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Disambiguazione – Se stai cercando la scheda al cui uso va abbinato un telefono cellulare, vedi Carta SIM.
Un esemplare di scheda telefonica Telecom Italia a brevetto Urmet da Lire 15.000 del 1997, all'apice della sua diffusione

La scheda telefonica, inizialmente nota anche come carta telefonica, era una tessera in carta e successivamente in plastica mediante la quale era possibile effettuare telefonate presso i telefoni pubblici.[1]

Gettone telefonico in uso in Italia dal 1959 fino al 2001

Largamente diffusa a partire dalla fine degli anni ottanta del Novecento per almeno un decennio, l'utilizzo della scheda telefonica in Italia e nel mondo è andato drasticamente diminuendo con l'avvento e la sempre maggiore diffusione della telefonia cellulare privata e dei successivi smartphone, con una conseguente diminuzione delle cabine telefoniche presenti sul territorio.

Tuttavia la diffusione e il commercio delle schede telefoniche sussiste nel mercato collezionistico.

 
Un rarissimo esemplare di scheda telefonica "Serie 0" a brevetto SIDA, la prima scheda telefonica italiana

La prima scheda telefonica della storia[2] venne introdotta in Italia nel 1976 dalla SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico, l'attuale TIM.[3]

La motivazione che, fin dai primi anni settanta, mosse i vertici dell’azienda telefonica italiana SIP a realizzare una scheda prepagata per l’utilizzo presso le cabine e i telefoni pubblici, trae origine nell’intento di ridurre l’utilizzo dei poco pratici gettoni telefonici e delle monete, che fino a quel momento erano gli unici mezzi per pagare le telefonate dagli apparecchi telefonici pubblici, ma altresì la pressante necessità di contenere le frodi e i correlati episodi di vandalismo o furto di contanti a danno dei telefoni pubblici delle numerose cabine telefoniche dislocate sul territorio.[4]

In quegli anni la SIP vagliò le tecnologie già esistenti in commercio per la realizzazione di schede prepagate a uso privato, coinvolgendo svariati produttori italiani ed esteri: IPM, Landys&Gyr, SGS-Ates, Siemens e SIDA. A seguito di circa tre anni di sperimentazione e realizzazione di prototipìe, fra cui rarissime schede in plastica con primordiali contatti in oro realizzate dalla SGS-Ates e testate presso l’SSGRR de L’Aquila, la SIP scelse la più economica tecnologia della SIDA, un’azienda italiana di Montichiari che brevettò la prima scheda telefonica della storia. Questo determinò un primato tutto italiano, poiché la SIP fu così la prima azienda telefonica al mondo a produrre e commercializzare una scheda telefonica per l’utilizzo di telefoni pubblici.[5][6]

La prima scheda telefonica realizzata fu quella a brevetto SIDA che venne in seguito denominata “Serie 0” o anche “Precursoria SIDA”. Essa era realizzata in cartonato pressato e stampato, a fondo completamente bianco con scritte blu e una banda magnetica sul frontespizio che l'attraversava centralmente sul lato corto, dove erano contenute quattro unità di scatto da 50 Lire ciascuna. La prima postazione pilota per sperimentare l’utilizzo di questa nuova tecnologia fu installata a Roma, presso il galoppatoio di Villa Borghese.[7] All’esaurimento del credito, la scheda veniva trattenuta all’interno dell’apparecchio telefonico dotato dell’apposito lettore per essere successivamente prelevata e distrutta da una squadra speciale della Guardia di Finanza allo scopo di evitare frodi.[8][9]

File:Schede SIDA-gruppi.jpg
Esemplari di schede telefoniche SIP a brevetto SIDA, commercializzate tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta del Novecento. Da sinistra a destra si possono vedere un esemplare "I Gruppo", "II Gruppo" e "III Gruppo"

Inizialmente l’iniziativa non riscosse il successo sperato, forse anche a causa dell’inconsistenza del supporto cartaceo della scheda stessa, tuttavia la sperimentazione continuò e si estese anche a ulteriori centri SIP di Torino e Milano. In realtà la SIDA utilizzò il brevetto anche all’estero, impiegandolo per la produzione di analoghe schede telefoniche realizzate per l’azienda telefonica venezuelana CANTV.[10]

 
Un esemplare sperimentale di scheda telefonica SIP "Serie Bianca", a brevetto Urmet in cartone pressato plastificato
 
Un esemplare di scheda telefonica SIP "Serie Rossa", a brevetto Urmet commercializzata nel 1987
 
