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| Conquista romana dell'Italia | |
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Con il termine Conquista romana dell'Italia si fa riferimento a una serie di conflitti che Roma affrontò nella sua età regia (753-509 a.C.), nella sua fase repubblicana (509-27 a.C.) e durante la sua prima fase della sua età imperiale (27-7 a.C.), iniziando con le Guerre di Romolo e culminando con la Conquista di Rezia e dell'Arco Alpino sotto Ottaviano Augusto, primo imperatore romano. Durante il corso di queste guerre, Roma passò dall'essere una piccola città-stato latina a governare l'intera penisola italiana, sottomettendo e federando gli altri popoli italici e unificando tutti i suoi territori peninsulari sotto il nome di Italia,[1] che, da questo momento in poi, divenne il territorio metropolitano di Roma stessa.[2]
Fonti e storiografia
modificaStorici antichi
modificaLo storico latino Tito Livio del I secolo a.C. risulta essere la fonte più importante e dettagliata sulla storia romana antica. La sua opera, Ab Urbe condita libri, copre l'intero periodo dalle origini mitiche di Roma all'era augustea in circa 142 libri. Di questi, sono sopravvissuti solo i libri 1-10 e 21-45, che coprono il periodo dalla fondazione, cioè nel 753 a.C., fino all'anno 293 a.C. e poi il periodo tra il 220 e il 167 a.C. Tuttavia, sono stati conservati riassunti dei libri perduti, cioè le Perìochae, brevi riassunti composti fra il III e il IV secolo d.C., forse sulla base di precedenti epitomi (compendi) dell'opera liviana, e storici come Floro, Eutropio e Orosio utilizzano come fonti gli scritti di Livio, il che ci consente di farci un'idea del contenuto dei libri perduti.
Indipendentemente dall'opera di Livio, lo storico greco Dionigi di Alicarnasso, anch'egli del I secolo a.C., scrisse il libro Antichità romane in 20 libri che coprono l' intero periodo tra la fondazione di Roma e l'anno 264 a.C., concentrandosi maggiormente sulle origini mitiche della città. Ci sono pervenuti solo i primi 11 libri, che arrivano fino al 443 a.C. Degli altri libri, che riguardano l'intera conquista dell'Italia, restano solo frammenti.
Poco prima di Livio e Dionigi, il siciliano Diodoro Siculo scrisse la Biblioteca storica, una storia universale del mondo mediterraneo in 46 libri. Per quanto riguarda la sezione storica, i libri 11-20 comprendono gli anni dal 440 al 302 a.C. e in questi, Diodoro si concentra sugli eventi che hanno avuto luogo in Sicilia e nel Mediterraneo orientale, ma occasionalmente fa riferimento alla storia romana.
Infine, il filosofo greco Plutarco pubblicò all'inizio del II secolo d.C. una serie di biografie dei personaggi greci e romani più celebri, le Vite parallele, alcune delle quali riguardano i primi secoli della storia romana. Una delle più preziose è quella riguardante il re Pirro d'Epiro, poiché nessun'altra fonte su questo periodo ci è giunta nella sua interezza.
Affidabilità delle fonti
modificaLivio, Dionigi di Alicarnasso e Diodoro Siculo nacquero circa 200 anni dopo che Roma aveva completato la conquista dell'Italia e ai loro tempi la Repubblica operava secondo principi diversi da quelli dell'epoca delle conquiste. Dovettero basarsi sugli scritti di storici più antichi, oggi perduti. Tuttavia, nell'antichità, la storia era un genere letterario in cui la verità storica veniva spesso sacrificata a vantaggio dello stile. Sebbene gli storici moderni ritengano che le fonti antiche contengano una parte di verità, è chiaro che quanto è giunto fino a noi è distorto da interpretazioni errate o invenzioni degli autori antichi. Quanto e su quale argomento resta ancora oggetto di dibattito. Ma il problema principale rimane il fatto che, fatta eccezione per la guerra di Pirro, tutti gli autori descrivono gli eventi dal punto di vista romano, lasciando poche informazioni sulle motivazioni e le politiche interne dei nemici di Roma. Livio, ad esempio, tende chiaramente a minimizzare le sconfitte subite dai Romani e pone maggiormente l'accento sulle loro vittorie.[3]
Il problema della cronologia
modificaI Romani utilizzavano un sistema di datazione omonimo in cui gli eventi venivano datati in base ai nomi dei magistrati di Roma eletti ogni anno, solitamente i due consoli. È nota la successione dei magistrati, detti fasti, e la sua sincronizzazione con il calendario moderno.
Alla fine del I secolo a.C., gli storici romani svilupparono una cronologia completa della storia romana, datando la fondazione di Roma al 21 aprile 753 a.C. e l'inizio della Repubblica Romana nel 509 a.C. Oggi nota come cronologia varroniana, fu resa ufficiale all'inizio dell'Impero romano e da allora è rimasta lo standard. È utilizzato in modo particolare da Tito Livio.
Tuttavia, per gli anni precedenti all'anno 300 a.C., la cronologia varroniana non è più considerata corretta. Secondo lo storico greco Polibio del II secolo a.C., il sacco di Roma da parte dei Senoni di Brenno risale all'anno 386 a.C.[4] invece del 390 a.C. di Livio,[5] per esempio. Nonostante questi errori riconosciuti, la letteratura accademica, per convenzione, continua ad utilizzare la cronologia varroniana.[6]
Conquista romana del Latium vetus, 753-341 a.C.
modificaStoria sotto i re latino-sabini (753-616 a.C.)
modificaLa storia della Conquista romana del Latium vetus sotto i re latino-sabini di Roma potrebbe essere stata inventata poiché alcuni storici negano l'esistenza dei primi quattro 're'[7] (cioè, in ordine cronologico: Romolo,[8] Numa Pompilio,[9] Tullo Ostilio[10] e Anco Marzio).[11] Nonostante la storia più antica, dalla fondazione di Roma quale piccolo villaggio tribale,[12] fino alla fine dell'Età regia con la caduta dei re di Roma, sia quella meno conservata,[13] abbiamo diverse versioni che narrano le campagne militari romane nel Latium vetus tra il 753 e il 616 a.C.
