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Giuseppe Ottone

Giuseppe Ottone (Castelpagano, 18 marzo 1928Torre Annunziata, 4 febbraio 1941) è stato uno studente italiano. Morto in fama di santità, è considerato Servo di Dio dalla Chiesa cattolica.

Biografia

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Nacque il 18 marzo 1928 a Castelpagano, in provincia di Benevento, figlio di Gelsomina Maria Colasanto il cui marito, Michele Nelson, era emigrato in Argentina. Il 26 giugno 1927 un parente della donna, Antonio Ricci, aveva abusato di lei, ma un'amica, Carmela de Matteis, l'aveva incoraggiata a portare avanti la gravidanza. La levatrice del paese, Irma Gaita, fece registrare il piccolo all'Ufficio di Stato Civile il 23 dello stesso mese con il nome Giuseppe Italico, dopo che il giorno precedente era stato battezzato nella Chiesa del SS. Salvatore di Castelpagano. Fu accolto poi nel brefotrofio provinciale di Benevento[1].

Il 22 novembre dello stesso anno fu affidato ai coniugi di Benevento Domenico Ottone, cameriere, e Maria Capria, smacchiatrice, che non avevano figli. Il bambino frequentò prima la scuola elementare poi l'Istituto tecnico commerciale di Torre Annunziata, dimostrandosi studioso e ispirandosi alla religiosità della mamma adottiva, con una particolare attenzione per i poveri. Ricevette la Prima comunione il 26 maggio 1935 ed ebbe come direttore spirituale padre Brunone Taliercio, dei Frati Minori. Quando si recava alla vicina Pompei pregava davanti alla Vergine del Rosario, nel santuario fondato dal beato Bartolo Longo. Il 26 giugno 1940 la famiglia adottiva ottenne l'affidamento definitivo di Giuseppe, che cambiò il cognome da Italico in Ottone[2].

Quando Maria Capria si ricoverò a Napoli per un duplice intervento chirurgico molto delicato, il 3 febbraio 1941, giorno dell'operazione, Giuseppe percorreva corso Vittorio Emanuele II con l'amico Leopoldo Bove, quando trovò a terra un'immagine della Madonna di Pompei e la raccolse esclamando: «Madonna mia, se deve morire mamma, fai morire me». Poco dopo divenne pallido e cadde svenuto a terra. Fu soccorso e trasportato alle 15.30 al Pronto Soccorso del vicino Ospedale Civico. La madre ritornò in tutta fretta da Napoli con il marito: arrivò a mezzanotte e fu accanto al figlio in preghiera. Giuseppe morì alle quattro del mattino del 4 febbraio 1941: aveva dodici anni, il referto medico del dottor Gaetano Manfredi riportava: «Paziente in stato di incoscienza con polso e respiri frequentissimi. Deceduto poi senza aver ripreso conoscenza e senza segni patognomonici di alcuna malattia».

Maria Capria non si operò e continuò a vivere in buona salute fino al 1983, quando morì a ottantotto anni. La tomba di Giuseppe si trova in una cappella laterale del Santuario dello Spirito Santo di Torre Annunziata[3]. La sua fama di santità ha portato il 6 aprile 1962 all'apertura del processo di beatificazione, la cui fase diocesana si è chiusa il 4 marzo 1975[4]. Dopo una lunga pausa il processo è ripreso il 28 maggio 2024, con la nomina di don Antonio Di Nardo come nuovo postulatore e di don Ciro Alario, parroco della parrocchia dello Spirito Santo, come attore della causa.[5].

  1. ^ Napoli. Peppino, il piccolo che si offrì per la madre, su avvenire.it. URL consultato il 16 novembre 2024.
  2. ^ Servo di Dio Giuseppe Ottone, su carloacutis.net. URL consultato il 16 novembre 2024.
  3. ^ Nel ricordo del giovanissimo Servo di Dio Giuseppe Ottone, stella luminosa di immolazione!, su cilentonotizie.it. URL consultato il 18 novembre 2024.
  4. ^ Giuseppe Ottone e Paolino Iorio: giovani testimoni di fede in diocesi, su chiesadinola.it. URL consultato il 18 novembre 2024.
  5. ^ Servo di Dio Giuseppe Ottone Fanciullo, su santiebeati.it. URL consultato il 16 novembre 2024.

Bibliografia

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