Tiglio di Macugnaga
Il tiglio di Macugnaga, chiamato in titsch Alte Lindebum[1][2], è un albero monumentale sito in località Chiesa Vecchia a Staffa, capoluogo di Macugnaga. Considerato esempio emblematico di albero identitario[3], l'esemplare è il simbolo della comunità Walser locale[4][5].
Tiglio di Macugnaga | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Località | Macugnaga |
Indirizzo | località Chiesa Vecchia |
Coordinate | 45°58′14.48″N 7°57′51.29″E |
Codice identificativo | 01/E790/VB/01 |
Caratteristiche | |
Specie | Tilia platyphyllos |
Altezza | 12 m |
Perimetro tronco | 8,3 m |
Mappa di localizzazione | |
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Storia
modificaLa leggenda, tramandata oralmente nella comunità locale e per la prima volta registrata e trascritta nel 1842 dallo scrittore Albert Schott, racconta che il giovane albero sia stato trasportato e piantato nel paese a metà del XIII secolo da una donna appartenente al gruppo di pastori Walser che avevano fondato l’abitato[6] e che vi si erano stabiliti in seguito alla prima migrazione che aveva condotto i valligiani dalle loro terre d’origine fino alla Valle Anzasca[4].
In realtà le datazioni moderne hanno in buona parte sconfessato le origini mitiche dell'albero, la cui datazione corretta è ancora oggi incerta in quanto il tronco ormai cavo non consente valutazioni dendrocronologiche definitive[6].
Le analisi più generose arrivano ad attribuirgli oltre cinquecento anni di età[6][7][8] mentre quelle più conservative si limitano a datarne l'età in soli duecento anni. Queste ultime valutazioni, considerate attendibili anche dagli enti preposti della regione Piemonte, sono state fortemente criticate dagli storici poiché la presenza di varie opere pittoriche risalenti all'ultima metà del XIX secolo raffiguranti il tiglio e la chiesa vecchia dimostrerebbero che l'albero in quegli anni era già rigoglioso e di dimensioni ragguardevoli[9].
Tra il 2002 e il 2003 vennero eseguiti sul tiglio vari lavori di consolidamento per cercare di contrastare i processi di carie del legno in atto e di stabilizzare la pianta, il cui fusto non sembrava più essere in grado di sostenere il peso delle branche[10]. Nel febbraio del 2017 il comune di Macugnaga fece richiesta di intervento urgente alla regione per le condizioni di nuovo precarie, dovute anche al rarefarsi degli interventi di cura, dell'albero[7] che nel maggio dello stesso anno subì il crollo di una parte del tronco[11], evento che non ne ha comunque intaccato la vitalità[7].
Il tiglio di Macugnaga fa parte dell'elenco degli alberi monumentali italiani con identificativo 001/E790/VB/01[12].
Descrizione
modificaL'esemplare di Tilia platyphyllos, il più grande del Piemonte[13], si presenta alto 12 metri e con un perimetro del fusto di 8,3 metri. Il fusto che si innalza di 3,5 metri prima di dividersi in cinque branche primarie risulta essere cavo e compromesso in più parti da attacchi di carie del legno con il lato prospiciente il Monte Rosa interessato da una importante area necrotica e della cicatrice di un precedente schianto di una branca. Anche le branche risultano colpite dalla carie del legno, motivo per cui negli si sono succeduti vari interventi fitosanitari per stabilizzare le condizioni dell'albero. Negli anni l'albero è stato ripulito dove possibile dalla carie, trattato con fungicidi localmente ed è stato stabilizzato con l'utilizzo di vari sostegni[10].
Folklore
modificaNell'Europa centro-settentrionale il ruolo di alberi di comunità fu esercitato soprattutto dagli olmi e dai tigli, con i secondi che erano di particolare importanza per le popolazioni di matrice germanica. A partire dall'XI secolo i tigli in Italia furono vittime di vari disboscamenti con cui vennero sostituiti da specie considerate più utili come le querce e i castagni; il tiglio di Macugnaga sopravvisse a questo destino, forse proprio per il fatto di trovarsi in un'area Walser di tradizione culturale tedesca[14].