Un esemplare di scheda telefonica SIP "Serie Azzurra", a brevetto Urmet del 1993

Per assistere a un più concreto e diffuso successo di questa nuova tecnologia si dovette attendere la seconda metà degli anni ottanta del Novecento, quando la SIP si adoperò contestualmente per rinnovare la propria immagine e sostituire le vecchie cabine telefoniche "gialle" contenenti i vecchi apparecchi telefonici a gettoni, con le cabine "rosse" dotate del nuovo apparecchio telefonico Rotor, prodotto dalla torinese Urmet e introdotto a partire dal 1987, che poteva accettare in pagamento sia gettoni che monete ma, ovviamente anche le schede telefoniche; in alcuni casi vi erano pure analoghi modelli di telefono che funzionavano unicamente con schede telefoniche.[11]

Giunti a questo traguardo, occorre specificare che nel frattempo erano cambiate anche le schede telefoniche stesse, che dal 1985 avevano abbandonato l'ormai obsoleta tecnologia SIDA in favore del più evoluto brevetto della Urmet.[12] Anche il materiale era variato, preferendo ormai il PVC, difficilmente deformabile, leggero, flessibile, impermeabile e, cosa molto importante, tale da non incepparsi nei lettori. In queste nuove schede a brevetto Urmet diverso era anche l’orientamento della banda magnetica, orizzontale sul lato lungo e i tagli di vendita assunsero una connotazione definitiva, assestandosi su 5.000 Lire, 10.000 Lire, 15.000 Lire. Successivamente furono introdotti anche i più rari tagli da 20.000 Lire, 1.000 Lire, 2.000 Lire e le schede “omaggio” personalizzate con il retro raffigurante la pubblicità di chi ne faceva richiesta, poiché la vera innovazione di questa nuova versione di scheda, denominata "Serie Azzurra", fu proprio il recto completamente stampabile, che fece della scheda telefonica un veicolo pubblicitario a tutti gli effetti, forte della sua capillare diffusione sul territorio e con la possibilità di una tiratura alta, che raggiungeva o superava anche il milione di copie per soggetto. Quest'ultima caratteristica alimentò anche il nascente mercato del collezionismo di schede telefoniche che perdura anche in tempi odierni.[13]

 
Esemplari di schede telefonica Telecom Italia a brevetto Urmet degli anni novanta del Novecento con valuta espressa in Lire, in doppia valuta (Lira/Euro) e in Euro

Nel 1994, con il cambio societario che portò alla nascita di Telecom Italia, le schede subirono anch'esse un rinnovo di immagine, concedendo alla pubblicità anche la parte superiore del fronte, dove cambiò la dicitura principale, mutata da "carta" a "scheda" e inserita in una banda di diverso colore a seconda del taglio: verde per le schede da 1.000 Lire, giallo scuro per le schede da 2.000 Lire, rosso per le schede da 5.000 Lire, blu per quelle da 10.000 Lire e viola per i tagli da 15.000 Lire. La banda magnetica divenne più corta per poter ospitare a lato il valore facciale. Rimase invariata la banda bianca a piede contenente il logo Telecom, con i codici a barre e quello numerico, l'indicazione del produttore ma lasciando posto a una novità, la tiratura.[14]

 
Uno dei più recenti esemplari di telefono pubblico italiano, modello [[Digito]], dotato di gettoniera e di lettore di schede a banda magnetica di tipo Urmet
 
Esemplare di scheda telefonica Telecom Italia con "chip", per l'utilizzo dei telefoni pubblici Digito
 
Uno degli ultimi esemplari di scheda telefonica TIM a brevetto Urmet, realizzato in tiratura limitata per il mercato collezionistico

Questi possono essere a ragione considerati gli anni d’oro della scheda telefonica, sia in Italia che all’estero. In Italia la scheda telefonica era venduta presso qualsiasi edicola, tabaccheria, ufficio postale, autogrill, albergo, campeggio, negozio InSip o altro punto vendita autorizzato che ne facesse richiesta. Si può affermare che non ci sia stata persona che allora non l’abbia utilizzata almeno una volta e che l’abbia avuta con sé nel portafoglio o in borsetta, in automobile, in ufficio, oppure che l’abbia data in dotazione ai propri figli o nipoti per telefonare a casa in caso di necessità. Una grande diffusione della scheda telefonica si ebbe anche nei luoghi di vacanza, dove in alcune ore serali non era raro veder formarsi file di persone davanti alle cabine telefoniche di luoghi turistici, ciascuna in paziente attesa del proprio turno per telefonare. Proprio per rispondere a una precisa esigenza del mercato, Telecom Italia in questi anni decise di emettere anche particolari schede telefoniche aziendali denominate Carta Azienda e personalizzate per catene alberghiere, cooperative o comunità religiose e conventi. Questi esemplari, pur avendo una tiratura molto alta, divennero presto una rarità molto ricercata dai collezionisti. Altra iniziativa fu l’emissione della Carta di Credito Telefonica, una vera e propria carta bancaria con cui pagare il proprio traffico telefonico.[15]

