Walter Genua

artista italiano

Walter Genua (Bojano, 14 febbraio 1931Campobasso, 3 ottobre 2016) è stato un artista italiano. Attivo prevalentemente nella seconda metà del Novecento, noto per la sua produzione scultorea e grafica, oltre che per l'impegno politico e sociale legato alla sua arte.

Walter Genua

Biografia

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L'esordio

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Walter Genua nel 1958.

L'esordio pubblico di Walter Genua avvenne nel 1953 con la "I Mostra degli Artisti Molisani", organizzata a Campobasso nell'aula magna della scuola Enrico D'Ovidio. La rassegna, promossa dallo storico Renato Lalli, affiancava le opere dei giovani del territorio a quelle di artisti già affermati come Renato Guttuso, Carlo Levi, Renzo Vespignani e Mario Mafai. Tra i lavori esposti figurava una scultura raffigurante raccoglitrici di spighe, che attirò l'attenzione di Lalli per la capacità di restituire i segni della vita rurale molisana.[1]

La partecipazione a questa mostra segnò l'inizio del percorso espositivo dell'artista, che nello stesso anno prese parte anche alla "Mostra d'Arte Sacra" al Palazzo Reale di Napoli. L'esperienza campana gli permise di confrontarsi con un contesto nazionale e di ampliare la propria formazione oltre i confini regionali.

Nel giugno 1954 Genua espose nuovamente a Campobasso alla "VI Mostra di Pittura Molisana". In quell'occasione l'artista Gino Marotta, in un articolo dedicato all'evento, segnalò Genua e Nicola Ciaccia come figure emergenti della giovane generazione. Marotta descrisse la scultura Minerva come un lavoro di impianto arcaico ed equilibrato nello sviluppo compositivo, evidenziando al contempo i disegni esposti dall'autore, considerati meno incisivi rispetto alla produzione plastica.[2]

Queste prime esperienze collocarono Genua tra i protagonisti del rinnovamento artistico regionale negli anni cinquanta, segnando l'avvio di un percorso che avrebbe mantenuto saldo il legame con la sua terra di origine.

Formazione accademica

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Tessera dell'Istituto Statale d'Arte di Napoli.

Nel 1953 Walter Genua conseguì il diploma in scultura decorativa presso l'Istituto statale d'arte Filippo Palizzi di Napoli, dove studiò sotto la guida di Lelio Gelli. Proseguì la formazione nello stesso istituto per altri due anni, fino al conseguimento del Magistero d'arte. In occasione dell'esame finale, l'allora Ministro della Pubblica Istruzione Paolo Rossi gli indirizzò una lettera di congratulazioni, sottolineando l'alto livello della sua preparazione.[3] Successivamente si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Napoli, scegliendo come indirizzo la Scultura. Tra i suoi docenti figuravano Emilio Greco e Antonio Venditti, figure di riferimento nella formazione del giovane artista. L'influenza di questi maestri è stata spesso evidenziata dagli studi critici sulla sua produzione, in particolare per quanto riguarda l'impostazione formale e l'interesse per la struttura plastica delle opere.[4] Nei primi anni di attività le sue opere furono caratterizzate da un linguaggio che univa elementi accademici, come la ricerca della simmetria e della precisione, a soluzioni più libere e sperimentali, talvolta accostate al primitivismo formale. La critica ha evidenziato in questa fase un interesse costante per la figura umana, affrontata con essenzialità compositiva e rigore costruttivo. Le numerose sculture raffiguranti figure accovacciate o busti e teste risentono dell'influenza di Gelli e Greco, ma al tempo stesso mostrano già i tratti che sarebbero divenuti distintivi nella produzione matura di Genua. La sua ricerca si sviluppò attraverso una progressiva semplificazione delle forme e una riduzione degli elementi ornamentali, con l'obiettivo di giungere a una rappresentazione essenziale e diretta. Questa impostazione ha portato alcuni critici a individuare richiami ai bassorilievi romanici, alle opere di Benedetto Antelami e ad autori del Novecento come Arturo Martini. Nonostante tali riferimenti, la produzione di Genua viene generalmente interpretata come espressione di una visione autonoma e personale, maturata su solide basi tecniche e culturali.[5]

 
Lina Palladino, moglie di Walter Genua, con una scultura che la ritrae (Campobasso, aprile 1958)

Negli anni Cinquanta la critica mise in rilievo la vicinanza delle sue opere a un linguaggio “primitivo” o “arcaico”, termini utilizzati dallo stesso Genua per definire la sua produzione. Tale accezione non riguardava soltanto gli aspetti tecnici, ma anche la volontà di suscitare nello spettatore una lettura oltre l'apparente semplificazione formale. Anche l'attività grafica dell'artista fu apprezzata in questo periodo. Gino Marotta, in un testo del 1968 a corredo di una cartella di stampe, paragonò i primi disegni di Genua a una ricerca primitiva temperata da rigore metodologico. Egli descrisse i lavori a china come costruzioni ottenute mediante fitte trame di linee ortogonali, interpretandoli come testimonianza di un interesse per il metodo oltre che per il soggetto. Secondo Marotta, tali elaborazioni rappresentavano un'evoluzione dal “primitivo” al “primordiale”, in cui la memoria e la disciplina tecnica assumevano un ruolo centrale nello sviluppo poetico dell'opera.[6]

 
Walter Genua, aprile 1958.

La Mostra Nazionale d'arte giovanile, il “sottobosco” e i primi impulsi neorealisti

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XIV Mostra Nazionale d’Arte Sacra e del Paesaggio Mistico, U.C.A.I. Perugia, 10-20 aprile 1965.

Dopo il periodo formativo presso l'Accademia, Walter Genua avvia una fase caratterizzata da intensa attività espositiva e da una fitta rete di contatti con istituzioni culturali, musei, gallerie e fondazioni. Documentazione archivistica conservata dall'artista testimonia una partecipazione costante a concorsi, rassegne e premi nazionali, con un ritmo che si mantiene elevato per circa due decenni. Tra gli appuntamenti più significativi figurano le esposizioni dedicate all'arte sacra, tematica che Genua affronta con continuità soprattutto nella prima fase della carriera. L'artista prende parte, ad esempio, alla Mostra d'Arte Sacra per la casa (Napoli, 1953) e successivamente a tre edizioni della Mostra Nazionale d'Arte Sacra e del Paesaggio Mistico (U.C.A.I. Sezione di Perugia, 1965-1967), organizzate nella Sala dei Notari del Palazzo Comunale.[7]

La rassegna perugina si inseriva in un più ampio dibattito sul rinnovamento del linguaggio artistico in ambito religioso, in un contesto storico segnato da trasformazioni sociali e da una progressiva ridefinizione dei rapporti tra figurazione e spiritualità. Secondo le parole di Marcello Camillucci, presidente della commissione giudicatrice, l'arte sacra era in quel periodo alla ricerca di nuove forme espressive capaci di riflettere un mutato sentimento religioso.[8] La partecipazione a manifestazioni di ampio respiro fu resa possibile anche dalla precedente esperienza di Genua in contesti nazionali. Nel 1958 prese parte alla Terza mostra nazionale d'arte giovanile al Palazzo delle Esposizioni di Roma, evento che riuniva opere di pittura, scultura e grafica realizzate da artisti under 30.[9]

Alla rassegna furono presentati 1876 lavori, provenienti da 728 artisti, con 392 opere selezionate per l'esposizione. In catalogo, Genua è registrato con l'opera La Battaglia, della quale non resta documentazione fotografica. Le cronache coeve sottolinearono la qualità media delle opere e la maturità espressiva di numerosi partecipanti, come riportato da Fortunato Bellonzi nel testo introduttivo.[10] L'artista tornò a esporre a Roma due anni dopo, nel 1960, con la mostra Altomare, Egidj, Genua, allestita alla Galleria del Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale.

