Utente:Cicognac/Sandbox/7
Il perfezionismo è un tratto della personalità per cui una persona si sforza di raggiungere degli standard molto alti nello svolgimento di un compito o nel conseguimento di un'abilità; contestualmente, è accompagnato dalla tendenza a autocriticarsi.
In base alla classificazione di Hamachek (1978), il perfezionismo viene suddiviso in perfezionismo positivo e perfezionismo negativo o "perfezionismo neurotico"; secondo un'altra nomenclatura, il perfezionismo è suddivisibile in perfezionismo adattivo e perfezionismo maladattivo. Il primo è la tendenza a fissare obiettivi in base alle proprie forze e debolezze, a raggiungerli dando il meglio di sé e a sentirsi bene nel momento in cui raggiungono gli obiettivi che in partenza sono realistici; inoltre, i perfezionisti adattivi sono sufficientemente flessibili da tarare gli standard al ribasso se necessario. Il secondo invece è la tendenza a autoimporsi o imporre agli altri standard irraggiungibili, a lavorare secondo uno standard rigido e inflessibile e a criticarsi e criticare in modo negativo.[1]
Il perfezionismo negativo e maladattivo ha effetti lesivi sulla vita di un individuo e paradossalmente può portare alla procrastinazione, per cui un compito non viene iniziato, proseguito o concluso.[1]
Definizione esatta e dimensioni
modificaPrime definizioni
modificaNon esiste una definizione esatta e unica del perfezionismo. Ad esempio, Hollender (1965) lo descrive come un tratto di personalità negativo per cui una persona si fissa degli standard irrealistici, per cui non verranno mai raggiunti; contestualmente, il perfezionista può imporre standard irrealistici anche alle persone intorno a lui (e.g., gli amici, i/le partner sessuali, i figli, i colleghi di lavoro, i lavoratori subordinati, gli studenti nel caso in cui il perfezionista sia un docente). Burns (1980) aggiunge che il perfezionista, a causa degli standard troppo alti e idealizzati, lavora compulsivamente verso i propri obiettivi irraggiungibili e misura il proprio valore solo in base a quanto riesce a ottenere concretamente; siccome gli standard non si possono mai raggiungere, la tendenza è quella di autocriticarsi in modo costante, eccessivo, duro e aspro (Frost, Marten, Lahart e Rosenblate, 1990; Flett e Hewitt, 2002).[1]
Flett, Hewitt e Dyck (1989) descrivono il perfezionismo come uno stile pervasivo e neurotico, cioè collegato al neuroticismo, cioè la tendenza da parte di un soggetto a provare emozioni negative come stress, ansia e depressione.[1]
Dimensioni
modificaIl perfezionismo, in alternativa, è stato suddiviso in due per rendere meglio i suoi connotati: infatti, il perfezionismo non è interamente negativo (Shafran et al., 2002; Shafran et al., 2003; Dunkley et al., 2006; O’Connor, 2007; Afshar et al., 2011) e questa visione più complessa del perfezionismo è rispecchiata nella bipartizione di Hamachek (1978) in perfezionismo positivo e perfezionismo negativo/neurotico.[1] Una suddivisione analoga è quella di Slade e Owens (1998), per cui il perfezionismo è suddiviso in perfezionismo adattivo e perfezionismo maladattivo. La prima forma è benefica per l'individuo, mentre la seconda forma porta a comportamenti maladattivi, cioè per cui il perfezionista non riesce ad adattarsi alle circostanze[1] e dunque come effetto ricava delle sofferenze psicofisiche o induce sofferenze psicofisiche.
Il perfezionismo viene scandagliato in due dimensioni, oltre a quella positiva e negativa (Dunkley, Blankstein, Halsall, Williams e Winkworth, 2000; Frost, Heimberg, Holt, Mattia e Neubauer, 1993; Stoeber e Otto, 2006): il perfezionismo da preoccupazioni sulla valutazione (Evaluation Concerns Perfectionism, ECP) e il perfezionismo da standard personale (Personal Standard Perfectionism, PSP). Il perfezionismo da preoccupazioni sulla valutazione si basa sulla paura di fare errori, del giudizio negativo sociale, sull'intolleranza vers ole imperfezioni e sulla sensazione di mancata coincidenza tra aspettative e performance/esecuzione (o anche risultato). Il perfezionismo da standard personale invece si basa sulla fissazione di standard irrealistici, idealizzati, irraggiungibili, estremamente alti e scollegati dalla realtà e/o dalle proprie abilità e possibilità nel presente; contestualmente, si basa sull'inseguimento di questi standard e dunque sul raggiungimento della perfezione,[1] per quanto quest'ultima esista solo come concetto e vocabolo ma non esista nella realtà. "Perfezione" deriva dal latino classico "perficio" (prefisso morfologico "per-" e verbo "facio" che funge da radice lessicale), che vuol dire semplicemente "finire" (letteralmente, "fare attraverso"); il corrispettivo in greco antico è "teleos", che indica il "fine".
