Piramide di Chefren
La Piramide di Chefren (IV sovrano della IV dinastia) è la piramide centrale fra le tre situate sulla piana di Giza, la seconda più alta e la seconda più grande del gruppo. Era il cenotafio eretto dallo stesso Chefren durante l'Antico Regno e denominato "Wr Kafre" ossia "Grande è Kafre".
Piramide di Chefren | |
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Civiltà | egizia |
Utilizzo | Cenotafio del faraone Chefren |
Stile | architettura egizia |
Epoca | 2500 a.C. circa |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Governatorato | Giza |
Altitudine | n.d. m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | n.d. m² |
Altezza | 136 m |
Larghezza | 216 m |
Amministrazione | |
Ente | Ministero delle Antichità |
Mappa di localizzazione | |
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Il conferimento a Chefren della seconda piramide deriva da una tradizione di epoca più tarda rispetto alla costruzione ed è dovuta soprattutto alla presenza di ritrovamenti del suo nome sul vano di ingresso del tempio funerario, su quello del tempio a valle relativo e su alcune statue trovate all'interno di quest'ultimo.[1]
Complesso piramidale
modificaLa piramide fa parte di un grande complesso funerario comprendente anche il tempio funerario, detto anche tempio alto, dedicato principalmente al culto del Ka del faraone defunto, e il tempio a valle, posto più vicino al Nilo, che serviva a ospitare momentaneamente il sarcofago del defunto portato a riva dopo aver attraversato il fiume. I due templi erano collegati da un percorso lungo 495 metri. A sud della piramide maggiore ne era presente un'altra molto più piccola. A ovest e a nord ovest si trovava, come parte della compagine, anche il villaggio che ospitava gli operai.
Tutto il complesso funerario del sovrano fu riportato alla luce tra il 1909 dalla spedizione tedesca di Ernst Von Sieglin con l'egittologo Georg Steindorff e l'architetto Uvo Hölscher, e il 1932 con Selim Hassan del Servizio Antichità Egizie, anche se in realtà Auguste Mariette aveva già individuato il tempio a valle attribuendolo erroneamente al complesso della Sfinge.
Caratteristiche esterne
modificaDati principali
modifica- Altezza totale iniziale 143,6 metri.
- Altezza odierna 136,4 metri
- Base quadrata con lato 215,25 metri
- Angolo basale 53°10'
- Volume (arr.) 2 230 000 m³
La piramide di Chefren è la seconda in Egitto come grandezza dopo la piramide del padre Cheope; appare più alta di quella di Cheope perché venne costruita su uno zoccolo di roccia alto circa 10 metri; la sua altezza risulterebbe ancora maggiore se non fosse priva di parte della cima e del pyramidion. Mentre per le piramidi precedenti si era utilizzato il terreno presente senza ritoccarlo, sfruttandone le caratteristiche, nel caso della piramide di Chefren la base rocciosa è stata livellata, arrivando a modifiche, in alcuni punti, anche di circa 10 cm. Poco dopo l'inizio dei lavori è stato ipotizzato che l'intera struttura sia stata spostata leggermente in direzione sud al fine di utilizzare il basamento di roccia più adatto per realizzare una via di risalita a partire dal tempio a valle.[1] Nel corso dei millenni vari movimenti sismici poi hanno provocato degli spostamenti di alcuni millimetri delle pietre, infatti è stato notato che le finiture angolari delle restanti pietre di rivestimento non hanno una struttura esattamente dritta, ma risultano sfalsate di pochi millimetri.
Nella metà inferiore presenta grandi blocchi grezzi e irregolari disposti con scarsa precisione, mentre verso la sommità questi appaiono disposti in maniera più uniforme; inoltre le pietre utilizzate per costruire la base sono di una grandezza relativa, ma, man mano che si sale, hanno dimensioni inferiori fino ad avere in cima lo spessore di soli 50 cm.[2] Non sono stati usati materiali per il fissaggio dei blocchi, solo per il rivestimento si ipotizza l'uso di malta liquida.
Ha la particolarità di essere l'unica piramide che conserva sulla sommità una parte della copertura in calcare bianco di Tura che originariamente ricopriva l'intera struttura[3] e di cui oggi restano solo gli ultimi 45 metri. Il materiale del rivestimento fu asportato quasi tutto nel XIII secolo e utilizzato per l'edificazione della nuova città de Il Cairo.[4] La base è rivestita di "pietra etiopica variegata" (così come la definisce Erodoto) ovvero granito rosa e grigio di Assuan.