 
Mostra Altomare-Egidi-Genua, Roma, palazzo delle esposizioni, 25 marzo - 9 aprile 1960.

La tri-personale ricevette attenzione da parte della stampa locale molisana, che segnalò il successo di pubblico e di critica e riconobbe nell'evento un momento di affermazione per lo scultore.[11]

 
Articolo di giornale sulla mostra Altomare-Egidj-Genua.

Un precedente episodio significativo si era verificato a Campobasso nel 1959, in occasione della Mostra di pittura del Corpus Domini. In quell'occasione Genua e Antonio Pettinicchi firmarono una lettera pubblicata dalla stampa regionale in cui criticavano le scelte operate dagli organizzatori, ponendosi in aperto contrasto con la linea ufficiale.[12] La vicenda, ricordata da Antonio Cirino nel volume Il sottobosco, segnò un momento di rottura nel dibattito artistico molisano e rappresentò una delle prime prese di posizione pubbliche di Genua. Nella lettera si sottolineava il rischio di offrire un'immagine riduttiva della pittura italiana, accusando l'esposizione di scarso livello qualitativo.[13] Negli anni Sessanta, Genua consolidò un percorso segnato da crescente attenzione per le tematiche sociali e per l'impegno politico. L'avvicinamento al Neorealismo si tradusse in opere che rappresentavano il mondo contadino e quello del lavoro, con un linguaggio diretto e improntato a finalità di denuncia. Già in occasione della mostra personale del 1961 a Campobasso, allestita presso la sede del Partito Socialista Italiano, i soggetti delle opere evidenziavano una riflessione sul rapporto tra individuo e società. Secondo la lettura di Renato Lalli, le figure rappresentate da Genua rimandavano tanto ai contadini molisani quanto a contesti internazionali, come quello del Vietnam, suggerendo un parallelismo tra realtà locali e problematiche globali.[14] Le stesse riflessioni furono condivise da critici e commentatori regionali, che sottolinearono la capacità dell'artista di legare tradizione e contemporaneità attraverso un linguaggio figurativo incentrato sulla condizione umana. In questo periodo le sue opere affrontano temi come l'alienazione, la fatica del lavoro e l'omologazione sociale, conferendo alle figure un valore simbolico legato alla sofferenza e al senso di perdita identitaria. La critica riconobbe in tali lavori un percorso coerente con la più ampia stagione neorealista italiana. Norberto Lombardi, ad esempio, sulle pagine dell'«Avanti» descrisse le diverse fasi della ricerca di Genua come rappresentazione unitaria della lotta dell'uomo contro i propri limiti e le difficoltà sociali. Simili valutazioni furono espresse anche da Luigi Biscardi, che individuò nelle opere un approfondimento costante della condizione umana e un'apertura verso le tematiche sociali e politiche contemporanee.[15]

Il Premio Termoli e l'opera respinta

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Walter Genua nel suo studio, settembre 1965.

Walter Genua partecipò al Premio Termoli (Premio Castello Svevo) per sedici edizioni consecutive, dal 1958 al 1973, ottenendo due riconoscimenti ufficiali, rispettivamente nel 1958 e nel 1966. La sua presenza costante è stata definita da Luciano Marziano «una delle più stimolanti sonde sulla situazione artistica italiana, colta negli aspetti più originali ed emergenti, che, poi, si sarebbero dimostrati i più duraturi».[16] Il legame con il Premio rappresentò per l'artista un'occasione di confronto con il pubblico e con il panorama nazionale, oltre che un momento di sintesi delle sue ricerche. Nei lavori presentati a Termoli è possibile seguire l'evoluzione del suo linguaggio: dalle prime opere di matrice figurativa e neorealista, connotate da un impegno sociale e politico, alle successive indagini astratte e sperimentali, vicine alle correnti Pop e Gestual. Genua mantenne in ogni fase una costante attenzione alla coerenza formale e alla chiarezza del linguaggio, privilegiando un approccio rigoroso ma capace di adattarsi a differenti registri espressivi. L'artista mostrò particolare autonomia nelle scelte, affrontando temi complessi con libertà e assumendo posizioni non sempre in linea con le aspettative del contesto espositivo. Un episodio significativo in tal senso avvenne nel 1969, quando l'opera da lui presentata fu rifiutata dalla giuria. La segreteria del premio comunicò all'artista la necessità di sostituire il lavoro intitolato Incidente stradale, motivando la decisione con il timore che l'opera potesse suscitare «spavento» nei visitatori.[17] Il rifiuto suscitò un ampio dibattito nella stampa locale e tra gli artisti molisani, che sottoscrissero un documento collettivo in solidarietà con Genua.[18]

 
Senza titolo, bassorilievo in legno, foto di Dante Gentile Lorusso.

L'opera contestata rappresentava, con realismo diretto e privo di mediazioni, la scena di un incidente: un corpo coperto da un lenzuolo insanguinato, da cui emergeva una mano. Il soggetto fu ritenuto inadatto all'esposizione, ma Genua difese la propria scelta, dichiarando che l'intento era stimolare una riflessione critica sulla società consumistica e sulla percezione della violenza. In una lettera indirizzata al comitato del Premio e resa pubblica dal Messaggero il 24 agosto 1969, l'artista affermò di trovarsi di fronte a un «paradosso», poiché da oltre quindici anni esponeva con continuità in Molise e in altre regioni italiane. Nella stessa dichiarazione, egli paragonò la sua opera a celebri raffigurazioni drammatiche della storia dell'arte, richiamando Bosch, Grünewald e Caravaggio, e contestò la legittimità di limitazioni preventive all'espressione artistica. Genua parlò di «attentato alla libertà di espressione» e annunciò l'intenzione di rivolgersi sia al sindacato degli artisti sia alla stampa nazionale, per denunciare quella che definì una restrizione di carattere culturale e democratico.

