Serial killer
Un serial killer, o assassino seriale, è un pluriomicida di natura compulsiva che uccide persone con caratteristiche comuni - come genere, età, sesso o professione -, con o senza regolarità temporale e con un modus operandi specifico.[1][2]La natura compulsiva dell'azione, talvolta priva di movente, è in genere legata a traumi della sfera emotivo-sessuale, come isolamento sociale, comportamento irregolare, ossessioni narcisistiche, sessuali ed altri.[3]
Inoltre, a causa delle motivazioni precedenti, il soggetto spesso associa i suoi traumi e i moventi (distaccati dalla vittima) alle persone uccise, così si sviluppa un modus operandi [4] che l’assassino applica a ogni omicidio.[5] Può trattarsi di uno specifico metodo di omicidio, di una regola che l’assassino segue o di una tipologia di persone che uccide.
Origini e significato del termine
modificaLa 'paternità' della denominazione di serial killer è generalmente attribuita ai profiler Robert Ressler e John E. Douglas, agenti speciali dell'FBI, primi a studiare in maniera sistematica il fenomeno dell'omicidio seriale dagli anni sessanta del XX secolo[6].
Il primo utilizzo della definizione di "assassino seriale" ("Serienmörder") compare in Germania in un articolo scientifico del 1930, "Die Düsseldorfer Sexualverbrechen", scritto dal criminologo tedesco Ernst Gennat, investigatore e direttore della polizia criminale di Berlino nella prima metà del ventesimo secolo, in riferimento al caso di Peter Kürten, il "vampiro di Düsseldorf".
Tuttavia, vanno rilevate anche altre ipotesi relative alla definizione e al concetto.[7]
Caratteristiche dei serial killer
modificaIl serial killer è colui che commette due o più omicidi in località distinte, intervallati da un periodo di tempo, caratterizzato da una fase di "raffreddamento emozionale".
I serial killer possono essere suddivisi in serial killer organizzati e disorganizzati. Il serial killer organizzato si configura come individuo psicopatico, dotato di un quoziente intellettivo al di sopra della media, solitamente ben inserito in ambito sociale e razionale, e meticoloso. Nel caso, invece, del serial killer disorganizzato, si fa riferimento a un soggetto affetto da sociopatia, ridotto senso della realtà e a una forte impulsività.
Le motivazioni psicologiche dell'assassino seriale possono essere estremamente diverse, ma in gran parte dei casi sono legate a pulsioni di potere o a pulsioni sessuali, soprattutto con connotazioni sadiche. La psicologia dell'assassino seriale è spesso caratterizzata da una sensazione di inadeguatezza e da un basso livello di autostima, legati talvolta a traumi infantili come umiliazioni, bullismo o abusi sessuali, oppure a una condizione socio-economica particolarmente deprimente.[3][8] Il crimine costituisce in questi casi una fonte di compensazione da cui trarre una sensazione di potenza, di riscatto sociale. Queste sensazioni possono derivare sia dall'atto omicida in sé, sia dalla convinzione di poter superare in astuzia la polizia. L'incapacità di provare empatia per la sofferenza delle proprie vittime, altra caratteristica comune agli assassini seriali, è spesso descritta con aggettivi come psicopatica o sociopatica. Associata al sadismo e al desiderio di potere, essa può condurre alla tortura delle proprie vittime o a tecniche di uccisione che coinvolgono un supplizio prolungato nel tempo della vittima.
Molte assassine seriali sono considerate vedove nere, cioè donne che uccidono prevalentemente per ragioni economiche o di guadagno[9] e che preferiscono avvelenare o strangolare le loro vittime, mentre per i killer uomini l'omicidio comprende un grande coinvolgimento fisico e ciò include quindi armi bianche, armi da fuoco, o comunque qualsiasi oggetto che possa essere utilizzato come arma.
Data la natura morbosa, psicopatica e sociopatica della condotta criminale dell'assassino seriale, nella maggior parte dei processi l'avvocato difensore invoca l'infermità mentale. Questa linea di difesa, però, fallisce quasi sistematicamente nei sistemi giudiziari, come quello degli Stati Uniti, in cui l'infermità mentale è definita come l'incapacità di distinguere bene e male al momento in cui l'atto criminale si è consumato. I crimini degli assassini seriali sono quasi sempre premeditati e l'omicida stesso trova, non raramente, la propria motivazione nella consapevolezza del significato morale dell'omicidio.
