Uranami
L'Uranami (浦波? lett. "Onda nella baia")[1], inizialmente denominato Numero 44, è stato un cacciatorpediniere della Marina imperiale giapponese, decima unità appartenente alla classe Fubuki. Fu varato nel novembre 1928 dal cantiere di Sasebo.
Uranami | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Cacciatorpediniere |
Classe | Fubuki |
Proprietà | Marina imperiale giapponese |
Ordine | 1927 |
Cantiere | Sasebo |
Impostazione | 28 aprile 1927 |
Varo | 29 novembre 1928 |
Completamento | 30 giugno 1929 |
Radiazione | 10 dicembre 1944 |
Destino finale | Affondato il 26 ottobre 1944 a nord-nord-est di Iloilo |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 1 750 tonnellate |
Stazza lorda | 2 057 tsl |
Lunghezza | 115,3 m |
Larghezza | 10,36 m |
Pescaggio | 3,2 m |
Propulsione | 4 caldaie Kanpon e 2 turbine a ingranaggi a vapore; due alberi motore con elica (50 000 shp) |
Velocità | 38 nodi (72,2 km/h) |
Autonomia | 4 700 miglia a 15 nodi (8 700 chilometri a 28,5 km/h) |
Equipaggio | 197 |
Armamento | |
Armamento |
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Note | |
dati riferiti all'entrata in servizio | |
fonti citate nel corpo del testo | |
voci di cacciatorpediniere presenti su Wikipedia |
Caratteristiche
L'Uranami apparteneva alla numerosa classe Fubuki di cacciatorpediniere di squadra o "tipo speciale", un progetto scaturito dalle limitazioni del trattato navale di Washington del 1922. La classe ebbe una gestazione tormentata e solo nell'aprile 1924 le specifiche per una serie di cacciatorpediniere veloci, dotati di numerose armi e costruiti con il prerequisito del risparmio del peso ove possibile, furono presentate allo stato maggiore della marina; nel 1926, dopo ulteriori modifiche tecniche e cambiamenti, la classe fu approvata sebbene già alcune fossero state ordinate sin dal 1923.[2] Essa fece sensazione e rivoluzionò il concetto stesso di cacciatorpediniere a causa dell'introduzione di torri d'artiglieria completamente chiuse, direttori del tiro sofisticati e ponti corazzati e coperti; tuttavia l'impiego di leghe in alluminio (metallo leggero), la mole delle alte sovrastrutture e l'affollamento di dotazioni offensive su scafi relativamente piccoli rese tutte le unità poco stabili.[3]
L'Uranami presentava una lunghezza di 115,30 metri alla linea di galleggiamento (118,41 metri fuori tutto), una larghezza di 10,36 metri e un pescaggio massimo di 3,20 metri. Il dislocamento a vuoto era di 1 750 tonnellate e la stazza lorda durante le prove in mare fu quantificata in 2 057 tonnellate.[4] L'armamento primario contava sei cannoni Type 3 da 127 mm con canna lunga 50 calibri (L/50), che andavano a sostituire i tradizionali pezzi da 120 mm: erano suddivisi in tre torri binate, disposte una a prua e due a poppa sovrapposte, complete di alzo (fino a 40°) e sistema di ricarica idraulici.[2] Inoltre furono introdotti tre impianti trinati di tubi lanciasiluri sistemati longitudinalmente a mezzanave e brandeggiabili, che impiegavano ordigni da 610 mm, ben più potenti degli esemplari esteri.[3] Poiché ci si aspettava che i pezzi da 127 mm fungessero da armi contraeree (impiego che si rivelò velleitario), la dotazione iniziale di armi specificatamente dedicate fu limitata a solo due mitragliatrici leggere da 7,7 mm. In ultimo erano disponibili due lanciatori di bombe di profondità, trasportate in numero di quattordici, e un carico di diciotto mine.[2]
Il sistema di propulsione contava quattro caldaie Kanpon alimentate a olio combustibile (scorta di 500 tonnellate), collegate a due turbine a vapore ingranaggi a ciascuna delle quali era vincolato un albero motore; era erogata una potenza totale di 50 000 shp e i fumi di combustione erano convogliati in due fumaioli.[4] Una simile energia motrice consentiva di raggiungere i 38 nodi di velocità massima e l'autonomia era pari a 4 700 miglia a un'andatura di 15 nodi.[3] L'equipaggio contava 197 tra marinai, sottufficiali e ufficiali.[5]
