Utente:Laurom/sandbox8
Una così ampia diffusione di manifestazioni folcloristiche (che coinvolgono amministrazioni locali, associazioni e gruppi in costume) va spiegata facendo riferimento a quella che è stata nel tempo la costruzione del mito di Re Arduino.
La genesi del mito (dopo secoli di damnatio memoriae) è da collocarsi verso il XIV secolo quando i "Conti del Canavese" - vale a dire i conti di Valperga, di San Martino ed altri - rivendicarono, per ragioni di prestigio e di legittimazione dei loro domini, una discendenza da Arduino, ultimo signora della Marca d'Ivrea[1]. Consolidatosi nel Canavese il dominio dei Savoia, con la storiografia del XVII secolo, più attenta alla autorevolezza delle fonti, le ragioni sviluppare il mito di Re Arduino sono quelle di "ricordare che principi italiani avevano dal Piemonte retto legittimamente gran parte dell'Italia settentrionale"[2] Arduino diventa così l'indomito combattente che si oppose ed osò sfidare l'imperatore germanico. E' ovviamente con il Risorgimento che tale messaggio "patriottico" trova più vasto ascolto: le vicende di Arduino incoronato re d'Italia vengono esaltate al di là del loro reale significato storico. A tale esaltazione patriottica si connette la cultura romantica del XIX secolo (che trova un valido esponente in Canavese nella figura di Giuseppe Giacosa) che si compiace di un Medioevo leggendario fatto di castelli, armature e coraggiosi cavalieri.
- ^ Franco Quaccia, Genesi e prime testimonioanze del mito arduinico, in Associazione di storia e arte canavesana (a cura di), Arduino mille anni dopo. Un re tra mito e storia, Torino, Allemandi, 2002, pp. 26-42, ISBN 88-422-1105-2.
- ^ Aldo Garosci, Storiografia piemontese tra il Cinque e il Settecento: Anno accademico 1971-72, Torino, Tirrenia, 1971, p. 229.