Psicologia e sviluppo
modificaMolti assassini seriali presentano disfunzioni di fondo. Spesso sono stati bambini maltrattati in senso fisico, psicologico o sessuale, anche se vi sono casi documentati in cui non risultano abusi. Da ciò potrebbe derivare la stretta relazione tra crimini e abusi subiti nell'infanzia. Ad esempio, John Wayne Gacy era spesso malmenato dal padre, deriso come "femminella" e insultato. Da adulto, stuprò e torturò 33 ragazzi accusandoli di essere "finocchi" e "femminelle", quando egli stesso era bisessuale. Richard Ramirez veniva spesso picchiato dal padre per motivazioni futili, mentre passava il tempo libero con il cugino reduce del Vietnam che gli raccontava della guerra e di come avesse ucciso e violentato numerose persone; in seguito alle violenze subite dal padre e anche a causa dei racconti morbosi riportati dal cugino, divenne il cacciatore notturno. David Berkowitz venne prima abbandonato dai genitori biologici; poi, alla morte per cancro della madre adottiva, venne abbandonato anche dal padre adottivo, che lo riteneva stupido, e da qui derivò il suo impulso all’omicidio. Albert Fish a cinque anni venne preso a frustate nell'orfanotrofio; da lì sviluppò le sue parafilie. In una coppia conosciuta come Barbie e Ken, Paul Bernardo (Ken) lo divenne quando scoprì di essere un figlio illegittimo.
Carroll Cole era stato violentato dalla madre, che voleva rapporti extramatrimoniali e forzava Cole a vederlo, picchiandolo e ordinandogli di assicurarle che non lo avrebbe detto al padre. In età adulta Cole uccise ogni donna "persa" che gli ricordasse sua madre, in particolar modo quelle donne sposate che cercavano avventure sessuali all'insaputa dei mariti. Di Pedro Alonso López, che nutrì un grande odio verso la madre, si sospettano almeno 350 omicidi: tutte le vittime erano donne che voleva punire per la misoginia sviluppata nel corso degli anni. Edmund Kemper veniva maltrattato dalla madre e dal padre, che successivamente lo abbandonò; da qui sviluppò fantasie violente che lo portarono a sterminare parte della famiglia. Ed Gein era figlio di una donna luterana e fanatica religiosa, che aveva trasmesso ai figli il concetto dell'innata immoralità del mondo, l'odio per l'alcolismo e il fatto che tutte le donne (esclusa lei) fossero prostitute; inoltre, il sesso era accettabile soltanto al fine di procreare. Ogni pomeriggio leggeva ai propri figli la Bibbia, in particolare passi dell'Antico Testamento che trattano della morte, dell'omicidio e della punizione divina. Una volta, sorprendendone uno mentre si masturbava nella vasca da bagno, gli afferrò i genitali, chiamandoli la "maledizione dell'uomo", e lo immerse nell'acqua bollente per punirlo. Ted Bundy, invece, aveva subito un trauma a causa della madre, che gli aveva mentito fino all'adolescenza, fingendo di essere sua sorella. La scoperta che quella che credeva essere sua madre era invece sua nonna e che quella che credeva essere sua sorella era invece sua madre gli sconvolse la mente.
Alcuni assassini seriali non sembrano essere soggetti a nessun tipo di abuso durante l'infanzia, anche se possono non essere stati riconosciuti e ceduti per l'adozione, oppure essere passati di parente in parente, creando il sentimento e la sensazione di non essere desiderati e senza radici, come, ad esempio, Gerald Stano. È spesso impossibile sapere esattamente cosa sia successo durante l'infanzia di ognuno, così alcuni di loro possono negare di aver subito abusi, mentre altri possono ingiustamente dichiarare di averlo subito; in tal modo sperano di catturare la compassione delle altre persone e dire agli psicologi ciò che desiderano sentirsi dire.
