Profondo rosso

film del 1975 diretto da Dario Argento
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Profondo rosso è un film del 1975, diretto dal regista Dario Argento, del quale rappresenta, secondo molti critici cinematografici, e molti fan, la massima espressione registica.

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Durata126'
Rapporto2,35:1
Regia{{{regista}}}
Logo ufficiale del film

Trama

Template:Trama Poco dopo una dimostrazione di poteri paranormali in un teatro, una medium viene barbaramente uccisa. All'omicidio assiste un musicista che da quel momento si improvvisa detective, aiutato da una bislacca giornalista. Il maniaco colpirà ancora, con sempre maggior ferocia, per cancellare le tracce che riconducono a lui. Alla fine, il musicista scoprirà una terribile verità grazie ad una visita in una spettrale villa abbandonata, e scoprirà che l'omicida gli è più vicino di quanto non sospetti.

Commento

Profondo Rosso non viene considerato il capolavoro di Argento per caso. Mai come in questo film, infatti, le caratteristiche del cinema di Argento del periodo vengono messe in mostra così bene: riprese soggettive che fanno immedesimare il pubblico con l'assassino, omicidi truculenti e decisamente splatter, un serial killer nerovestito e dalla mente disturbata, una colonna sonora splendida e pervasiva, opera del gruppo di rock progressivo Goblin e del jazzista Giorgio Gaslini.

Sotterraneamente, altri elementi si muovono nel cinema di Argento, elementi che sbocceranno solo in seguito, nei suoi film più propriamente horror, ma che sono ben presenti anche in Profondo Rosso: la ricerca di ambienti che rendano "surreale" lo svolgimento del film, la trama volutamente trascurata per concentrarsi sulle potenzialità del montaggio e dell'inquadratura, la poca attenzione mostrata per gli attori.

Tutto il film si incentra sul tema del ricordo: il ricordo del trauma, innescato dalla canzoncina infantile, spinge l'assassino al delitto, il ricordo dell'infanzia infelice spinge l'amico di Marcus, Carlo, all'alcolismo, il ricordo confuso di Marcus lo tormenterà per tutto il film, fino a svelarsi nel finale con il conseguente riconoscimento dell'assassino.

Argento, inoltre, mette volutamente alla berlina il processo logico e lo svolgimento classico del giallo, che è ormai troppo angusto per il suo paradigma di cinema. I protagonisti del film, infatti, vagano per tutto il tempo alla ricerca di indizi, che puntualmente gli vengono negati dall'intervento dell'assassino, e alla fine riescono a risalire al colpevole sbagliato, causandone innavvertitamente la morte. L'assassino, viceversa, pare onnisciente e riesce senza difficoltà ad introdursi dovunque, sopraffacendo anche vittime più forti di lui.

Dunque, è l'assassino e la sua follia il protagonista indiscusso di Profondo Rosso: il tema del killer psicopatico non era molto in auge nell'Italia del periodo e Argento ne rivela tutte le possibilità espressive, comprese le ormai celebri scene in cui inquadrature ravvicinatissime di bambolotti e biglie cercano di ricostruire la psiche distorta del serial killer.

Il film generò una vera e propria sequela di imitatori, mettendo il definitivo sigillo alla stagione del thriller italiano (all'estero conosciuto col nome di "giallo").

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