Sotto Romolo (753-716 a.C.)
modificaSecondo la tradizione, Romolo, primo 're' di Roma, fortificò il colle Palatino, uno dei sette colli di Roma dopo aver fondato la città, Tito Livio afferma che, poco dopo la sua fondazione, Roma era "pari a qualsiasi delle città circostanti per valore militare."[14]
La prima impresa di Romolo fu il cosiddetto Ratto delle Sabine, un'azione offensiva contro molti vicini villaggi abitati dai Sabini,[15] finalizzata al rapimento delle donne necessarie ai romani per assicurarsi prole e discendenza.[16][17] I primi scontri militari avvennero contro i Ceninensi, che però furono subito battuti dalle schiere ordinate dei Romani.[18] Il comandante nemico, un certo Acrone, fu ucciso in duello da Romolo, il quale ne spogliò il cadavere e donò le sue spolia opima a Giove Feretrio, fondando sul Campidoglio il primo tempio romano.[19] Romolo si diresse quindi contro la loro città, Caenina, che, al primo assalto, cadde,[20] trasferendo poi gli abitanti a Roma e conferendoli diritti pari a quelli dei Romani.[21] Fu così festeggiaro il primo trionfo romano, solo 2 anni dopo la fondazione della città, per l'anno 752/751 a.C.[22] Secondo Plutarco, l'evento era avvenuto solo 3 mesi dopo la fondazione di Roma, cioè nel luglio del 753 a.C.[23]
La seconda campagna militare avvenne contro gli Antemnati secondo Eutropio subito dopo la prima.[24] La loro città, Antemnae, fu presa dopo un assalto ed occupata,[25] permettendo ai romani di celebrare un altro trionfo sempre per l'anno 752/751 a.C.[22] Successivamente fu conquistata la città dei Crustumini,[26] dove furono inviati nuovi coloni, che fondarono la città di Crustumerium. Contemporaneamente molte persone dei popoli sottomessi vennero a stabilirsi a Roma.[27] I Sabini condussero poi un attacco su Roma,[28] durante il quale, secondo la tradizione, la vergine vestale Tarpeia, figlia del comandante della rocca Spurio Tarpeio, la quale fu corrotta con dell'oro (i bracciali che vedeva rilucere alle braccia dei Sabini)[29] da Tito Tazio e fece entrare nella cittadella fortificata sul Campidoglio un drappello di armati tramite l'inganno.[30] In seguito all'occupazione, i due eserciti si schierarono durante la Battaglia del lago Curzio: da una parte i romani comandati da Ostio Ostilio e dall'altra i sabini sotto il comando di Mezio Curzio.[31] Le linee romane, inizialmente, furono costrette a ripiegare presso la vecchia porta del Palatino. Romolo, invocando Giove e promettendo allo stesso in caso di vittoria un tempio a lui dedicato (nel foro romano), si lanciò nel mezzo della battaglia riuscendo a contrattaccare e ad avere la meglio sulle schiere nemiche.[32] La battaglia terminò con una vittoria romana, segnata da una marcia delle donne sabine tra i due eserciti.[33] Questo gesto spinse i due giverni (quelli di Romolo e Tito Tazio) a firmare un trattato di pace, e ad allearsi una volta per tutte.[34] Altri trionfi sono registrati contro i Crustumini.[35]
Sappiamo, inoltre, che Romolo riuscì prima a conquistare Medullia,[36] poi a prendere Fidene[37][38] installandovi 2 500 coloni,[39] a farsi amici ed alleati i prisci Latini,[40] a conquistare gli abitanti di Cameria[41] ed infine sconfiggere la potente città etrusca di Veio,[42] sottraendole i territori dei Septem pagi (ad ovest dell'isola Tiberina) e delle Saline,[43] in cambio di una tregua della durata di cento anni.[44] E questa fu l'ultima guerra combattuta da Romolo.[45]
Sotto Numa Pompilio (715-673 a.C.)
modificaDurante il regno di Numa Pompilio i Romani avevano forse mosso guerra contro Fidenae[46] e Veio,[47] ma non sappiamo ulteriori dettagli.[48]
Sotto Tullio Ostilio (673-641 a.C.)
modificaFloro ci racconta della disciplina militare di Tullio Ostilio[49] tanto che, dopo aver formato i giovani romani, osò provocare gli Albani, popolo vicino e potente.[50][51] L'evento più conosciuto è la distruzione di Alba Longa da parte dei Romani,[52] per cui è nata la leggenda degli Orazi e Curiazi.[53] Inizialmente, la città fu sconfitta e assoggettata allo stato romano.[54] Quando però si rifiutò di aiutare Roma in un successivo conflitto contro la città di Fidenae, addirittura schierandosi contro,[55] Ostilio fece dilaniare il re degli Albani, Mezio Fufezio.[56] Ma prima di distruggere la città, mai più ricostruita, ne trasferì tutte le ricchezze e ne deportò tutti gli abitanti sul Celio, ampliando così Roma.[57]
Anche l'anno successivo a quello della distruzione di Alba, i Fidenati scesero in battaglia contro Roma, ma vennero ancora una volta sconfitti e i loro capi uccisi.[58] Fu impegnato anche in una guerra contro i Sabini, durante la quale costruì la Curia Hostilia.[59] Fu ripresa anche Medullia, che era una colonia ribellatasi a Roma.[60]
Sotto Anco Marzio (640-616 a.C.)
