Umberto Agnelli
Umberto Agnelli (Losanna, 1º novembre 1934 – Venaria Reale, 27 maggio 2004) è stato un imprenditore, dirigente sportivo e politico italiano.
Umberto Agnelli | |
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Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 5 luglio 1976 – 19 giugno 1979 |
Legislatura | VII |
Gruppo parlamentare | Democratico Cristiano |
Circoscrizione | Lazio |
Collegio | Roma VIII |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Democrazia Cristiana |
Titolo di studio | Laurea in legge |
Università | Università degli Studi di Catania |
Professione | Imprenditore |

Biografia
modificaLe origini e la formazione
modificaUmberto Agnelli nacque il 1º novembre 1934 a Losanna, ultimo dei sette figli di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon Del Monte. Rimase orfano del padre, morto in un incidente aereo il 14 luglio 1935, e perse la madre in un incidente automobilistico il 30 novembre 1945, quando aveva undici anni.[1] Ebbe come padrino di battesimo il principe di Piemonte, futuro re d'Italia, Umberto II.[2] Crebbe sotto la tutela del fratello maggiore Gianni, di tredici anni più anziano.
Compì il servizio militare presso la Scuola di applicazione di cavalleria di Pinerolo, seguendo una tradizione di famiglia.[3] Si laureò in giurisprudenza all'Università degli Studi di Catania.
La Juventus e la federazione calcistica
modificaNel 1955, a ventidue anni, fu eletto presidente della Juventus Football Club, divenendo il più giovane dirigente nella storia del club.[4] La sua gestione fu caratterizzata dall'acquisto di calciatori di rilievo come John Charles e Omar Sívori, con i quali la squadra conquistò tre campionati di Serie A e due Coppe Italia tra il 1958 e il 1961.
Nel 1959 venne eletto presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, carica che mantenne fino al 1961.[4] Dopo le dimissioni dalla presidenza della Juventus nel 1962, rimase legato al club, tornando in seguito con il ruolo di presidente onorario nel 1994. In questa veste, Umberto Agnelli supervisionò l'insediamento a Torino della nuova Triade dirigenziale formata da Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega. Sotto tale gestione la Società conquistò cinque titoli di campione d'Italia, una Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, una UEFA Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa UEFA e una Coppa Intertoto UEFA.[5]
Nel 2015 è stato inserito postumo nella Hall of Fame del calcio italiano.[6]
Il primo matrimonio
modificaIl 25 novembre 1959 Umberto Agnelli sposò a Pontedera (nella tenuta di Varramista) Antonella Bechi Piaggio, esponente dell'omonima famiglia di industriali. Dal matrimonio nacque un figlio: Giovanni Alberto, destinato a ricoprire ruoli di primo piano nelle aziende di famiglia, ma prematuramente scomparso per malattia. L'unione con Antonella Bechi Piaggio si concluse con il divorzio nei primi anni Settanta.[7]
Il secondo matrimonio
modificaNel 1974 Umberto Agnelli sposò a Losanna Allegra Caracciolo Di Castagneto, appartenente al ramo dei principi Caracciolo. Dal matrimonio scaturirono due figli: Andrea, nato nel 1975 e che è stato il presidente della Juventus dal 2010 al 2023, e Anna, nata nel 1977. La sposa era cugina di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli.[8]
Curiosamente, Antonella Bechi Piaggio, prima moglie di Umberto Agnelli, si risposò con Uberto Visconti Di Modrone, lontano parente materno di Allegra Caracciolo.