L'elemento di fantasia negli assassini seriali non va enfatizzato. Essi iniziano spesso a fantasticare di un'assassinio durante l'adolescenza o anche prima. Le loro vite immaginarie sono molto ricche ed essi sognano a occhi aperti, in modo compulsivo, di dominare e uccidere le persone, spesso con elementi molto specifici della fantasia omicida che si renderanno evidenti nei loro crimini reali. Alcuni assassini sono influenzati dalle letture sull'Olocausto e fantasticano di essere responsabili di campi di concentramento. Comunque, in questi casi non è l'ideologia politica del Nazismo ciò di cui godono o che li ispira, bensì semplicemente l'attrazione per la brutalità e il sadismo della sua applicazione.
Altri godono della lettura delle opere del Marchese de Sade, dal cui nome deriva il termine "sadismo" per via delle sue storie zeppe di stupri, perversioni, torture e omicidi. Molti fanno uso di pornografia, spesso violenta e incentrata sul bondage, anche se leggono riviste in cui vengono narrati veri casi di omicidio. Altri possono essere affascinati ed eccitati da materiale meno ovviamente discutibile. Jeffrey Dahmer, per esempio, affascinato dal personaggio dell'Imperatore Palpatine di Il ritorno dello Jedi, comprò addirittura delle lenti a contatto gialle per somigliare al personaggio malvagio, mentre diversi assassini seriali affermano che le loro fantasie sono state influenzate dalla Bibbia, in particolare dal Libro dell'Apocalisse. È il caso di Earle Nelson, omicida statunitense che strangolò e abusò dei cadaveri di almeno 22 o 25 donne.
Alcuni assassini seriali mostrano, nella fanciullezza, uno o più segnali di avvertimento noti come triade di MacDonald, composta da piromania, invariabilmente solo per il gusto di distruggere, crudeltà verso gli animali (zoosadismo) e enuresi oltre l'età in cui i bambini cessano di presentare tale comportamento.
Comunque, questa triade, teorizzata nel 1963, è stata messa in discussione dai ricercatori. Essi notano che molti bambini e adolescenti accendono fuochi o nuocciono agli animali per diverse ragioni, quali la noia, l'imitazione delle punizioni inflitte dagli adulti agli animali domestici, l'esplorazione di un'identità da "duro" o perfino sentimenti di frustrazione. È quindi difficile sapere se queste variabili siano davvero rilevanti per l'eziologia dell'assassinio seriale e, se così fosse, quanto lo siano con precisione. Molti assassini seriali dichiarano di aver compiuto il loro primo omicidio tra i 20 e i 25 anni, anche se questo dato può variare notevolmente. Infatti, ce ne sono alcuni che dichiarano di aver ucciso per la prima volta verso i 38 anni, mentre altri, a 15 anni, ammettono di aver compiuto 4 omicidi nei 2 anni precedenti. Per esempio, Mary Bell massacrò con la complice 2 bambini all'età di 11 anni. Jesse Pomeroy e Seito Sakakibara compirono 2 omicidi all'età di 14 anni. Giorgio William Vizzardelli uccise per la prima volta all'età di circa 15 anni. Pedro Rodrigues Filho commise le sue prime 2 vittime a 14 anni. Cayetano Santos Godino uccise la sua prima vittima, una bambina di 9 anni. Valentino Pesenti nel 1976 uccise a coltellate la sua prima vittima all'età di 14 anni. Jean Grenier nel Seicento uccise e cannibalizzò alcuni bambini di 15 anni. Mentre l'adolescente americano Rod Ferrell aveva solo 16 anni quando, nel 1996, uccise una coppia sposata in Florida, bevendo il loro sangue.
Tuttavia, esiste anche una piccola percentuale di serial killer che decide di dare libero sfogo alla propria furia omicida soltanto dopo aver raggiunto la mezza età, o addirittura oltre. Per esempio, Andrej Romanovič Čikatilo, il Mostro di Rostov, autore di almeno 53 omicidi, commise il suo primo delitto quando aveva 42 anni. Albert Fish uccide per la prima volta a circa 30 anni. Continuò a uccidere, a commettere stupri e ad adottare pratiche di cannibalismo per quasi 60 anni. Vasili Komaroff, il Lupo di Mosca, aveva iniziato a uccidere e derubare le sue vittime a partire dagli anni '20, all'età di circa 50 anni. Questa, secondo molte teorie, sarebbe una specie di tattica evasiva in quanto, anche se l'assassino dovesse essere preso dalla polizia, non dovrebbe affrontare il problema di trascorrere una vita intera in carcere, ma semplicemente viverci per il numero limitato di anni che gli restano.