modificaAnco Marzio ha ripreso l'espansione verso sud contro i Latini,[61] guerra già avviata dal suo predecessore, conquistando Politorium nei pressi di Acqua Acetosa, i cui cittadini furono deportati a Roma.[62] Riprese Medullia, che aveva nuovamente defezionato passando ai Latini, e successivamente anche Tellenae.[63] Fù saccheggiata Fidenae,[64] e poi vinta una guerra contro Veio, che intendeva riprendere i territori persi ai tempi di Romolo.[65] L'anno seguente, Marzio vinse anche una guerra contro i Volsci, che si erano ritirati dentro le mura di Velitrae all'apparire dell'esercito romano.[66]
Dopo che la città si sottomise ai romani, i suoi abitanti furono usati per la costruzione della città di Ostia.[67] Durante il regno di Marzio, Roma apparteneva possibilmente alla Lega latina,[68] una confederazione di città e popoli il cui numero è limitato e mantenuto a trenta per ragioni religiose.[69] A sua volta, un dittatore latino viene scelto tra i membri della lega per presiedere le cerimonie religiose e prendere decisioni militari e diplomatiche per conto di tutti.[70]
Storia sotto i re etruschi (616-509 a.C.)
modificaSotto i re etruschi (in ordine cronologico: Tarquinio Prisco,[71] Servio Tullio[72] e Tarquinio il Superbo)[73] Roma si espanse in direzione nord-ovest, venendo in conflitto contro i Veientani (a nord-est del Tevere) dopo la scadenza del trattato che aveva concluso la precedente guerra.[74] La città ha vissuto un periodo di dominazione etrusca durante la tarda monarchia Romana.[75] Sotto i re etruschi le guerre erano incessanti e la "grande Roma dei Tarquini" aveva un'importante sfera d'influenza sia in Etruria che nel Latium vetus,[76] raggiungendo quindi il suo apogeo militare.[77] La dinastia dei Tarquini mise in atto a Roma un ambizioso programma di pianificazione urbana che sembra dimostrare il suo desiderio di stabilire la città come nuovo centro politico e religioso della Lega latina, tentando di soppiantare la ricostruzione della città di Alba Longa.[78]
Sotto Tarquinio Prisco (616-579 a.C)
modificaTarquinio Prisco subì subito un attacco da parte dei Sabini, dove mise la sua abilità militare in atto respingendo l'attacco.[79] Poi combatté con i Latini,[80] distruggendo Apiolae[81] e conquistando Corniculum e Collatia,[82] mettendo in carica dell'ultima suo nipote Egerio.[83] Successivamente conquistò anche Crustumerium[84] e Nomentum.[85] Ed infine Strabone ricorda che sempre Tarquinio Prisco distrusse numerose città degli Equi,[86] ma ottenne anche una vittoria contro gli Etruschi il 1 aprile 585/584 a.C.[22]
Dunque, il re combatté contro una coalizione di Latini ed Etruschi[87] gli ultimi provenienti dalle città di Chiusi, Arezzo, Volterra, Roselle e Vetulonia che avevamo l'obbiettivo di aiutare i primi.[88] Tuttavia, furono sconfitti[89] e i Latini raggiunsero un trattato di pace tornando sotto il dominio romano.[90] Ci furono ulteriori scontri, in cui gli Estruschi occuparono Fidenae e imposero una guarnigione nella città,[91] ma alla fine furono scacciati nuovamente dai Romani.[92] È possibile che il re condusse anche una fortunata campagna contro i Volsci, sottomettendo o dristruggendo molte città.[93]
Sotto Servio Tullio (578-535 a.C.)
modificaSi sa poco a riguardo delle campagne militari di Servio Tullio. Le uniche informazioni che abbiamo sono che ha continuato le guerre contro i Sabini[94] e gli Etruschi di Veio,[95] anche ottenendo una duplice vittoria sui Latini (il 25 novembre del 571/570 a.C. ed il 25 maggio del 567/566 a.C.).[96]
Sotto Tarquinio il Superbo (535-509 a.C. )
modificaNonostante fosse un tiranno,[97] Tarquinio il Superbo è anche ricordato per le sue capacità militari: sotto il suo regno furono conquistate, infatti, importanti città del Latium vetus, quali Suessa Pometia,[98] Ardea, Ocricoli e Gabii.[99]
È conosciuto per aver per primo mosso guerra contro i Volsci.[100] Sappiamo, inoltre, che il delegato della città latina di Aricia, Turno Erdonio, durante l'assemblea della Lega tenutasi presso Locus Ferentinum, avendo osato opporsi al volere del Superbo re di Roma, fu messo a morte e fatto affogare in un fosso.[101] Sotto il suo dominio, si dice che fu conquistata anche la città di Gabii,[102] dove mandò il proprio figlio Sesto Tarquinio per escogitare una trappola.[103]
Storia sotto la repubblica (509-341 a.C.)
modificaAlla fine i re etruschi furono rovesciati[104] nel contesto di una più ampia esautorazione del potere etrusco nella regione nello stesso periodo, e Roma divenne una repubblica.[105] A quest'epoca, i possedimenti della città non si estendevano oltre 15 miglia da essa,[106] e Roma era una delle città più grandi d'Italia, la sua superficie era paragonabile a quella delle metropoli greche del sud, come Taranto, Sibari, Crotone, Siracusa e Agrigento. In Etruria, invece, Veio ha un'area pari alla metà di quella di Roma, Caere tre volte più piccola, Tarquinia e Vulci ancora meno. Sei volte più piccole sono le città di Cumae e Napoli in Campania oppure Gabii, Ardea e Lavinium nel Latium vetus.[107] È possibile, inoltre, che dopo il rovescio dei Tarquini Roma fu stata ammessa nuovamente nella Lega latina.[108]
Invasioni di Roma (509 e 508 a.C.)