Una classificazione simile è il modello tripartito (Parker, 1997; Rice e Ashby, 2007; Rice e Slaney, 2002; Stoeber e Otto, 2006), per cui i perfezionisti sono classificati come:[1]
- perfezionisti salutari/adattivi (bassa preoccupazione per l'errore, alti standard personali)
- perfezionisti disfunzionali/maladattivi (alta preoccupazione per l'errore, alti standard personali)
- non-perfezionisti (bassi standard personali)
A ognuno dei 3 tipi, corrisponde un sottotipo di perfezionismo (salutare/adattativo, disfunzionale/maladattivo, non-perfezionismo). Secondo una meta-analisi di Stoeber e Otto (2006), nella comparazione tra i tre, i perfezionisti disfunzionali mostrano il maggior numero di tratti psicologici negativi, mentre i perfezionisti salutari ne mostrano di meno.[1]
Gaudreau e Thompson (2010) hanno proposto il modello 2 × 2 del perfezionismo, per cui il perfezionismo è suddiviso in 4 sottotipi:[1]
1) perfezionismo da standard personali puro
2) perfezionismo misto
3) perfezionismo da preoccupazione per l'errore puro
4) non-perfezionismo
Questo modello è stato criticato da Stoeber (2021), che in più ha indicato dei suggerimenti per migliorare il modello.[2]
Secondo invece la suddivisione di Frost et al. (1990), il perfezionismo è suddiviso in sei dimensioni:[1]
- Concern over Mistake (CM) o Evaluative Concern (EC), cioè "preoccupazione dell'errore" e "preoccupazione della valutazione", che è il nucleo del perfezionismo patologico e maladattivo
- Doubts about Actions (DA), cioè "dubbi sulle azioni"
- Parental Expectations (PE), cioè "aspettative genitoriali"
- Parental Criticism (PC), cioè "critiche genitoriali"
- Personal Standards (PS), cioè "standard personali", che possono essere caratteristiche positive se gli standard sono alti ma raggiungibili
- Organization (O), cioè "organizzazione", che può essere un tratto positivo
L'ultima suddivisione multidimensionale è di Hewitt e Flett (1991), per cui il perfezionismo è suddiviso in 3 dimensioni secondo una visione specificatamente interpersonale:[1]
- perfezionismo auto-orientato (self-oriented perfectionism, SOP), per cui il perfezionista si fissa l'obiettivo di raggiungere la perfezione, si critica in modo rigoroso ed è motivato dal successo personale e dalla paura di fallire
- perfezionismo orientato agli altri (other-oriented perfectionism, OOP), per cui il perfezionista prescrive a un'altra persona di raggiungere la perfezione
- perfezionismo socialmente prescritto/imposto (socially prescribed perfectionism, SPP), per cui il perfezionista crede che gli altri (e.g., la società intera, le donne, gli uomini, i genitori, il gruppo di lavoro, qualcuno in generale) abbia degli standard di valutazione altissimi verso di sé, per cui si fissa l'obiettivo di raggiungere la perfezione agli occhi di qualcun altro. In questo tipo di perfezionismo ha bisogno dello sguardo e giudizio altrui per raggiungere la perfezione
Hewitt e Flett (1991) individuano le cause del perfezionismo nel sé ideale: i perfezionisti manipolerebbero cognitivamente il sé ideale in modo improprio.[1]
Bieling, Israeli e Antony (2004) spiegano che ad esempio il perfezionista maladattivo è assalito da dubbi, indecisione e dunque problemi decisionali, non riesce a fissare standard raggiungibili, se li ha fissati allora li persegue in modo inflessibile (per cui non riesce ad abbassare gli standard) e crede che gli altri abbiano aspettative irrealistiche nei suoi confronti. Kung e Chan (2014) aggiungono anche la paura di fare errori[1] e dunque una paura di fondo del giudizio negativo degli altri. La paura di fare errori per perfezionismo è correlata al burnout dello studente; di contro, il perfezionismo adattativo è correlato al coinvolgimento degli studenti in quello che fanno (Zhang, Gan e Cham, 2007).[1]
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Nesso con il narcisismo e il disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi del sonno eventuali (etanolo?)