Molti esperti sostengono che una volta compiuto il primo omicidio, è pressoché impossibile, o comunque estremamente raro, che un assassino seriale si fermi. Recentemente questa posizione è stata ripresa in considerazione, poiché nuovi assassini seriali sono stati catturati grazie a metodi come il test del DNA, oggi a disposizione degli investigatori. In particolare, gli assassini seriali catturati grazie a questi test sono proprio quelli che non sono in grado di controllare i propri impulsi omicidi. Così, questi assassini seriali sono fortemente rappresentati nelle statistiche degli uccisori assicurati alla giustizia.
La frequenza con cui uccidono può variare molto. Juan Corona uccise almeno 25 persone in sole 6 settimane, mentre Frederick West e sua moglie Rosemary mieterono 12 vittime in un periodo di circa 20 anni. Valentino Pesenti uccise 4 persone in 15 anni, mentre Josef Schwab uccise 5 persone in 5 giorni. Jeffrey Dahmer uccise 17 ragazzi in 13 anni, mentre Donato Bilancia uccise 17 persone in 6 mesi. Luis Alfredo Garavito uccise a colpi di machete più di 140 o 172 bambini in circa 8 anni, mentre Hu Wanlin avvelenò almeno 146 persone in circa un anno e mezzo. Roberto Succo uccise in tutto 7 persone negli 8 anni della sua latitanza in Francia, a seguito dell'omicidio dei suoi genitori.
Diffusione
modificaCi sono stati rapporti contrastanti sull'estensione dell'omicidio seriale. Negli anni '80 l'FBI sostenne che c'erano all'incirca 35 serial killer attivi negli Stati Uniti, indicando che gli assassini seriali in questione avevano commesso il loro primo omicidio e non erano ancora stati assicurati alla giustizia o fermati con altri mezzi, come suicidio o morte naturale.
Questi numeri sono stati spesso esagerati. Nel suo libro del 1990 Serial Killers: The Growing Menace, Joel Norris sostenne che esistessero 500 assassini seriali attivi negli USA, che provocassero 5.000 vittime all'anno, ossia approssimativamente un quarto degli omicidi noti della nazione. Queste statistiche sono considerate sospette e non supportate da prove. Alcuni hanno affermato che coloro che studiano o scrivono di assassini seriali, siano essi impegnati in una professione legale o giornalisti, abbiano un interesse nascosto a esagerare la minaccia rappresentata da tali soggetti.
In termini di casi riportati, sembra che ci siano molti più assassini seriali attivi nelle nazioni occidentali sviluppate che altrove. Diversi fattori possono contribuire a ciò:
- Le tecniche di investigazione sono più efficaci nelle nazioni sviluppate. Le molteplici vittime di uno stesso soggetto vengono rapidamente individuate come collegate, quindi l'arresto del colpevole avviene più rapidamente rispetto a quanto avviene in una nazione con meno risorse a disposizione della polizia.
- Le nazioni sviluppate dispongono di mezzi di informazione altamente competitivi, perciò i casi vengono riportati più rapidamente.
- I mezzi di informazione negli USA e nell'Europa occidentale hanno evitato la censura su larga scala sancita dallo Stato, censura che esiste in certe altre nazioni nelle quali le storie relative a omicidi seriali sono state eliminate. Un esempio è il caso dell'Ucraina con il serial killer Andrei Chikatilo, le cui attività continuarono nonostante non fossero state segnalate dalla Polizia dell'ex Unione Sovietica, a causa dell'idea che solo nelle ipoteticamente corrotte nazioni capitaliste occidentali questo tipo di assassini proliferava. Dopo il crollo dell'URSS, ci furono diversi rapporti prolifici su assassini seriali, i cui crimini erano stati nascosti in precedenza dietro la Cortina di ferro.
- Le differenze culturali potrebbero spiegare un numero maggiore di assassini seriali, non solo un maggior numero di casi segnalati.
Tipi di serial killer
modificaI criminologi e le istituzioni, come l'FBI, identificano diversi tipi di serial killer. In generale sono classificabili in due grandi categorie: organizzati e disorganizzati. Un'altra classificazione, in parte indipendente, riguarda invece le motivazioni specifiche dell'omicida.