Il corpo come rivelazione

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Il corpo umano ha rappresentato da sempre, nell'arte, uno dei soggetti più studiati e privilegiati, grazie alla sua intrinseca versatilità espressiva. Indipendentemente dal periodo storico, dal contesto geografico o dalle specifiche peculiarità culturali, la rappresentazione del corpo umano è rimasta una costante nell'evoluzione artistica, evidenziando un legame profondo tra l'individuo e la percezione del proprio confine fisico. La storia dell'arte dimostra come tale rappresentazione non si esaurisca mai, ma generi continuamente nuove interpretazioni in grado di dialogare direttamente con lo spettatore. Gli artisti hanno affrontato questo tema in modi molto diversi: dalla stilizzazione astratta delle sculture arcaiche all'umanizzazione tipica dell'arte classica; dall'esplorazione spaziale del periodo medievale alla perfezione rinascimentale e alla sensualità barocca. Alla fine dell'Ottocento si iniziano a osservare le prime “mutazioni” nella resa del corpo, sempre più orientate a tradurre visivamente l'interiorità e lo stato emotivo dell'individuo. Successivamente, movimenti come il Cubismo, le opere di Alberto Giacometti, le sperimentazioni dei body artist degli anni Settanta, fino all'Iperrealismo e alle più recenti ricerche contemporanee, continuano questa indagine sulla corporeità. Walter Genua conosce e approfondisce questi sviluppi, rimanendone affascinato sin dall'inizio della sua carriera. L'artista intraprende un percorso empirico che lo porta a sviluppare una propria, riconoscibile interpretazione del corpo, improntata alla trasfigurazione della forma e all'attribuzione di valenze politiche, sociali e sensuali. La sua ricerca culmina in una visione in cui il corpo può acquisire una dimensione quasi metafisica, immateriale, pur mantenendo un legame con la realtà e l'esperienza umana concreta. Particolarmente significativa è la volontà di Genua di creare un linguaggio artistico vicino al sentire comune, alle esperienze collettive e alle condizioni di vita delle persone. La scultura lignea Busto (o Torso) del 1967, rappresenta un esempio emblematico di questa ricerca. Come osserva Cardone: «Scarne, aggressive, sintetiche e di visione naturalistica [...] lavori in cui dominavano – per scelta dello scultore – le “rotture” della materia, gli spigoli e uno stilismo inquieto, impetuoso ed emotivo. Le masse apparivano conchiuse e attorcigliate lungo l'asse verticale: in un corpo unico fatto di minimi contrasti di dimensione. La forma era modulata ritmicamente, quasi attraverso precise partiture numeriche sviluppate lungo le linee meridiane e parallele della scultura».[19]

 
Studio di figura, 1966.

Le opere di questo periodo testimoniano la tendenza di Genua a enfatizzare temi già presenti in lavori precedenti, come la fatica del lavoro nei campi, e a sviluppare ulteriormente la scarnificazione o scheletrizzazione dei corpi, strumenti per evidenziare la vulnerabilità e la sofferenza dell'individuo. Tali tematiche non solo mostrano le capacità tecniche dello scultore, ma confermano anche il suo impegno comunicativo e sociale. I soggetti rappresentati, tra cui le fatiche quotidiane, le difficoltà degli uomini umili e la lotta per la libertà, diventano veicoli di empatia e partecipazione umana. Analoghi contenuti emergono anche nei disegni e nelle opere grafiche dello stesso periodo, che si distaccano dalle produzioni iniziali per avvicinarsi a un linguaggio neoveristico anticipatore dei lavori successivi, in cui il decadimento sociale e morale sarà rappresentato con maggiore intensità. Alla fine degli anni Sessanta, con l'influenza dei movimenti Pop e Gestual, Genua modifica il suo approccio, cercando di allinearsi alle tendenze più contemporanee del panorama artistico internazionale. Questa fase si distingue per l'arricchimento delle opere con nuove tecniche e sperimentazioni: le sculture si strutturano in più unità, come nell'opera Composizione pop del 1967, la pittura si arricchisce di sgocciolii e inchiostri, mentre nei disegni emergono collage e monotipo. L'artista sfrutta tutte le possibilità tecniche disponibili per comunicare con maggiore efficacia il proprio messaggio, ponendo le basi per un decennio successivo in cui la reiterazione dei corpi e l'intreccio di linee e colori diventano strumenti principali per contrastare l'omologazione imposta dai mass media e la decadenza culturale della società consumistica.

L'arte a servizio della società: il Gruppo 70

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Mani in bocca, anni Settanta, altorilievo laccato bianco, 41×34 cm.

Il cosiddetto Gruppo 70, costituito dagli artisti molisani Walter Genua, Augusto Massa, Lino Mastropaolo e Antonio Pettinicchi, rappresentò una delle esperienze più significative dell'arte contemporanea in Molise. Il collettivo nacque all'inizio degli anni Settanta con l'intento di proporre un'alternativa all'arte tradizionale locale, giudicata dai suoi membri come “pseudo-pittura molisana”, distante dai problemi concreti della società e ancorata a modelli oleografici. Nel manifesto del gruppo, pubblicato nel 1971, gli artisti sottolineavano la necessità di un'arte critica, capace di dialogare con le masse e di contribuire alla formazione di una coscienza collettiva. Il testo prendeva le distanze sia dall'arte “ludica-borghese da salotto” sia dall'arte tecnologica, ritenuta fredda e autoreferenziale, accusando entrambe di essere state assorbite dalla cultura del neocapitalismo. Secondo i firmatari, il compito dell'artista non era più quello di inseguire nuove forme estetiche, ma di farsi portatore di istanze sociali, contribuendo a una maggiore consapevolezza dei problemi politici ed economici dell'Italia del tempo.[20] Il collettivo fu interpretato da parte della critica e di alcuni osservatori locali come un segnale di rottura rispetto alla tradizionale politica culturale cittadina. L'iniziativa, in particolare, trovò attenzione tra i giovani e tra gli ambienti intellettuali che riconoscevano nella ricerca del Gruppo 70 un'alternativa ai modelli dominanti. Antonio Cirino, in un articolo del 1961, definì Genua e Pettinicchi come espressione di un nuovo tipo di intellettuale impegnato, distante dai cliché dell'artista provinciale e vicino alle riflessioni di autori come Gramsci e Gobetti.[21]

 
Svalutazione, 1973.

I temi affrontati dal gruppo si concentravano sulle contraddizioni della società dei consumi, accusata di determinare un progressivo appiattimento della personalità individuale attraverso meccanismi espliciti e occulti.[22] Le opere, pur nella diversità dei linguaggi, miravano a sollecitare un'osservazione critica del reale e a contrastare l'isolamento culturale percepito nella regione. Le radici di questa impostazione erano tuttavia già presenti nelle esperienze precedenti dei singoli membri. Nel 1967, ad esempio, una mostra di Genua e Mastropaolo a Campobasso fu segnalata dalla stampa locale come un evento innovativo, distinto dal conformismo delle esposizioni allora in corso: «tra il conformismo generale delle mostre d'arte inaugurate in questi ultimi tempi a Campobasso, si stacca nettamente [...] la mostra di questi due pittori» si leggeva su Il Tempo.[23] In quegli anni Genua concentrava la sua ricerca sulla scultura lignea e sulle sperimentazioni grafiche, affrontando temi come l'alienazione, il pessimismo e l'omologazione imposta dalla quotidianità. La poetica del Gruppo 70 rispecchiava quindi una duplice tensione: da un lato la volontà di rinnovare i linguaggi artistici, dall'altro l'impegno a interpretare criticamente i cambiamenti sociali e politici. L'attività del gruppo non fu estranea al contesto politico più ampio. Walter Genua, in particolare, intrecciò il suo lavoro artistico con un forte impegno civile, aderendo al Partito Comunista Italiano e assumendo successivamente il ruolo di consigliere comunale a Campobasso. L'esperienza del Gruppo 70 costituì dunque un momento di sintesi tra arte e politica, segnando una tappa importante nel percorso culturale della regione.

Il valore del segno

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Susanna e i vecchioni, opera presentata alla II Biennale Incisori d'Italia, Padova, 1966.

