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Ruggero Falanga (Taormina, ...) è un pittore italiana.
Ruggero Falanga (Taormina, 1914 – Milano, 1970) è stato un pittore italiano. La sua opera è caratterizzata da una costante ricerca interiore, simbolica e spirituale, espressa attraverso un linguaggio pittorico autonomo e non riconducibile a scuole o correnti specifiche.
Biografia
modificaFalanga nasce a Taormina nel 1914. Trasferitosi a Torino nel 1935, lavora come apprendista sarto e inizia a frequentare l’Accademia Albertina e successivamente la Facoltà di Architettura. Esordisce negli anni Quaranta con mostre personali alla Galleria Gissi di Torino.
Nel 1959 si stabilisce a Milano, nel quartiere di Brera, dove lavora nello studio un tempo appartenuto a Tranquillo Cremona. La sua arte si sviluppa tra silenzio e spiritualità, come testimonia la frase scritta sul muro della sua abitazione: «Io cerco qualcosa che è come la luce di Dio»[1]. Muore nel 1970.
Stile
modificaLa pittura di Falanga è connotata da una tensione etica e spirituale, che si manifesta in un linguaggio simbolico fatto di volti ieratici, crocifissioni, pesci, sibille e metope. L’artista si è sempre mantenuto distante dalle mode e dalle tendenze, perseguendo una coerenza poetica e personale.
Mostre principali
modifica- 1947, 1950, 1952 – Galleria Gissi, Torino
- 1960, 1963, 1969 – Galleria San Fedele, Milano
- 1961 – Galleria Il Milione, Milano
- 1978 – Palazzo Strozzi, Firenze (monografica, testo di Carlo Ludovico Ragghianti)
- 1986 – Ex Chiesa Sant’Agostino, Taormina (monografica, testo di Raffaele De Grada)
- 1988 – Galleria Comunale d'Arte, Cagliari (monografica, testo di R. De Grada)
- 2007 – Casa Chironi, Nuoro (retrospettiva)
Critica
modificaTra i principali critici che si sono occupati di Falanga vi sono:
- Carlo Ludovico Ragghianti, che ne sottolinea “il conflitto e il paradosso”[2].
- Geoffrey Hinton, che lo definisce "intellettuale dell’immagine"[3].
- Raffaele De Grada, che ne evidenzia la “coerenza poetica”.
- Andrea von Berger parla di figure “metafisiche, sospese nella luce”.
- Ulteriori contributi da Piero Chiara, Giuseppe Marcenaro, Salvatore Naitza, Vittorio Arioli e Francesco Rognoni[4].
Collezioni pubbliche
modifica- Un autoritratto è conservato presso la Galleria degli Uffizi, Firenze, parte della collezione di autoritratti di Raimondo Rezzonico[5].
- Diverse opere sono presenti nel Catalogo Generale dei Beni Culturali, tra cui due a Cagliari[6][7].
- Donazione del 1971 alla Provincia di Torino, conservata presso la Biblioteca “Giuseppe Grosso”[8].
Bibliografia
modifica- M. Valsecchi, U. Apollonio, Panorama dell’arte italiana 1951
- AA.VV., Torino città viva. Da capitale a metropoli 1880–1980, 2 voll.
- AA.VV., Dizionario ESA. Gli anni '60 e '80 dell'arte italiana, Vol. IX
- G. Falossi, Pittori e scultori italiani del '900, Vol. 2, 1988
- I modelli di Narciso. La collezione Rezzonico agli Uffizi, 2006
Note
modifica- ^ https://www.ruggerofalanga.it/palazzo-strozzi-1978-io-cerco-qualcosa-che-e-come-la-luce-di-dio/
- ^ https://www.ruggerofalanga.it/palazzo-strozzi-1978-conflitto-e-paradosso/
- ^ https://www.ruggerofalanga.it/palazzo-strozzi-1978-itinerario-di-falanga/
- ^ https://www.ruggerofalanga.it/cagliari-1988-critici-vari/
- ^ I modelli di Narciso, Gli Uffizi, 2006
- ^ https://catalogo.beniculturali.it/detail/SARDEGNA/HistoricOrArtisticProperty/2000239816
- ^ https://catalogo.beniculturali.it/detail/SARDEGNA/HistoricOrArtisticProperty/2000239818
- ^ http://www.torinometropoli.it/.../FONDO_DRAGONE.pdf