modificaDopo il rovescio del suo governo, Tarquinio il Superbo passò dalla parte degli Etruschi[109] provenienti dalle città di Tarquinia e Veio, e organizzò una marcia su Roma.[110] Furono però respinti durante la battaglia della Selva Arsia,[111] poco distante da Roma, infliggendo perdite devastanti al nemico.[112]
Nel 508 a.C.,[113] Porsenna, re degli Etruschi e lucumone di Chiusi,[114] assediò nuovamente Roma,[115] ancora per volere di Tarquinio il Superbo.[116] Furono però respinti un'altra volta.[117]
Poco alla volta Roma sconfisse sia i Sabini sia le città locali che erano o egemonizzate dagli Etruschi o città latine che, al pari di Roma, si erano liberate dei loro dominatori etruschi.[118] Una volta sconfitti i Veientani nel 396 a.C., i Romani ebbero effettivamente completato la conquista dei loro immediati vicini etruschi,[119] e, allo stesso tempo, resa sicura la loro posizione contro la minaccia immediata costituita dai popoli tribali delle alture appenniniche.[120]
Guerra latina (498-493 a.C.)
modificaConflitti contro gli Etruschi (V secolo a.C.)
modificaContro i Volsci (495-338 a.C.)
modificaContro gli Equi (485-389 a.C.)
modificaContro gli Ernici (486-358 a.C.)
modificaConquista di Veio (396 a.C.)
modificaConsolidazione del potere (394-341 a.C.)
modificaDopo oltre un secolo e mezzo di continue guerre, Volsci ed Equi vennero finalmente inglobati da Roma, facendo essi stessi parte del sistema repubblicano romano dopo un'iniziale colonizzazione dei loro territori, insieme ad Ernici, Sabini, Latini e Veienti. Nel 391 a.C.,[121] i Galli Senoni invasero Roma[122] partendo probabilmente da Clusium.[123] I Romani li confrontaro alla battaglia del fiume Allia, ma furono respinti e gli invasori occuparono Roma.[124] Fu l'inizio di un parziale ma umiliante sacco[125] prima di essere scacciati o convinti ad andarsene dietro pagamento di un riscatto.[126]
Nel corso dell'anno 394 a.C. il centro principale degli Equi fu nuovamente conquistato dei Romani per la seconda volta.[127] Nel 389 a.C. Marco Furio Camillo combatté con successo contro gli Equi e contro i Volsci.[128] Nel 377 a.C. Roma conquistò definitivamente la città etrusca di Anzio, inserendoci una guarnigione.[129] Tra il 358[130] e il 357 a.C.[131] dai Volsci sottomessi in modo pressoché definitivo, furono formate due nuove tribù rustiche: la Pomptina[132] e la Popillia o Poblilia.[133] Nel 346 a.C. il console Marco Valerio Corvo ottenne una nuova vittoria e conseguente trionfo sui Volsci di Anzio e gli abitanti di Satricum.[22]
L'egemonia sull'Italia centro-meridionale, 343-264 a.C.
modificaPrima guerra sannitica (343-341 a.C.)
modificaDopo essersi ripresa dal sacco di Roma,[134] i Romani ripresero immediatamente la loro espansione in Italia. Nonostante i successi fino ad allora ottenuti, il controllo sull'intera penisola non era, a quel punto, in alcun modo assicurato. I Sanniti erano altrettanto bellicosi[135] e ricchi[136] quanto i Romani e, inoltre, dal canto loro, si prefiggevano di espandersi dall'originario Sannio per assicurarsi nuove terre in quelle fertili pianure italiche su cui insisteva la stessa Roma.[137]
Nel 343 a.C. i Sanniti posero assedio a Capua e la città chies protezione a Roma.[138] Il senato inizialmente rifiuto, ma la città ha compiuto l'atto di deditio e essenzialmente diece la città al controllo dei Romani.[139] Nonostante avvertimenti da parte di Roma, i Sanniti continuarono l'assedio, e scoppiò cosi la guerra.[140]
Secondo Tito Livio, i due consoli romani del 343 a.C., Marco Valerio Corvo e Aulo Cornelio Cosso, marciarono con i loro eserciti contro i Sanniti. Valerio Corvo condusse le sue truppe in Campania e Cornelio Cosso le sue nel Sannio dove si accampò a Saticula.[141] Lo storico romano riporta poi tre vittorie romane.[142]
Valerio Corvo vinse una battaglia sulle pendici del Monte Gauro, molto vicino a Cuma e al golfo di Napoli, solo dopo che un'ultima carica disperata dei Romani, all'avvicinarsi della notte, mise in rotta le forze sannite dopo un giorno di duri combattimenti.
La battaglia di Saticula, invece, rischia di rivelarsi disastrosa per i Romani quando i Sanniti tentano di intrappolare Cornelio Cosso e il suo esercito in una gola. Tuttavia, uno dei tribuni militari di Cornelio Cosso, Publio Decio Mure, guidò un piccolo distaccamento per conquistare una collina, distraendo i Sanniti e consentendo all'esercito romano di sfuggire alla trappola. Decio e i suoi uomini fuggirono durante la notte, e al mattino i Sanniti furono attaccati di sorpresa e sconfitti dai Romani.[143]
Ancora decisi a strappare la vittoria, i Sanniti raggrupparono le loro forze e assediarono Suessula, all'estremità orientale della Campania. Avendo scarse scorte e sottovalutando le dimensioni dell'esercito romano, i Sanniti dispersero il loro esercito alla ricerca di cibo. Ciò permise a Valerio Corvo di ottenere una terza vittoria romana quando catturò l'accampamento sannita mal difeso e poi disperse i foraggiatori.[144]
Questi successi romani contro i Sanniti convinsero i Falisci di Faleria a convertire la tregua quarantennale con Roma in un trattato di pace permanente e i Latini ad abbandonare il loro piano di guerra e a lanciare invece una campagna contro i Peligni.[145] La città-stato amica di Cartagine invia un'ambasciata per congratularsi con Roma con una corona d'oro per il tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio.[146]
Nel 341 a.C. Tito Livio, in una frase, tra molti altri eventi, riferisce che uno dei due consoli del 341 a.C., Lucio Emilio Mamercino, entrò nel territorio sannita ma non incontrò alcuna opposizione armata. Egli devasta il loro territorio quando gli inviati sanniti vengono a chiedergli la pace.[147]
Guerra latina (340-338 a.C.)