Vi sono due ingressi dovuti a un cambiamento del progetto iniziale: uno a circa 11,54 metri di altezza, l'altro a livello del suolo, che è quello attualmente usato per le visite. Esiste un terzo accesso al centro della facciata nord, quasi sicuramente creato da ladri a 8,50 metri dal livello del suolo; questo passaggio risulta estremamente pericoloso a causa dell'instabilità del materiale in cui l'apertura è stata scavata.
Caratteristiche interne
modificaVarcata la soglia dell'apertura superiore si presenta una discenderia lunga circa 32 metri che conduce ad un corridoio orizzontale in origine chiuso da una sorta di saracinesca in granito alta 1,83 metri per 0,37 di spessore, scoperta e rimossa da Belzoni; il corridoio conduce nella camera funeraria rimasta incompiuta. Questa misura 14,15 metri per cinque, è unica, scavata nella pietra, con il soffitto a due spioventi formato da 17 coppie di travi in pietra calcarea e situata sotto il livello del cortile.
L'unico arredo funerario ritrovato è il sarcofago di granito rosso seppellito "a fior di terra", completamente privo di iscrizioni e con il coperchio spezzato.
Dalla camera, una galleria in salita porta a due appartamenti con un corridoio orizzontale collegato al primo e dovuto sicuramente ad un cambiamento di progetto in corso d'opera. Vi è inoltre una grande camera forse destinata a magazzino o alla raccolta di offerte funebri oppure come serdab.
L'entrata inferiore (oggi utilizzata per le visite), dopo la parte iniziale in discesa, conduce a un tunnel orizzontale che si apre su una camera che, molto probabilmente, aveva la stessa funzione della Camera della Regina presente nella piramide di Cheope e che ha dimensioni inferiori alla Camera funeraria.[5]
Tempio funerario
modificaIl tempio funerario di Chefren era l'edificio del complesso funerario adibito al culto del sovrano e situato sull'altopiano di Giza ad oriente della propria piramide ma senza esservi collegato.
Del tempio funerario non restano che imponenti rovine tra le quali, a conferma, spicca un concio di oltre 400 tonnellate; le sue dimensioni erano però maggiori di quelle del vicino tempio funerario di Cheope e si presentava in origine con un corpo unico, massiccio, dalla facciata lunga più di 100 metri, un vestibolo con 14 colonne, varie sale ad uso rituale con piedritti, magazzini, due atri ortogonali, corridoi e cortile rettangolare con porticato.
Il tempio presenta, dopo la seconda sala ipostila, la "sala delle nicchie" che accoglieva le cinque statue del sovrano e dedicate al culto terreno della titolatura reale completa.
Le pareti delle sale erano rivestite di calcare e granito rosa di Assuan mentre il pavimento era in alabastro.
L'edificio era collegato tramite una rampa processionale discendente lunga quasi 500 metri, coperta e decorata a colori, al tempio a valle del sovrano e alla Sfinge mentre all'esterno, a nord ed a sud, vi erano le fosse per accogliere le barche solari.
Galleria d'immagini
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Ricostruzione del complesso funerario di Chefren
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Resti del tempio funerario di Chefren
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La piramide con i resti del tempio funerario di Chefren
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Camera laterale del tempio funerario
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Passaggio iniziale della rampa
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Sezione dritta del passaggio
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Uscita della camera funeraria
Tempio a valle
modificaIl tempio a valle di Chefren era l'edificio del complesso funerario piramidale adibito al culto del sovrano relativamente all'imbalsamazione, alla cerimonia di apertura della bocca ed era situato nella valle del Nilo.
Scoperto da Auguste Mariette nel 1852, che erroneamente lo attribuì alla Sfinge, si collegava al tempio funerario di Chefren tramite una rampa processionale ascensionale lunga 494 metri ed è l'unico tempio a valle che si sia conservato e che ci è pervenuto in buono stato di conservazione.