L'attività grafica ha rappresentato per Walter Genua un elemento costante lungo l'intero arco della sua carriera artistica. Più della scultura – linguaggio che l'autore abbandonò verso la fine degli anni ottanta per ragioni di salute, pur mantenendone tracce nelle successive composizioni pittoriche – la grafica divenne il campo privilegiato di sperimentazione, con una continua evoluzione stilistica e tematica. La partecipazione regolare a mostre e rassegne di incisione ne documenta la presenza nel panorama nazionale, dagli esordi fino agli ultimi decenni di attività. Nel 1966 Genua fu invitato alla II Biennale dell'Incisione Italiana d'oggi e del Disegno originale, promossa dal Comune di Padova e dall'Associazione Nazionale “Incisori d'Italia”. In quell'occasione l'artista presentò un'acquaforte intitolata Susanna e i vecchioni, soggetto biblico di lunga tradizione iconografica. La sua interpretazione si caratterizzava per l'essenzialità compositiva e per l'impiego della linea come principale strumento espressivo, elemento sottolineato anche da Luigi Servolini, allora segretario generale degli Incisori d'Italia. L'adesione di Genua all'associazione è testimoniata dal carteggio intercorso con Servolini, che include la domanda di iscrizione e la relativa risposta ufficiale del 9 novembre 1966. Negli anni successivi Genua consolidò la propria attività espositiva in ambito grafico. Con l'opera Volto (acquaforte e acquatinta) prese parte alla I Mostra Nazionale di Pittura, Grafica e Incisione organizzata a Piombino nel 1972, mentre due anni più tardi fu incluso nella pubblicazione Gli incisori d'Italia, prima rassegna editoriale dedicata agli incisori contemporanei italiani. Il periodo compreso tra la metà degli anni sessanta e i primi anni settanta viene considerato particolarmente significativo per la maturazione artistica di Genua. In questi anni l'autore sviluppò una notevole sicurezza tecnica, che lo portò a combinare metodologie tradizionali con soluzioni innovative. Alla pratica incisoria affiancò altre sperimentazioni su carta, tra cui monotipi, disegni a pastello, lavori a tempera e a pennarello, caratterizzati da un forte interesse per l'inchiostro come mezzo espressivo. Queste prove, spesso meno note al grande pubblico, rivelano un approccio aperto al confronto con le ricerche internazionali coeve e una propensione al dialogo fra linguaggi differenti. L'opera di Genua in ambito grafico e pittorico si collocava anche in relazione a tematiche sociali e collettive. Un esempio in tal senso è la partecipazione al Premio di Pittura e Grafica – Agricoltura e Lavoro nel Molise, organizzato dall'Agricola Molisana nell'aprile del 1976. Alla manifestazione furono invitati quindici artisti, le cui opere vennero esposte direttamente negli spazi della fabbrica. Genua presentò cinque lavori ispirati alla realtà rurale molisana[24]. L'iniziativa si proponeva di stimolare un confronto fra produzione artistica e realtà produttiva regionale, cercando di favorire il dialogo tra operatori culturali, forze sociali e mondo del lavoro[25].

Da panno a bandiera

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Walter Genua durante una manifestazione.

Alla fine degli anni settanta Walter Genua concentra la propria attività artistica su temi sociali, rivolgendosi in particolare alla realtà del Molise, regione segnata da isolamento geografico e marginalità economica. In quel periodo, insieme all'amico Lino Mastropaolo, l'artista intraprende un progetto grafico consistente in una cartella di dieci litografie dedicate ai paesaggi interni molisani. L'iniziativa nasce da una riflessione critica sulle condizioni della regione, caratterizzata – come riportato dai due autori – da arretratezza infrastrutturale, disoccupazione giovanile, carenze nei servizi essenziali e una vita civile limitata, elementi che rendevano l'area interna del Molise un caso emblematico delle difficoltà del Mezzogiorno.[26] Il lavoro si distingue da altre esperienze coeve di artisti molisani, i quali spesso si erano limitati a rappresentare borghi e paesaggi con intenti lirici o descrittivi. Genua e Mastropaolo, al contrario, cercano di evidenziare i problemi sociali e civili della loro terra, contrapponendo alla visione idealizzata del mondo rurale immagini di forte impatto, come i volti segnati dei contadini e gli scenari di degrado urbanistico. Le litografie non esprimono una condanna assoluta, ma propongono una lettura critica capace di riconoscere anche i segnali di cambiamento, come la scolarizzazione diffusa e la nascita di una nuova coscienza collettiva. Secondo gli autori, tali problematiche non riguardavano soltanto il Molise, ma costituivano archetipi delle questioni meridionali nel loro complesso.[27] A sottolineare il valore culturale dell'iniziativa interviene Gino Marotta, che in un testo critico accompagna la cartella mettendo in evidenza il linguaggio colto ma radicato nei luoghi e nelle tematiche affrontate. Secondo Marotta, le litografie configurano una sorta di reportage in cui si intrecciano malinconia e speranza, realtà sociale e memoria collettiva, restituendo un'immagine complessa della condizione molisana dell'epoca.[28]

 
Nudo con fiori e mela, 1987.

Il sodalizio tra Genua e Mastropaolo prosegue negli anni successivi. Nel 1980 viene pubblicata la cartella Zoom Campobasso 80, dedicata al capoluogo molisano e presentata dal critico Norberto Lombardi. In essa emergono scorci architettonici della città – come un arco medievale, un campanile e una veduta del centro storico – accompagnati da figure che evocano il legame fra presente e passato. In particolare, come osserva Nicola Iacobacci, le composizioni si soffermano sulla continuità delle generazioni, sulla condizione umana segnata da speranza e disincanto, e sull'intreccio tra modernità e tradizione.[29]

 
Walter Genua espone al Circolo Sannitico.

Con l'inizio degli anni ottanta Genua apre una nuova fase della propria ricerca, mantenendo l'attenzione ai temi sociali ma sperimentando linguaggi diversi. Il decennio, spesso considerato in Italia sinonimo di consumismo ed edonismo, offre all'artista l'occasione di confrontarsi con correnti come l'Iperrealismo, che gli consente di approfondire lo studio della figura umana e degli oggetti della quotidianità. Le opere di questo periodo si caratterizzano per l'accuratezza tecnica e per la centralità del corpo, in particolare quello femminile, interpretato sia come simbolo di purezza sia come strumento di riflessione sull'erotismo, tema che diverrà centrale nella produzione successiva.

 
Contadina sull'uscio di casa, s.d..

Nonostante tali sperimentazioni, Genua continua a mantenere saldo l'impegno verso i soggetti marginali e verso l'arte intesa come strumento di coscienza sociale. Nel 1981 prende parte a un evento di rilievo a Campobasso: la mostra dedicata a Renato Guttuso, principale esponente del neorealismo italiano. L'iniziativa, che coinvolge anche altri artisti locali, offre a Genua l'occasione di presentare circa venti opere. In quell'occasione egli espone un dipinto realizzato nel 1975 raffigurante Antonio Gramsci, accostato a un panno che si trasforma in bandiera con il simbolo del Partito Comunista Italiano. Come sottolineato da Giovanni Mancinone su l'Unità, l'opera intende rappresentare la riappropriazione, da parte del movimento operaio, di una cultura precedentemente controllata dalla Chiesa. Accanto a questo lavoro, Genua propone tele dedicate al mondo del lavoro e al tema dell'emarginazione sociale, in particolare degli anziani.[30] La partecipazione alla mostra sancisce simbolicamente il passaggio artistico «da panno a bandiera», inteso come evoluzione dal semplice dato realistico verso una visione simbolica e politica. Tale approccio caratterizzerà una parte significativa della produzione successiva di Genua, che continuerà a intrecciare ricerca estetica e riflessione sociale, consolidando la propria identità di artista impegnato e radicato nel contesto culturale meridionale.