modificaAl termine della Prima guerra sannitica, sorse la Lega Latina, formata dai popoli Latini, alleati a certe città dei Campani, dei Volsci, degli Aurunci e dei Sidicini, che condusse un'insurrezione dal 340 al 338 a.C.[148] Tuttavia, la data è incerta, poiché alcuni storici come Marta Sordi e Giovanni Brizzi ritenevano, infatti, che la "grande guerra latina" fosse da anticipare rispetto alla prima guerra sannitica, per una serie di incoerenze cronologiche evidenti.[149][150] Quindi, secondo Giovanni Brizzi, la Guerra Latina sarebbe iniziata nel 349 e terminata nel 347 a.C.,[151] seguita dalla Prima guerra sannitica iniziata nel 331 e terminata nel 321 a.C.[152]
Nel 340 a.C. i Latini penetrarono nel Samnium. L'esercito romano-sannita si diresse, quindi, verso il lago Fucino, saltando il Lazio ed entrando nel territorio della Campania. Durante la battaglia che seguì, nei pressi del Vesuvio,[153] i Romani furono guidati dai consoli Publio Decio Mure e Tito Manlio Imperioso Torquato. Il primo, vedendo che il combattimento era a sfavore dei Romani che erano in inferiorità numerica,[154] si appellò alla formula della devotio e si sacrificò per salvare il suo esercito.[155] I Romani ottennero così la vittoria,[156] aiutati dal terrore generato nei Sanniti schierati in battaglia ai piedi del vulcano.[157] La maggior parte dei Campani fù catturata. Il campo dei Latini venne occupato e solo un quarto delle loro forze riuscì a fuggire e a ritirarsi a Minturnae,[158] quindi a Vescia,[159] ma anche i Romani avevano subito pesanti perdite.[160]
I Latini allora, sotto la spinta del loro comandante Numisio,[161] riunirono un nuovo esercito soprattutto facendo ricorso ai Volsci.[162] Il console Tito Manlio marciò contro di loro e li intercettò tra Sinuessa e Minturnae. Seguì quindi uno scontro vide l'armata romana ottenere una nuova vittoria contro quella latino-volsca nei pressi di Trifanum, dopo la quale i Campani si sottomisero a Eoma.[163] Al console Tito Manlio venne concesso, quindi, il trionfo a Roma su Latini, Campani, Sidicini e Aurunci.[22]
In seguito gli Antiates condussero una serie di incursioni nei territori di Ostia, Ardea e di Solonium,[164] ma furono respinti da Lucio Papirio Crasso[165] e furono inviati coloni nel loro territorio.[166] Gli abitanti di Laurentum e gli equites di Capua, che restarono fedeli a Roma, furono ricompensati con il rinnovo del trattato di alleanza per i primi, il diritto di cittadinanza ai secondi con l'aggiunta di una indennità di 450 denarii ciascuno, pagata dalla gente della loro città.[167]
Nel 339 a.C. i nuovi consoli romani eletti per l'anno 339 a.C. furono Tiberio Emilio Mamercino e Quinto Publilio Filone.[168] Tito Livio ricorda di una ribellione tra i Latini, vinti nelle pianure di Fenectum da Publilio Filone. Il suo collega intanto marciò contro Pedum, che si trovava tra Gabii e Tibur, ed era sostenuta da Praeneste, Velitrae, Lanuvium e Antium. Seguì una vittoria decisiva riportata contro Pedum.[169] Quinto Publilio Filone ottenne così il trionfo,[170] e, secondo Tito Livio, questo provocò la gelosia del suo collega che tornò a Roma per ottenere lo stesso onore, abbandonando la guerra ancora in corso.[171]
Nel 338 a.C. furono eletti consoli Lucio Furio Camillo e Gaio Menio Publio. Essi si misero subito in marcia per contrastare le forze ribelli latine, ripartendo dall'assedio di Pedo. Furio Camillo sconfisse i Tiburtini e i loro alleati e poi riuscì a prendere la città stessa. Gaio Menio intanto riuscì a sconfiggere gli eserciti dei Latini e dei Volsci di Antium, Lanuvium, Aricia e Velitrae durante la battaglia navale di Anzio, presso capo d'Astura.[172] E alla fine i due consoli riuscirono a soggiogare l'intero Latium.[173]
Ottennero quindi di essere onorati con l'erezione a ciascuno di una statua equestre nel Forum Romanum oltre al trionfo,[174] Furio Camillo sugli abitanti di Pedo e Tibur, Menio sugli Anziati e gli abitanti di Lavinium e Velitrae.[22] Molte città ottennero la cittadinanza Romana dopo la vittoria,[175][176] altre invece furono conquistate (come Tibur e Praeneste)[177] o invase da coloni (come Velitrae).[178]
Seconda guerra sannitica (326 o 321-304 a.C.)