Dopo lustri di enorme diffusione e popolarità, con l’avvento della telefonia mobile privata di massa, la scheda telefonica ebbe una prima battuta d’arresto ma rimase ancora uno strumento abbastanza utilizzato per quasi tutto il primo decennio del Duemila. Al passaggio da Lira a Euro le schede subirono poche modifiche sostanziali, ovvero la scomparsa della dicitura «scheda telefonica» per lasciare maggiore spazio alla pubblicità sul fronte e il valore facciale, espresso in Euro, era indicato a lato della banda magnetica nel solo colore rosso, con tagli dal valore facciale di 2,50 Euro, 5 Euro, 10 Euro e 15 Euro.

La crescente diffusione della telefonia mobile, unita all’avvento degli smartphone, hanno radicalmente cambiato le abitudini telefoniche degli utenti, tanto da decretare una sempre più drastica riduzione del numero delle cabine telefoniche e dei telefoni pubblici. A seguito di un breve periodo in cui sono stati commercializzati anche piccoli lotti di schede Telecom con microchip destinate ai nuovi telefoni pubblici Digito, le ultime versioni di schede telefoniche riportano soltanto il logo TIM, secondo l’ultima variazione nominale e societaria della azienda.[16][17][18] Nonostante ciò, per entrambi i modelli di scheda telefonica, la loro realizzazione è andata inesorabilmente diminuendo, fin tanto da contemplare la produzione di una sola serie annuale a tiratura limitata con marchio TIM fino al 2018, ma il cui reperimento è stato appannaggio del solo mercato collezionistico.

Di fatto si può affermare con sufficiente certezza che il periodo delle schede telefoniche è decisamente tramontato e sopravvive unicamente a livello meramente collezionistico.

Anche al di fuori dell'Italia le varie compagnie telefoniche nazionali emisero schede prepagate da utilizzarsi nelle postazioni pubbliche, riuscendo molto prima che in Italia, a sostituire definitivamente l'uso di monete. Paradossalmente, la tecnologia italiana Urmet con banda magnetica e talloncino di controllo venne adottata poco frequentemente, preferendo i sistemi a lettura ottica oppure la successiva tecnologia a SIM, tuttavia il brevetto Urmet è stato esportato e utilizzato da società telefoniche di svariati Paesi nel mondo, come: Argentina, Armenia, Bangladesh, Bielorussia, Bolivia, Egitto, Liberia, Lituania, Myanmar, Pakistan, Polonia, Russia, San Marino, Sierra Leone, Tunisia, Uzbekistan e Vaticano.[19]

In breve tempo numerose compagnie telefoniche nel mondo adottarono brevetti analoghi con banda magnetica per telefoni pubblici con il pagamento prepagato del traffico telefonico; esse vengono solitamente raggruppate in base alla società produttrice del brevetto o alla tecnologia, assumendo il nome dalla compagnia stessa.

Oltre a quello Urmet, i principali brevetti affermatisi nel mondo sono i seguenti:

  • Alcatel Bell
  • Autelca
  • DLRCT
  • GPT
  • Anritsu, Hakuto e Tamura
  • Siemens, Solaic, Gemplus, Bull CP8, Schlumberger, Oberthur