Già tra 1933 e 1934 lo Uranami scambiò le mitragliatrici leggere con altre due pesanti Type 93 da 13,2 mm, da poco immesse in servizio. Tra 1935 e 1937, inoltre, fu estesamente ricostruito in seguito al rovesciamento della torpediniera Tomozuru (marzo 1934) e soprattutto al cosiddetto incidente della 4ª Flotta, sorpresa da una tempesta e con numerose navi danneggiate dagli elementi. Sovrastrutture e fumaioli furono sbassati, fu inchiavardata zavorra solida per 40 tonnellate, le riserve di munizioni e combustibile furono un poco ridotte (475 tonnellate di olio) e gli scafi furono notevolmente irrobustiti. Infine le Type 93 furono rimosse in favore di due impianti binati di cannoni contraerei Type 96 da 25 mm L/60. Tali modifiche accrebbero il dislocamento a 2 090 tonnellate e la stazza a pieno carico a 2 570 tonnellate, con una correlata diminuzione della velocità massima a 34 nodi.[2]
Servizio operativo
Varo
Il cacciatorpediniere Uranami fu ordinato nell'anno fiscale edito dal governo giapponese nel 1927, inizialmente con la denominazione "cacciatorpediniere No. 44". La sua chiglia fu impostata nel cantiere navale di Sasebo il 28 aprile 1927 e il varo avvenne il 29 novembre 1928; fu completato il 30 giugno 1929.[4] Il comando fu assunto dal capitano di corvetta Tsutomu Hagio e la nave formò con lo Isonami, lo Shikinami e lo Ayanami la 19ª Divisione, dipendente dal 3º Squadrone della 1ª Flotta. Scelto come nave ammiraglia del reparto, imbarcò il capitano di vascello Ranji Ōe e il suo stato maggiore.[6]
1941 - 1942
Il 20 novembre 1941 lo Uranami seguì la divisione d'appartenenza e l'intero 3º Squadrone da Kure a Samah sull'isola di Hainan, raggiunta il 26. Dal 4 dicembre fu coinvolto quindi nelle operazioni anfibie della 2ª Flotta del viceammiraglio Nobutake Kondō attorno la Malesia, attività che lo portarono a toccare la baia di Cam Ranh e la base militare di Mako nelle Pescadores. Il 19 dicembre, nel corso dei viaggi di scorta ai convogli d'invasione, collaborò con lo Ayanami nell'affondamento del sommergibile olandese O-20, traendo in salvo trentadue superstiti A partire dalla metà del gennaio 1942 fu incaricato della difesa degli incrociatori pesanti della 7ª Divisione (Mogami, Mikuma, Suzuya, Kumano), che costituirono il fulcro della scorta a distanza dei reparti che sbarcarono sulle isole Anambas, a Bangka e a Palembang. Fu quindi aggregato alla scorta del gruppo d'invasione occidentale per Giava, che sbarcò truppe il 28 febbraio e 1º marzo 1942, poi seguì la squadra del viceammiraglio Jisaburō Ozawa che il 12 marzo fece approdare altri reparti nella porzione settentrionale di Sumatra, operazione completata con facilità. Questa formazione penetrò nei giorni seguenti nell'Oceano Indiano e il 23 marzo occupò senza opposizione le isole Andamane: per circa due settimane lo Uranami condusse dunque pattugliamenti e servizio di scorta da Port Blair, poi rientrò a Singapore al seguito delle ingenti forze che avevano appena condotto una riuscita incursione e il 13 aprile salpò con la divisione per il Giappone; dopo una tappa alla baia di Cam Ranh arrivò il 22 a Kure, dove fu subito ormeggiato per una revisione generale. La 19ª Divisione scortò dunque il grosso della 1ª Flotta, guidata dall'ammiraglio Isoroku Yamamoto comandante anche la Flotta combinata, nel corso della battaglia delle Midway (4-6 giugno), ma essa rimase troppo distante dalla 1ª Flotta aerea del viceammiraglio Chūichi Nagumo e non ebbe parte alcuna nel combattimento. Il 9 giugno, durante il rientro in patria, lo Uranami abbordò lo Isonami e per i danni riportati poté sviluppare solo 24 nodi di velocità. Giunto a Kure, fu messo in bacino di carenaggio e riparato entro il 2 luglio, potendo così salpare il 14 di scorta all'incrociatore ausiliario Kiyozumi Maru che, dopo una tappa a Formosa, giunse a Singapore il 23 luglio. Lo Uranami lasciò il grande porto il 28 luglio e tre giorni dopo si fermò a Mergui in Birmania, dove già si trovavano la sua divisione e altri reparti navali, pronti a condurre operazioni di disturbo nell'Oceano Indiano.[6]