modificaNel 326 a.C., mentre a Lucio Cornelio Lentulo venivano affidati i poteri proconsolari per eseguire le operazioni militari nel Sannio,[179] Roma inviava i feziali a dichiarare guerra ai Sanniti,[180] ottennero poi, senza averlo sollecitato, l'appoggio di Lucani ed Apuli, con i quali furono stipulati trattati di alleanza.[181]
Nel [[[326 a.C.]] la guerra iniziò favorevolmente per i Romani, che occuparono le città di Allifum, Callifum e Rufrium nel Sannio, e, quando arrivarono i due nuovi consoli, ne devastarono le campagne. Nello stesso periodo Palepolis si arrese ai Romani.[182]
Gli abitanti di Neapolis, in particolare due pastori di nome Carilao e Ninfo,[183] tradirono la guarnigione Sannitica, che si era già stabilita nella città attorno al 328 a.C.,[184] e aprirono le porte ai Romani, comandati da Quinto Publilio Filone, durante la notte.[185] La città cadde quando le truppe romane devastarono l'accampamento sannita.[186] Questo evento è però considerato, secondo alcune fonti moderne, il vero casus belli della guerra.[187]
A causa di un conflitto tra Lucani e Tarantini, ci fu la defezione di questi ultimi nei confronti di Roma.[188]
Nel 325 a.C., durante il secondo anno di guerra, Roma dichiarò guerra ai Vestini, perché questi si erano alleati ai Sanniti. Il console designato Decimo Giunio Bruto Sceva, prima sconfisse e ne saccheggiò le campagne, inoltre espugnò le città di Cutina e Cingilia, concedendo il bottino ai soldati.[189]
Nonostante il 324 a.C. fu segnato dal grave scontro tra il dittatore Lucio Papirio Cursore e il suo magister equitum Quinto Fabio Massimo Rulliano,[190] i Romani ottennero tre vittorie in altrettante battaglie campali contro i Sanniti, la prima delle quali nei pressi di Imbrinium, nella quale furono uccisi 20 000 soldati sanniti.[191] Sconfitti sul campo di battaglia, i Sanniti ottennero la pace dal dittatore,[192] ma giunti a Roma per trattare i termini della resa, tornarono nel Sannio, avendo siglato solo una tregua annuale con Roma, che violarono non appena vennero a conoscenza delle dimissioni del dittatore. Successivamente i Romani, condotti dal console Gaio Sulpicio Longo, devastavano e saccheggiavano le campagne del Sannio.[193]
Terza guerra sannitica (298-290 a.C.)
modificaLa Guerra di Pirro (280-275 a.C.)
modificaSottomissione degli Etruschi (275-264 a.C.)
modificaNote
modifica- ^ Italy: ancient Roman territory.
- ^ Administration of the provinces.
- ^ Irollo, p. 174.
- ^ Polibio, II, 18.2.
- ^ Livio, V, 35-55.
- ^ Forsythe, pp. 369-370.
- ^ Michael Grant e altri ipotizzano che Roma fosse stata guidata da qualche sorta di autorità religiosa. (cfr. Grant, p. 21).
- ^ Eutropio, I, 1-2; Floro, I, 1.
- ^ Cassio Dione, I, 7.6; Eutropio, I, 3; Floro, I, 2.
- ^ Cassio Dione, I, 7.6; Eutropio, I, 4; Floro, I, 3.
- ^ Cassio Dione, I, 7.6; Eutropio, I, 5; Floro, I, 4.
- ^ Pennell, Cap. III, par. 8.
- ^ Grant, p. 23; Pennell, Cap. IX, par. 3.
- ^ Livio, I, 9.
- ^ Ciò avvenne, secondo Quinto Fabio Pittore, citato da Plutarco, solo 4 mesi dopo la fondazione. (cfr. Plutarco, Romolo, 14.1).
- ^ Dionigi, I, 33.2; Livio, I, 9-10; Strabone, V, 3.2.
- ^ Plutarco stima non fossero meno di 800 donne. (cfr. Plutarco, Teseo e Romolo, 35.6).
- ^ Livio, I, 10; Eutropio, I, 2; Plutarco, Romolo, 14.1.
- ^ Plutarco, Romolo, 16.2-6; Floro, I, 11.
- ^ Livio, I, 10; Eutropio, I, 2; Dionigi, II, 33.1-3.
- ^ Plutarco, Romolo, 16.2-6.
- ^ a b c d e f Fasti triumphales.
- ^ Plutarco, Romolo, 14.1.
- ^ Livio, I, 11; Eutropio, I, 2; Plutarco, Romolo, 17.1.
- ^ Dionigi, II, 54.2.
- ^ Eutropio, I, 2.
- ^ Livio, I, 11; Plutarco, Romolo, 17.1.
- ^ Eutropio, I, 2; Plutarco, Romolo, 16.1.
- ^ Plutarco, Romolo, 17.2.
- ^ Livio, I, 10; Dionigi, VII, 35, 4; ibid., VIII, 78, 5.
- ^ Plutarco, Romolo, 18.6.
- ^ Livio, I, 12; Plutarco, Romolo, 18.7-8.
- ^ Livio, I, 13; Plutarco, Romolo, 18.9.
- ^ Livio, I, 13; Plutarco, Romolo, 18.8-9.
- ^ Eutropio, I, 2; Livio, I, 11.
- ^ Carandini, p. 99.
- ^ Eutropio, I, 2; Livio, I, 14.
- ^ Secondo Plutarco, ciò avvenne dopo la morte di Tito Tazio, cioè attorno al 748/746 a.C. (cfr. Plutarco, Romolo, 23-26).
- ^ Plutarco, Romolo, 23.7.
- ^ Plutarco, Romolo, 23.6.
- ^ Secondo Plutarco, ciò avvenne sedici anni dopo la fondazione, cioè attorno al 737/736 a.C. (cfr. Plutarco, Romolo, 24.3-4; Carandini, p. 99).
- ^ Floro, I, 11; Eutropio, I, 2.
- ^ Eutropio, I, 2; Carandini, p. 99.
- ^ Livio, I, 15.
- ^ Plutarco, Romolo, 26.1.
- ^ Livio, I, 14; Eutropio, I, 4; Floro, I, 3.6-7.
- ^ Eutropio, I, 4; Livio, I, 15.
- ^ Infatti, Numa Pompilio è considerato un "re pio" poiché non ha mai causato una vera e propria guerra a causa della sua pietà religiosa. (cfr. Eutropio, I, 3; Floro, I, 2.1).
- ^ Floro, I, 3.1.
- ^ Floro, I, 3.2.
- ^ Tito Livio riporta che "alla morte di Numa si tornò all'interregno." cioè che i senatori guidano a turno lo stato. Inoltre, parla di Ostilio: "questi, non solo fu diverso dal suo predecessore, ma addirittura più feroce di Romolo." (cfr. Livio, I, 22).
- ^ Livio, I, 23; Floro, I, 3.2-9; Eutropio, I, 4.