L'attività politica e industriale
modificaNegli anni Settanta, Umberto Agnelli fu eletto senatore della Repubblica Italiana nelle file della Democrazia Cristiana.[9] Parallelamente ricoprì incarichi di rilievo in società del gruppo FIAT e in aziende collegate, tra cui la SAI e la Fiat France.[1]
Dal 1970 al 1976 fu amministratore delegato della FIAT, per poi cedere il testimone a Cesare Romiti e diventare vicepresidente fino al 1993. Negli anni Ottanta, assunse anche la presidenza di Fiat Auto, contribuendo alla strategia di espansione internazionale.[10]
Alla morte del fratello Gianni, il 24 gennaio 2003, Umberto Agnelli assunse la presidenza della FIAT. Fu ufficialmente nominato il 28 febbraio 2003, in un momento critico per l'azienda, caratterizzato da un debito superiore ai quattro miliardi di euro e dal calo dei titoli azionari.[11] Scelse di concentrare le risorse sul comparto automobilistico, affidando la gestione operativa a Giuseppe Morchio. Determinante fu il suo contributo per l’arrivo in FIAT di Sergio Marchionne, il quale prima assunse la carica di consigliere d’amministrazione e poi quella di amministratore delegato a seguito del decesso dello stesso Umberto Agnelli.[12]
Gli ultimi anni e la morte
modificaAfflitto da carcinoma polmonare, trascorse gli ultimi mesi assistito dalla moglie e dai figli. La sua ultima apparizione pubblica risale al 26 aprile 2004, in occasione della cerimonia di conferimento ad Allegra Caracciolo di una laurea honoris causa in medicina veterinaria all'Università degli Studi di Torino. Morì nella villa "I Roveri" (situata all'interno del parco naturale La Mandria a Venaria Reale) il 27 maggio 2004.[11] È sepolto nella cappella di famiglia ubicata al cimitero di Villar Perosa.
Discendenza
modificaDalla prima moglie, Antonella Bechi Piaggio, ebbe tre figli:
- due gemelli (Alberto e Enrico), nati nel luglio 1962 e vissuti entrambi per pochissimi giorni;
- Giovanni Alberto, detto Giovannino, morto di tumore nel 1997.
Dalla seconda moglie, Allegra Caracciolo, ebbe un figlio e una figlia:
- Andrea;
- Anna.
Onorificenze
modificaNote
modifica- ^ a b Umberto Agnelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, 2013. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Re, principi e pallone: i legami reali con la Juventus, su torino.corriere.it, Corriere della Sera, 3 aprile 2018. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Nizza Cavalleria, su web.archive.org, La Stampa. URL consultato il 27 agosto 2025 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2010).
- ^ a b Umberto Agnelli, su figc.it, FIGC. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ (EN) Agnelli succumbs to cancer, in UEFA, 28 maggio 2004. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Il ricordo di Umberto Agnelli, su juventus.com, 27 maggio 2024. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Ferrante, p. 114
- ^ Umberto Agnelli, profilo biografico, su Il Sole 24 Ore, 2008. URL consultato il 31 agosto 2025.
- ^ Umberto Agnelli, su archiviostorico.fondazionefiera.it, Archivio Storico Fondazione Fiera Milano. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Umberto Agnelli - Biography, su referenceforbusiness.com, Reference for Business. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ a b Umberto Agnelli: la vita, lo sport, la politica, su corriere.it, Corriere della Sera, 28 maggio 2004. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Mazzuca e Mazzuca, pp. 261-262
- ^ a b c Marco Zatterin, Una vita al vertice del gruppo, in La Stampa, 23 gennaio 2003, p. 5.
Bibliografia
modifica- Gustavo Mola Di Nomaglio, Gli Agnelli. Storia e genealogia di una grande famiglia piemontese dal XVI secolo al 1866, Torino, Centro Studi Piemontesi, 1998, ISBN 88-8262-099-9.
- Alberto Mazzuca e Giancarlo Mazzuca, Gianni Agnelli in bianco e nero, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2004.
- Marco Ferrante, Casa Agnelli. Storie e personaggi dell'ultima dinastia italiana, Arnoldo Mondadori Editore, 2007, ISBN 9788804566731.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Umberto Agnelli
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Umberto Agnelli
Collegamenti esterni
modifica- Agnèlli, Umberto, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Umberto Agnelli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Giuseppe Berta, AGNELLI, Umberto, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013.
- Umberto Agnelli, su Senato.it - VII legislatura, Parlamento italiano.
- (EN) Forbes, su forbes.com.
- Agenzia Giornalistica Italiana, su agi.it (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2005).
- Geneall.net.
- Scheda, su museotorino.it, Città di Torino.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 19820250 · ISNI (EN) 0000 0000 2057 0482 · SBN CFIV070871 · LCCN (EN) n95014409 · GND (DE) 129255599 · BNF (FR) cb131900207 (data) · J9U (EN, HE) 987007281328405171 |
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