Tito Pullone
Tito Pullone (latino: Titus Pullo; fl. I secolo a.C.) è stato un centurione romano.
Tito Pullone | |
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Nascita | I secolo a.C. |
Morte | I secolo a.C. |
Etnia | Italico |
Religione | Religione romana |
Dati militari | |
Paese servito | Repubblica romana (Populares) |
Forza armata | Esercito romano |
Specialità | Fanteria |
Reparto | Legio XIII |
Grado | Centurione |
Comandanti | Gaio Giulio Cesare |
Guerre | Conquista della Gallia Guerra civile romana (49-45 a.C.) |
Battaglie | Battaglia di Alesia Battaglia di Farsalo |
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Pullone è citato da Giulio Cesare nel suo Commentarii de bello Gallico, che racconta come fosse un centurione della Legio XIII durante la guerra in Gallia. Cesare lo descrive in perenne competizione con Lucio Voreno per raggiungere per primo la promozione ai gradi più elevati.[1] Entrambi si distinsero nel 54 a.C., quando i Nervi attaccarono la legione sotto Quinto Cicerone. Successivamente, allo scoppio della guerra civile nel 49 a.C., Pullone fu assegnato alla Legio XXIV, dove convinse molti compagni a passare dalla parte di Gneo Pompeo Magno, col quale combatté anche nella battaglia di Farsalo.
Appare come personaggio romanzato nella serie televisiva Roma, e come protagonista insieme a Lucio Voreno nel romanzo di Andrea Frediani I due centurioni.
«In quella legione militavano due uomini fortissimi, Tito Pullone e Lucio Voreno, centurioni che stavano raggiungendo i gradi più alti. I due erano in costante antagonismo su chi doveva esser anteposto all'altro e ogni anno gareggiavano per la promozione, con rivalità accanita. Mentre si combatteva aspramente nei pressi delle nostre difese, Pullone disse: "Esiti, Voreno? Che grado ti aspetti a ricompensa del tuo valore? Ecco il giorno che deciderà le nostre controversie!" Ciò detto, scavalca le difese e si getta contro lo schieramento nemico dove sembrava più fitto. Neppure Voreno, allora, resta entro il vallo, ma, temendo il giudizio di tutti, segue Pullone. A poca distanza dai nemici, questi scaglia il giavellotto contro di loro e ne colpisce uno, che correva in testa a tutti; i compagni lo soccorrono, caduto e morente, proteggendolo con gli scudi, mentre tutti insieme lanciano dardi contro Pullone, impedendogli di avanzare. Anzi, il suo scudo viene passato da parte a parte e un piccolo giavellotto gli si pianta nel balteo, spostandogli il fodero della spada: così, mentre cerca di sguainarla con la destra, perde tempo e, nell'intralcio in cui si trova, viene circondato. Subito il suo rivale Voreno si precipita e lo soccorre in quel difficile frangente. Su di lui convergono subito tutti i nemici, trascurando Pullone: lo credono trafitto dal giavellotto. Voreno combatte con la spada, corpo a corpo, uccide un avversario e costringe gli altri a retrocedere leggermente, ma, trasportato dalla foga, cade a capofitto in un fosso. Viene circondato a sua volta e trova sostegno in Pullone: tutti e due, incolumi, si riparano entro le nostre difese, dopo aver ucciso molti nemici ed essersi procurati grande onore. Così la Fortuna, in questa loro sfida e contesa, dispose di essi in modo che ognuno recasse all'antagonista aiuto e salvezza e che non fosse possibile giudicare a quale dei due, per valore, toccasse il premio per il valore.»
Note
modifica- ^ de bello gallico libro 5 - par 44 Archiviato il 25 agosto 2005 in Internet Archive.