La comparsa della tecnologia a microchip si deve all’azienda tedesca Siemens, che realizzò il primo brevetto nel 1984. Il chip è un microcircuito elettronico realizzato con una sottile lamina in oro, argento o nickel. La sua forma può variare a seconda del brevetto utilizzato dall’azienda produttrice e, grazie alla sua capienza e versatilità, in esso vengono memorizzati gli scatti o altre informazioni. La prima compagnia telefonica a utilizzare questa tecnologia con brevetto Siemens fu la Deutsche Bundepost, seguita quasi subito dalla francese France Télécom che però impiegò il brevetto francese Solaic. Differenti furono anche i nomi che vennero popolarmente dati al microchip: in Francia e Canada divenne nota come "puce" (pulce), in altri casi venne soprannominata "gem" (gemma) e ben presto i vari brevetti di microchip sostituirono le vecchie schede a lettura ottica Landys & Gyr. Una delle prime compagnie telefoniche europee a effettuare questa sostituzione fu la British Telecom nel 1994, poi la Swisscom e infine la Belgacom. Le migliori prestazioni del sistema a microchip superarono anche il longevo brevetto Urmet a banda magnetica, che comunque in Italia perdurò ancora molto a lungo ed è stato utilizzato fino al 2018, seppur in pochissimi esemplari e nonostante l’affiancamento di lotti di schede Telecom Italia a microchip per i nuovi telefoni pubblici “Digito”. La versatilità di questo nuovo sistema ha coinvolto diversi ambiti, soppiantando quasi ovunque le precedenti tecnologie e divenendo anche la tecnologia utilizzata per le schede ricaricabili dei primi telefoni cellulari GSM, che inizialmente si inserivano interamente nel cellulare stesso, per poi lasciar spazio alla sola SIM staccabile, che di fatto altro non è che il supporto che contiene il microchip e che, nel corso degli anni, è diminuito di misura fino a diventare una "nanoSIM". A utilizzare la tecnologia a microchip sono ormai anche le carte bancarie di debito e credito, i badge aziendali, chiavi elettroniche di vario genere e praticamente quasi ogni forma di scheda elettronica odierna.

Caratteristiche

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La scheda telefonica per l’utilizzo di apparecchi pubblici aveva la caratteristica di essere prepagata, cioè a fronte del pagamento dell'importo di vendita viene fornita una quantità di traffico telefonico. La scheda telefonica usata per i telefoni pubblici veniva inserita nell'apposita fessura e mostrava sullo schermo del telefono pubblico il credito residuo utilizzabile per effettuare le telefonate. Riagganciando il telefono, la scheda telefonica veniva restituita, dando così la possibilità di essere riutilizzata più volte fino all'esaurimento del credito.

Un'altra tipologia di scheda telefonica, la cosiddetta remote memory non era invece creata per l'inserimento dentro l'apparecchio telefonico ma aveva solitamente un codice da grattare tramite il quale si effettuava la ricarica su un conto virtuale dal quale veniva eroso il consumo telefonico fino all’esaurimento del credito. Un procedimento del tutto analogo alle cosiddette "ricariche", cioè le schede telefoniche utilizzate negli anni successivi per caricare il credito sui telefoni cellulari.

Discorso differente per le carte di credito telefonico, ovvero delle schede telefoniche plastificate, spesso nominative, che non avevano un traffico telefonico prepagato ma il costo della telefonata veniva addebitato direttamente sul conto corrente bancario del possessore della carta di credito telefonica.


Collezionismo

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Rari esemplari di scheda telefonica SIP a brevetto SIDA dei primi anni ottanta del Novecento, destinate a parlamentari di Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
 
Raro esemplare sperimentale di scheda telefonica SIP precursoria della "Serie Bianca" denominata "NATO blu", poiché realizzata per l'utilizzo sperimentale nelle basi militari Nato in Italia
 
Esemplare di scheda telefonica SIP della "Serie Turistica", di cui fa parte il più raro esemplare "Torre di Pisa"
 
Esemplare di scheda telefonica SIP "omaggio" a brevetto Urmet
 
Esemplari di schede telefoniche a brevetto Urmet della Città del Vaticano e della Repubblica di San Marino
 
Esemplare della prima emissione della scheda telefonica Infostrada a brevetto Urmet
 
Esemplare della scheda Telecom Italia a brevetto Urmet della serie "La Settimama Enigmistica", nella rara versione "Il labirinto"

In generale, per risultare interessante dal punto di vista collezionistico, non è sufficiente che una scheda sia datata, abbia una tiratura bassa o un valore facciale originale, ma deve essere necessariamente in buone condizioni estetiche, poiché una scheda anche leggermente abrasa, danneggiata o smagnetizzata può vedere drasticamente diminuito il suo valore. Le migliori versioni sono ovviamente le fior di stampa, ovvero quelle nuove e che presentano ancora integro il talloncino staccabile per quanto riguarda le schede a brevetto Urmet, oppure provviste della propria confezione sigillata originale. In questi casi, al valore collezionistico si somma comunque il valore facciale della scheda mai utilizzata.

