Vísburr
Vísburr, o Vísburn (che in norreno antico significa "figlio certo"[1]; I secolo – Gamla Uppsala, II secolo), è stato un re leggendario sueone della casata dei Yngling, di Uppsala. Era figlio di Vanlandi e a lui succedette Dómaldi.
| Vísburr | |
|---|---|
| Re mitologico della Svezia | |
| In carica | I-II secolo |
| Predecessore | Vanlandi |
| Successore | Dómaldi |
| Signore di Uppsala | |
| Nome completo | Vísburr Vanlandisson |
| Nascita | I secolo |
| Morte | Gamla Uppsala, II secolo |
| Dinastia | Yngling |
| Padre | Vanlandi |
| Madre | Driva |
| Consorte | La figlia di Auðr il ricco |
| Figli | Gisle, Ond, Dómaldi |
| Religione | norrena |
Ynglinga saga
modificaLa Saga degli Ynglingar (Ynglinga saga) racconta come fu bruciato vivo dai suoi figli per vendetta per aver ripudiato la loro madre e rifiutato di restituire la dote quale loro eredità:
«Vísburr successe a suo padre Vanlandi. Sposò la figlia di Auðr il ricco, che diede a lei tre grandi fattorie, e monili d'oro. Ebbero due figli, Gisle e Ond; ma Vísburr lasciò lei e prese un'altra moglie, sicché lei tornò a casa di suo padre con i suoi due figli.
Visburr ebbe un figlio che fu chiamato Dómaldi, e la sua matrigna fece un Seiðr che lo rese malaticcio. Ebbene, quando i figli di Visburr raggiunsero uno i dodici e l'altro i tredici anni di età, si recarono dal padre e reclamarono la dote della madre; ma non volle concederla. Al che dissero che i monili d'oro dovrebbero essere la morte del migliore uomo di tutta la sua razza, e tornarono a casa. Poi ricominciarono ancora con incantesimi e stregonerie per tentare di distruggere il loro padre. Huld la vǫlva disse che con la stregoneria poteva andare al di là di quel che sarebbe dovuto, che un assassinio del proprio genitore non si dovrebbe mai volere nella stirpe degli Yngling; e loro acconsentirono a ciò. Successivamente raccolsero uomini, andarono inaspettatamente nella notte a Visburr, e lo bruciarono nella sua casa.»
Ynglingal
modificaSnorri riprende solo lontanamente lo Ynglingatal, citandone il fuoco che brucia la sua dimora e la rivolta del figlio contro il padre:
vilja byrgi
sævar niðr
svelga knátti,
þá er meinþjóf
markar öttu
setrs verjendr
á sinn föður;
ok allvald
í arinkjóli
glóða garmr
«Il sangue di Vísburr
Hanno leccato
le feroci lingue di fuoco
urlanti sul suo focolare?
Hanno le fiamme
consumato la dimora
dell'anima sulla terra?
pazzamente tu agisti, che liberasti
il nemico della foresta
il rosso fuoco, il ladro notturno;
cadde il fratello
nel mare in tempesta
Contro tuo padre e tuo capo[2].»
Note
modificaBibliografia
modifica- fonti primarie
- (NON) L'Ynglingatal, poema scaldico di Þjóðólfr da Hvinir, IX secolo
- (NON) Ynglinge-saga, opera in prosa di Snorri Sturluson, 1225 circa (traduzione in inglese)
- fonti moderne
- (EN) John McKinnell, Meeting the Other in Norse Myth and Legend, DS Brewer, 2005, p. 70, ISBN 978-1-84384-042-8.
- (EN) Shami Ghosh, Kings' Sagas and Norwegian History: Problems and Perspectives, BRILL, 23 settembre 2011, p. 26, ISBN 90-04-20989-1.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (NON, IT) Biblioteca - Progetto Bifröst, a cura di Stefano Mazza.
- (NON, EN) Mitologia germanica - Raccolta con traduzioni in inglese
- (NON, SV, EN) Open Library, raccolta delle opere di Viktor Rydberg