Tipi organizzati e disorganizzati
modifica- I tipi organizzati sono uccisori lucidi, spesso molto intelligenti, metodici nella pianificazione dei crimini. Mantengono un alto livello di controllo sull'andamento del delitto; non raramente dispongono di conoscenze specifiche sui metodi della polizia, che applicano allo scopo di occultare scientificamente le prove. Seguono con attenzione l'andamento delle indagini sui mass media e concepiscono i loro omicidi come progetti di alto profilo. Spesso questo tipo d'assassino ha una vita sociale ordinaria, amici, amanti o addirittura una famiglia.
- I tipi disorganizzati agiscono impulsivamente, spesso uccidendo quando se ne presenta l'occasione, senza una reale pianificazione. Spesso hanno un basso livello culturale e un quoziente d'intelligenza non eccelso; non sono metodici, non occultano le tracce, sebbene talvolta siano in grado di sfuggire alle indagini per qualche tempo, principalmente spostandosi velocemente e grazie alla natura intrinsecamente "disordinata" del loro comportamento su lunghi archi temporali. Questo genere di criminali, in genere, ha una vita sociale e affettiva estremamente carente e, talvolta, qualche forma di disturbo mentale.
Tale classificazione si riflette sulla scena del crimine attraverso indicatori, più o meno significativi, che possono aiutare gli investigatori a delineare un primo profilo del responsabile. In particolare, il livello di organizzazione si potrà evincere dalla presenza o meno, sulla scena del delitto, dell'arma utilizzata, dal tipo di quest'ultima, dalla verifica della corrispondenza tra il luogo dell'uccisione e quello del ritrovamento, dalla presenza di tracce o di altri elementi utili all'individuazione del responsabile. Nello specifico, possiamo dire che un tipo organizzato tende a portare sul luogo del delitto l'arma o le armi che utilizzerà per commetterlo, così come provvederà a portarle via una volta completato il suo disegno criminoso. Viceversa, un tipo disorganizzato tenderà a utilizzare oggetti rinvenuti sul luogo del delitto e, talvolta, a lasciarli sul posto all'atto della fuga. La presenza di tracce, quali impronte latenti sulla scena, rivela una disorganizzazione tipica del secondo tipo, mentre ben difficilmente troveremo elementi utili qualora il responsabile appartenga alla prima categoria. Va detto che questi, come altri indicatori, entrano a far parte di un profilo criminologico dell'autore che, lungi dall'essere una prova certa e inconfutabile, può comunque costituire un valido aiuto nella ricerca del responsabile. Un esempio di omicida seriale disorganizzato è Richard Trenton Chase.
Tipi di motivazioni
modificaGli assassini seriali possono essere classificati in diverse categorie in base alle motivazioni che li spingono a uccidere, ossia al "movente" dei delitti.
Visionari/allucinati
modificaContrariamente a quanto si potrebbe supporre, non è frequente che gli assassini seriali abbiano disturbi mentali gravi, come la schizofrenia. In qualche raro caso, tuttavia, un serial killer può corrispondere a questo stereotipo e letteralmente uccidere "seguendo le istruzioni di voci nella sua testa" o come conseguenza di esperienze di tipo allucinatorio. Herbert Mullin massacrò 13 persone perché una voce gli diceva che questo sacrificio avrebbe salvato la California dal terremoto. Ed Gein pensava di poter preservare l'anima di sua madre mangiando il corpo di donne che le somigliavano fisicamente.
"Missionari", omicidi rituali e Muti Murders
modificaAlcuni serial killer concepiscono i loro omicidi come una "missione". Per esempio, lo scopo di un assassino seriale "in missione" può essere quello di "ripulire la società" da una certa categoria (spesso prostitute, come nei casi di Saeed Hanaei, Benjamin Atkins e Gary Ridgway, o membri di determinati gruppi etnici, come Elias Xitavhudzi, o omosessuali e/o sieropositivi, come Michael Lupo). Spesso sono fanatici religiosi (come Earle Nelson e il satanista Richard Ramirez) o politici, e lasciano messaggi per rivendicare e motivare le proprie azioni (come Jack lo Squartatore, David Berkowitz, Albert Fish, Zodiaco o la coppia italiana nota come Ludwig, secondo molti anche il Mostro di Firenze).