- ^ Floro, I, 3.3.
- ^ Livio, Periochae, 1.14-16.
- ^ Floro, I, 3.6-7.
- ^ Floro, I, 3.8.
- ^ Eutropio, I, 4; Floro, I, 3.9.
- ^ Dionigi, III, 31.5-6.
- ^ Livio, I, 30.
- ^ Dionigi, III, 34.1-5.
- ^ Eutropio, I, 5, Livio, Periochae, 1.18; ibid., 1.32.
- ^ Dionigi, III, 37, 4; ibid., III, 38, 1.
- ^ Dionigi, III, 38.4-9.
- ^ Dionigi, III, 38-39.
- ^ Dionigi, III, 41.1-3.
- ^ Dionigi, III, 41.5.
- ^ Eutropio, I, 5; Livio, Periochae, 1.18; ibid., 1.32; Dionigi, III, 44.4; Coarelli, p. 136.
- ^ Heurgon, p. 223.
- ^ Heurgon, p. 222.
- ^ Heurgon, pp. 222-223.
- ^ Floro, I, 5.1; Eutropio, I, 6; Livio, Periochae, 1.38.
- ^ Floro, I, 6.1; Eutropio, I, 7; Livio, Periochae, 1.39.
- ^ Floro, I, 7.1; Eutropio, I, 8; Livio, Periochae, 1.22.
- ^ Livio, I, 42.
- ^ Cébeillac-Gervasoni, p. 29.
- ^ Heurgon, p. 244.
- ^ Briquel, p. 127.
- ^ Irollo, p. 170.
- ^ Secondo Eutropio, ciò avvenne alle idi di settembre, cioè il 13 settembre. (cfr. Eutropio, I, 6).
- ^ Secondo Tito Livio, ciò avvenne al calende del quinto mese, cioè il 1 luglio. (cfr. Livio, Periochae, 1.37).
- ^ Dionigi, III, 49.3.
- ^ Livio, Periochae, 1.19; ibid., 1.37.
- ^ Dionigi, III, 50.3.
- ^ Dionigi, III, 49.3-6.
- ^ Dionigi, III, 50.1.
- ^ Strabone, V, 3.4.
- ^ Qui Floro sostiene che Tarquinio abbia sottomesso, con frequenti lotte, tutti i dodici popoli etruschi: delle città di Arezzo, Caere, Chiusi, Cortona, Perugia, Rusellae, Tarquinia, Veio, Vetulonia, Volsinii, Volterra e Vulci. (cfr. Floro, I, 5.5).
- ^ Dionigi, III, 51.4.
- ^ Dionigi, III, 52-53.
- ^ Dionigi, III, 54.
- ^ Dionigi, III, 55-57.3.
- ^ Dionigi, III, 57.4-62.
- ^ Strabone, V, 3.4.
- ^ Eutropio, I, 7.
- ^ Livio, Periochae, 1.21.
- ^ Fasti triumphales; Floro, I, 5.5.
- ^ Livio, Periochae, 1.29.
- ^ Livio, I, 53; Strabone, V, 231; Eutropio, I, 8; Floro, I, 7.5.
- ^ Floro, I, 7.5.
- ^ Eutropio, I, 8; Livio, I, 53; Livio, Periochae, 1.25; ibid., 1.27; 1.44.
- ^ Livio, Periochae, 1.24; Torquati, p. 22.
- ^ Eutropio, I, 8; Livio, Periochae, 1.45.
- ^ Livio, Periochae, 1.26.
- ^ Floro, I, 9.
- ^ Grant, p. 31; Pennell, Cap. VI, par. 1.
- ^ Eutropio, I, 8.
- ^ Briquel, p. 119.
- ^ Heurgon, p. 292; Cébeillac-Gervasoni, p. 47.
- ^ Livio, II, 3-5.
- ^ Livio, II, 6; Grant, p. 32.
- ^ Livio, II, 7.
- ^ Plutarco parla di 11 300 perdite dalla parte di Tarquinio e una perdita in meno per la Repubblica. (cfr. Plutarco, Publicola, 9).
- ^ Livio, II, 9; Strabone, V, 2.2.
- ^ Dionigi, V, 26, 28, 36; ibid., VI, 74; Floro, I, 4.
- ^ Floro, 4.1.10; Livio, I, 9; ibid., I, 11-15; Grant, p. 32.
- ^ Strabone, V, 2.2.
- ^ Livio, I, 11; Grant, p. 32 et seq; Irollo, p. 169.
- ^ Grant, p. 38.
- ^ Pennell, Cap. II.
- ^ Livio, V, 21 et seq.
- ^ Livio, V, 35.
- ^ Floro, I, 13; Grant, p. 44.
- ^ Pennell, Cap. IX, par. 2.
- ^ Livio, V, 39; Grant, pp. 44-45.
- ^ Livio, V, 48; Lane Fox, p. 283.
- ^ Pennell, Cap. IX, par. 2; Grant, p. 44.
- ^ Diodoro Siculo, XIV, 106.
- ^ Frontino, II; Livio, VI, 2; Eutropio, II, 1.
- ^ Cassio Dione, I, 7.16; Grant, p. 39.
- ^ Matthews & Cornell, p. 41.
- ^ Pigianol, p. 157.
- ^ Matthews & Cornell, p. 41; Pigianol, p. 157.
- ^ Matthews & Cornell, p. 41; Pigianol, p. 157; Vacca et al., p. 120.
- ^ Pennell, Cap. IX, par. 4.
- ^ Pennell, Cap. IX, par. 23.
- ^ Floro, I, 16.
- ^ Lane Fox, p. 282; Heurgon, p. 321.
- ^ Livio, VII, 29; Briquel, p. 262.
- ^ Livio, VII, 30-31.
- ^ Livio, VII, 31-32.
- ^ Livio, VII, 32.2.
- ^ Grant, p. 48.
- ^ Livio, VII, 33.1-37; Cicerone, I, 51; Frontino, I, 5; ibid., I, 14; IV, 5; ibid., IV, 9.