Costruito a destra della Sfinge, doveva avere in origine l'aspetto di una mastaba in pianta quadrata di 45 metri di lato con 13 metri d'altezza, presenta mura in blocchi di granito rosso di Assuan, collocati in maniera perfetta e precisa che lo rendono impressionante per il severo aspetto in quanto privi di decorazioni ad eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.
I conci delle poderose mura sono in calcare di Tura di enormi dimensioni ed il loro volume è di circa 55 metri cubi che sviluppano un peso di quasi 150 tonnellate mentre un blocco di granito pesa sulle 45 tonnellate.
Nella grande sala a T rovesciata, i 16 pilastri monoliti in granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi, dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti in calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione in alabastro.
Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano assiso, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca. Nel 1859 Mariette scoprì nella prima anticamera un pozzo ove erano state gettate le statue regali per preservarle dalle profanazioni e dai ladri. Purtroppo solo una era intatta ed è conservata oggi al museo de Il Cairo.
Dalla parte centrale del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva a varie camere, corridoi, vestiboli, atri ed ambienti per contenere le barche solari.
Ha due entrate sul lato nord ove si trovano ancora ruderi di quattro sfingi ed in questo tempio compare per la prima volta l'elemento architettonico della modanatura a gola egizia.
Galleria d'immagini
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Tempio a valle con vestigia della banchina
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Mura esterne con parziale rivestimento in granito
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Cornice in granito in primitiva "gola egizia"
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Varco d'entrata
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Rivestimento in granito di un corridoio
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Corridoio laterale con supporti per statue
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Corridoio centrale sala a T con pilastri monolitici
Storiografia
modificaCome tutte le piramidi, anche quella di Chefren era stata violata fin dall'antichità e alcuni blocchi furono asportati e usati nella costruzione del tempio di Eliopoli così come testimonia la firma di May, figlio di Bakenamon vissuto al tempo di Ramses II e del quale era capomastro. Trattasi di due iscrizioni esterne relative a una ispezione effettuata insieme allo stesso sovrano relativamente all'asporto delle pietre o forse anche per un eventuale restauro.
Venne aperta e chiusa numerose volte, ma già dall'Era cristiana la piramide di Chefren fu poco considerata e quasi mai nominata persino dagli storici a vantaggio della vicina "sorella maggiore".
All'interno si trova una scritta in arabo che nomina un certo Muhammad Ahmed cavatore e Osmann muratore in un tempo non definito. Nel 1372 d.C. vi sono testimonianze scritte che la piramide era ancora aperta, ma venne chiusa successivamente perdendo la memoria dell'ingresso.
L'asportazione del rivestimento iniziò probabilmente durante il periodo del sultano Hassan, tuttavia a metà del XVI secolo, come rilevato nel 1548 dall'esploratore Jean Chesneau che descrisse come gran parte del pregiato calcare bianco fosse ancora presente[6] e che la piramide risultasse ancora impenetrabile. Nacque così la convinzione che la piramide fosse una struttura piena cioè senza camera funebre, convinzione confermata anche dall'infruttuosa ricerca di un'entrata da parte del navigatore ed esploratore genovese Caviglia nel 1817.