In altri casi, pensano di ricevere poteri magici dalle uccisioni (come talvolta è successo in Indonesia; il caso più noto è quello di Ahmad Suradji). In un altro caso noto dell'inizio del Novecento, una fattucchiera di nome Enriqueta Martí rapì e uccise almeno 10 bambini a Barcellona per bollirli e ricavarne pozioni magiche che vendeva a personaggi di spicco. Arrestata, fu uccisa in carcere. Infine Leonarda Cianciulli nel 1940 uccise tre donne a Correggio e ne trasformò i cadaveri in saponette e biscotti (che lei stessa mangiò) perché pensava che il loro sacrificio le salvasse i figli. Gilles de Rais nel Quattrocento torturò, stuprò e uccise almeno 140 bambini perché riteneva che il loro sacrificio avrebbe liberato il suo castello da una maledizione. Thug Behram tra il 1790 e il 1830 circa strangolò almeno 125 persone con il lembo del mantello. Sacrificò le vittime alla dea Kālī. Sachiko Eto, una donna giapponese arrestata nel 1995, uccise a bastonate 6 membri di una setta esoterica per "esorcizzarli". Tipu Sahib (1750-1799), sultano di Mysore (India), si credeva il servitore scelto da Maometto che avrebbe dovuto punire gli "infedeli": allora si mise a sodomizzare ogni europeo che incontrava, forse perché li odiava. In particolare, si accanì contro i bambini: li castrava, li stuprava sotto l'effetto di forti droghe, li bruciava su un rogo o li defenestrava.
Più in generale, in alcune zone dell'Africa, del Messico e di Haiti esistono riti (Palo Mayombe, JuJu, Jambola, Las Matanzas, Voodoo, ecc.) in cui si praticano sacrifici umani[senza fonte]; spesso vengono sacrificati bambini.[senza fonte] Queste uccisioni hanno lo scopo di "portare fortuna" alla persona che ne ha richiesto la pratica. Questi omicidi sono detti "Muti Murders" o "Omicidi per Guarigione". Adolfo Constanzo e Sara Aldrete uccisero a Matamoros tra le 38 e le 60 persone, ispirandosi a questi riti; il loro obiettivo era proteggere i narcotrafficanti. Constanzo, inoltre, era in possesso di una collana di vertebre umane. In Sudafrica Moses Mokgethi uccise sei bambini e li squartò; vendette il loro cuore, il fegato e le genitali a un affarista per "migliorare la sua fortuna". In Haiti, in alcuni rituali, si fa cadere in un coma profondo una persona con una sostanza speciale; dopo alcuni giorni, il sacerdote la risveglia con l'antidoto apposito. In alcuni casi, il Muti Murderer non la risveglia, portandola alla morte.[10]
I casi di omicidio rituale-propiziatorio si fanno risalire alla preistoria e al mondo antico. Un caso molto noto è quello degli Aztechi, un popolo precolombiano sterminato nel Cinquecento dai Conquistadores: il sacerdote disponeva la vittima, ancora viva, su un altare collocato in cima a un alto tempio, con un coltello di pietra le strappava il cuore e lo offriva al Dio del sole, Huitzilopochtli. Peraltro, i culti del Messico sono ispirati a quelli aztechi.[10] I sacrifici umani della Mesoamerica, a ogni modo, non hanno nulla a che fare con i serial killer.
Edonistici
modificaQuesto tipo di serial killer uccide per provare piacere. Alcuni amano la "caccia" più che l'omicidio in sé (come nel caso di Robert Hansen, serial killer attivo in Alaska dal 1971 al 1983). Altri torturano o violentano le loro vittime mossi da sadismo. Altri ancora uccidono le vittime rapidamente per indulgere a altre forme di attività, come la necrofilia o il cannibalismo. Il piacere per questi uccisori seriali è spesso di natura sessuale, o ha un analogo andamento e un'analoga intensità, pur non essendo riconducibile ad alcun atto esplicitamente sessuale (David Berkowitz, per esempio, provava un piacere sconvolgente nello sparare a coppie appartate, ma non si avvicinava neppure alle vittime).