Tuttavia l'8 agosto, in risposta all'improvviso sbarco statunitense su Guadalcanal, la missione fu annullata e lo Uranami salpò subito in difesa di due petroliere che fecero tappa a Makassar e Tarakan prima di incontrarsi, il 21 agosto, con la 2ª e 3ª Flotta al largo della grande base aeronavale di Truk. Nel corso della susseguente battaglia delle Salomone Orientali lo Uranami rimase di guardia alle unità di rifornimento delle due formazioni, quindi il 29 fece il suo ingresso nella base avanzata di Rabaul. Il giorno successivo fece rotta per le isole Shortland di scorta all'incrociatore leggero e ammiraglia del 3º Squadrone Sendai: giunto il 1º settembre, caricò subito un nucleo di fanteria e partì alla volta di Guadalcanal, dove lo fece scendere. Il 4 settembre fu messo a capo di un gruppo di cacciatorpediniere (Shikinami, Murakumo, Hatsuyuki, Yūdachi, Ariake) assieme ai quali fece approdare circa 1 000 soldati nipponici a Punta Taivu (est della testa di ponte statunitense); il 6 si portò al largo dell'isola con lo Shikinami, lo Yūdachi, lo Ariake per attaccare un convoglio: non avvistatolo, i cacciatorpediniere eseguirono un cannoneggiamento di Henderson Field. Anche l'8 effettuò una puntata offensiva su Guadalcanal, rimasta senza esito, quindi l'11 guidò un altro viaggio del Tokyo Express; due giorni più tardi coordinò invece l'intervento di una mezza dozzina di cacciatorpediniere che tirarono sulla testa di ponte, in appoggio all'offensiva del generale Kawaguchi. Dopo queste azioni, lo Uranami fu alla testa di altre quattro traversate volte a portare rinforzi alla guarnigione, svoltesi il 21 settembre e il 3, il 6 e il 9 ottobre. Il 12 salpò dalle Shortland e andò incontro alle portaidrovolanti Nisshin e Chitose, di ritorno da una riuscita missione di rifornimento; collaborò poi con lo Asagumo e lo Shirayuki nella ricerca di naufraghi dopo la battaglia di Capo Speranza. Il 17 recò truppe su Guadalcanal e il 19 guidò una missione di trasporto, accusando danni superficiali e cinque vittime tra l'equipaggio nel corso di un attacco aereo nemico; rientrò comunque alle Shortland e qui il 1º novembre il comandante Hagio fu promosso capitano di fregata. All'inizio di novembre (provvisoriamente ammiraglia dello squadrone e con a bordo il comandante, contrammiraglio Shintarō Hashimoto) capeggiò due trasferimenti di truppe a Guadalcanal e dal 6 al 9 scortò il Sendai dall'arcipelago a Truk, dove si riunì la 2ª Flotta per condurre un bombardamento notturno dell'aeroporto e sgombrare la strada a un importante convoglio. I piani giapponesi furono frustrati durante la battaglia navale di Guadalcanal (12-15 novembre): lo Uranami partecipò alla seconda fase dello scontro, infliggendo danni gravi a quattro cacciatorpediniere statunitensi operando assieme allo Ayanami, allo Shikinami e altre unità nipponiche. Nelle prime ore del 15 novembre trasse in salvo l'equipaggio dello Ayanami, gravemente danneggiato, e lo colò a picco con un paio di siluri. Il 18 si fermò a Truk e nei due mesi successivi fu incaricato di pattugliarne le acque e scortare le navi in entrata e uscita dalla rada.[6]
1943