Rarità italiane

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Come in tutti gli oggetti da collezione anche tra le schede telefoniche vi sono delle rarità. La prima scheda telefonica italiana entrò in funzione nel maggio del 1976 limitatamente a qualche apparecchio a Roma e, al termine del loro utilizzo, esse venivano trattenute dall’apparecchio per essere prelevate e distrutte, pertanto trovare qualche esemplare esaurito di queste schede SIDA “Serie 0” è praticamente impossibile e, nell’improbabile eventualità di trovare ancora qualche rarissimo esemplare nuovo, costituirebbe un vero e proprio evento raro e il prezzo per entrarne in possesso potrebbe essere davvero proibitivo. Diversamente, le normali schede SIDA successive si suddividono in tre gruppi e differiscono per la tipologia di trezzatura angolare e gli esemplari più rari sono le serie “omaggio”, le serie bilingue destinate al Trentino Alto Adige, nonché le versioni realizzate in PVC color avorio per il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati.

Tra le serie Urmet gli esemplari più rari sono certamente i prototipi delle “Serie Bianca”, tra cui quelle il cui utilizzo sperimentale fu presso le basi italiane NATO, tra queste l’esemplare “NATO blu” è considerato raro. Tra gli esemplari della “Serie Rossa” i pezzi più ricercati possono essere considerati quelli bilingue destinati al Trentino Alto Adige.[20]

Tra gli esemplari della "Serie Azzurra" la scelta è molto più ampia. Gli esemplari più ambiti sono quelli nati in collaborazione con il Ministero del Turismo tra cui il Particolare di Michelangelo, i Mulini a vento e i Trulli di Alberobello, tutte schede realizzate dalla Technicard System all’inizio del 1989 come prototipia per la “Serie Turistica”, di cui è impossibile non citare il ricercatissimo esemplare Torre di Pisa, valutato nell’ordine di migliaia di Euro. Altre emissioni successive delle schede Urmet a marchio SIP che possono suscitare un interesse collezionistico sono la serie Fasce orarie, la serie Pagine Gialle, la serie Italtel, la serie Stadi italiani, alcune emissioni bilingue per il Trentino Alto Adige, tuttavia non mancano esemplari più recenti che sono considerati pressoché introvabili, come la serie La Settimana Enigmistica, di cui l’esemplare più raro in assoluto è la celebre Il Labirinto, poiché la rarità di questo esemplare risiede nel fatto che tale scheda fu ritirata dalla vendita quasi subito a causa di una controversia tra la committenza e l’autore del disegno, con la conseguente distruzione delle giacenze dei pezzi invenduti. Altra rarità molto apprezzata dai collezionisti è la speciale scheda Urmet a marchio Telecom Italia che è stata emessa nel 2001 con doppio valore facciale Lira/Euro da 1.000 Lire / 0,52 Euro in collaborazione con AIG, l’Associazione Italiana degli Ostelli per la Gioventù, che venne utilizzata dall’ente turistico come tessera associativa personale. Essa sul recto riporta una superficie scrivibile con il proprio nome, cognome e numero progressivo, pertanto ogni esemplare è un pezzo unico. Vi sono poi le numerose schede omaggio, cui molte sono difficili da reperire magnetizzate originali ma che hanno alte valutazioni. Le più importanti sono la Agentour Bandiera, la Beckman, la Cosentino, la Italpro, la Jumbo, la serie Saage sovrastampata, la coppia 486 Intel, la serie Alitalia e la serie Lufthansa.

Un’ultima menzione la meritano anche le varie schede "test" e i tanti esemplari che riportano evidenti errori di stampa, prove e/o alterazioni che esse hanno subìto durante il processo produttivo ma che le hanno rese dei pezzi unici.

Rarità estere

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Per quanto concerne le schede telefoniche estere, vi sono esemplari molto rari riguardanti Paesi la cui diffusione di tale supporto è stato carente o limitato a pochi pezzi, come il caso della Somalia, oppure risultano rari esemplari di stati non ufficialmente riconosciuti come la Transnistria.

