Walther Flender (Düsseldorf, 11 gennaio 1880Punta Gnifetti, 26 febbraio 1902) è stato un alpinista e scrittore tedesco, scalatore talentuoso rappresentante dei senza guida alpina, morì a soli 22 anni precipitando in un crepaccio sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa[1][2].

Walther Flender
NazionalitàGermania (bandiera) Germania
Alpinismo
Specialitàsci alpinismo, roccia e ghiaccio
Conosciuto per essere stato un pioniere degli alpinisti senza guida

Biografia

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Flender era figlio di un industriale di Düsseldorf e iniziò la sua attività alpinistica sulle Alpi Centro-orientali con le migliori guide della fine del XIX secolo. Successivamente si legò alla corda dei massimi esponenti del movimento dei "senza guida" dell’epoca, quali Karl Blodig, Ludwig Purtscheller, Edward Theodore Compton, Oskar Eckenstein, Heinrich Hess, Humphrey Owen Jones, Robert Lendlmayer von Lendenfeld e Geoffrey Winthrop Young[2]. Praticò escursioni in montagna in Engadina, nelle Alpi Bernesi e Vallesi, sul Monte Bianco, nel Delfinato e in Corsica. A 17 anni salì il Titlis e lo Spànnort, nel 1898 lo Jungfrau e il Finsteaarhom; nel 1899 compì alcune nuove ascensioni nell'Engadina, poi salì il Nadelhorn di Mischabel per la parete est, compì la difficile traversata dell' Aiguille dell' Argentière nella catena del Monte Bianco, visitò i gruppi del Gran Paradiso e della Vanoise salendo in questo la Grande Motte e la Grande Gasse senza guide, poi arrampicò ancora il Monviso senza guide, la Barre des Ecrins con guide, traversò la Bréche de la Meìje e a Zermatt, chiuse la sua campagna alpinistica con la traversata del Cervino e la difficilissima nuova discesa della nordend per la cresta nord scendente del Jàgerjoch. Nel 1899 compì la prima salita della cresta nord del Monte Rosa: Walther Flender partì il 5 settembre con le guide Heinrich Burgener e Ferdinand Furrer, per l'estremità nord, la cui cima la compagnia raggiunse alle 10:15. Alle 12:15 iniziarono la discesa attraverso la cresta nord, detta Cresta Caterina, e incontrarono una tormenta di neve, così che non raggiunsero l'ultimo dislivello di 80 metri prima delle 17:50 e impiegarono fino alle 20:30 per scendere allo Jägerjoch. Quindi sfruttarono ben nove ore per la discesa di 650–700 m. Le condizioni meteorologiche li costrinsero a bivaccare a 3.900 m.[1] Nel 1900 il servizio militare gli concesse appena una breve visita al gruppo del Dimmastock. Straordinaria per numero e importanza di ascensioni fu la campagna del 1901, cominciando dalla Corsica, ove salì una ventina di punte, poi passando in Tarantasia, salì senza guide una quindicina di vette, con qualche novità, e dirigendosi poi al gruppo della Levanna, nelle Alpi Graie[3], ove accompagnato dalla guida J.M. Blanc, detto le Greffier, da suo figlio maggiore Jean-Marie e dallo svizzero Alfred Müller, concluse parecchie salite per nuova via e la traversata delle tre Levanne e della Levannetta in un solo giorno. Ritornato nelle Alpi Pennine vi salì gran parte delle principali vette dei gruppi del Mischabel e del Weissmies. poi del bacino di Zermatt, sempre con qualche novità di percorso, e terminò con alcune salite nelle Alpi Bernesi[1]. Morì il 26 febbraio a Grenzgletseher nel Vallese con Pani König di Berna durante un'escursione sciistica con guide e amici dal Rifugio Betemps alla Punta Gnifetti, a 3.340 metri di altitudine. I due alpinisti precipitarono in un crepaccio di neve fresca largo 3 metri e profondo 28 metri e morirono nella caduta[2]. Scrisse resoconti delle sue scalate nel Österreichische Alpenzeitung, la rivista del Club alpino austriaco e contribuì particolarmente nell'opera illustrativa delle Alpi svizzere. Stipulò altresì parecchie relazioni per varie periodici alpini, come L'Alpina, il Jahrb S.A.C., l'Alpen-Zeitung, la Revue Lyonnaise. Era studioso delle montagne che visitava ed aveva in animo di scrivere delle monografie sulla Levanna e sul Nadelgrat (presso Zermatt); pensava pure di intraprendere una spedizione sui monti dell'Himalaya e pochi minuti prima di precipitare nel crepaccio in cui doveva perire, parlava coll'amico Kònig di una prossima salita al Dammastock con gli sci[1].

  1. ^ a b c d Karl Bolig, Zur Erinnerung an Walther Flender. 11. Januar 1880 - 26. Februar 1902, Lipsia, Fischer & Wittig, 1903.
  2. ^ a b c Rivista mensile del Club alpino italiano, Milano, Club alpino italiano, 1902.
  3. ^ Alpi Graie meridionali, Milano, Touring, 1980.

Bibliografia

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  • Karl Bolig, Zur Erinnerung an Walther Flender. 11. Januar 1880 - 26. Februar 1902, Lipsia, Fischer & Wittig, 1903.
  • Alpi Graie meridionali, Milano, Touring, 1980.
  • Rivista mensile del Club alpino italiano, Milano, Club alpino italiano, 1902.