Dominatori
modificaÈ il tipo di serial killer più comune. Il principale scopo dell'assassino, in questo caso, è esercitare potere sulle proprie vittime, contribuendo al rafforzamento della propria stima di sé, nel senso della propria forza fisica e morale. Questo tipo di comportamento è spesso inteso (inconsciamente o consciamente) come compensazione per abusi subiti dall'omicida nell'infanzia o nell'età adulta. Molti uccisori che violentano le proprie vittime non rientrano nella categoria "edonistica" perché il piacere che provano da tale violenza è secondario, se non addirittura assente. La violenza stessa riproduce, fedelmente o simbolicamente, una violenza subita in passato. Ted Bundy rappresenta il prototipo ideale di questa categoria di serial killer.
Angeli della morte
modificaDetti anche "angeli della misericordia", sono gli assassini seriali che agiscono in ambito medico. La denominazione deriva dal soprannome attribuito al medico nazista Josef Mengele, famoso per la sua freddezza e il pieno potere che aveva sulla vita e sulla morte dei prigionieri. Gli angeli della morte commettono i loro omicidi iniettando sostanze letali ai pazienti di cui si prendono cura e, anche se dichiarano di agire convinti di liberare le loro vittime dalle sofferenze, in realtà sono mossi dal desiderio di decidere della vita e della morte altrui, come prova il fatto che buona parte delle loro vittime siano in condizioni di salute non gravi al momento dell'omicidio. Le vittime variano in base al compito che svolgono, ma spesso sono neonati, bambini, anziani o invalidi. A volte questi criminali non uccidono i loro pazienti, ma li mettono deliberatamente in pericolo per poi salvarli e guadagnarsi l'ammirazione dei colleghi. Casi famosi sono quelli di Sonia Caleffi, di Stephan Letter, di Charles Cullen o dell'inglese Harold Shipman, uno degli assassini seriali più efferati della storia. Le sostanze più utilizzate sono medicinali pericolosi, facilmente giustificabili in caso di autopsia, quali morfina, atropina o tiopental sodico. La Caleffi, invece, iniettava aria nelle vene dei suoi pazienti per provocare embolie sulle quali sperava di intervenire, ma che in almeno quattro o cinque casi si rivelarono letali.
Motivati dal guadagno
modificaLa maggior parte degli assassini che agiscono per ottenere vantaggi materiali (per esempio, a scopo di rapina o come sicari) non è in genere classificata come assassini seriali. Tuttavia, esistono casi limite che sono considerati tali. Marcel Petiot, ad esempio, era un serial killer attivo in Francia durante l'occupazione nazista. Fingeva di appartenere alla Resistenza e attirava ebrei benestanti a casa propria, asserendo di poterli aiutare a fuggire dal Paese, per poi ucciderli e derubarli. Nei suoi 63 omicidi, Petiot ottenne solo qualche decina di borse, vestiti e gioielli. La sproporzione fra il numero di vittime e il bottino materiale che Petiot ne ricavò fa supporre un substrato morboso di altro genere. Mariam Soulakiotis attirava le vittime nel suo convento per derubarle dei loro averi. Anche il serial killer italiano Donato Bilancia uccise 6 delle sue 17 vittime per denaro.
Vedove nere
modificaLa maggior parte delle donne serial killer rientra in questa categoria. Le vedove nere agiscono in modo simile al ragno che ha ispirato la loro denominazione: sposano uomini ricchi e, dopo essersi appropriate delle loro proprietà, li uccidono, solitamente avvelenandoli o simulando incidenti domestici. A volte uccidono anche i propri figli dopo aver stipulato assicurazioni sulla propria vita. Casi celebri sono quelli di Mary Ann Cotton, Belle Gunness e Martha Needle, mentre, tra le sole varianti maschili, si segnalano il francese Henri Landru e il tedesco Johann Otto Hoch. Anche George Chapman (vero nome Seweryn Kłosowski), uno dei sospetti nel caso di Jack lo squartatore, poteva essere ricondotto a questa categoria: difatti uccise tre delle sue mogli per avvelenamento, dopo aver tentato di uccidere anche la sua prima moglie.