La Metafisica

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Metanatura, 2007.

A partire dagli inizi degli anni novanta, Walter Genua[2] ha orientato la propria ricerca artistica verso tematiche riconducibili all'alchimia e alla Pittura metafisica.[31] Tale fase è stata accompagnata da una produzione intensa e continuativa, comprendente dipinti, disegni, incisioni, acquerelli e tempere, oggi conservati in larga parte nel suo studio. L'ambiente, descritto da critici e storici dell'arte, appare come uno spazio caratterizzato da scaffalature colme di documentazione grafica, da tele disposte lungo le pareti e da sculture collocate in maniera eterogenea. A ciò si affianca una libreria contenente cataloghi, saggi e materiale di riferimento, che testimoniano il metodo di lavoro dell'artista. Il passaggio alla Metafisica è stato interpretato dalla critica come una svolta significativa, legata sia a motivi personali sia a nuove esigenze di ricerca. Secondo Tommaso Evangelista, Genua si è inizialmente avvicinato ai principi dell'alchimia, studiati attraverso testi di riferimento come quelli di Maurizio Calvesi, per poi rivolgersi alla pittura metafisica di Giorgio de Chirico. In tale contesto, l'artista ha intrapreso un percorso di riflessione personale, privilegiando la pittura come linguaggio principale.[31]

 
Molise metafisico, 2000.

Le opere di questo periodo si caratterizzano per l'uso di figure classiche, atmosfere oniriche e scenari surreali, elementi che richiamano direttamente il linguaggio metafisico novecentesco. Francesca Della Ventura ha sottolineato come le composizioni di Genua richiedano tempi lunghi di osservazione, collocandosi in una dimensione sospesa e difficilmente interpretabile senza il supporto dei titoli.[32] La critica ha inoltre rilevato la presenza di riferimenti simbolici, derivati sia dall'arte alchemica sia dalla pittura di Arnold Böcklin, uniti a una resa pittorica caratterizzata da precisione formale e da essenzialità volumetrica. La produzione metafisica di Genua è stata interpretata come una fase di introspezione e di distacco dai temi sociali e politici che avevano contraddistinto la sua attività precedente. Le opere riflettono una condizione interiore rinnovata, in cui l'elemento simbolico e il citazionismo convivono con una ricerca di equilibrio e spiritualità. Tuttavia, secondo diverse interpretazioni critiche, tale cambiamento non ha rappresentato un abbandono dell'impegno dell'artista verso la realtà, quanto piuttosto una sua trasformazione linguistica. Lo stesso Genua ha definito la propria pratica come «studio, chiarificazione, essenzialità, purezza, maestria, conoscenza profonda del passato e attenta riflessione del presente».[33] In questa prospettiva, la Metafisica non segna una cesura rispetto ai decenni precedenti della sua produzione, ma piuttosto una rielaborazione dei codici espressivi, con un linguaggio meno diretto e più evocativo.

