetto della Regione Siciliana saranno rialzate e ricollocate con i relativi capitelli. [4] Successivamente, nel 2024 la stessa Regione Siciliana guidata da Renato Schifani annuncia un ulteriore finanziamento di un milione di euro ad opera di Terna, quale misura di compensazione per lavori da questa eseguiti nel Canale di Sicilia.

Altri progetti

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