- ^ Livio, VII, 37.4-18.
- ^ Livio, VII, 38.1.
- ^ Livio, VII, 38.2.
- ^ Livio, VIII, 1.7.
- ^ Cébeillac-Gervasoni, p. 68.
- ^ Giovanni Brizzi sottolinea diverse incoerenze, a riguardo del trattato siglato tra Roma e il Sannio del 354 a.C. (cfr. Brizzi, p. 98); la deditio di Capua a Roma del 343 a.C., mentre pochi anni più tardi la città campana risulterebbe alleata dei Latini contro Roma del 340-338 a.C. (cfr. Brizzi, p. 97, 98-99); la consegna dei supplici Sidicini ai Sanniti da parte di Roma, che avrebbe intrapreso una guerra proprio a causa loro (cfr. Brizzi, p. 99); ecc.
- ^ Marta Sordi colloca l'inizio della guerra sannitica al 331 a.C. e la sua fine a dieci anni più tardi nel 321 a.C., quando i Romani furono pesantemente sconfitti alle Forche caudine. (cfr. Sordi, pp. 128-129; ibid., p. 151 et seq).
- ^ Brizzi, p. 99.
- ^ Brizzi, p. 100; ibid., p. 105.
- ^ Livio, VIII, 8.19.
- ^ Livio, VIII, 10.1.
- ^ Livio, VIII.
- ^ Livio, VIII, 10.2-6.
- ^ Livio, VIII, 10.7; ibid., 11.2.
- ^ Livio, VIII, 10.9.
- ^ Livio, VIII, 11.5.
- ^ Livio, VIII, 11.6-8.
- ^ Livio, VIII, 11.
- ^ Livio, VIII, 11.8-10.
- ^ Livio, VIII, 11.12.
- ^ Livio, VIII, 12.2.
- ^ Livio, VIII, 12.2-3.
- ^ Heurgon, p. 323; Cébeillac-Gervasoni, p. 68.
- ^ Livio, VIII, 11.15-16; Brizzi, p. 98.
- ^ Fasti triumphales; Livio, VIII, 12.4.
- ^ Livio, VIII, 12.5-8.
- ^ Livio, VIII, 12. 9.
- ^ Livio, VIII, 12.9-16.
- ^ Livio, VIII, 14.12; Grant, p. 49; Cébeillac-Gervasoni, p. 68.
- ^ Livio, VIII, 13.1-8.
- ^ Livio, VIII, 13.9.
- ^ Livio, VIII, 14.2-4.
- ^ Tito Livio parla di Aricia, Nomentum, Pedum, Lanuvium e Tusculum (cfr. Livio, VIII, 14.2-4).
- ^ Livio, VIII, 14.10.
- ^ Livio, VIII, 14.5-8.
- ^ Livio, VIII, 23.
- ^ Livio, VIII, 25.
- ^ Livio, VIII, 27.
- ^ Livio, VIII, 24.
- ^ Salmon, p. 219.
- ^ Salmon, p. 215.
- ^ Livio, VIII, 23.
- ^ Livio, VIII, 25-26.
- ^ Salmon, p. 218.
- ^ Livio, VIII, 27-28.
- ^ Livio, VIII, 29.
- ^ Livio, VIII, 29-35.
- ^ Livio, VIII, 30.
- ^ Livio, VIII, 36.
- ^ Livio, VIII, 37.
Bibliografia
modificaFonti primarie
modifica- in latino
- (LA) Floro, Epitome di Tito Livio. (testo latino e traduzione inglese)
- (LA) Tito Livio, Libri dalla fondazione della Città. (testo latino e versione inglese )
- (LA) Tito Livio, Periochae ab Urbe condita libri. (testo latino )
- in greco
- (GRC) Strabone, Geografia. (traduzione inglese)
- (GRC) Plutarco, Vite parallele. (testo greco e traduzione inglese)
- altro
- (LA) Fasti triumphales. (Iscrizione latina AE 1930, 60 e traduzione inglese)
Fonti secondarie
modifica- in Italiano
- Marta Sordi, Scritti di storia romana, Vita e Pensiero Università, 2002, ISBN 978-88-343-0734-2.
- Giovanni Brizzi, Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio, Patron, 1997, ISBN 978-88-555-2419-3.
- Tim Cornell e John Matthews, Atlante del mondo romano, De Agostini, 1984, ISBN 88-40-23518-3.
- André Piganiol, Le conquiste dei romani, Il saggiatore, 1971, ISBN 88-42-80055-4.
- Filippo Coarelli, I santuari, il fiume, gli empori, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol. 13, Einaudi, 2008.
- Girolamo Torquati, Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino, vol. 1, Città di Marino, 1987.
- Andrea Carandini, Roma. Il primo giorno, Laterza, 2007, ISBN 978-88-42-08342-9.
- in Inglese
- (EN) Michael Grant, The History of Rome, Faber and Faber, 1993, ISBN 0-571-11461-X.
- (EN) Robin Lane Fox, The Classical World, Penguin books, 2005, ISBN 0-14-102141-1.
- (EN) Robert Franklin Pennell, Ancient Rome: From the earliest times down to 476 A.D., Riverside, California, 1890.
- (EN) Edward Togo Salmon, Samnium and the Samnites, Cambridge, Inghilterra, 1967.
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- in Francese
- (FR) Jean-Marc Irollo, Histoire des Étrusques: l'antique civilisation toscane VIIIe-Ier siècle, Parigi, Francia, 2010, ISBN 978-2-262-02837-4.
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- (FR) Jacques Heurgon, Rome et la Méditerranée occidentale jusqu'aux guerres puniques, Parigi, Francia, 1993, ISBN 978-2-13-045701-5.
- (FR) Dominique Briquel, Chapitres III à VIII, in François Hinard (a cura di), Histoire romaine des origines à Auguste, Parigi, Francia, 2000, ISBN 978-2-213-03194-1.