«Nel Molise vi sono forze vive che operano da anni, senza nessuno aiuto, portando avanti un messaggio autoctono, senza alcuna teatralità e auto-osannazioni, ma con serietà e tenacia, in quanto posseggono un lungo curricolo di studi e di lavoro, forse il loro unico difetto è quello di essere alieni da avere una opinione esagerata delle proprie capacità. Walter Genua[34]»
  • Mostra d'Arte Sacra per la casa, Palazzo Reale, Napoli, 1953
  • I Mostra degli Artisti Molisani. Aula Magna Enrico d'Ovidio, Campobasso, 1953
  • VI Mostra di Pittura Molisana, Campobasso, 1954
  • Mostra degli ex alunni dell'Istituto d'Arte di Napoli, Napoli, 1955
  • Mostra Nazionale d'arti plastiche e figurative, Chiostro dei Gerolomini, Napoli, 1956
  • Centro di Cultura, Campobasso, 1957 (solo)[Da qui in poi: Mostra personale?]
  • Premio Gemito. Accademia di Belle Arti, Napoli, 1957
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1957
  • Terza Mostra Nazionale d'Arte Giovanile, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 13-27 aprile 1958 (Opera: La battaglia)
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1958 (Medaglia d'oro)
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1959
  • Altomare, Egidj, Genua. Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni, Roma, 25 marzo-9 aprile 1960
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1960
  • Biennale del Sud, Foggia, 1960
  • I Mostra Interregionale di Arti Figurative “Città di Isernia”, Edificio Scolastico “Don Bosco”, Isernia, 18-30 settembre 1960 (Opera: Madre e figli, scultura)
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1961
  • Premio Gemito, Accademia di Belle Arti, Napoli, 1961
  • Walter Genua. Mostra Personale di Sculture e Disegni, Via Orefici n. 7, Campobasso, 1961
  • Premio città d'Isernia, Isernia, 1961
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1962
  • IV Mostra Concorso Nazionale del Ritratto Contemporaneo. Società Belle Arti Firenze, Galleria dell'Accademia, Firenze, febbraio-marzo 1962 (Opera: Ritratto di Anna, scultura)
  • Scuola Media Statale, Arona, giugno 1963 (solo)
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1963
  • Biennale d'Abruzzi e Molise, L'Aquila, 1963
  • Mostra Internazionale Pro Antifranchisti Spagnoli, Galleria Penelope, Roma, 1963
  • VI Biennale d'Arte Sacra Contemporanea, Bologna, 1964
  • Premio Castello Svevo, Termoli , 1964
  • I Rassegna Nazionale di Arti Figurative “Il lavoro italiano”, Roma, 1964
  • Disegni e sculture di Walter Genua. Sala di esposizione di Viale Elena, Campobasso, 7-15 giugno 1964
  • Olii e disegni di Walter Genua, Nuovo Circolo Unione, Bojano, 9-17 maggio 1964
  • XIV Mostra Nazionale d'Arte Sacra e del Paesaggio Mistico, Sala dei Notari, Palazzo Comunale, U.C.A.I. Perugia, 10-20 aprile 1965 (Opera: La vita di Gesù, bianco e nero)
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1965
  • II Rassegna Nazionale di Arti Figurative “Il lavoro italiano”, Roma, 1965
  • V Biennale di Arti Figurative dell'Abruzzo e del Molise, Castello Cinquecentesco, L'Aquila, 1966
  • II Biennale dell'Incisione Italiana d'oggi e del Disegno Originale. L'ex Libris Contemporaneo nel mondo, Palazzo della Ragione, Padova, 2-20 ottobre 1966 (Opera: Susanna e i vecchioni, acquaforte)
  • XV Mostra Nazionale d'Arte Sacra e del Paesaggio Mistico, Sala dei Notari, Palazzo Comunale, Perugia, 1966
  • III Rassegna Nazionale di Arti Figurative “Il lavoro italiano”, Roma, 1966
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1966
  • I Concorso Nazionale di Incisione e Bianco e Nero, Circolo culturale “Il Galileo”, Piombino (Livorno), 25 maggio-20 giugno 1967 (Opere: Mani, Figura)
  • Genua e Mastropaolo, Campobasso, giugno 1967
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1967
  • III Premio Nazionale di Pittura. Corciano (Perugia), 6-20 agosto 1967 (artista segnalato; opera: Dittico, sezione bianco e nero)
  • XVI Mostra Nazionale d'Arte Sacra e del Paesaggio Mistico, Sala dei Notari, Palazzo Comunale, Perugia, 7-19 settembre 1967 (Opere: Resurrezione di Lazzaro, acquaforte, Crocefisso, acquaforte)
  • Europa 68, Milano, 1968
  • Walter Genua. Sculture e incisioni, Bojano, 1968
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1968
  • Rassegna Incisori “Calabria, Campania, Puglie”, sotto gli auspici dell'Associazione Incisori d'Italia, Circolo Pittori Scledensi “Zodiaco”, Schio (Vicenza), 25 febbraio - 15 marzo 1968 (Opere: Omaggio a Picasso, vernice molle, L'uomo 1, vernice molle; L'uomo 2, vernice molle)
  • I Mostra Premio Internazionale dell'Incisione contemporanea “Bulino d'oro”, con il patronato del Maestro Marc Chagall, Galleria d'arte “La Labronica”, Livorno, 15 dicembre - 19 gennaio 1969
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1969 (opera respinta)
  • I Premio Nazionale di Pittura, Govone d'Alba, Cuneo, 1969
  • V Premio Corciano, Corciano (Perugia), 1969
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1970
  • Gruppo 70, L'Approdo Centro d'arte moderna, Napoli, 27 febbraio - 11 marzo 1971
  • Mostra “Il Fiore nell'Arte”, Viareggio, 1971
  • Galleria “Il Punto”, Campobasso, 3 - 15 maggio 1971 (solo)
  • Mostra personale di Walter Genua, Torretta Belvedere, Termoli, 5- 15 giugno 1971
  • Premio Castello Svevo, Termoli, 1971
  • I Mostra Concorso Nazionale di Pittura, Grafica, Incisione, Piombino (Livorno), 25 dicembre 1971 - 9 gennaio 1972 (Opera: Volto, acquatinta, acquaforte)
  • Internazionale Gran Prix, Viareggio, 1972
  • VII Premio Nazionale di Pittura “L'Animale nell'Arte”, Centro Versiliese delle Arti, Viareggio, novembre 1972 (secondo classificato nella sezione della grafica)
  • XII Mostra di Grafica Italiana, Roma, 1972
  • XII Mostra Nazionale di Grafica Italiana, Palazzo del Parco, Diano Marina (Imola), 1-12 settembre 1972
  • Concorso Nazionale di Pittura Europa 72, Milano, 1972
  • Galleria “Il Cigno”, Campobasso, 5 - 18 giugno 1972 (solo)
  • XIII Premio nazionale di Pittura “Il fiore nell'arte”, Centro Versiliese delle Arti, Bottega dei Vàgeri, Viareggio, aprile 1973 (quinto premio per la sezione grafica)
  • Premio di Pittura e di Grafica “Agricoltura e Lavoro nel Molise”, Campobasso, 29 aprile - 7 maggio 1976 (Opere: Carboni molisani, Famiglia contadina molisana, Volto di giovane contadina, Volto di vecchia contadina molisana, Agricoltura molisana)
  • Galleria G. P. Roma 37, Campobasso, 3-15 maggio, 1976 (solo)
  • X Premio Lario Cadorago, Villa Olmo, Como, 23 ottobre - 6 novembre 1977 (Opera: Vecchi)
  • I Rassegna d'Arte Campobasso, Aula Magna Scuola Enrico d'Ovidio, Circolo Sannitico, Campobasso, 9 aprile - 3 maggio 1981
  • Natural, Circolo Sannitico, Campobasso, 18 - 31 gennaio 1982 (solo)
  • Biennale di Incisione e Grafica Originale “Luigi Servolini”, Villa Pendola, Livorno, 23 ottobre - 14 novembre 1982 (Opera: Donna molisana, acquaforte 50 x 70 foglio, 4 esemplari)
  • Raduno Internazionale Arte Contemporanea, San Zeno, Pisa, 12 - 30 novembre 1983 (Opera: Senza titolo [Strada di paese])
  • Dieci paesaggi in blu, Galleria d'Arte Comunale di Piazza Prefettura, Campobasso, 15 - 30 ottobre 1984 (solo)
  • Galleria Civica Palazzo di Città, Campobasso, 10 - 30 giugno 1986 (solo)
  • L'arte come Alchimia, Galleria Comunale di Piazza Prefettura, Campobasso, 1987 (solo)
  • Circolo Sannitico, Campobasso, 1991 (solo)
  • I luoghi della metafisica, Circolo sannitico, Campobasso, 2004 (solo)
  • Le diverse fasi dell'itinerario artistico di Walter Genua, Università del Molise della Terza età e del Tempo libero, Campobasso, 2009
  • La grafica di Walter Genua, Palazzo Colagrosso, Bojano, 2009
  • Walter Genua. Oltre la realtà, Galleria Artes Contemporanea, Campobasso, 25 ottobre - 23 novembre 2013
  • Walter Genua, Da Panno a Bandiera. Scultura Pittura e Grafica 1955-2016, Circolo Sannitico, Campobasso, 12-22 maggio 2020 (mostra a cura di Silvia Valente e della famiglia Genua).