Negli stessi anni anche l'egittologo Henry Salt finanziò e promosse diversi scavi sulla piana di Giza, ma anch'egli non riuscì a ottenere risultati riguardo alla piramide di Chefren.[7]
Nel gennaio 1818 l'esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni, interrogandosi sul fatto che la seconda piramide di Giza non fosse ancora stata esplorata, la confrontò con quella di Cheope e pensò che potesse esservi un accesso sul lato nord come era in quella maggiore. Notò infatti un grande ammasso di pietre che ricopriva quasi tutta la facciata nord e vide che i materiali non erano compatti come da altre parti. Tornato al Cairo, ottenne subito l'autorizzazione agli scavi dal reggente del pascià. Il 2 febbraio, con quaranta uomini, iniziò i lavori sfruttando la spazio ristretto fra la piramide e i resti del tempio funerario dalla parte orientale; dopo sedici giorni di scavi venne trovata sulla facciata nord una fessura fra due massi a circa otto metri di altezza. Dopo aver rimosso i macigni, fu trovato un cunicolo quasi impraticabile scavato dai ladri. Confrontando ancora con la piramide di Cheope, Belzoni capì che l'ingresso doveva essere più a oriente e più in alto. Il 2 marzo finalmente venne scoperto il vero accesso che, con uno stretto corridoio di trentasette metri, consentiva di accedere alla piramide. In fondo un grosso blocco di pietra ostacolava però l'avanzata e per asportarlo gli operai lavorarono circa un mese; una volta rimosso venne trovata finalmente, 52 metri più avanti, la camera che custodiva il sepolcro.[8] All'interno l'esploratore sperò di trovare il luogo della sepoltura intatto, ma la camera era in realtà totalmente vuota, salvo la presenza del sarcofago aperto il cui coperchio, rotto, era posto sul pavimento.[9]
Sul suolo vi erano cumuli di terra e molte pietre; alcuni fossi indicavano probabilmente i tentativi dei ladri per trovare tesori nascosti; era presente anche una fossa più regolare che doveva aver contenuto i vasi canopi. All'interno del sarcofago furono trovati molti detriti mischiati ad alcune ossa; si pensò inizialmente che fossero resti umani, ma un esame fatto in seguito dall'Hunterian Museum of Anatomy di Londra dimostrò che si trattava di ossa di bovino.[10] Sulla parete ovest della camera sepolcrale Belzoni trovò l'iscrizione in arabo, risalente probabilmente a 600 anni prima, che rivelava come la piramide fosse stata aperta dal capo di maestranze operaie Mohamed-Ahmed, presente il sultano Ali-Mahomet.[11]
All'interno e a futura memoria, Belzoni lasciò scritto con il nerofumo a caratteri cubitali e per quasi tutta la lunghezza della parete: "Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818". La piramide fu definitivamente esplorata da John Shae Perring nel 1837.
Galleria d'immagini
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Lato nord della piramide
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Rivestimento in calcare
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Sarcofago in granito rosso
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Discenderia
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Camera funeraria
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Rappresentazione prospettica camera funeraria
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Rappresentazione prospettica delle camere
Note
modificaBibliografia
modifica- AA. VV., Egitto. I Faraoni al tempo delle piramidi vol. VI, Milano, Rizzoli, 2005.
- AA. VV., Le grandi scoperte dell'archeologia vol. I, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1987.
- AA. VV., Magnifiche piramidi e sfingi misteriose, Novara, De Agostini, 2004, ISBN 8841814276.
- Giorgio Agnese, Maurizio Re, Antico Egitto, Roma, White Star, 2008, ISBN 8878443387.
- Arte e storia dell'Egitto, a cura di Alberto C. Carpiceci con la collaborazione di Giovanna Magi, Firenze, Bonechi, 1994, ISBN 9788880290858.
- Horst Bergmann, Franck Rothe, Il codice delle piramidi, Roma, Newton Compton, 2006, ISBN 8854103128.
- C. W. Ceram, Il libro delle piramidi, traduzione di Licia Borrelli, Milano, Einaudi, 1970 [1949].
- Nicolas Grimal, Storia dell'antico Egitto, traduzione di Gabriella Scandone Matthiae, Bari, Laterza, 2002 [1988], ISBN 9788842056515.
- Peter Jánosi, Le piramidi, traduzione di M. Cupellaro, Bologna, Il Mulino, 2006, ISBN 8815109625.
- (EN) Mark Lehner, The Complete Pyramids. Solving the Ancient Mysteries, New York, Thames & Hudson, 1997, ISBN 9780500285473.
- Paul Jordan, Gli enigmi della Sfinge, traduzione di Marco Massignan, Roma, Newton & Compton, 1999, ISBN 9788882893552.
- Deborah Manley, Peta Rée, Henry Salt: Artist, Traveller, Diplomat, Egyptologist, Londra, Libri Publications, 2001, ISBN 9781901965049.
- Kurt Mendelssohn, L'enigma delle piramidi, traduzione di Francesca Paola Porten Palange, Milano, Mondadori, 1990, ISBN 8804329114.
- Corinna Rossi, Piramidi, Roma, White Star per L'Espresso, 2005.
- (FR) Jean-François Sers, Le secret de la pyramide de Khephren, Monaco, Editions du Rocher, 1992.
- Marco Zatterin, Il gigante del Nilo. Storia e avventure del Grande Belzoni, Collezione Le Scie, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 9788804477990.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla piramide di Chefren
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Khafre, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Piramide di Chefren, su Skyscraper Center.
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