Oltre a quello Urmet, i principali brevetti affermatisi nel mondo sono i seguenti:

  • Alcatel Bell Sono schede magnetiche prodotte dalla belga Alcatel, caratterizzate per essere sottili e con la banda magnetica sul retro. Non hanno avuto molto successo e sono state essendo state utilizzate soltanto in pochi Paesi, tra cui Belgio e Turchia.
  • Autelca È il brevetto dell’omonima compagnia svizzera ma è stato utilizzato anche dalla compagnia telefonica inglese Cable&Wireless per schede telefoniche di molte isole dei Caraibi, in Medio Oriente e in molte nazioni dell’Africa.
  • DLRCT Sono schede che presentano una banda magnetica in orizzontale alta 12 millimetri, note per essere di spessore maggiore e molto diffuse in Danimarca.
  • GPT È il brevetto dell’azienda inglese GEC Plessey Telecommunications utilizzato per le prime schede telefoniche della British Telecom ma anche per schede telefoniche di Irlanda, Bulgaria, Malaysia, Singapore. Queste schede sono più spesse e pesanti, apprezzate dai collezionisti di schede telefoniche.
  • Tamura Anritsu, Hakuto e Tamura sono le tre compagnie giapponesi che hanno sviluppato una tecnologia comune ma diversa dalle altre schede a banda magnetica e vengono comunemente indicate genericamente come "giapponesi". La tecnologia Tamura è quella che si è affermata nel settore telefonico e che fu adottata dalla società telefonica giapponese NTT. Esse non hanno una banda magnetica ma le informazioni sono codificate magneticamente su tutta la superficie del recto della scheda telefonica, che è di un grigio argenteo uniforme. Nel lato figurato della scheda era presente una scala graduata che tramite perforazione restituiva l’indicazione del consumo. Con uno spessore di soli 0,28 millimetri, sono le schede più sottili in assoluto, flessibili ma estremamente resistenti. Questa tecnologia è stata largamente impiegata dalla società telefonica giapponese NTT ma anche al di fuori del Giappone, per la realizzazione di schede di compagnie telefoniche di Australia, Cambogia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Hawaii, Turchia e alcuni stati africani.
  • Siemens, Solaic, Gemplus, Bull CP8, Schlumberger, Oberthur Ovvero la tecnologia a microchip, che ha rappresentato una vera svolta rispetto a tutte le tecnologie precedenti. Il microchip a circuito integrato ha di fatto progressivamente sostituito tutti i brevetti antecedenti grazie alla sua affidabilità, sicurezza e versatilità in svariati campi, estendendosi anche oltre l’impiego, sempre più ridotto nel tempo, delle sole schede telefoniche.[21]
  1. ^ AA.VV., Storia delle Telecomunicazioni, Firenze University Press, 2011.
  2. ^ https://www.uniontel.it/blog/le-schede-telefoniche-parte-1-tbt
  3. ^ AA.VV., Storia delle Telecomunicazioni, Firenze University Press, 2011.
  4. ^ AA.VV., Storia delle Telecomunicazioni, Firenze University Press, 2011.
  5. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  6. ^ AA.VV., Storia delle Telecomunicazioni, Firenze University Press, 2011.
  7. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  8. ^ Marco Saporiti, "Storia della telefonia in Italia", Cerebro, 2010, su books.google.it.
  9. ^ AA.VV., Storia delle Telecomunicazioni, Firenze University Press, 2011.
  10. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  11. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  12. ^ AA.VV., Storia delle Telecomunicazioni, Firenze University Press, 2011.
  13. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  14. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  15. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  16. ^ Marco Saporiti, "Storia della telefonia in Italia", Cerebro, 2010, su books.google.it.
  17. ^ TIM era un marchio che fino al 2016 era riservato solo ai servizi di telefonia mobile e da tale anno è stato esteso anche ai servizi fissi, eliminando il marchio Telecom Italia.
  18. ^ https://colnect.com/br/phonecards/phonecard/656960-Fibra_di_TIM_-_Naviga_ad_Ultravelocit%C3%A0_a_Casa_Tua-01_-_Figurate_Pubbliche-TIM_Gruppo_Telecom_Italia-It%C3%A1lia
  19. ^ https://www.all-cards.net/storia-delle-schede-italiane-le-giallo-blu-sida/
  20. ^ Marco Saporiti, "Storia della telefonia in Italia", Cerebro, 2010, su books.google.it.
  21. ^ Marco Saporiti, "Storia della telefonia in Italia", Cerebro, 2010, su books.google.it.

Bibliografia

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  • AA. VV., Catalogo Golden 2025, Piacenza, Golden Cataloghi, 2025.
  • AA.VV., Storia delle Telecomunicazioni, Firenze, Firenze University Press, 2011.
  • Maurizio Matteo Dècina, Goodbye Telecom. Dalla Privatizzazione a una Public Company. Antologia del ventennale 1997-2017, Firenze, goWare, 2017, ISBN 978-88-6797-815-1.

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