Dal 14 al 20 gennaio 1943 lo Uranami si unì al Murasame e accompagnò sino a Yokosuka la portaerei di scorta Chūyō, quindi proseguì da solo sino all'arsenale di Uraga per essere messo in bacino di carenaggio.[6] Nel corso della manutenzione fu ampiamente rivisto l'armamento: un impianto di cannoni contraerei Type 96 da 25 mm fu rimosso e così la torre poppiera sopraelevata, mentre le altre due torri da 127 mm furono sostituite con nuovi modelli capaci di un alzo massimo di 75°; la dotazione contraerea fu incrementata quindi con quattro installazioni trinate di pezzi Type 96 e quattro mitragliatrici pesanti Type 93 (su affusto singolo) e, infine, furono aggiunti due ulteriori lanciatori di cariche di profondità, la cui scorta salì a trentasei.[2]
Rimesso in acqua il 6 febbraio, il giorno seguente partì con il Murasame e scortò la Chūyō nuovamente a Truk, che lasciò il 13 in difesa di un convoglio, giunto il 17 febbraio a Rabaul. Quattro giorni dopo salpò a capo di una missione di trasporto truppe per Madang, conclusasi con successo il 24: il giorno seguente la 19ª Divisione fu trasferita alla 1ª Flotta di scorta, dipendente dalla Flotta dell'Area sud-occidentale, ma il 28 fu coinvolta al completo nella scorta a un gruppo di otto trasporti, carichi di uomini, benzina, veicoli e munizioni destinati alle posizioni di Lae e Salamaua. Il convoglio fu localizzato e distrutto nel corso di un violento attacco aereo alleato; lo Uranami sopravvisse senza danni e s'impegnò nel salvataggio dei naufraghi, che fece scendere a Rabaul. Il 7 salpò e recò truppe sull'isola di Kolombangara, tornando alla base il 10, poi il giorno dopo partì per Soerabaja, che raggiunse il 19 marzo dopo una sosta a Balikpapan: fu subito coinvolto nella scorta di un convoglio da questa città sino a Sorong (22-30 marzo) ma, di ritorno dalla missione, urtò ad alta velocità una scogliera vicino Makassar e subì danni ingenti all'opera viva. Con propri mezzi si trascinò sino a Soerabaja, nel cui arsenale rimase in riparazione dal 26 aprile al 13 agosto: il 13 maggio il comandante Hagio fu sostituito dal capitano di corvetta Tomō Tanaka. Una volta rientrato in servizio, lo Uranami rispose direttamente al comando della Flotta dell'Area sud-occidentale (la divisione gli era stata riassegnata il 15 aprile) e completò svariate missioni di scorta o pattugliamento nelle acque dell'Indonesia, l'ultima delle quali lo portò comunque sino a Manila; durante questo periodo, precisamente il 20 settembre, la 19ª Divisione fu di nuovo trasferita e posta in subordine alla 16ª Divisione incrociatori, composta dall'Aoba e dal Kinu. Rientrato il 25 dicembre a Singapore, vi rimase circa due settimane in manutenzione.[6]
1944 e l'affondamento
Il 3 gennaio 1944 lo Uranami, di nuovo in efficienza, partì assieme all'incrociatore leggero Kuma, che fece scalo a Mergui e Penang per l'approdo di truppe; l'11 l'incrociatore fu però vittima di un sommergibile nemico e lo Uranami trasse in salvo i superstiti, che scesero quattro giorni dopo a Singapore. Il 30 e 31 gennaio lo Uranami prestò assistenza al Kinu, che stava trainando l'incrociatore leggero Kitakami, a sua volta vittima di un battello avversario. Rimase quindi ormeggiato a Singapore, in manutenzione, per buona parte del mese di febbraio. Il 27 salpò e scortò sino all'Oceano Indiano gli incrociatori Aoba, Chikuma e Kinu, attendendoli presso l'isola di Bangka sino al 16 marzo: si riunì loro a Batavia ed entro il 25 tutte le unità rientrarono a Singapore. Il 2 aprile partì assieme al Kinu e giunse l'8 a Davao, dove prese in consegna un convoglio diretto alle isole Palau: il viaggio fu inframmezzato da una tappa a Saipan, dove il 15 aprile il comandante Tanaka cedette il posto al capitano di corvetta Masuhide Sako, e i trasporti giunsero a destinazione il 26 aprile. Lo stesso giorno lo Uranami ripartì a difesa del Kinu, che a sua volta fece sbarcare truppe sull'isola di