L'albero ha una valenza identitaria per gli abitanti del luogo facendo da trait-d'union tra la loro patria ancestrale e il paese in cui si insediarono i loro antenati[6] al punto che mettere in discussione le tradizioni a esso collegate e la sua età risulta avere un effetto iconoclasta per la comunità Walser di Macugnaga in quanto il tiglio è testimone della loro presenza e del ruolo assunto nei secoli a Macugnaga[15]
Secondo la tradizione sotto le fronde dell'albero si dirimevano le questioni locali[16] e si tenevano le riunioni dei capofamiglia Walser, questione a oggi dibattuta tra gli storici, come Tullio Bertamini, che ritiene non vi sia alcuna prova documentale d'epoca moderna che dimostri la cosa[15].
Al tiglio è legata anche la leggenda dei "Gutwiarghini", in italiano "buoni lavoratori", gnomi che vivevano tra le fronde dell’albero e che dispensavano i loro saggi consigli agli abitanti del paese, accompagnavano i pastori al pascolo e custodivano le ricche miniere d’oro della zona. La tradizione racconta però che avessero i piedi rivolti all’indietro e che un giorno una giovane gutwiarghiana, derisa da un bambino di ritorno dalla messa a causa di questo difetto fisico, si sentì talmente offesa da lanciare un gomitolo dalle fronde del tiglio verso il cielo. Uno dopo l’altro, tutti gli gnomi vi si arrampicarono ripetendo “mai più” e sparirono per sempre dal paese[6][17].
Note
modifica- ^ Macugnaga, nuova presidente per la “Comunità del vecchio tiglio”, su lastampa.it. URL consultato il 26 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
- ^ CAI, p. 157.
- ^ IPLA 2022, p. 15.
- ^ a b Zanini, p. 163.
- ^ Albero Monumentale - Il Vecchio Tiglio (Sec. XIII), su comune.macugnaga.vb.it. URL consultato il 25 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2021).
- ^ a b c d e IPLA, p. 212.
- ^ a b c Ultimo appello per salvare il tiglio di Macugnaga antico 500 anni, su lastampa.it. URL consultato il 25 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2025).
- ^ Parpagliolo, p. 550.
- ^ Il “duello” tra botanici e storici sull’età del tiglio simbolo di Macugnaga, su lastampa.it. URL consultato il 25 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2025).
- ^ a b IPLA, p. 208.
- ^ Macugnaga: crollata una parte del Vecchio Tiglio, su verbanianotizie.it. URL consultato il 25 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2017).
- ^ D.D. 28 gennaio 2025, n. 67, Alberi monumentali. L. 14 gennaio 2013, n. 10 art. 7. Decreto interministeriale 23 ottobre 2014. Approvazione dell'aggiornamento dell'Elenco regionale degli Alberi monumentali. (PDF), su regione.piemonte.it. URL consultato l'8 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2025).
- ^ IPLA 2022, p. 7.
- ^ Grillo, pp. 117-118.
- ^ a b Zanini, pp. 163-164.
- ^ Bianchetti, p. 203.
- ^ Matarazzo
Bibliografia
modifica- IPLA, Istituto per le piante da legno e l'ambiente IPLA spa e Università degli studi di Torino (a cura di), Alberi monumentali del Piemonte, Savigliano, L'artistica, 2008, ISBN 9788873201977.
- IPLA, Andrea Ebone, Pier Giorgio Terzuolo, Fabio Giannetti e Mario Palenzona (a cura di), Gli alberi monumentali - Conoscenza e cura (PDF), Torino, Centro Stampa della Regione Piemonte, 2022, ISBN 9788896046081 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2024).
- Roberta Clara Zanini (a cura di), Salutami il sasso. Dinamiche della popolazione e della memoria in una comunità alpina di confine, Milano, Franco Angeli, 2015, ISBN 978-8891726858.
- Enrico Bianchetti, L'Ossola inferiore. Notizie storiche e documenti, Torino, Fratelli Bocca, 1878 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2025).
- Paolo Grillo, I giganti silenziosi - Il medioevo in dieci alberi, Milano, Mondadori, 2025, ISBN 978-8835742708.
- (IT) Luigi Parpagliolo, L'albero, in Le vie d'Italia, n. 1, Touring Club Italiano, Gennaio 1927, pp. 542-553. URL consultato il 25 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2025).
- (IT) Giuseppe Matarazzo, Il popolo Walser ritrova gli gnomi. È festa attorno al vecchio tiglio (PDF), in L'Avvenire, 3 luglio 2018. URL consultato il 26 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2025).
- Club Alpino Italiano, Passeggiate sulle Alpi, Milano, Gazzetta dello Sport, 2016, ISBN 978-8861268722.