Ugo Pizzarello
Ugo Pizzarello (Macerata, 14 luglio 1877 – Firenze, 29 settembre 1959) è stato un generale italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della prima guerra mondiale[2][3].
Ugo Pizzarello | |
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Nascita | Macerata, 14 luglio 1877 |
Morte | Firenze, 29 settembre 1959 |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Specialità | Alpini |
Anni di servizio | 1898-1941 |
Grado | Generale di corpo d'armata |
Guerre | Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte italiano (1915-1918) |
Battaglie | Battaglia dell'Ortigara |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, 1917[1] | |
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Biografia
modificaNacque a Macerata il 14 luglio 1877 figlio di Antonio[N 1] e di Nicolina Gambini.[4] Conseguita la licenza in fisico-matematica presso l'Istituto tecnico della sua città natale, nel 1895 fu ammesso nello stesso anno alla Regia Accademia Militare di fanteria e Cavalleria di Modena, uscendone nel gennaio 1898 grado di sottotenente in forza al battaglione alpini "Feltre" del 7º Reggimento alpini.[2] Fu promosso tenente nel 1901.[2] Appassionato della montagna, fu istruttore di guide alpine e studiò meticolosamente il confine orientale dirigendo i lavori per la costruzione di rifugi militari per i quali fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.[4] Nel 1908 prese parte alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina, venendo insignito della Medaglia d'argento di benemerenza.[4] Nel 1909 pubblicò una monografia sul Cadore.[3]
Promosso capitano nel giugno 1912, fu trasferito come aiutante maggiore all'8º Reggimento alpini e nel 1914 fu incaricato dall'Ufficio del Sottocapo di stato maggiore, generale Carlo Porro, della compilazione di monografie militari.[3] A tale fine mantenne stretti collegamenti con gli irredentisti di Capodistria.[4]
Alla vigilia dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, chiese, ed ottenne, di ritornare alla specialità alpini, assegnato al comando della 6ª Compagnia[5] del battaglione alpini "Tolmezzo".[3] Dopo la dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico, il 24 maggio 1915, combatté in Alta Carnia, e alla testata del But venendo decorato con una medaglia d'argento al valor militare e la promozione a maggiore per merito di guerra, nelle azioni contro il Pal Grande, alla fine di maggio, e contro il Freikofel il 22 giugno.[4][5]
Assunto il comando del battaglione e promosso tenente colonnello nel febbraio 1916, si distinse nella zona di Passo di Monte Croce Carnico respingendo ripetuti attacchi portati dal nemico (26-27 marzo) e, sebbene ferito tre volte, non volle abbandonare il settore affidatogli.[6] Per i combattimenti a Passo del Cavallo e Sellette Freikofel, fu nominato Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[4][5] Assunto il comando del 10° Reggimento fanteria della brigata "Regina", combatté sul Faiti, e nel marzo 1917, fu decorato della seconda medaglia d'argento al valor militare.[5] Promosso colonnello, insieme al suo reggimento fu inviato nel Trentino e il 25 giugno, prese parte alla battaglia dell'Ortigara.[5] Quel giorno il nemico scatenò un attacco per la riconquista di quota 2101 e quota 2105, e alla sera egli rimase gravemente ferito alla testa, ma non abbandonò il suo posto neanche durante un breve periodo di cecità dovuto al forte trauma.[6] Successivamente fu di nuovo colpito alla testa da una palletta di shrapnel e venne trasportato gravissimo alla settima Ambulanza chirurgica dove venne sottoposto a due trapanazioni del cranio per estrarre le schegge di shrapnel, dell'elmetto e dell'osso della volta cranica penetrate in profondità.[6] Ricoverato all’ospedale ricevette dalle mani del re Vittorio Emanuele III la medaglia d'oro al valor militare conferitagli con "motu proprio sovrano" del 21 luglio 1917.[6][3] Al momento delle ritirata di Caporetto egli si trovava ricoverato all'ospedale di Padova in convalescenza e chiese subito di ritornare al fronte, ma gli fu affidata una missione in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d'America al fine di ottenere aiuti.[6]
Riprese servizio attivo nell'agosto 1918, e in Francia fu membro della Commissione per la conferenza della Pace.[7] Rientrò in Italia nel giugno 1919 assegnato all'Ufficio assistenza e propaganda del Corpo d'armata di Firenze.[7]
Nel 1922 comandò il 69° Reggimento fanteria della Brigata "Ancona" a Firenze e poi, nel 1924, il 157° Reggimento fanteria della Brigata "Liguria" e il presidio militare di Zara.[7][5]
Nel 1926, con la promozione a maggior generale, assunse il comando della brigata "Alpi" a Perugia.[7][5] Nel dicembre 1930, promosso generale di divisione, comandò la Divisione militare di Bari e successivamente la zona militare di Roma.[7][5] Promosso generale di corpo d'armata, fu messo a disposizione del Ministero della guerra per incarichi speciali.[7] Nell'ottobre 1941 fu collocato nella riserva.[7][5]
Ritiratosi a vita privata si spense a Firenze il 29 settembre 1959.[7][5]
Onorificenze
modifica— 15 novembre 1916.
— Motu proprio del Sovrano del 21 luglio 1917.[10]
Note
modificaAnnotazioni
modifica- ^ Il padre era nato a Capodistria, combatté a Mentana con Giuseppe Garibaldi e per questo fu processato dal Governo austro-ungarico e condannato all'esilio con la confisca dei beni. Stabilitosi a Macerata assunse la cittadinanza italiana e vi lavorò come insegnante.
Fonti
modifica- ^ Carolei, Greganti, Modica 1968, p. 17.
- ^ a b c Combattenti Liberazione.
- ^ a b c d e Bianchi 2012, p. 189.
- ^ a b c d e f Poli 1977, p. 10.
- ^ a b c d e f g h i j Bianchi 2012, p. 190.
- ^ a b c d e f g h Poli 1977, p. 11.
- ^ a b c d e f g h Poli 1977, p. 12.
- ^ Quirinale - scheda - visto 4 aprile 2025
- ^ Quirinale - scheda - visto 4 aprile 2025
- ^ Registrato alla Corte dei conti il 16 ottobre 1939, Registro n.38 guerra, foglio 65.
Bibliografia
modifica- Andrea Bianchi, Il Medagliere, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2012, p. 189-190, ISBN 978-88-902153-2-2.
- Andrea Bianchi, Gli Ordini militari d'Italia e di Savoia, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-3-9.
- Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968.
- Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
- Periodici
- Giustino Poli, Capodistria. Un pugno di Medaglie d'oro (PDF), in I Quaderni de La Sveglia: periodico della Fameia capodistriana, n. 1, Trieste, Unione degli Istriani, 1977.
Collegamenti esterni
modifica- Pizzarello, Ugo, su Combattenti Liberazione. URL consultato il 18 aprile 2025.
- Pizzarello, Ugo, su MOVM. URL consultato il 31 marzo 2025.
- Giuseppe Martelli, Pizzarello Ugo, su Noi Alpini. URL consultato il 31 marzo 2025.
- (EN) Pizzarello Ugo, su Generals. URL consultato il 31 marzo 2025.
- Nicola Brachetti, Ugo Pizzarello, su Combattenti e Reduci. URL consultato il 31 marzo 2025.