Tokobe, prima di fare rotta per Tarakan: le due unità toccarono il porto il 1º maggio. Dal 5 maggio il cacciatorpediniere fu impegnato nella scorta di alcuni convogli di petroliere che da Tarakan facevano rotta sino alle isole Palau, passando per l'ancoraggio di Tawi Tawi; il 31 lasciò l'arcipelago e diresse a tutta forza su Davao (raggiunta il giorno seguente) per partecipare all'operazione Kon, il tentativo di rifornire la guarnigione dell'isola di Biak sotto attacco: le sortite del 2 e dell'8 giugno, però, fallirono a causa della troppo intensa sorveglianza statunitense. Portatosi l'11 a Batjan, lo Uranami salpò il 14 di scorta allo Aoba e al Kinu, che giunsero il 2 luglio a Singapore; qui rimase ormeggiato per il mese successivo e fu revisionato.[6] Furono poi aggiunti otto impianti singoli di cannoni Type 96 contraerei e un numero imprecisato di di mitragliatrici pesanti Type 93, comunque non superiore a sei.[3]
Tornato operativo il 4 agosto, dal 7 all'11 accompagnò il Kinu in una missione trasporto truppe sino a Manila, dove a sua volta caricò truppe che depositò il 16 a Cebu; tre giorni dopo lasciò urgentemente il porto per recare soccorso all'incrociatore leggero Natori, colpito da un sommergibile, ma non riuscì a ritrovarlo e il 21 tornò a Cebu. Il 24 partì e rientrò a Singapore, da dove condusse pattugliamenti e servizio di scorta dalla fine del mese.[6] Periodicamente controllato, sembra che lo Uranami fu dotato di almeno un radar Type 13 per l'individuazione di bersagli aerei.[3] Il 21 ottobre salpò assieme agli incrociatori gregari e si fermò il 23 a Manila; il giorno successivo la rada fu bersaglio di un'intensa incursione di apparecchi imbarcati statunitensi e lo Uranami, mancato di misura da alcune bombe, fu mitragliato più volte: si ebbero quattro morti, nove feriti e alcune deformazioni alla carena che non permisero di superare i 28 nodi. La sera stessa lo Uranami e il Kinu presero a bordo alcuni reparti di fanteria e partirono per Mindanao, dove si unì a diversi trasporti militari prima di navigare sino a Ormoc sull'isola di Leyte. Il 26 ottobre, al largo delle coste dell'isola di Panay, il gruppo giapponese fu individuato e attaccato da velivoli americani, lanciati dal Task Group 77.4; lo Uranami fu presto centrato da due bombe e vari razzi, affondando 70 miglia a nord-nord-est della città di Iloilo (11°50′N 123°00′E ) con 103 morti, tra i quali figurava il comandante Sako. I 94 naufraghi, così come quelli del Kinu, furono tratti in salvo dai trasporti.[6]
Il 10 dicembre 1944 lo Uranami fu depennato dai ruoli della marina imperiale.[6]
Note
- ^ (EN) Japanese Ships Name, su combinedfleet.com. URL consultato il 7 marzo 2016.
- ^ a b c d e (EN) The Pacific War Online Encyclopedia: Fubuki Class, Japanese Destroyers, su kgbudge.com. URL consultato il 7 marzo 2016.
- ^ a b c (EN) Materials of IJN (Vessels - Fubuki class Destroyers), su nifty.com. URL consultato il 7 marzo 2016.
- ^ (EN) IJN Fubuki Class Destroyers, su globalsecurity.org. URL consultato il 7 marzo 2016.
- ^ a b c d e f g h i (EN) Long Lancers, su combinedfleet.com. URL consultato il 7 marzo 2016.
Bibliografia
- Bernard Millot, La Guerra del Pacifico, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2002, ISBN 88-17-12881-3.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Uranami
Collegamenti esterni
- (EN) IJN Tabular Record of Movement: Uranami, su combinedfleet.com.
- (EN) Materials of IJN (Vessels - Fubuki class Destroyers), su homepage2.nifty.com.
- (EN) The Pacific War Online Encyclopedia: Fubuki Class, Japanese Destroyers, su pwencycl.kgbudge.com.
- (EN) Fubuki Destroyers (1928- 1932), su navypedia.org.
- (EN) IJN Fubuki Class Destroyers, su globalsecurity.org.
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