Altre motivazioni
modificaCi sono però numerosi casi di assassini seriali che presentano caratteristiche proprie di più di una di queste categorie, e che possono quindi venire assegnati contemporaneamente all'una e all'altra: per esempio, Albert Fish soffrì di disturbi mentali con deliri di tipo paranoide già prima di commettere il primo omicidio, pare che torturasse e uccidesse le sue vittime con l'intento di "purificare se stesso e gli altri tramite la sofferenza", e in ultimo si eccitava sessualmente e provava piacere nell'atto dell'omicidio. Quindi si potrebbe assegnarlo indifferentemente alla categoria degli assassini seriali "visionari", a quella dei "missionari" e a quella degli "edonistici". Lo stesso si può dire di David Berkowitz, che con ogni probabilità soffriva di schizofrenia con stati deliranti ricorrenti e, al tempo stesso, provava piacere nel tendere agguati alle sue vittime; pare spesso si masturbasse dopo aver ucciso e considerasse i suoi delitti alla stregua di "avventure". Le stesse considerazioni valgono nel caso di quei serial killer il cui movente varia da un delitto all'altro, e di quelli che non hanno un tipo di vittima preferito e sembrano spinti a uccidere da un "bisogno interno", una compulsione omicida che si impone su ogni altra considerazione razionale. Questi sono ovviamente i casi più difficili da classificare per uno studioso del fenomeno.
I serial killer nella cultura di massa
modificaA causa della natura orrorifica dei loro crimini, delle loro variegate personalità e della terrificante abilità di sfuggire all'individuazione e uccidere molte vittime prima di venire finalmente catturati e imprigionati, i serial killer sono rapidamente diventati una specie di fenomeno di culto, e sono protagonisti di molti romanzi, film, canzoni, fumetti, saggi, videogiochi e altro.
La fascinazione del pubblico per i serial killer ha portato ad alcuni gialli e film di successo, come Psyco di Alfred Hitchcock, American Psycho di Bret Easton Ellis e in particolare Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, con il suo adattamento cinematografico premiato con l'Oscar, il cui principale antagonista, il brillante psichiatra e omicida seriale cannibale Hannibal Lecter (interpretato da Anthony Hopkins) , è diventato un'icona culturale. Nel 2006, negli Stati Uniti, esordisce la serie televisiva Dexter (interpretato da Michael C. Hall) in cui il protagonista, Dexter, apparentemente uomo comune, è in realtà un assassino seriale che cerca di ripulire la società dai suoi assassini più efferati, spinto da un trauma infantile che non gli permette di controllare i propri impulsi omicidi.
Mentre nella letteratura moderna gli omicidi seriali avvengono sempre con modalità atroci e con moventi psicologici (come Jack lo squartatore, Gregor Jaworskicic l'accoltellatore o Hannibal), nella letteratura antica vengono riportati omicidi seriali perpetrati da famosi personaggi delle migliori casate italiane, commessi a scopo sessuale o amoroso.
Dal 2005 va in onda la serie TV Criminal Minds, basata sulle indagini di una squadra del BAU (Behavioral Analysis Unit) dell'FBI, ovvero i profiler convocati dalla Polizia Locale per aiutarla a catturare i serial killer.
Note
modifica- ^ killer seriale in Vocabolario - Treccani, su treccani.it. URL consultato il 12 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2019).
- ^ killer in Vocabolario - Treccani, su treccani.it. URL consultato il 12 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2020).
- ^ a b Un profilo psicologico dell’offender, su serviziosocialeprofessionale.it. URL consultato il 13 dicembre 2023.
- ^ Serial killer svelare i segreti oscuri del modus operandi, su FasterCapital. URL consultato il 14 marzo 2025.
- ^ Ilaria Cabula, I comportamenti sulla scena del crimine: il modus operandi e la firma, su Ilaria Cabula, 24 gennaio 2021. URL consultato il 14 marzo 2025.
- ^ Who invented the classification of organized, disorganized and mixed serial killers?, su confilegal.com. URL consultato il 12 dicembre 2023.; Sample text for The serial killer files : the who, what, where, how, and why of the world's most terrifying murderers / Harold Schechter., su catdir.loc.gov. URL consultato il 12 dicembre 2023 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2024).; The FBI Investigator Who Coined The Term 'Serial Killer', su npr.org. URL consultato il 12 dicembre 2023.; Chi sono Robert Ressler e John Douglas, gli agenti dell’FBI che scoprirono i serial killer, su fanpage.it. URL consultato il 12 dicembre 2023.
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Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su serial killer
- Wikibooks contiene testi o manuali su serial killer
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «serial killer»
- Wikinotizie contiene notizie di attualità su serial killer
- Wikimedia Commons contiene le fotografie segnaletiche dei serial killer
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