Antologia di articoli su riviste e quotidiani

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  • A. Orlando, La V Mostra d'Arte Contemporanea indica al Molise le vie della cultura, in Molise Nuovo, 1960.
  • Sculture e disegni di Genua, un artista in fase di crescita, in Il Tempo, 1961.
  • A. Cirino, Walter Genua si ispira ai fatti sociali nelle sue opere di scultura e pittura, in Il Messaggero, settembre 1961.
  • N. Lombardi, Il successo della personale del compagno Walter Genua, in L'Avanti, 1961.
  • Mostra personale del prof. Genua, in Il Lavoratore, giugno 1963.
  • A. Forneron, Appunti sulla Mostra di Walter Genua, in L'eco del Verbano, giugno 1963.
  • Cinque i vincitori sostanziali della quinta “Biennale abruzzese”, in Il Tempo dell'Aquila, settembre 1966.
  • Pittori in vetrina: Genua e Mastropaolo, in Il Tempo, giugno 1967.
  • Malcostume culturale. Circa la mostra di Termoli, in Il Messaggero, agosto 1969.
  • L'opera respinta alla “contemporanea” di Termoli, in Il Messaggero, agosto 1969.
  • C. F. de Luca, Walter Genua. Perché no?, in Il Mattino, settembre 1969.
  • I vincitori della mostra “Il fiore nell'arte”, in Il Telegrafo, gennaio 1971.
  • Alla Pisani ed a Bernacchi il premio “Fiore nell'arte”, in Il Telegrafo, 1973.
  • A. Biscardi, 10 litografie di Mastropaolo e Genua. Immagini del Meridione interno Molise, in MOLISE. Politica, Cultura, Informazione, Economia, n. 1, Enzo Nocera editore, 1977.
  • G. Mancinone, C'è un poeta del colore al tavolo del “Caffè Greco” di Campobasso, in L'Unità, aprile 1981.
  • N. Iacobacci, 6 litografie di Walter Genua e Pasquale Mastropaolo, in La Valisa. Quadrimestrale di letteratura ed altro, n. 1, 1981.
  • F. De Santis, Walter Genua un artista molisano che ama definirsi “provinciale”, in Corriere del Molise, maggio 1991.
  • Visioni metafisiche, in Il bene comune, n. 5, 2004.
  • Genua e i “suoi” Luoghi della metafisica, in NUOVO oggi Molise, novembre 2006.
  • G. Carlone, La metafisica di Walter Genua, in Il Quotidiano del Molise, novembre 2006.
  • Via alla metafisica di Walter Genua, in Primo piano Molise, novembre 2006.
  • A. Domeneghetti, Metafisica, la rilettura di Walter Genua, in NUOVO oggi Molise, novembre 2006.
  • Bojano rende omaggio al matesino Walter Genua, in Primo piano Molise, settembre 2009.
  • Percorsi d'arte con la Grafica del pittore Walter Genua, in Il Quotidiano del Molise, settembre 2009.
  • A Palazzo Colagrosso questa sera è di scena l'arte di Walter Genua, in Il Quotidiano del Molise, settembre 2009.
  • Studi giovanili di storia dell'arte. Presentato il volume di Walter Genua, in Primo piano Molise, febbraio 2011.
  • Presentato l'ultimo libro di Genua. “Studi giovanili di storia dell'Arte”, in Il Quotidiano del Molise, febbraio 2011.
  • 1958 - Medaglia d'oro al Premio Castello Svevo, Termoli.
  • 1959 - Premio Ente del Turismo, Mostra d'Arte figurativa, Maddaloni.
  • 1960 - Premio Ministero dei Trasporti, Mostra Interregionale Città di Isernia.
  • 1964 - Cavalletto d'oro al III Premio Termoli.
  • 1964 - Primo premio ex equo, Mostra Regionale d'Arte Sacra, Campobasso.
  • 1964 - Premio acquisto Città di Alessandria, I Rassegna Nazionale d'Arte figurativa “Il Lavoro Italiano”, Roma.
  • 1966 - Premio segnalazione Biennale d'Arte d'Abruzzo e Molise, L'Aquila.
  • 1973 - Quinto premio per la sezione grafica, XIII Premio nazionale di Pittura “Il fiore nell'arte”, Centro Versiliese delle Arti, Bottega dei Vàgeri, Viareggio, aprile.
  1. ^ Renato Lalli in Mostra personale di Walter Genua, Tipografia Lampo, giugno 1972
  2. ^ a b Gino Marotta in La sesta mostra di pittura molisana, articolo firmato 19 giugno 1954
  3. ^ Tratto dalla lettera originale custodita nell'archivio di famiglia
  4. ^ Rino Cardone in Lo Spazio e il Tempo, a cura del Centro di Ricerca e Iniziative Culturali “Francesco Jovine”, Tipolitografia L'Economica, novembre 1995, p. 9.
  5. ^ Ibidem; p. 15.
  6. ^ Gino Marotta, Roma 1968
  7. ^ Il Comitato d'onore nell'edizione del 1965 annovera: On. Prof. Luigi Gui, Ministro della Pubblica Istruzione, Presidente; On. Giulio Andreotti, Ministro della Difesa; Mons. Raffaele Baratta, Arcivescovo di Perugia; Avv. Carlo Gerlini, Prefetto di Perugia; Mons. Giovanni Fallani, Presidente della Commissione Pontificia d'Arte Sacra; On. Antonio Berardi, Sindaco di Perugia; On. Prof. Giuseppe Ermini, Rettore Università di Perugia; Prof. Salvatore Valitutti, Pres. Accademia Belle Arti Vannucci. Nel Comitato ordinatore: Gerardo Dottori, pittore; Diego Donati, pittore; Manlio Bacosi, pittore.
  8. ^ Marcello Camillucci in XIX Mostra Nazionale d'Arte Sacra e del Paesaggio Mistico, catalogo della mostra, Perugia 1965; p. 3
  9. ^ Terza mostra nazionale d'arte giovanile, catalogo della mostra, Palazzo delle Esposizioni, Roma 1958; p. 9
  10. ^ Op. cit., Fortunato Bellonzi, p. 19
  11. ^ Articolo apparso su quotidiano molisano, 4 aprile 1960.
  12. ^ A. Cirino, Il sottobosco, Enne, Ferrazzano 1965; p. 81
  13. ^ Ibidem; p. 82
  14. ^ Op. cit.
  15. ^ Il medesimo testo sarà pubblicato successivamente sul quotidiano “Il lavoratore”, mercoledì 5 giugno 1963
  16. ^ Galleria Civica d'arte contemporanea Termoli. Catalogo generale, De Luca Editori d'Arte, dicembre 2005; p. 110
  17. ^ Il Messaggero, 24 agosto 1969
  18. ^ Pasquale Mastropaolo, Augusto Massa, Antonio Pettinicchi, Maria Lusia Benevento, Alfredo Pizzanelli, Umberto Di Muzio, Norberto Lombardi, Nicola Penazzelli, Renato Lalli, Maria Leonessi, Domenico Fratianni, Antonio Giannantonio, Ettore Marucci, Giuseppe Anzolino, Paolo Oriunna, Enzo Marinelli, Antonio De Attellis, Virginia Maurizio, Allegrino Lombardi.
  19. ^ Op. Cit.; p. 57.
  20. ^ Manifesto del Gruppo 70 a firma di Walter Genua, Augusto Massa, Lino Mastropaolo e Antonio Pettinicchi, in Gruppo 70, catalogo della mostra, L'Approdo, centro d'arte moderna, Napoli, 1971, catalogo n. 23, pp. 2-3.
  21. ^ Antonio Cirino, in Il Messaggero del Molise, 22 settembre 1961.
  22. ^ Op. cit., p. 16.
  23. ^ Il Tempo, mercoledì 28 giugno 1967, p. 5.
  24. ^ Le opere in questione sono: Carboni molisani, Famiglia contadina molisana, Volto di giovane contadina, Volto di vecchia contadina molisana, Agricoltura molisana.
  25. ^ Premio di Pittura e di Grafica “Agricoltura e Lavoro nel Molise”, 29 aprile-7 maggio 1976, catalogo della mostra.
  26. ^ Walter Genua e Lino Mastropaolo in Molise. Politica, cultura, informazione, economia, periodico mensile, anno I, n. 1, giugno 1977, pp. 72–73.
  27. ^ Ibidem.
  28. ^ Testo conservato nell'archivio di famiglia.
  29. ^ Nicola Iacobacci in La Vallisa. Quadrimestrale di letteratura ed altro, anno I, n. 1, ottobre 1981, pp. 44–45.
  30. ^ Giovanni Mancinone in l'Unità, 5 aprile 1981.
  31. ^ a b Walter Genua. Oltre la realtà, Artes contemporanea, novembre 2013
  32. ^ Ibidem
  33. ^ Walter Genua a proposito della sua arte; catalogo della mostra Natural, 1982
  34. ^ A proposito della mostra Dieci paesaggi in blu, 1984.