neurobiologia del perfezionismo
il tipico profilo del perfezionista come preferenze
gli ambiti del perfezionismo (studio, lavoro, hobby e bigoressia, amore, relazioni sociali)
Effetti
modificaIl perfezionismo ha degli effetti sia positivi che negativi sulla salute mentale di un soggetto perfezionista (Ganske, Gnilka, Ashby, & Rice, 2015).[1]
Effetti negativi
modificaGli effetti negativi sono la procrastinazione, l'ìndecisione, l'ansia, la depressione, comportamenti ossessivi, disturbi alimentari come l'anoressia nervosa, i disturbi di personalità e generiche malattie psicosomatiche (Pacht, 1984; Kearns et al., 2007; Egan et al., 2011).[1] Bell (2010) aggiunge la rabbia e la sensazione di impotenza e delusione.[1]
L'effetto più comune è la depressione, sia se il perfezionismo è auto-imposto/orientato verso di sé, sia quando è socialmente prescritto (Flett, Panico e Hewit, 2011), ad esempio quando i genitori hanno aspettative molto alte nei confronti del figlio (Chang et al., 2011). I livelli più alti di depressione si ritrovano nei perfezionisti maladattivi, mentre un livello medio si ritrova nei non-perfezionisti e un livello basso si ritrova tra i perfezionisti adattivi siccome questi ultimi usano stragie efficaci per fronteggiare il loro impegno e difficoltà, cioè 'coping strategies' (Noble, Ashby e Gnilka, 2014).[1]
Il secondo effetto più comune è l'ansia (Eum e Rice, 2011; Flett e Hewitt, 2002; Kawamura et al., 2001); i perfezionisti ansiosi inoltre possono sviluppare la fobia sociale quando il perfezionismo è socialmente prescritto siccome sono molto attenti ai dettagli nelle loro interazioni interpersonali, si preoccupano di fare errori e dubitano delle proprie abilità a comunicare e si incolpano spesso di piccoli errori. L'ansia sociale che ne deriva porta a una forma di fobia e a un ritiro sociale (Junster et al., 1996). Inoltre, il perfezionismo socialmente imposto è associato in particolare allo sviluppo di disturbi dell'alimentazione come la bulimia nervosa e il binge eating (Flett et al., 2011; Mackinnon et al., 2002) e l'anoressia nervosa, comune sia al perfezionismo socialmente imposto che a quello orientato verso di sé (dunque sia etero-imposto che auto-imposto) (Cockell et al., 2002); in entrambi i tipi di perfezionismo sono manifestate anche generiche preoccupazioni sulla propria alimentazione (Soares, 2015).[1]
Secondo Bieling et al. (2003), i soggetti affetti da perfezionismo maladattivo tendono a imporsi standard accademici più alti e hanno una discrepanza tra i voti che desiderano prendere e quelli che effettivamente prendono, tendono a sviluppare emozioni negative e si percepiscono come impreparati.[1] Mitchelson e Burns (1998) hanno mostrato come i perfezionisti maladattivi hanno una minore soddisfazione della vita, specialmente se il perfezionismo è socialmente imposto.[1]
Secondo la meta-analisi di Stoeber e Otto (2006), i perfezionisti maladattivi mostrano ad esempio i seguenti tratti psicologici negativi: paura di fare errori, dubbi sulle proprie azioni, discrepanze tra i risultati finali e le proprie aspettative di partenza, critiche da parte dei genitori. I non-perfezionisti e i perfezionisti salutari hanno un minor numero di tratti negativi.[1]
Un livello alto di perfezionismo è legato anche all'insoddisfazione verso il proprio corpo (body dissatisfaction). L'insoddisfazione verso il proprio corpo è un fattore di rischio robusto per predire l'insorgenza di disturbi dell'alimentazione e di preoccupazioni sul peso (Stice e Shaw, 2002; Jacobi e Fittig, 2010).[3] Secondo Fairburn, Cooper e Shafran (2003), il perfezionismo è uno dei 4 meccanismi che portano alla persistenza dei disturbi dell'alimentazione. La correlazione tra perfezionismo e pazienti affetti da disturbi dell'alimentazione è confermata da Bardone-Cone, Sturm, Lawson et al. (2010) e da Egan, Wade e Shafran (2010).[3] In particolare, nel modello cognitivo-interpersonale dell'anoressia nervosa, il perfezionismo (concettualizzato come rigidità cognitiva) è uno dei quattro fattori che portano alla sua persistenza. Secondo La Teoria Tre-fattori (Three-factor Theory) di Bardone-Cone et al., il perfezionismo è uno dei tre fattori che portano alla bulimia nervosa insieme all'alta insoddisfazione verso il proprio corpo e alla bassa autostima.[3] Secondo uno studio svolto su 1083 donne di 28-40 anni, con una media di 35 anni, il perfezionismo è correlato con l'insoddisfazione verso il peso corporeo; le donne che desideravano un peso minore avevano un alto livello di preoccupazione verso gli errori, mentre le donne che desideravano una linea/silhouette migliore avevano anche dubbi verso le proprie azioni.[3]