Bibliografia

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  • Terza Mostra Nazionale d’Arte Giovanile. Catalogo della mostra (Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1958), Roma, Altomare, 1958.
  • Egidj Altomare, Genua. Catalogo della mostra (Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1960), Roma, Tipografia Ugo Quintily, 1960.
  • 1ª Mostra interregionale di Arti figurative “Città di Isernia”. Catalogo della mostra (Edificio scolastico “Don Bosco”, Isernia, 1960), Isernia, Tipografia La veloce, 1960.
  • Walter Genua. Mostra personale di sculture e disegni (Via Orefici n. 7, Campobasso, 1961), Campobasso, Tipografia F.lli Quartieri, 1961.
  • IV Mostra-Concorso Nazionale del Ritratto Contemporaneo. Catalogo della mostra (Galleria dell’Accademia, Firenze, 1962), Firenze, Tipografia Grossi, 1962.
  • Olii e disegni di Walter Genua. Catalogo della mostra (Nuovo Circolo Unione, Bojano, 1964), Bojano, 1964.
  • Disegni e sculture di Walter Genua. Catalogo della mostra (Sala di esposizione di Viale Elena, Campobasso, 1964), Campobasso, 1964.
  • XIV Mostra Nazionale d’Arte Sacra e del Paesaggio Mistico. Catalogo della mostra (Sala dei Notari, Palazzo Comunale, Perugia, 1965), Perugia, Tipografia Giostrelli, 1965.
  • A. Cirino, Il Sottobosco, Nocera, Nocera editore, 1965.
  • Seconda Biennale dell’Incisione Artistica Italiana d’Oggi e del Disegno originale. L’ex libris contemporaneo nel mondo. Catalogo della mostra (Palazzo della Ragione, Padova, 1966), Padova, Tipografia Antoniana, 1966.
  • XVI Mostra Nazionale d’Arte Sacra e del Paesaggio Mistico. Catalogo della mostra (Sala dei Notari, Perugia, 1967), Perugia, 1967.
  • 3º Premio Nazionale di Pittura. Catalogo della mostra (Corciano, 1967). Seconda ristampa, Corciano, 1967.
  • Primo Concorso Nazionale di Incisione e Bianco e nero. Catalogo della mostra (Circolo culturale “Il Galileo”, Piombino, 1967), Piombino, Tipografia Perseveranze, 1967.
  • Rassegna Incisori “Calabria, Campania, Puglie”. Catalogo della mostra (Circolo pittori scledensi “Zodiaco”, Schio (Vicenza), 1968), Schio, Tipografia Cracco, 1968.
  • 1ª Mostra-Premio Internazionale dell’incisione contemporanea “Bulino d’oro”. Catalogo della mostra (Galleria d’arte “La Labronica”, Livorno, 1968-69). Catalogo n. 9, Livorno, Tipografia Stella del mare, 1968.
  • Walter Genua. Sculture e incisioni. Catalogo della mostra, Campobasso, 1968.
  • Gruppo 70. Catalogo della mostra (Galleria l’Approdo, Napoli, 1971). Catalogo n. 23, Napoli, 1971.
  • Iª Mostra-Concorso Nazionale di Pittura, Grafica, Incisione “Città di Piombino”. Catalogo della mostra (Patronato Accademia Internaz.le di S. Marco di Belle Arti, Piombino, 1971-72), Roma, DUERRECI Edizioni Grafiche, 1971.
  • Mostra personale di Walter Genua (Torretta Belvedere, Termoli, 1971), Termoli, Tipografia Lampo, 1971.
  • Mostra personale di Walter Genua (Galleria “Il Cigno”, Campobasso, 1972), Campobasso, Tipografia Lampo, 1972.
  • XII Mostra Nazionale di Grafica italiana. Catalogo della mostra (Verritrè – centro d’arte in Roma, Diano Marina, 1972), Diano Marina, Tipografia Caradossi, 1972.
  • L. Servolini, Gli incisori d’Italia. Documentario illustrato dell’Associazione “Incisori d’Italia” (I.D.IT.), Volume secondo, 170 illustrazioni, Milano, Edizioni Incisori Associati Milano (EIAM), 1974.
  • Premio di Pittura e di Grafica “Agricoltura e Lavoro nel Molise”. Catalogo della mostra (Campobasso, 1976), Campobasso, 1976.
  • 10º Premio Lario Cadorago. Catalogo della mostra (Villa Olmo, Como, 1977), Como, Tipolito/Uniongraf, 1977.
  • Galleria Civica d’Arte Contemporanea Termoli. Catalogo della mostra (Termoli, 1978), Termoli, Tipo-Lito Adriatica, 1978.
  • 1ª Rassegna d’arte Campobasso. Fratianni, Fuso, Genua, Mastropaolo, Napoli, Pettinicchi, Spina (Campobasso, 1981), Pomezia, Rotolstilgraf, 1981.
  • Biennale di Incisione e Grafica Originale “Luigi Servolini”. Catalogo della mostra (Villa Pendola, Livorno, 1982), Livorno, Ente Provinciale per il Turismo di Livorno, 1982.
  • Natural. Mostra personale di Walter Genua (Circolo Sannitico, Campobasso, 1982), Campobasso, 1982.
  • J. Pietrobelli e C. Romoli, Raduno Internazionale Arte Contemporanea “San Zeno Pisa”. Catalogo generale (Pisa, 1983), Pisa, Grafica Zannini, 1983.
  • Dieci paesaggi in blu di Walter Genua. Catalogo della mostra (Galleria d’arte Comunale, Campobasso, 1984), Campobasso, 1984.
  • Mostra personale di Walter Genua (Galleria Civica Palazzo di Città, Campobasso, 1986), Campobasso, Tipografia Lampo, 1986.
  • L’arte come alchimia. Mostra personale di Walter Genua (Galleria Comunale di Piazza Prefettura, Campobasso, 1987), Campobasso, 1987.
  • Walter Genua, Lo Spazio e il Tempo. Sculture 1950-1980, Campobasso, Tipografia L’economica, 1995.
  • M. Bignardi, Contemporanea. Appunti per una storia delle arti visive nel Molise dal 1945 al 1992, Venafro, Edizioni Vitmar, 1997.
  • Galleria Civica d’Arte Contemporanea Termoli. Catalogo generale. Volume primo. Selezione della raccolta, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2005.
  • Fuoriluogo 11. Duecentoanni. Catalogo della mostra (Galleria Limiti inchiusi, Campobasso, 2006-2007), Campobasso, Edizioni Limiti inchiusi, 2006.
  • La Grafica di Walter Genua. Catalogo della mostra (Dopolavoro ferroviario, Campobasso, 2009), Campobasso, 2009.
  • C. F. Carli, D. Fonti e C. Terenzi, Galleria Civica d’Arte Contemporanea Termoli. Catalogo generale. Volume secondo, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2010.
  • Walter Genua, Studi giovanili di storia dell’arte, Campobasso, Tipografia L’economica, 2010.
  • T. Evangelista e F. Della Ventura, Walter Genua. Oltre la realtà. Catalogo della mostra (Artes contemporanea, Campobasso, 2013), Campobasso, Artes contemporanea, 2013.
  • Silvia Valente, Da Panno a Bandiera. Catalogo della mostra (Circolo Sannitico, Campobasso, 2020), Campobasso, Tipografia G.E.F.IM. sas, 2020.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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