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CONTINUO[3]
Effetti positivi
modificaIl perfezionismo ha effetti positivi se una persona ha come caratteristica di personalità il perfezionismo positivo/salutare. Gli effetti positivi hanno un impatto sull'umore della persona, sulla sua soddisfazione verso la vita e sull'apprendimento; di contro, il perfezionismo negativo ha un impatto negativo sull'umore, soddisfazione verso la vita e sull'apprendimento (Rice e Mirzadeh, 2000). L'impatto positivo del perfezionismo adattivo sulla soddisfazione della vita è confermato anche da Rice e Ashby (2007), da Chang, Banks e Watkins (2004), da Wang, Yuen e Slaney (2009) e da Park e Jeong (2015); Suh et al. (2017), inoltre, hanno dimostrato che i perfezionisti salutari hanno un buon punteggio di felicità soggettiva, di presenza di significato nella propria vita, di uno scopo nella propria vita e nella crescita personale. Di contro, i perfezionisti maladattivi sono in ricerca di un significato della propria vita. Negli adulti, la relazione tra perfezionismo e soddisfazione della vita è mediata dalla pressione sociale/esterna percepita (Chang, 2000).[1]
Inoltre, il perfezionismo positivo è positivamente correlato a emozioni positive durante gli esami, mentre quello negativo è positivamente correlato alla tendenza a provare emozioni negative (DiBartolo, 2008); gli stessi Bieling et al. (2003) indicavano che i perfezionisti maladattivi tendono a sentirsi impreparati in contesto scolastico. Inoltre, un alto livello di perfezionismo sembra essere correlato a sperimentare emozioni positive rispetto ad avere una bassa tendenza al perfezionismo (Gaudreau e Thompson, 2010).[1] I perfezionisti adattivi
Secondo la meta-analisi di Stoeber e Otto (2006), i perfezionisti salutari mostrano un maggior numero di tratti psicologici positivi rispetto ai perfezionisti maladattivi. In particolare, hanno strategie per affrontare i problemi adattative, un maggiore benessere, buon adattamento sociale (social adjustment), buon inserimento nel mondo scolastico/accademico (academic integration) e una minore manifestazione di tratti ossessivo-compulsivi.[1]
Infine, il perfezionismo positivo ha un'associazione minore con l'emotional eating, mentre il perfezionismo maladattivo è maggiormente correlato a pensieri sulla propria alimentazione e allo sviluppo di disturbi dell'alimentazione (Wang e Li, 2017).[1]
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Levinson et al. (2015) studied 602 undergraduates and 180 participants diagnosed with social anxiety disorder found that two different combinations of “standards” and “evaluation concern” were associated with social anxiety, each combination was a unique type of perfectionism, with
low Self-reported standards and high-rating concerns and
high-individual standards and high-rating concerns in informant-only reported.
Furthermore, Newby et al. (2017) found that socially prescribed perfectionism was positively associated with social anxiety and that self-oriented perfectionism was positively associated with social anxiety, but the association became non-significant after controlling for the effects of socially prescribed perfectionism.
Misurazione
modificaFrost et al., dopo avere creato il modello multidimensionale a 6 dimensioni del perfezionismo, hanno sviluppato la Frost Multidimensional Perfectionism Scale (FMPS), che serve a verificare queste 6 dimensioni.[1]
Hewitt e Flett invece hanno sviluppato la Hewitt multidimensional perfectionism scale per verificare le 3 dimensioni del loro modello.[1]
Cura
modifica...
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac (EN) Tingting Fang e Fan Liu, A Review on Perfectionism, in Open Journal of Social Sciences, vol. 10, n. 01, 2022, pp. 355–364, DOI:10.4236/jss.2022.101027. URL consultato il 16 aprile 2025.
- ^ (EN) Joachim Stoeber, The 2 × 2 model of perfectionism: A critical comment and some suggestions, in Personality and Individual Differences, vol. 53, n. 5, 1º ottobre 2012, pp. 541–545, DOI:10.1016/j.paid.2012.04.029. URL consultato il 16 aprile 2025.
- ^ a b c d e (EN) Tracey D. Wade e Marika Tiggemann, The role of perfectionism in body dissatisfaction, in Journal of Eating Disorders, vol. 1, 2013, pp. 2, DOI:10.1186/2050-2974-1-2. URL consultato il 30 aprile 2025.